GIORNATA DI APERTURA dell’attività 2000-2001
e pellegrinaggio giubilare a SCHIO (VI) 24 Settembre 2000
DIO C’ENTRA CON LA NOSTRA FAMIGLIA!
Celine e Paolo Albert
Premessa.
Nella società attuale la persona, ma in modo particolare la famiglia, vive tante
strane situazioni e mille contraddizioni. Siamo nella società del tempo libero ma nessuno
ha tempo né per sé né per gli altri. Le possibilità di realizzare delle cose sono
tantissime: quali, come? Facciamo tante cose ma siamo sempre più insoddisfatti: ciò che
facciamo ha un senso?
Questi interrogativi ci fanno venire il desiderio di cercare i motivi profondi che ci
possono orientare. La pista più sicura è quella dettata dal Signore stesso e che la
Chiesa ci propone: una Parola che con espressioni piene di saggezza ci dice che cosa Dio
ha pensato sulla coppia e sulla famiglia.
Famiglia ad immagine e somiglianza di Dio
Come dio ha pensato la famiglia all’origine del mondo.
(Gn. 1, 26-28) "E Dio disse: - Facciamo l’uomo a
nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del
cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano
sulla terra -. Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e
femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: - Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e
su ogni essere vivente, che striscia sulla terra."
Nel leggere le righe successive c’è subito una sorpresa. Di tutte le opere della
creazione Dio dice "era cosa buona", ma della prima coppia "era
cosa molto buona". Noi siamo la parte più bella della creazione. La
famiglia non è solo la conclusione della creazione ma è anche la cosa più bella che il
Signore ha fatto.
Ora scendiamo dal Paradiso Terrestre per prendere atto della realtà presente da sempre
nella coppia/famiglia. Nessun trattato di teologia, nessuna cosa che esiste nel creato
può mostrare chi è Dio meglio del matrimonio e della famiglia. Possiamo contemplare le
meraviglie del cielo, della terra e del mare ma nulla di ciò che è creato ci può dire
chi è Dio, come vive Dio meglio e di più di una coppia dove, nell’amore reciproco,
uno si dona all’altro. Due fidanzati, una coppia unita nel sacramento del Matrimonio
proclamano chi è Dio e che Dio è amore.
La nostra vita deve essere tesa a capire meglio, a scoprire ogni giorno la grandezza, la
ricchezza, la dignità che c’è dietro la scelta di una coppia autenticamente umana e
autenticamente cristiana. Non possiamo nascondere o negare le difficoltà, le crisi, le
incomprensioni. Ci sono situazioni precarie, ci sono esperienze tristi di
abbandono…anche frequenti ma non appannano la bellezza e la grandezza di ciò che Dio
ha creato e che ogni coppia può, se lo vuole, scegliere nella propria vita: egli ci ha
voluti immagine viva della sua presenza.
Questo concetto è espresso nella F.C. n° 11:
"Creandoli a sua immagine e conservandoli continuamente nel suo amore, Dio ha
inscritto nell’umanità dell’uomo e della donna la vocazione e quindi la
responsabilità dell’amore".
Noi portiamo nel nostro cuore e nel cuore del nostro essere coppia, nel nostro essere
uniti, nel vivere l’amore dell’uno per l’altro, come il DNA di Dio. Questo
amore è prima di tutto per noi stessi, ed in secondo luogo per quelli che ci passano
accanto. La nostra missione di conseguenza è rendere visibile l’Amore. Questa è la
grande vocazione della famiglia nel mondo d’oggi.
Noi come coppia, la nostra famiglia siamo stati pensati fin dall’eternità con questa
base di amore e di gioia. Il Salmo 8 dice: "…l’hai fatto poco meno degli
angeli, di gloria e di onore lo hai coronato…".
Realizzare questo sogno di Dio nella nostra vita quotidiana dipende da noi. Rendere
vivo il desiderio di essere e di vivere come lui ci ha voluti è il senso della nostra
vita di coppia/famiglia.
Capacità di amare come Cristo ci ha amati
Lo Spirito ci fa capaci di donarci oltre le nostre capacità umane.
"Gli sposi hanno la capacità di amare come Cristo ci ha amati."
(F.C. n°13)
Quando eravamo fidanzati, quando abbiamo visto nei figli ormai grandi la bellezza
dell’innamoramento, la gioia dell’incontro! Forse quando lo rivediamo in un
figlio ci può essere d’aiuto a rinnovare il nostro rapporto, a rigenerarlo dopo
tanti anni. Ma chi ci ha accompagnati in questa esperienza, in questa scoperta di una
dimensione che ci ha uniti, che ci ha portati e continua a portarci l'uno verso l'altro a
riconoscerci, ad appartenerci? È lo Spirito che accompagna tutto il cammino della nostra
vita di coppia.
Spirito Amore è la volontà di uscire da se per donarsi totalmente all’altro,
tendere verso l’altro, aprirsi, rivelarsi, essere trasparenti per realizzare il noi
dell’essere coppia. Pensiamo al Padre che va verso il Figlio, il Figlio esce da se
per andare verso il Padre, ed il loro incontro è lo Spirito Amore.
Noi come sposi ci mettiamo in questa dimensione, cerchiamo di vivere questa dimensione
trinitaria. Diventare e continuare ad essere un noi, ad essere coppia, facendo
spazio alla presenza dello Spirito, ci da una capacità di donazione completa più grande
delle nostre possibilità umane. Ci consente di guardare all’altro, anche dopo tanti
anni, senza dare per scontato che so già tutto di lui. Invece nasce un impegno per
conoscerlo di più, di sperare nelle sue possibilità, e insieme cambiare per diventare
diversi, più realizzati. In qualche modo ci mantiene la tensione che avevamo da
fidanzati. Pensiamo a quella stagione con il cuore carico nei confronti del nostro partner
e quasi non si riusciva ad esprimere il desiderio con le parole, con la tenerezza dei
gesti! Forse allora riusciamo a capire che c’è in noi un amore più grande di noi
stessi che non è solo amore umano. Nella stessa unione coniugale, nell’atto
d’amore, casto per chi vuole donarsi interamente all’altro, sentiamo che è
difficile esprimere tutto l’amore che abbiamo dentro.
Siamo come posseduti dall’amore e forse possiamo scoprire che è Dio sorgente
d’amore che alimenta il nostro amore: realizziamo l’essere "una sola
carne" (Mt. 19, 5 e Gen. 2, 24). Dentro il nostro essere
coppia portiamo l’amore di Dio per l’umanità e di Cristo per la Chiesa.
"Dio, che ha chiamato gli sposi al matrimonio, continua a
chiamarli nel matrimonio"
Fare spazio nella coppia al Signore, sorgente dell’amore, forza che
rinnova la fedeltà.
Con l’arrivo dei figli nei primi anni di matrimonio gli sposi vengono come
assorbiti dalla loro presenza e dall’impegno di occuparsi di loro. Da dove riprendere
spunto e forza? Facendo spazio al Signore, lasciando che torni a soffiare nella nostra
coppia lo Spirito, sorgente di ogni amore, forza che rinnova la fedeltà. Lo Spirito
scende e si posa la dove ci sono due che si amano e pregano.
La radice della realtà di coppia e della famiglia è nella Trinità. Sembrano un po’
teorici questi concetti ma in realtà poi sono idee di fondo che prendono concretezza
nella preghiera, nel vivere assieme l’Eucarestia, nel partecipare assieme ad un
pellegrinaggio come abbiamo fatto oggi.
Ci chiediamo se il nostro matrimonio è una vera testimonianza di vita spirituale. Se
abbiamo alzato la vela al vento che spira e ci spinge sempre più verso una unità nuova.
In una coppia si può realizzare questa unità oppure si può rimanere uno da una parte e
uno dall’altra pur vivendo accanto.
Non significa imporre all’altro ciò che non intende o non si sente di accettare, ma
continuare a dare la propria testimonianza anche silenziosa ma convinta. Cristo sulla
croce ha detto il suo amore per i suoi, per la Chiesa, quando tutti erano scappati, erano
rimasti solo Maria e Giovanni.
Il marito, o la moglie (non è detto che i duri di cuore debbano essere i maschi),
i figli magari non rispondono per anni, non si tratta per questo di imporre. Tutti abbiamo
capito che l’imposizione, specie nel campo morale e religioso, non ha molto senso per
gli adulti e spesso anche per i figli un po’ cresciuti, ma la testimonianza di amore
non va mai perduta. Quando meno ci aspettiamo riprendono forma in loro le parole ed i
gesti posti in precedenza perché sono rimasti come punti solidi di riferimento nella loro
psiche.
Dio non ha pensato al matrimonio come ad una gabbia nella quale rinchiudere l’uomo e
la donna, ma come anticipo del Paradiso. Nella descrizione biblica del Paradiso Terrestre
c’erano ben quattro fiumi che rendevano rigogliosa quella terra, c’era oro
fino, c’era resina odorosa. La descrizione accurata di questi particolari
sta a significare che Dio preparò per l’uomo un ambiente meraviglioso. Sappiamo che
poi per colpa dell’uomo è stato rotto questo equilibrio ed abbandonato questo luogo
di felicità. Dio però vuole che l’uomo e la donna siano nella gioia. L’uomo e
la donna possono trovare questa gioia solo in lui, nell’essere fedeli alla vocazione
a cui sono stati chiamati ed alla quale hanno aderito.
Nel sacramento del matrimonio che viviamo c’è la manifestazione di Dio, e lo Spirito
che anima la coppia ci suggerisce di vivere secondo il progetto di Dio.
Si possono scorgere tre dimensioni del vento che la nostra vela matrimoniale può
catturare.
Essere dono – unità – fecondità.
Tre cose strettamente collegate fra loro.
C’è un grosso rischio nella vita delle coppie: restare immobili, abbandonarsi
all’abitudine. Si va d’accordo ma nessuno vede più in noi la gioia, non siamo
più annuncio, non diciamo più niente a nessuno.
Ci sono stagioni della vita particolarmente a rischio. Ad esempio una di queste stagioni
è quando i figli, cresciuti, diventano indipendenti e la casa si svuota. Ci guardiamo in
faccia e non sappiamo più che cosa dirci.
Settimane estive, incontri, altre esperienze che noi ci adoperiamo per mettere in atto per
le coppie servono sicuramente alle coppie ma prima di tutto servono a noi. Quest’anno
in una di queste settimane si è riflettuto sulla relazione intima di coppia.
Riscoprire ogni giorno come essere coppia che continua a donarsi l’un l’altro,
ad essere genitori che vogliono parlare ai figli, ma soprattutto che vogliono permettere
allo Spirito di agire in noi, fargli spazio per partecipare, noi come coppia,
all’unità ed alla fecondità della Trinità.
È lo Spirito di Dio che ci conduce, che ci aiuta a vivere questo dono che porta ad una
unione dinamica di amore del nostro essere coppia. Lo Spirito che è unità del Padre e
del Figlio, lo Spirito che rende presente il Verbo in Maria è lo stesso Spirito che anima
la nostra vita di coppia.
Se abbiamo celebrato il matrimonio e cerchiamo di vivere il sacramento che ci siamo
reciprocamente dati in quel giorno, possiamo pensare di diventare santi da soli senza
farci carico della santità l’uno dell’altro?
Noi ormai siamo uno agli occhi di Dio, egli ci vuole così. L’identità nostra
agli occhi di Dio è realizzare la coppia, essere coppia.
Lo Spirito aiuta la coppia a partecipare alla fecondità della Trinità. Fecondità
fisica: i figli. Sono certamente un aspetto molto importante ma non è il solo. Generare
è di più che mettere al mondo, è prendere parte all’atto creativo di Dio.
Vivere l’amore di coppia non solo come appagamento, soddisfazione a volte troppo
chiusa della coppia, ma amore di coppia come apertura agli altri. Oggi emerge il problema
della denatalità nel nostro occidente, ma forse non è il punto più grave: c’è una
visione chiusa della coppia (addirittura della persona), c’è la concezione del
volersi bene esclusivo dei due e di bastare a se stessi. Invece occorre una capacità di
amare che ci porta oltre la coppia verso una famiglia più grande e più completa, verso
una nuova libertà di amore, verso la famiglia allargata.
Preghiamo ogni domenica nel Credo: "…che è Signore e da la vita…".
Questo amore del Padre e del Figlio diventa una partecipazione di amore a tutte le
creature e tocca a noi portarlo all’oggi.
La prima fecondità del matrimonio cristiano è spirituale: prima di tutto per generare e
rigenerare gli sposi stessi, poi per generare figli di Dio, non solo i figli della nostra
carne. Far crescere la vita spirituale nel nostro ambiente.
Essere umili
Messaggio contrario che ci viene offerto dal mondo che ci circonda.
Leggiamo in Gv. 14, 26: "Quando verrà il Consolatore, lo Spirito che il Padre
manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà ciò che vi ho detto".
Lo Spirito non ha paura di scendere, di venire ad animare la nostra umanità, il nostro
matrimonio sacramento. Invita lo sposo e la sposa a farsi piccoli, ad abbassarsi
l’uno nei confronti dell’altro, e i genitori nei confronti dei figli. Ci propone
un voler bene capace di preferire l’altro e, se capaci di umiltà vera e semplice,
superare il nostro orgoglio. Ci propone di realizzarci nel sacrificio, di crescere nel
perdere.
Il racconto di Abramo che sta per sacrificare il figlio Isacco è significativo a questo
riguardo. Dice un commento che quando Abramo decide di donare suo figlio in sacrificio a
Dio riacquista la sua libertà, perché ormai egli viveva solo esclusivamente per quel
figlio, vedeva soltanto quel figlio e rischiava di perdere di vista tutto: se stesso, il
mondo, ma specialmente il Signore.
Siamo capaci di affrontare i rischi necessari per essere in pace con il nostro
partner, con i figli, con Dio?
Vivere l’amore nel sacrificio non significa subire, essere passivi, rassegnati, ma
scendere dal piedistallo delle nostre ragioni, del nostro orgoglio per andare
incontro all’altro. Ciò permette all’altro di spogliarsi di difese e
resistenze.
"Non c’è amore più grande che dare ogni giorno la vita per coloro che si
amano" (Gv. 15, 13).
È questo che ci viene chiesto, realizzare la Pasqua nel quotidiano della nostra
vita di sposi.
Comunione – differenza nella famiglia
Abbiamo insistito sull’unità, ora parliamo di separazione.
Non viviamo assieme per far diventare l’altro uguale a noi. Nella nostra coppia
dobbiamo lasciar emergere le differenze, anzi è utile valorizzarle. Essere persone
diverse è una ricchezza, una originalità della quale abbiamo bisogno.
Neppure in Dio c’è appiattimento, ci sono tre persone uguali ma ben distinte.
Lo Spirito ci aiuta a costruire l’unità della coppia nel realizzare l’armonia
delle differenze. Occorre essere disponibili ad andare oltre le differenze perché chi sa
accoglierle e superarle fa nascere nella coppia qualcosa di nuovo.
Noi sposiamo tutto il nostro partner, con tutti i suoi limiti e tutte le sue positività.
Nella nostra coppia anche ciò che è negativo può diventare una possibilità di crescita
nell’amore. Cristo non ha rifiutato ciò che c’era di negativo nell’uomo,
ma lo ha preso su di se.
Conclusione
Proprio nel nostro mondo, dove il matrimonio trova tante difficoltà e sembra una
scelta perdente, tocca a noi sposi continuare a dare l’annuncio che il matrimonio è
invece profezia e salvezza già in questa vita, prima ancora di esserlo nell’altra.
Lasciamo che il mondo veda la tenerezza di Dio dentro la nostra tenerezza, la dolcezza di
Dio dentro la nostra reciproca dolcezza, il perdono senza limiti nel nostro perdono
reciproco.
Facciamo scoprire a chi è vicino a noi che l’origine, la forza del nostro amore sta nell’amore di Dio.