1° Incontro dei GRUPPI FAMIGLIA a Pederobba (TV)
01 Ottobre 2000

FARSI COPPIA OGGI
Come ascoltarsi, amarsi e crescere in coppia

Don Mariano Maggiotto
Il tema proposto è molto ampio, ma non è importante quello che dirò, invece quello che ciascuno, a partire dalle mie parole, ricaverà per la propria vita. Il tempo sarà ben guadagnato se qualcuno decide di prendere qualcosa per sé, per la propria coppia e lo utilizza per trasformare in meglio la propria vita. È solo per dire di non dare troppa importanza a quello che dirò, ma a quello che vi colpisce. È importante sentire ciò che vi spinge ad arricchire la vostra esperienza personale e di coppia.

Iniziare dalla persona
Il discorso deve sempre cominciare dalla persona, perché se prima non esiste la persona non può nascere la coppia. Là, dove la persona rinuncia ad essere tale per rifugiarsi nello schema della coppia, la coppia è morta. Là, dove io attribuisco la responsabilità della felicità della mia vita alla coppia e non a me come persona e a te come persona, io sto già avvelenando il rapporto di coppia.
Queste due cose, persona singola e coppia, non possono mai essere separate.
Nei nostri anni, nei quali la cultura diffusa ha messo in discussione la robustezza dell’esperienza di coppia o addirittura l’utilità della coppia, credo sia importante partire da ciò che abbiamo per davvero: la nostra persona per scoprire com’è proprio un bisogno della nostra persona costruirsi relazioni significative. Allora vivere per la coppia, farsi coppia oggi significa, innanzitutto, coltivare sé stessi, che ci piaccia o no, coltivare cioè la nostra persona. Ascoltare sé stessi, amare sé stessi, far crescere la propria vita personale. Non è poi così difficile da capire. L’atto supremo dell’amore è il dono totale di una persona all’altra all’interno della coppia, ma questo atto supremo, questo dono di sé all’altro è un dono che è tanto più prezioso quanto più io lo coltivo. Tanti uomini e donne si lamentano perché quando tornano a casa alla sera, trovano la propria donna o il proprio uomo che non ha nulla che faccia piacere, che non ha nulla che faccia trovare il sorriso. Ci si prepara bene quando si va dagli amici, quando si va fuori a mangiare, a fare qualche esperienza all’esterno, ma mai che la nostra persona sia curata e coltivata per l’altro o per l’altra. È una cosa molto semplice, se volete, apparentemente banale, ma di un’importanza fondamentale.
Imparare allora a coltivare sé stessi, significa compiere il primo passo importante, significativo, decisivo per la vita di coppia e poiché nell’esperienza dell’amore regalo all’altro me stesso, se questo regalo è trascurato e scadente, scadente sarà la relazione che ne nascerà.

Cosa offro agli altri
Un secondo motivo importantissimo noi lo ritroviamo in una regola che è scritta nella nostra psiche. Io riesco a offrire agli altri solo ciò che io stesso ho ricevuto e riesco a coltivare. Se io non sono mai stato capito da nessuno, se io non mi capisco, se io non ho provato l’esperienza di capirmi, come posso capire un altro? Se non ho fatto l’esperienza della bellezza e dell’utilità di conoscermi, cosa volete che mi impegni a conoscere l’altro, a capire quanto è preziosa la conoscenza dell’altro? Non lo farò perché non lo so fare, non ne ho fatto l’esperienza. Ecco allora il secondo motivo: io devo coltivare me stesso perché è l’unico modo di comprendere cosa significhi coltivare la vita dell’altro. Sono queste le due motivazioni fondamentali.
Una delle parti fra le più belle e significative di tutto il Vangelo è quando una persona con in mente una domanda forte, bella, intensa, va da Gesù e gli dice: "Maestro tu sai tutto, io voglio vivere una vita di qualità, voglio vivere una vita buona. Ci sono tante regole che i preti ci consigliano per una vita buona, ma tu come riassumeresti tutte le seicento e passa regola della legge ebraica per vivere una vita buona?". Gesù rispose: "Ama il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente, con tutto di te. E il secondo comandamento che può rendere felice una vita è simile al primo: "Ama il prossimo tuo come ami te stesso". Come ami te stesso. Non dice solo ama il prossimo tuo. Da dove capisci come amarlo? Dal modo in cui ami te stesso. A pensarci bene, il primo dei due comandamenti dovrebbe essere il primo modo di amare sé stessi: ama il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente. Sembra un discorso solo religioso, quello che sto per fare adesso, vi assicuro non lo è.
Cosa significa amare Dio con tutto di sé? Significa andare in chiesa e dire al Signore parole buone? Significa andare in chiesa e fare a nostro Signore le grandi dichiarazioni di amore? No, Dio non ha bisogno del nostro amore. Nella sua perfezione Dio sta bene anche senza che noi gli vogliamo bene. Amare Dio significa realizzare quella parte straordinaria dell’amore che spesso noi mettiamo da parte. E la parte straordinaria che spesso mettiamo da parte non è quella di impegnarsi ad amarlo, questo lo abbiamo capito, tutti noi dedichiamo tempo ed energia della nostra vita per amare l’altro, ma la parte che volevo sottolineare e che spesso viene trascurata, anche poi nella vita di coppia, è l’altra, quella di lasciarsi amare.

Lasciarsi amare
Amare Dio con tutto di sé significa lasciarsi amare completamente da Dio. Perché Dio, attraverso Gesù, ci ha detto che tutto di noi merita di essere amato. Sarebbe interessante che ciascuno di noi, per un attimo, si fermasse a riflettere e si chiedesse: ma io mi voglio bene davvero in tutte le mie dimensioni, voglio bene al mio aspetto fisico, voglio bene al mio corpo, voglio bene alla mia capacità di entrare in sintonia con gli altri, voglio bene al mio carattere, alla mia intelligenza, al mio passato?
Per farsi coppia e crescere nella coppia è necessario rispolverare la capacità di volersi bene in tutte le dimensioni della propria vita. È riscoprire la capacità di accettarsi fino in fondo per quello che si è, perché se non mi accetto per quello che sono, con la persona che mi è vicina cosa farò? Farò finta. Gli presenterò solo le cose che mi interessano, che vanno bene a me, e non mi impegnerò mai a mostrarmi davvero per quello che sono. E impiegherò parte consistente delle mie energie per nascondere, reprimere, buttar giù quello di me che non riesco ad accettare.
Prima mossa allora, radicale per farsi coppia, è quella di imparare ad amarsi così come si è, accogliendosi con affetto, guardando a sé stessi con simpatia, guardando con simpatia anche ai nostri difetti. Dobbiamo voler bene anche ai nostri difetti, perché è solo volendo bene ai nostri difetti che, pian piano, riusciamo a smuoverli, a farli crescere, a ridimensionarli.

Ascoltarsi
Un altro punto importante per riuscire ad amarsi e ad accogliersi è ascoltarsi.
Dare importanza a tutte le cose che nascono dal di dentro della nostra persona, dalle esperienze che facciamo, dalle vicende che ci attraversano rallegrandoci o rattristandoci. Ascoltare sé stessi per quello che si prova, per quello che si è vissuto, ascoltarsi nei propri desideri. Rispettarsi e utilizzare quello che io ho ascoltato di me per conoscermi meglio. Quante coppie vanno in confusione per questo motivo. Sento che l’altro mi vuole bene ma io so chiedergli come mi deve voler bene? E non so chiedergli come mi deve voler bene perché non mi sono mai ascoltato, non so neanche io che cosa voglio. Non mi sono mai fermato per chiedermi cosa potrebbe darmi la persona che mi sta vicino, che cosa veramente io desidero. È un aspetto che sembra banale, ma in realtà è uno dei più importanti dal punto di vista dei sintomi.
Quante volte per esempio nel rapporto sessuale non si ha il coraggio di accettare quello che si prova? È proprio perché non si ha il coraggio di accettarlo fino in fondo che non lo si comunica all’altro.
Quando si pensa a questo aspetto della vita di coppia e ci si chiede se va tutto bene, la risposta è: figurati! Si! Mentre la risposta esatta sarebbe: forse... non so!
Si potrebbero fare cento di esempi. Prendo questo perché è uno di quelli che si solito per paura si banalizza. Quante volte i problemi dell’intesa sessuale nascono perché non si ha il coraggio di dire: ho paura, mi dà fastidio, mi piacerebbe un altro modo, e non te lo confido ma mando giù, non ci penso, lo nascondo, lo trascuro, e quindi non ne parlo. Ma non posso parlarne se non accetto di avere un problema: nel nostro mondo nessuno ha problemi da questo punto di vista. Io sono un prete, ma da quello che sento dire, su cento coppie novanta sembra abbiano problemi di intesa sessuale. E delle altri dieci, otto li hanno ma non lo sanno.
Per problemi tuttavia non si intende che si è malati. Perché è una normalità della vita che fa sì che un gesto di amore ci possa allontanare. È la dinamica della vita che ci spiega continuamente che, quello che andava bene ieri non va bene oggi perché le situazioni cambiano, le emozioni trasformano il nostro interiore, la vita ci modifica e quello che andava bene ieri e ho aggiustato per oggi, non va più bene domani.
È richiesto l’ascolto e la disponibilità continua a sé stessi e all’altro. Però come faccio a raccontarmi se non lascio che la mia vita si racconti a me stesso, se non consento mai alla mia persona di esprimersi con me. A volte, sinceramente, l’unica medicina non è far finta di niente, ma è offrire all’altro la propria situazione, offrire la propria situazione alla libertà dell’altra persona e dirgli: io sono così, tu fai meglio che puoi. Avremo delle risposte formidabili. Attenzione però, devo saper dire: io sono così. Se non so come sono, come faccio a dirlo e come faccio a saperlo se non mi ascolto?

Apprezzarsi per quello che si è
Quando mi sono accettato per quello che sono, posso investire quello che sono di tutta la simpatia di cui sono capace. Apprezzarsi per quello che si è non è facile perché attorno a noi sembra che ci si possa apprezzare solo se si risponde a determinati criteri. Io mi piaccio quando il mio corpo è perfettamente sistemato dalla palestra, dalle lampade: gli istituti di bellezza stanno facendo fortuna, i chirurghi estetici non stanno più intervenendo solo sulle dive, ma anche sulle signore e i signori normali, i prodotti di bellezza stanno avendo un mercato sempre più consistente. E quando io sento che i criteri per dire "sono a posto" sono quelli che mi offre la mentalità corrente è chiaro che c’è qualcosa che non va. Perfino le dive, quelle che vengono descritte come le più perfette, sono cariche di fisime ed hanno paura di mostrare alcuni loro difetti. Il problema è di volersi bene saltando lo sguardo della nostra cultura su di noi, saltando lo sguardo che ha il mondo sull’uomo oggi, e per far questo dovremo riscoprire con una certa forza di provare ad osservarci con lo stesso modo con cui ci osserva Dio. Il modo con cui Dio ci osserva è tutto riassunto nel Crocifisso.
Quando uno si vede un po’ male, quando si sente un po’ storto, un po’ brutto rispetto al mondo, di poco valore, se è credente o se sta cercando di esserlo, guardi il Crocifisso e pensi così: " Io davanti al Dio che ha creato il cielo e la terra sono uno per il quale Dio ha ritenuto che valeva la pena di morire per amore". Quando ti senti in crisi guarda il Crocifisso e pensa che meriti di essere amato da Dio fino al punto che Lui ha deciso di morire d’amore per te. Attenzione però, non per te come appari, ma per te come sei. Se volete, un altro versante può essere questo, e qui la vita di famiglia aiuta molto: "Dio ci guarda come una madre guarda il proprio figlio". Provate dire ad una madre che suo figlio fa schifo, vi leva gli occhi anche se quel figlio è il più deforme, anche se nasce con un handicap gravissimo. E ha ragione perché il suo sguardo è lo sguardo di chi ha capito che cosa significa quella vita. Il suo sguardo è lo sguardo di chi non ha paura di niente. L’esperienza di Dio - Madre è un’esperienza che dovremmo riscoprire. Potrebbe essere quella della nostra madre, nonostante tutti i limiti che lei può avere.

Ascoltarsi, accogliersi, amarsi
Solo quando io ho compiuto queste tre operazioni sono in grado di collocarmi davanti alla persona con la quale condivido la mia vita per condividerla davvero. Non ho paura di mostrarmi per quello che sono. Lì comincia la vita di coppia. Cioè lì dove io mi impegno a mostrarmi per quello che sono io comincio a incontrare l’altra persona e a realizzare la coppia.
Fra l’altro, che significato ha la nudità fisica nella nostra cultura? Io non ho paura di mostrarmi nudo, senza la difesa del vestito, alla persona alla quale non ho paura di mostrare la mia anima. A volte certi imbarazzi esterni nascono da un imbarazzo più profondo, certi imbarazzi fisici nascono da un imbarazzo che abita nell’anima (psiche), che abita nella struttura della mia persona, che abita dentro al mio carattere, che abita dentro alla mia memoria, dentro alla mia coscienza, al mio passato.

Crescere
Facciamo ancora un passo avanti.
La crescita è sempre e solo il risultato di un atto di amore. Faccio crescere solo ciò che amo. Cito spesso, quando mi trovo a chiacchierare con coppie, un esempio che Erich Fromm cita nel suo libro "L’arte di amare": "È assolutamente stupida quella donna che afferma di amare con il cuore i suoi fiori ma mai una volta che si ricordi di annaffiarli. Quei fiori muoiono. Quella parola che lei usa "io amo i miei fiori" è falsa". Perché solo quell’amore che conosce il bisogno, che conosce il limite, che conosce la realtà è un amore che sa far crescere. Se tu non ti conosci, tu non crescerai mai, se non ti accogli per quello che sei tu non crescerai mai perché non partirai mai da chi sei per davvero, ma parti da chi credi di essere e la tua vita non si muoverà mai e la tua coppia ancora peggio.
Dirò adesso solo qualche altra parola sulla coppia, in fondo si tratta di portare tutto quello che ho già detto applicandolo all’interno della coppia.
All’interno della coppia cosa devo portare? Devo portare la mia persona che si è ascoltata, che si è accolta, che si è amata, che continua ad amarsi e si impegna a crescere, ma non solo. Cerco di compiere nei confronti della persona cui voglio bene le stesse cose che io voglio compiere verso di me. Quindi la ascolto e non dico, dopo solo tre minuti che parliamo: si, si, ho già capito tutto!
Una persona quando la si è capita oggi, domani per un’emozione strana che la attraversa, per un problema fisico, per una situazione che neppure si immagina, sembra la stessa ma è diversa. Comunicare con l’altra persona all’interno della coppia significa innanzitutto ascoltare l’altro. Non significa ascolto due parole e poi vado a lavorare e in macchina ci penso. Se io voglio sapere cosa hai, che cosa vuoi, inutile che io ci pensi, te lo chiedo e ti ascolto! E dopo averti ascoltato non ti do ragione ma ti accolgo. Cioè non dico vai bene così perché sei perfetto o perfetta. Mi rendo conto invece che sei così e ti voglio bene lo stesso ma non per questo i tuoi difetti te li devi tenere. Invece devi farli crescere, ma li farai crescere solo se ti sentirai accolto dall’altro, se sentirai che l’altro ti vuole bene anche con i tuoi difetti. Solo così si avvia un processo di crescita non fittizio, non piantato sulle nuvole ma reale, piantato sulla realtà della vita.
A questo volevo aggiungere altri due punti:

Farsi coppia oggi
Farsi coppia oggi, oltre che ricordare queste regole fondamentali, significa ricordare il valore altissimo che ha l’essere coppia. Molte coppie si sciolgono, si indeboliscono, vanno in crisi perché si dimenticano della bellezza di ciò di cui sono segno.
"Dopo aver creato tutte le cose e avvertendo che erano cose buone, Dio creò l’uomo e videro che erano cosa molto buona. A sua immagine lo creò, maschio e femmina li creò (Gen, 1)".
Quante persone si dimenticano che la vita di coppia vissuta con impegno buono (non perfetto) è la situazione che rende di più l’uomo simile a Dio. Se c’è un’immagine di Dio, la più intensa, la più bella, è quella dell’impegno nell’amore di due persone. Non solo, ma ogni volta che una persona osserva l’impegno di una coppia nell’amore, se osservandola le viene in mente l’amore, allora quella coppia sta parlando di Dio. Spesso ci dimentichiamo dell’altezza siderale del valore della vita di coppia. Ci dimentichiamo di che cosa la coppia è segno.

Essere una "sola carne"
Dio crea la donna, alla fine l’uomo scopre che l’altra parte dell’umanità è così importante per lui che tutti e due abbandoneranno il padre e la madre e formeranno una sola carne (Gen. 2). Per me è una delle chiavi fondamentali perché una coppia si metta in marcia con responsabilità e gusto. I due abbandoneranno il loro passato e formeranno una realtà nuova, una sola carne. Ti voglio così bene che voglio essere un tutt’uno con te.
Nell’atto sessuale si sperimenta la fusione dei corpi, però è una fusione che per sua natura, è provvisoria, al punto che la devi ripetere nel tempo. Ma attenzione la coppia è l’unica realtà che sa creare una fusione di cui solo Dio è capace. I due si vogliono così bene che diventano definitivamente, comunque vadano le cose, una sola carne nel figlio. Una coppia che vuole crescere rispolverando continuamente il suo significato, deve guardare i figli e nei figli vedere la propria unione realizzata in un modo incredibile. Perché se anche la vita porta i due a separarsi la coppia non si potrà mai più separare nel figlio. Nel figlio il corpo di lui e il corpo di lei sono per sempre riuniti. La psiche di lui e la psiche di lei resteranno per sempre uniti, per sempre insieme. Il figlio è appunto il frutto dell’amore dei due. È questa voglia di fusione che diventa carne e che diventa unica per sempre. È bellissimo. Un aiuto fondamentale per farsi coppia oggi è interrogarsi così:
quando i figli ci guardano hanno la sensazione che noi esprimiamo con la vita ciò che abbiamo detto attraverso l’unità d’amore?
capiscono, guardandoci, che loro sono l’unica carne di due individui che hanno riunificato la loro vita in un unico individuo?
Guardiamoli per riscoprire chi siamo come coppia, e guardiamoli con attenzione, come guardiamo noi stessi, come guardiamo il partner, perché ci aiutino a recuperare il senso di chi siamo.