LA "LECTIO DIVINA"

La Lectio Divina viene praticata in molti modi e sfumature diverse a seconda dei luoghi e delle regioni; abbiamo già trattato in precedenza su questo giornale un metodo, ora proponiamo alla vostra lettura questo metodo per la Lectio Divina che ci è stato inviato dagli amici di Marene e Bra.

1. PREGARE LA PAROLA
La Lectio Divina è quell'esperienza di preghiera e meditazione sulla Parola di Dio nata negli ambienti monastici fin dagli inizi della tradizione della Chiesa.
La Lectio Divina è preghiera: nasce nella preghiera - l'invocazione dello Spirito Santo - e si conclude con la preghiera - l'oratio -, anzi potremmo anche dire che è la forma autentica di preghiera cristiana.
Per questo ogni credente è chiamato a fare Lectio Divina!
La Lectio Divina è preghiera, perché è esperienza di dialogo con Dio.
Durante la "lectio" io ascolto Dio e nell' "oratio" io non prego con parole mie, ma riconsegno a Dio le sue parole, dopo che esse sono diventate tutt'uno con la mia persona.
Dice S. Agostino: "Cerca di non dire niente senza di Lui e Lui non dirà nulla senza di te".

2. IL CAMMINO DELLA LECTIO DIVINA
Guigo il certosino (XII sec.) per invitare i suoi monaci a praticare la Lectio Divina, parafrasò la parola di Gesù riportata nel Vangelo di Matteo: "Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto" (7,7) così: "Chiedete lo Spirito e riceverete l'illuminazione nella lettura, cercate nella lettura e troverete con la meditazione, picchiate nella preghiera e entrerete nella contemplazione".

a) "chiedete lo Spirito e riceverete l'illuminazione nella lettura" (invocazione dello Spirito).
La Lectio Divina presuppone l'epiclesi, cioè l'invocazione dello Spirito.
Lo Spirito spira dalle Scritture, parla attraverso le Scritture, è presente realmente nel libro delle Scritture.
Ecco perché prima di leggere, bisogna chiedere lo Spirito: noi invochiamo lo Spirito su di noi per poter leggere la Bibbia con lo stesso Spirito con cui è stata scritta; noi chiediamo che lo Spirito presente nelle Scritture renda viva per noi la Parola di Dio incarnata in quelle parole scritte.
Noi chiediamo lo Spirito perché esso da "autore" delle Scritture, ne diventi anche "lettore".
Invocando lo Spirito, lo Spirito legge con noi e per noi e ci garantisce una lettura autentica di quella Parola che Lui stesso ha ispirato.

b) "Cercate nella lettura e troverete nella meditazione" (lectio e meditatio).
La parola di Dio nella Bibbia è la parola di salvezza che Dio ha pronunciato sul popolo di Israele e con esso su ogni uomo di ogni tempo e di ogni luogo.
In ogni brano biblico, io devo cercare questa parola di salvezza che è universale, che è per tutti. Gesù Cristo è la parola fatta carne.
La parola di salvezza presente nella scrittura è allora una sola: Gesù Cristo.
E dunque è Gesù Cristo che io devo cercare nelle Scritture.
In ogni parola della Bibbia, anche nell'Antico Testamento, io posso e debbo incontrare Cristo.
Dice Origene: "Le parole della Bibbia non son altro che le parole d'amore che lo Sposo Gesù scambia con la Sposa Chiesa". Ogni volta che io leggo un brano della Bibbia, io incontro lo Sposo.
L'esperienza umana ci dice che l'incontro-dialogo sponsale vive solo nell'assiduità.
Ebbene, anche per la Lectio Divina ci vuole assiduita, continuità: assiduita nella Lectio Divina e assiduita alla Lectio Divina.
Per fare una Lectio Divina ci vuole un tempo adatto e prolungato: un tempo che favorisca la calma, il silenzio, la solitudine, perché solo in questo clima si può ascoltare lo Sposo, che ha una voce leggera come la brezza del mattino.
Assiduita nella Lectio Divina significa leggere e rileggere il testo della Scrittura fino quasi a memorizzarlo e a conoscerlo in profondità. La Lectio Divina non può essere qualcosa di momentaneo, una lettura affrettata durante la giornata o un'esperienza da fare ogni tanto, perché lo sposo esige il centro della vita dell'altra persona e non i suoi ritagli di tempo!
L'assiduità alla Lectio Divina è il segno e la misura della nostra vita spirituale: se si è spirituali, si è affamati e assetati non di pane o di acqua, ma della Parola di Dio.
L'assiduita nella e alla Lectio Divina produce la familiarità con la Parola che è alla base della comprensione di ogni passo della Bibbia.
Ogni parola letta e meditata diventa luce per comprendere altra Parola. Una Parola mi richiama altra Parola, così i testi si illuminano a vicenda e cresce la mia conoscenza spirituale.
Questo modo di leggere e meditare la parola, che si fonda sull'assiduita alla Parola stessa, è il metodo più povero, è il metodo dei poveri, perché non ha bisogno di strumenti culturali, ma solo di una conoscenza memorizzata della Bibbia ottenuta proprio attraverso l'assidua lettura della Parola!

e) "Picchiate nella preghiera e entrerete nella contemplazione" (oratio e contemplatio)
Si legge nel libro di Neemia una vera e propria esperienza di Lectio Divina: "Essi leggevano nel libro della legge di Dio a brani distinti e con spiegazioni del senso e così facevano comprendere la lettura.
Neemia, che era il governatore, Esdra sacerdote e scriba e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: "Questo giorno è consacrato al Signore vostro Dio; non fate lutto e non piangete!".
Perché tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge.
Poi Neemia disse loro: "Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza". I leviti calmavano tutto il popolo dicendo: "Tacete, perché questo giorno è santo; non vi rattristate!".
"Tutto il popolo andò a mangiare, a bere, a mandare porzioni ai poveri e a far festa, perché avevano compreso le parole che erano state loro proclamate. (Ne 8,8-12).
La reazione del popolo all'ascolto-meditatio della parola è il pianto.
Esso nasce dalla consapevolezza dell'infedeltà all'alleanza. Nella Parola di Dio il popolo riconosce la propria distanza da Dio suo alleato e quindi il proprio peccato e si pente.
Ma il pianto, che sgorga dall'ascolto della Parola è un pianto salutare, perché in esso si realizza la comunione con Dio. Il pianto allora, diventa lacrime di gioia e si trasforma in festa, in danza: "Hai mutato il mio lamento in danza ...".
Di fronte alla Parola, il credente, mentre percepisce la sua distanza da Dio, percepisce anche la massima vicinanza di Dio che rinnova con lui la comunione.
A questo punto l' "oratio" lascia il posto alla "contemplatio": sempre più vicini a Dio ci si abbandona a Lui nel silenzio.
La contemplazione è il frutto maturato sul germoglio della nostra lettura pregata.
Non è estasi nè esperienza straordinaria, ma è l'ordinario guardare a Cristo, il più bello tra i figli dell'uomo, per far risplendere la nostra umanità.
Non è esperienza di visione, ma di fede: Cristo abita nei nostri cuori mediante la fede e l'uomo intcriore, cioè il nostro cuore lo contempla, lo vede con gli occhi della fede, in attesa di vederlo faccia a faccia, quando saremo anche noi nel suo Regno glorioso.

BIBLIOGRAFIA:
E. BIANCHI, Pregare la Parola, Gribaudi, Torino 1976
G.I. GARGANO, La "Lectio Divina", EDB, Bologna 1990.