Una riflessione di gruppo per la Quaresima
DIO CI EDUCA ATTRAVERSO LE PORTE STRETTE DELLA VITA

Iniziamo con questo numero la presentazione di una serie di schede di riflessione ricavate dalle omelie festive tenute da sacerdoti amici.
Cogliamo l'occasione per invitarvi a collaborare a questa nuova iniziativa: se qualcuno di voi volesse inviarci omelie, manoscritte da registrazione, farebbe un dono a tutti.
Consigliamo ai gruppi di utilizzarle come annuncio e farle seguire dalla revisione di vita o dalla lectio divina.
La riflessione che vi presentiamo in questo numero, anche se riferita ad un brano del Vangelo proposto durante il tempo ordinario, è molto adatta al tempo di Quaresima.

Passava per città e villaggi, insegnando, mentre camminava verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: "Signore, sono pochi quelli che si salvano?". Rispose: "Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi ma non vi riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d'iniquità! Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e si siederanno a mensa nel regno di Dio.
Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi" (Lc 13,22-30).

In questo brano del Vangelo siamo ancora di fronte a Gesù che sta salendo a Gerusalemme e continua la sua catechesi.
"Un giorno un tale gli chiese: Signore, sono pochi quelli che si salvano ?" Era un interrogativo molto vivo ai tempi di Gesù. Si discuteva molto su questo argomento, alcuni dicevano: Basta l'appartenenza anagrafica al popolo d'Israele per essere salvati; altre correnti rabbiniche erano più problematiche e dicevano: II mondo è stato creato per molti, ma quello futuro, che verrà, sarà per pochi.
Gesù non entra nella casistica, elude la domanda perché è una curiosità che non gli interessa, ma prende lo spunto da essa per fare un intervento, per rivolgere a noi che oggi lo ascoltiamo alcune parole importanti. L'avvertimento l'abbiamo udito: Non ti deve interessare tanto sapere chi si salva, chi crede e chi non crede, se siamo in tanti o in pochi; quello che ti interessa sapere è molto semplice: "Dovete sforzarvi di entrare per la porta stretta"; dove la parola "sforzatevi" indica l'impegno che ci devi mettere.
Che cos'è questa porta stretta? Vorrei dare prima una definizione e poi cercherò di spiegarla. La porta stretta è tutta quanta l'intenzione seria di una persona nel portare avanti i suoi obiettivi.
Che cos'è la serietà? La serietà è la determinazione precisa di conseguire, di realizzare qualcosa che per noi è un valore, decidendo di investire in questa scelta tutte le nostre risorse personali.
Noi la conosciamo bene la serietà familiare nella quale siamo determinati ad investire tutte le nostre risorse personali. Conosciamo bene la serietà professionale quando intendiamo investire tutte le nostre risorse personali per conseguire un certo obiettivo sul lavoro.
Noi le conosciamo queste serietà; ebbene, nella Trinità c'è una determinazione molto seria e precisa: darsi a noi. Possiamo dire che nel perseguire questo obiettivo la Trinità investe le sue forti risorse personali: "Padre, non hai voluto offerte e sacrifici, mi hai dato un corpo, ed allora io ti dico: vengo a fare la tua volontà". E Gesù viene dal seno del Padre ed entra in quella porta stretta che è la nostra umanità. Porta più stretta per Dio non ci poteva essere. Gesù viene ed entra in quella porta stretta che sono i trent'anni vissuti a Nazareth, marcire trent'anni Lui, il Logos. Ma la serietà dell'amore lo esigeva. E Gesù entra in quella porta stretta che è l'indifferenza dei più. Lui che era venuto ad accendere il fuoco, e come desiderava che fosse già acceso; sale a Gerusalemme dove entrerà in quella porta stretta che è la morte come dono definitivo di sé.
Fratelli e sorelle, chi ama è serio e chi ama ed è serio passa attraverso le porte strette perché questo è inevitabile. Dio non sta giocando con noi. Noi tentiamo di convivere con Gesù considerandolo un po' bonaccione, per cui non ci decidiamo mai di smetterla con il nostro peccato.
Come ci insegna san Paolo in un passo della lettera agli Ebrei, le porte strette sono le prove della vita attraverso cui Dio ci educa. "Ogni correzione sul momento non sembra causa di gioia ma di tristezza, dopo però arreca un frutto di pace e di giustizia".
Varchi quella porta stretta che è la correzione, comunque si configuri, che sono le prove della vita, perché appena al di là, trovi la pace e la giustizia.
Sforzati a passare attraverso quella porta stretta che è l'obbedienza, dove altri sembrano decidere per te e la tua volontà giorno dopo giorno viene sacrificata ed immolata. E passala quella porta! Appena l'hai attraversata trovi la tua libertà.
Sforzati a passare attraverso quella porta stretta che è la verginità del cuore dove si decide di appartenere a Dio: appena al di là di questa porta stretta scopri e trovi cosa voglia dire volersi bene tra di noi. Sforzati di varcare quella porta stretta che è la preghiera, faticosa, difficile, perché sembra che non serva, che sia inutile. Varca quella porta stretta, non fermarti prima, e al di là, appena oltrepassata, scopri che cosa sia la fede, che cosa sia voler consegnare la vita al Signore.
Chi ama è serio. Dio è serio e, se anche noi lo siamo, passeremo con Lui attraverso le porte strette.
Gesù su questo discorso diventa un po' urgente: "Sforzatevi perché molti cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta dicendo: Signore, aprici". Aprimi Signore, perché sono battezzato. Aprimi Signore, perché appartengo alla tua Chiesa. Aprimi Signore, perché da dieci anni sono nel consiglio pastorale diocesano o parrocchiale. Aprimi Signore! Aprimi Signore perché sono in clergyman o vestita da suora; Aprimi Signore! Se bastasse questo!
Aprimi Signore perché ho celebrato ogni giorno l'Eucarestia e ho letto con fedeltà il breviario. "Ma Egli vi risponderà: non vi conosco, non so di dove siete", non avete amato con tutta la serietà possibile, non avete voluto entrare per la porta stretta se non quando siete stati costretti a pedate.
E' dura questa Parola, perché è rivolta a ciascuno di noi. "Signore, abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e ti abbiamo ascoltato quando tu insegnavi".
Io come sacerdote ogni domenica prendo in mano la Bibbia per potervi dire qualcosa, e voi mi ascoltate, e siamo tutti nella stessa barca. Signore, ti abbiamo ascoltato tutte le domeniche, abbiamo mangiato e bevuto in Tua presenza, e l'Eucarestia è questa realtà.
Ti abbiamo ascoltato tutte le domeniche quando non ti ascoltiamo tutti i giorni.
"Ma Egli dichiarerà: vi dico che non so di dove siete". Vuoi metterci paura? No. Quelli di Gesù non sono mai discorsi della paura, sono avvertimenti per entrare dentro ad una serietà maggiore, per non galleggiare nella banalità, per prendere sul serio l'amore di Dio.
Siamo stati comprati a caro prezzo!
Fratelli e sorelle, venire in Chiesa è imparare ad accogliere l'amore di Dio e diventare capaci di corrispondergli, è diventare capaci di una crescente serietà nei confronti di chi ci vuoi bene. Tutto questo richiede che si sia disposti a passare attraverso quelle porte strette di cui parlava Gesù. Ne vale la pena? Si, ne vale la pena. Chiediamo per noi e per tutta la Chiesa una crescente serietà evangelica.
Don Dario Berruto