ALCUNE INDICAZIONI PER L'ANNUNCIO

CHE COSA È L'ANNUNCIO
Definiamo annuncio una riflessione su un qualunque argomento visto alla luce della Fede, cioè confrontato con la parola di Dio, in modo che diventi proclamazione della rivelazione, anche se rielaborata personalmente.
C'è una differenza fondamentale tra un annuncio e una conferenza: questa è la lettura della realtà fatta da un esperto che si basa sulle sue conoscenze e su studi specifici.
Non è necessario che chi tiene una conferenza creda in quello che dice, mentre è indispensabile che chi fa un annuncio creda in ciò che comunica e si metta egli stesso in discussione. Quindi è bene non confondere le due cose, anche se entrambe possono, anzi devono, trovare posto nella programmazione annuale di un gruppo o di una commissione famiglia.
Tornando all'annuncio, potremmo definirlo come un discorso organizzato per aiutarci a rivedere la realtà di oggi alla luce della fede. Ciò è necessario perché non sempre è sufficiente l'esempio per trasmettere a chi vive vicino a noi, e quindi ai nostri figli, al nostro coniuge, quello in cui crediamo.
Per essere veramente una comunicazione reciproca della Fede, ogni annuncio deve tenere presente quelle che sono le verità fondamentali del Cristianesimo, cioè:

Questo significa che siamo "sacerdoti", cioè ponti tra Dio e gli uomini; "profeti" ovvero coloro che parlano per conto di Dio; "re", cioè padroni di noi stessi perché, grazie a Cristo Redentore, possiamo dominarci, dominare il mondo per vivere in servizio e in comunione e dominare le situazioni di male per ricondurle al bene.
Queste realtà devono essere presenti nella nostra mente quando pensiamo, scriviamo o proclamiamo un annuncio; non è sempre necessario che vengano esplicitate, ma è importante che traspaiano dal discorso che facciamo.

PERCHÉ FARE L'ANNUNCIO
L'annuncio va fatto perché, se siamo "profeti", abbiamo il dovere di testimoniare e di proclamare con le opere, ma anche con le parole, la Fede che viviamo.
Essa è un dono talmente grande che diviene per noi esigenza irrinunciabile comunicare agli altri ciò che Dio ci ha dato gratuitamente.
Inoltre l'annuncio è un servizio che altri hanno fatto a noi e che noi, a nostra volta, doniamo; infine è una provocazione che suscita degli interrogativi, degli spunti di riflessione, delle sfide, ed è uno strumento del nostro cammino di conversione: chi fa l'annuncio è il primo a beneficiarne.

COME SI COSTRUISCE L'ANNUNCIO
Per costruire un annuncio è importante partire da un problema che ci tocca profondamente; esso deve essere inquadrato nel suo scenario reale, ma senza drammatizzarlo, confrontato con la Parola di Dio, interiorizzato, rielaborato, in modo da trasformare le nostre riflessioni in un discorso articolato.
Tutto ciò deve suscitare degli interrogativi, sia in chi annuncia, sia in chi ascolta: il che concretamente significa non mettersi al centro ma lasciare spazio all'azione dello Spirito.

CHI PUÒ FARE L'ANNUNCIO
Chi fa l'annuncio non è "il bravo" o "l'intellettuale", né tantomeno uno che cerca il ruolo del "protagonista".
È invece una persona di qualsiasi grado di istruzione e di qualsiasi provenienza sociale che, con umiltà di cuore, si prepara nella preghiera e si mette al servizio.
Bisogna verificarsi con altri, possibilmente con il proprio partner, o con un sacerdote, o con il gruppo, mettendosi in discussione e cercando di vivere ciò che si intende comunicare.
L'essenziale, ripetiamo, è che si creda in ciò che si annuncia.

QUANDO FARE L'ANNUNCIO
L'annuncio può manifestarsi in qualsiasi occasione e luogo, anche parlando con un amico, un collega, un figlio, in gruppo, e può avere più o meno ufficialità a seconda se viene fatto privatamente o pubblicamente.
È momento fondamentale, insieme alla revisione di vita, alla lectio divina, alla preghiera liturgica, alla condivisione, del cammino di fede di un gruppo famiglia.
Ma è anche momento importantissimo nell'educazione dei figli, nella vita di coppia, nella vita sociale di ciascuno di noi.
È, per concludere, una testimonianza del nostro essere seguaci di Cristo.
Materiale raccolto da: Emanuela e Luigi Agostinis