Settimana estiva di formazione per operatori di pastorale familiare

Gli Atti degli Apostoli narrano come S. Paolo passando da Atene e Corinto nella sua attività missionaria, trova ospitalità presso la famiglia di Aquila e Priscilla. È una realtà domestica, una famiglia che sostiene la missione di Paolo, fra loro nasce un profondo legame d'affetto e di comunione, Paolo li considera suoi collaboratori e ricorda come la loro casa sia stata il punto di riferimento di una comunità (1 Cor 16,19).
L'esempio di Aquila e Priscilla e l'impegno missionario da loro assunto per la nascita della Chiesa, sono un riferimento anche per l'attuale cammino della Chiesa in Italia, che vede nella famiglia una via preferenziale per la nuova evangelizzazione.
La settimana organizzata dalla CEI sul tema: "Sulle orme di Aquila e Priscilla, la formazione degli operatori di pastorale con e per la famiglia", rivolta agli operatori di pastorale e alle segreterie diocesane della pastorale familiare, ha evidenziato come per la Chiesa in Italia sia urgente e necessario costituire una pastorale "con e per" le famiglie, e organizzare la formazione degli operatori di pastorale familiare.
Nella sua analisi mons. Antonelli ha sottolineato come l'attuale contesto sociale e culturale sia caratterizzato da un processo di scristianizzazione dove l'influenza delle ideologie moderne fa crescere incertezza, disorientamento, carenza di senso, individualismo che creano disgregazione, conflitti, solitudine.
E in essere una azione sistematica contro la famiglia (condotta con il supporto dei grandi mezzi di comunicazione e con il consenso più o meno tacito di diverse forze politiche).
Questi strumenti di comunicazione sociale sotto la spinta di interessi economici riescono a condizionare e ad orientare la stessa vita delle famiglie, fino ad espropriare spazi educativi e tempi vitali per le relazioni familiari.
La cultura dei disvalori che si sta diffondendo è una spinta diretta o indiretta a mettere in discussione il senso del matrimonio, (aumentano le convivenze) ad aumentare le crisi familiari (vedi il vertiginoso aumento delle separazioni, divorzi...).
Nel contesto di crisi attuale non basta più la pastorale di culto e settoriale per soddisfare i bisogni individuali, ma occorre una pastorale attenta al contesto sociale quotidiano e capace di fare cultura. La CEI ricorda che "compito essenziale della Chiesa è far incontrare gli uomini con Gesù Cristo".
Don Claudio Giuliodori ha affrontato il tema della "Famiglia luogo unificante della pastorale", chiedendosi: oggi la famiglia è soggetto creativo nella vita della Chiesa?
Il relatore ha affermato che la conversione pastorale passa attraverso il riconoscimento alla famiglia di essere:
soggetto laicale, per cui è necessario:
- non clericalizzare i gruppi famigliari;
- non sottrarre la famiglia dal mondo;
- uscire dall'intimismo per entrare nel dinamismo sociale;
- dare alla famiglia piena coscienza del suo ruolo laicale.
soggetto sociale e culturale (famiglia crocevia tra Chiesa e mondo).
- La famiglia è lo snodo tra l'impegno ecclesiale e quello socio-culturale;
- la società interpella la famiglia, per questo occorre incidere sulle questioni sociali;
- occorre la capacità di vedere con lungimiranza.
Pertanto l'attività pastorale non può essere distinta dalle questioni sociali.
Occorre perciò pensare alla Parrocchia come a una dimensione aperta al territorio disponibile a dialogare con altre realtà.
La famiglia può essere il volano di tutta la pastorale, occorre perciò che da parte dei sacerdoti venga riconosciuto alla famiglia e ai laici un ruolo di soggetto titolare, passando dalla semplice collaborazione alla corresponsabilità.
Il collaboratore è un ingaggiato da Dio, non è sottomesso, ma chiamato e corresponsabile nella comune opera di evangelizzazione, dovrà rendere conto a Dio e da Lui può essere giudicato (1 Cor. 3,5-15).
Ogni collaboratore ha la piena responsabilità del suo operato e interagisce con il sacerdote secondo le indicazioni della pastorale parrocchiale, vicariale o diocesana.
In questo modo Aquila e Priscilla hanno collaborato con Paolo per la crescita della comunità cristiana.
Il Presidente della Commissione Episcopale Italiana per la famiglia, Mons. Giuseppe Anfossi, ha concluso i lavori sottolineando come nell'attuale contesto storico sia utile entrare in dialogo con la cultura, (una cultura che abbia attenzione ai problemi).
Oggi non c'è cultura, c'è insensibilità, è faticoso studiare i fenomeni, confrontarsi, fare mediazione, tutto ciò richiede impegno e costanza, per questo c'è molta superficialità.
Perciò è necessario acquisire una cultura di programmazione, chiedersi: quale obiettivo voglio raggiungere?
Occorre allargare i nostri orizzonti, recuperare il concetto della famiglia partendo dalla persona, creare una rete tra persone, imparare a programmare insieme (con altri uffici di pastorale) a livello diocesano, di vicariato, tra la parrocchia e il territorio, utilizzando consulenze e confrontandosi con la Scuola, le Assistenti Sociali, il volontariato...
Come strumento di lavoro è utile riprendere il Direttorio di Pastorale Familiare, imparare a lavorare per progetti e con un metodo di lavoro che sappia valorizzare le risorse selezionandole in base all'obiettivo. Le risorse umane vanno preparate e accompagnate con una adeguata formazione.
Molto nel convegno si è parlato di Operatori di Pastorale Familiare tra cui viene inserita la stessa coppia e le famiglie chiamate a collaborare in comunione con gli altri servizi e ministeri operanti nel popolo di Dio, in particolare con i sacerdoti, diaconi, religiosi, catechisti, gli educatori... Spesso questo passo per diventare operatori, (animatori), impegnarsi con e per gli altri è visto come una croce, occorre perciò ricordare come dice S. Paolo "ringrazio il Signore che ci ha chiamati a soffrire per Lui". I Responsabili della Pastorale Famigliare e i vicariati devono programmare e realizzare una apposita formazione mirata per le persone impegnate con e per la famiglia.
Per quelle coppie o quelle persone che a livello parrocchiale si fanno carico dell'animazione e della sensibilizzazione in senso familiare della vita della comunità, è indispensabile prevedere occasioni permanenti di aggiornamento rispetto ai contenuti, ai metodi, al linguaggio, agli approcci.
Marisa Biancardi ha sottolineato come la formazione sia un'attività dell'intelligenza, e che l'educazione degli entusiasmi e il sostegno delle depressioni si fa con la fatica dello "studio - formazione" è amare, è patire.
La famiglia quindi da oggetto può diventare soggetto di pastorale solo se insieme sapremo lasciarci interrogare e convertire da questo messaggio profetico che attraversa la Chiesa e l'intera società.
Mariapia e Andrea Antonioli