PARROCCHIA E FAMIGLIA:
DAL DIALOGO ALLA CORRESPONSABILITA`
Una proposta per affrontare la pastorale familiare e parrocchiale in un ottica nuova, che consideri la famiglia come soggetto e non più come oggetto di pastorale.

La riflessione che presentiamo è una breve sintesi di un documento di mons. Renzo Bonetti, pubblicato l'anno scorso alla vigilia del convegno di Cagliari su: "Progettare la pastorale con la famiglia in parrocchia".

Il tema in esame sembra, a una prima lettura, orientato a fornire dei suggerimenti per l'interazione tra la pastorale familiare e quella parrocchiale; non è questo il mio obiettivo: rischierei di proporvi qualche buon consiglio di carattere organizzativo e di valore limitato, oltreché di grande debolezza. Infatti, da una parte, la pastorale parrocchiale ha una tradizione consolidata, con la figura del sacerdote al centro, mentre la pastorale familiare ha fatto i primi passi negli anni '70 quando sono iniziati i primi segni di difficoltà per la famiglia (referendum sul divorzio e legge sull'aborto).
In questi trent'anni abbiamo al nostro attivo i corsi di preparazione al matrimonio, qualche iniziativa per le giovani coppie, i gruppi sposi e poco altro ancora.
In compenso sono state prodotte, da parte del magistero, una valanga di indicazioni pastorali che, molto spesso, sono restate lettera morta.
Ci troviamo di fronte ad una pastorale familiare che vede la famiglia oggetto passivo e non pensata come soggetto: perché non è preparata, perché le coppie disponibili sono poche, ecc. E ciò è normale in un contesto ecclesiale che concepisce solo due soggetti per la pastorale: il parroco e i fedeli, il parroco e gruppi di vario genere. Non che la famiglia sia ignorata, ma viene considerata solo a livello di singoli membri e non in virtù della propria identità.

LA SITUAZIONE OGGI
Storicamente la famiglia è sempre stata una struttura molto forte ed influente, che ha retto ai passaggi più critici della storia. Così la pastorale, dando giustamente per scontata questa soggettività forte, si è articolata per fasce d'età collocandosi accanto alla famiglia. Ma negli ultimi decenni la situazione è radicalmente cambiata: la famiglia non è più così ma, nella maggior parte dei casi, abbiamo ignorato la sua crescente debolezza.
Quindi, tornando al tema in esame, la domanda più profonda che ci poniamo è: perché ci deve essere interazione tra le due pastorali? Quale è l'obiettivo finale?
Dietro le due pastorali vi sono due soggetti: i presbiteri e gli sposi. Ma non si tratta di costruire relazioni tra sacerdoti e sposati perché, per grazia di Dio, non ci mancano esempi di legami profondi tra essi; si tratta di aprirsi ad una nuova progettazione della pastorale che veda interagire sacerdoti e sposi in virtù del dono che scaturisce dalla loro rispettiva identità sacramentale.
E' questo il punto: riscoprire, ridare dignità al sacramento del matrimonio e rendere gli sposi e presbiteri consapevoli del ruolo del ministero matrimoniale nella chiesa.

I DETTATI DEL MAGISTERO
Per una serie di motivi storici e culturali, ma anche ecclesiali, si è sviluppata una produzione teologica e pastorale abbondantissima riguardo al ministero ordinato, molto meno per quanto riguarda il matrimonio e il rapporto tra i due ministeri.
Possiamo dire che entrambi hanno la comune vocazione battesimale e una diretta finalità di costruzione e dilatazione del popolo di Dio; proprio per questo vengono chiamati sacramenti sociali.
Il sacramento dell'ordine è conferito ad una sola persona per il servizio, il sacramento del matrimonio per il servizio è dato ad una "unità" di persone: è la "relazione" che diventa sacramento.
Come il sacerdote esprime sacramentalmente la presenza di Cristo sposo della Chiesa, così il matrimonio si colloca come luce che illumina il mistero nuziale di Cristo e della Chiesa. Entrambi esprimono il mistero nuziale di Cristo, che affonda la sua origine nel mistero stesso della Trinità, comunione di Amore tra Persone.

LA PRASSI PASTORALE
Senza voler sminuire la diversità essenziale che esiste tra i due sacramenti e il ruolo completamente diverso che hanno nella chiesa e nella società, a livello pastorale sappiamo bene quanto diversi sono i percorsi di formazione di coloro che sono chiamati al ministero consacrato e di coloro che sono chiamati al matrimonio.
L'obiettivo, nella preparazione di un futuro sacerdote, è quello di formare un soggetto attivo nella Chiesa per il mondo, in grado di testimoniare il "mistero di Cristo" che è in lui.
Questo non dovrebbe valere, fatte le debite proporzioni, anche per i futuri sposi?
Invece i "corsi" di preparazione al matrimonio hanno obiettivi ben più modesti: creare un minimo di consapevolezza che quello che si sta per ricevere è un sacramento della fede, riconciliare e riavvicinare alla Chiesa, ricordare le norme morali a cui sono tenuti gli sposi. Sono tutti obiettivi che stanno sotto la soglia della verità del matrimonio sacramento.
Analogo discorso vale per quanto riguarda la formazione permanente: attenta e assidua nei confronti del presbitero, per aiutarlo fin dai primi anni a tenere viva la sua dimensione sacramentale; praticamente assente nei confronti degli sposi, per i quali l'aspetto sacramentale si riduce al solo dato naturale del volersi bene quel tanto che basta per restare insieme.

VERSO LA COMPLEMENTARIETA'
Complementarietà non vuol dire che ciascuno dei due sacramenti è incompleto senza la presenza dell'altro ma che sono complementari per il fine che entrambi si propongono: doni essenziali e permanenti per la costruzione del Regno.
"Insieme al sacramento dell'ordine il matrimonio è costante punto di riferimento per la vita della comunità cristiana". Ma come si realizza questo "insieme"?
Come il ruolo specifico del presbitero si articola su tre punti: il ministero della Parola, quello dei sacramenti e dell'Eucarestia, quello dell'edificazione della Chiesa (Presbiterorum Ordinis, 4.5.6), così la famiglia cristiana è chiamata a essere: comunità credente ed evangelizzante, in dialogo con Dio, a servizio dell'uomo (Familiaris Consortio, 50).
Una lettura in parallelo di queste tre funzioni nell'ordine e nel matrimonio potrà mettere in evidenza come famiglia e sacerdote possono far crescere l'autentica comunità cristiana che vive in un territorio.

UNA PASTORALE "CON" LA FAMIGLIA
La prospettiva pastorale che abbiamo sopra descritto passa dalla conversione. Va quindi ripensata la relazione tra verginità e matrimonio per riscoprire che in ciascuna delle due forme di vita si compie il disegno di Dio.
Va promosso un approfondimento teologico della relazione tra i due sacramenti in vista della missione. Questo consentirà di affrontare meglio alla radice la motivazione sottesa alla "corresponsabilità" dei due sacramenti per il Regno. Senza questo contributo rischiamo di ridurre la relazione ad un "coordinamento" pastorale.
Va promossa l'acquisizione di una dimensione sponsale nella spiritualità dei presbiteri in modo che i sacerdoti possano vedere con più facilità nel sacramento del matrimonio una forma elettiva del mistero nuziale che eucaristicamente essi celebrano e guardare alla realtà della coppia/famiglia come al modello per una ecclesialità relazionale e viva.
Una proposta concreta è quella di differenziare i percorsi di preparazione al matrimonio, cominciando ad offrire, almeno a qualche coppia disponibile, "tutto" del sacramento e mettendola poi nelle condizioni reali per poterlo vivere con un accompagnamento ed una spiritualità specifica. Non si può infatti ipotizzare di promuovere la soggettività del sacramento del matrimonio se poi non vi è una formazione adeguata.

UN "SEGNO" PER LA SOCIETA' ATTUALE
"Un tempo vi era un unico modello di nucleo familiare, ora le famiglie sono molte: oltre a quelle tradizionali, vi sono quelle formate da un solo genitore, separate, risposate, adottive, affidatarie… I bambini, che sono i primi a cogliere i mutamenti, l'hanno ormai capito: il matrimonio o la convivenza dei loro genitori non sono necessariamente eterni…" (da "Vado a scuola" edito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento degli Affari Sociali, 2000).
Questo testo evidenzia, con drammaticità, quanto il matrimonio e la famiglia cristiana sono in questo momento storico il "buon annuncio" che viene offerto per "salvare" l'uomo e la donna nella loro identità e relazione.
don Renzo Bonetti

Il testo integrale del documento (18 pagine) può essere richiesto alla redazione allegando otto francobolli da 0,41 Euro; per un quadro completo sull'argomento: Ufficio famiglia CEI (a cura di), "Progettare la pastorale con la famiglia in parrocchia", Cantagalli, 2001.