LA FORMAZIONE IN FAMIGLIA
Un cammino di discernimento dove grandi e piccoli si educano a vicenda

di Valeria e Tony Piccin
"La famiglia ha la missione di diventare sempre più quello che è, ossia comunità di vita e di amore…" (FC 17).
"…la missionarietà della Chiesa accade proprio lì, in famiglia: e la rete di famiglie cristiane è la rete dei "tabernacoli nel mondo" che sono la trama di salvezza inventata da Cristo Sposo per "annunziare il vangelo a tutte le genti"" (R. Bonetti).

Famiglia e crescita della persona
Ci sembra di cogliere, nelle due espressioni riportate, che la famiglia è una specie di giardino con un humus quanto mai fertile e favorevole per lo sviluppo integrale della persona nelle varie età della sua vita.
Non ci sono a nostro avviso delle "virtù familiari" in senso stretto ma solo un terreno dove può svilupparsi la maturazione umana e cristiana della persona.
Questo terreno fertile è rappresentato dall’amore forte e gratuito che c’è nella coppia e tra genitori e figli. L’amore è l’elemento fondamentale che permette il passaggio dei messaggi espressi e non espressi, comunque siano vissuti e testimoniati.

La coda del diavolo
Sono cose troppo belle per non essere condivise!
Allora perché tante crisi familiari, separazioni, divisioni, mal-essere? Perché queste cose le ha capito anche il diavolo e ci ha messo la coda.
La mise tra Adamo ed Eva, poi tra Caino e Abele, continuando fino ad oggi a dividere quello che Dio cerca di unire. Non lo fa in maniera plateale altrimenti tutti se ne accorgerebbero.
Dapprima comincia a spegnere la fiducia, poi offusca lo sguardo verso un futuro di speranza, alla fine favorisce la disaffezione banalizzando tutti i gesti che dovrebbero creare invece unità e felicità.
In quel terreno così favorevole ora nascono solo le male erbe dell’ingiustizia e del sopruso, del capriccio e dell’egoismo, dell’istintualità e della precarietà, della debolezza e della rivalità, ecc., ecc..
Se questo è stato vero in tutte le epoche lo è a maggior ragione nella nostra, forse perché è quella che siamo chiamati a vivere.

Perché coltivare la famiglia?
Per rispondere alle sfide del momento storico in cui stiamo vivendo. L’umanità, e quindi anche la famiglia, sta vivendo un periodo di veloci e profondi cambiamenti culturali e spirituali tali da far saltare ogni previsione, da rendere incerta ogni soluzione e rendere superati gli schemi del passato.
Tuttavia la storia è il luogo dove Dio abita e riflettendo su questa storia si possono intravedere le tensioni e gli orientamenti da prendere.
Ci pare che la verità nel vissuto di ogni famiglia abbia oggi un doppio aspetto: il primo legato alle condizioni, che possiamo chiamare "crepuscolari", il secondo legato al metodo, come ricerca del vero che si svela progressivamente nell'impegno quotidiano.
Vivere gli avvenimenti, riflettere su di essi è il modo per incontrarsi con la verità della vita; questa fatica di ricerca è "formazione".
La ricerca avviene nel crepuscolo, quel momento della sera in cui il buio non è totale ma nemmeno c’è la pienezza della luce; occorre quindi una grande attenzione per discernere.
Camminare da soli in queste condizioni non è facile; si avverte l’esigenza del confronto con gli altri e di avere degli orientamenti per maturare una vera coscienza interiore.
Scrive Carlo Molari: "Ogni svolta culturale comporta crisi di modelli, sovvertimento di abitudini e caduta progressiva di riferimenti storici precedenti. La difficoltà si accresce quando nelle crisi non sorgono profeti, persone cioè, che sappiano mantenere viva l’attesa di quelle forme nuove che la ricchezza del passato deve assumere per poter essere accolta e trasmessa alle nuove generazioni".

Crisi di modelli
Crisi non significa panico ma ripensamento, presa di coscienza che gli strumenti, i metodi, i modi non sono più all’altezza di una situazione mutata nel tempo.
Occorre ripensare e sposare qualche grossa idea. Difficile in un tempo di cultura del provvisorio.
Facciamo un esempio: per chi, dopo un naufragio in alto mare, nuota per tenersi a galla, può anche bastare una tavola che galleggia per alimentare la speranza.
Quella tavola ha sempre un nome e cognome: il mio. Ciascuno di noi, se ha fede, deve rappresentare una tavola di salvezza per qualcun altro, soprattutto in famiglia.
Il compito di ogni generazione è di trasmettere alla generazione successiva ciò che ha ricevuto, dopo averlo portato a maturazione nella propria stagione in un continuo procedere verso il futuro di Dio.
Vediamo in questa affermazione il compito profetico che ha ogni famiglia con il proprio cognome e col nome di ciascuno dei suoi membri.

Globalizzazione e famiglia
Questo fenomeno ha le sue radici in campo economico e nelle profonde innovazioni tecnologiche. Ma è soprattutto un fatto culturale che tende ad omologare il pensiero e le coscienze.
Dove è finita la diversità, l'originalità, la fantasia, la capacità di riflettere in proprio?
Se i Gruppi Famiglia, pur nelle forme più diverse, non esistessero bisognerebbe inventarli. E', infatti, urgente che grandi e piccoli, ma in particolare i meno dotti, gli indifesi, i più deboli - socialmente e spiritualmente - imparino, aiutandosi, a ragionare da sé, a discernere il buono dalle cose fatue e banali. E' urgente uscire dall’isolamento per unire le forze e per vederci più chiaro.

Un cammino parallelo
Questo è vero anche in ambito familiare. Va favorito un cammino di discernimento dove grandi e piccoli si educano a vicenda - ognuno a sua misura - in quelle virtù che fungono da pietre angolari per la costruzione personale e familiare: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza.
Lo specifico dunque della chiesa familiare, dei coniugi cristiani nella propria casa è riscoprire, a partire dalle normali dinamiche della vita familiare, quale può essere una santità per noi e per i nostri figli.
Chi è impegnato nella catechesi dell’età evolutiva conosce bene la difficoltà dei ragazzi a cogliere il senso dei valori fondamentali della nostra fede quando alle loro spalle non esiste nessuna cultura familiare in questo senso.
Nella prassi dei Gruppi Famiglia ormai da tempo sono in atto tentativi per permettere un cammino della famiglia, secondo le diverse età, ma non a settori bensì di tutto il gruppo unito.
segninuovi@interfree.it

Figli adulti: tra accettazione e rifiuto dei valori dei propri genitori

Spesso non è facile la convivenza tra genitori e figli quando ci si trova a confrontarsi tra adulti: le opinioni, le idee, le impostazioni di vita possono essere discordanti, creando situazioni in cui è difficile ritrovare un equilibrio.
Nonostante questo, penso che i valori che i nostri genitori ci hanno trasmesso facciano parte di noi, che caratterizzino ed influenzino il nostro modo di essere e di vedere le cose.
La cultura della nostra società, la religione del nostro popolo, i messaggi che ci sono stati trasmessi, soprattutto tramite l’educazione ricevuta dalla famiglia, ci hanno dato un’impostazione mentale che fa parte di noi e del nostro modo di pensare ed agire.
Questo non significa, naturalmente, che tutte le regole ed i valori debbano essere condivisi pienamente dai figli: la società in cui viviamo non è statica, ma è in continuo movimento ed evoluzione, e ciò che può causare un distacco tra generazioni, in quanto le nuove si fanno portatrici di ideali differenti e spesso non condivisi dalle vecchie.
L’evoluzione dei valori è un fattore naturale e necessario, ma il progredire dei costumi, a mio parere, non significa lo sradicamento dei valori che i nostri genitori ci hanno trasmesso.
Quel che conta in una famiglia, come sempre, è venirsi incontro e capirsi vicendevolmente: noi figli adulti dobbiamo avere le nostre idee e lottare per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati - anche se a volte non pienamente condivisi dai nostri genitori - ma senza mai dimenticare quel tessuto di valori che i nostri padri ci hanno trasmesso e che ci caratterizzano.
Personalmente, da figlia adulta, lotto per le mie idee, a volte in contrasto con quelle dei miei genitori, ma non rinnegherei i valori che mi sono stati trasmessi, perché costituiscono le mie radici, la mia cultura, il fondamento del mio modo d’essere e della società di cui faccio parte.
Paola Ferrero