1-Sabato 7 marzo a Ronco Briantino (MI)
L’ELEZIONE DELLA NUOVA COPPIA RESPONSABILE DEL COLLEGAMENTO
Quando si vede lo Spirito Santo all’opera!

di Maria Rosa Fauda
In un freddo ma solare pomeriggio dei primi di marzo ci siamo ritrovati a Ronco Briantino, in provincia di Milano, con le altre coppie della segreteria nazionale - quelle già con l'esperienza di conduzione dei gruppi, del Giornalino, dei campi e delle scuole - insieme alle nuove coppie, elette nei precedenti incontri e provenienti da tutto il Nord Italia, attraverso le quali si contava di realizzare un vero ricambio generazionale alla guida dei Gruppi Famiglia.
Non era affatto facile individuare una candidatura piuttosto che un'altra: tutte le quattro coppie possibili candidate erano valide, coerenti, cristiane fino al midollo ma oberate di impegni: chi in Diocesi, chi in politica o nel lavoro, chi già responsabile di foranie o gruppi famiglia locali.
Devo dire che ad un certo punto (era già il terzo incontro in un anno che rischiava di concludersi con un nulla di fatto) avevamo perso la speranza di avere una vera coppia responsabile nazionale, ma siccome lo Spirito Santo illumina e sconvolge i cuori di tutti, ci siamo trovati a pregarLo in cuor nostro affinché una buona realtà come i Gruppi Famiglia non si esaurisse dopo un cammino di circa vent'anni.
Non piaceva molto una direzione a tre coppie - l’unica proposta emersa e condivisa dagli interessati - anche se non sembrava possibile trovare un’altra soluzione.
È stato a questo punto che i coniugi Demarchi (Corrado e Nicoletta) si sono appartati a riflettere e a pregare in cappella ed al loro ritorno la scelta è stata pilotata, penso da molto, molto in alto, su di loro, avendo l'appoggio delle altre tre coppie giovani, il nostro personale e quello delle altre coppie senior.
Emotivamente ci siamo ritrovati a condividere con loro lo sconcerto e il carico di responsabilità di un ulteriore impegno, ma anche la loro commozione e la nostra gioia.
Dal punto di vista razionale sappiamo che questa coppia è molto preparata sia teologicamente che sul campo di battaglia della vita quotidiana: non sono certo dei super eroi, lavorano entrambi sia fuori che in casa, ma siccome li conosciamo da oltre dieci anni vi possiamo garantire che lo Spirito Santo ha scelto bene.
Ci auguriamo che tutti i gruppi vogliano accoglierli e accettarli, collaborando con loro nelle piccole cose e nei grandi progetti. Noi dal canto nostro gli garantiamo un ricordo nelle nostre preghiere e tutto l'appoggio possibile materiale e formativo allorché ne avessero bisogno.
francomaria.fauda@libero.it

 

2-IL CRISTIANESIMO: SOLO DEI NO?

“Il cristianesimo, il cattolicesimo, non è un cumulo di proibizioni, ma una opzione positiva. Ed è molto importante che lo si veda nuovamente, poiché questa consapevolezza oggi è quasi completamente scomparsa.
Si è sentito dire tanto su ciò che non è permesso, che ora bisogna dire: Ma noi abbiamo un'idea positiva da proporre: l'uomo e la donna sono fatti l'uno per l'altra, esiste - per così dire - una scala: sessualità, eros, aga-pe, che sono le dimensioni dell'amore, e così si forma dapprima il matrimonio come incontro colmo di felicità di uomo e donna, e poi la famiglia, che garantisce la continuità fra le generazioni, in cui si realizza la riconciliazione delle generazioni e in cui si possono incontrare anche le culture.
Anzitutto, dunque, è importante mettere in rilievo ciò che vogliamo. In secondo luogo, si può poi anche vedere, perché certe cose non le vogliamo”.
Intervista del Santo Padre Benedetto XVI a Castel Gandolfo, 5 agosto 2006.
“L’opera di evangelizzazione non è mai un semplice adattarsi alle culture, ma è sempre anche una purificazione, un salto coraggioso che diviene maturazione e risanamento, un’apertura che consente di nascere a quella “creatura nuova” (2Cor 5,17) che è frutto dello Spirito santo”.
Benedetto XVI, discorso al IV Conv. Naz. della Chiesa Italiana, Verona 19 ott. 2006.

 

3-I gruppi familiari: una struttura permanente di cura pastorale della famiglia
La parrocchia missionaria considera la famiglia come risorsa dei cammini e delle proposte pastorali

di Gianfranco Grandis*
È un dato di fatto che questo millennio si è aperto sotto il segno di un mondo che cambia molto rapidamente. Per quanto concerne la famiglia i cambiamenti avvenuti hanno avuto un effetto dirompente, a tal punto che possiamo affermare che negli ultimi decenni del secolo scorso la famiglia ha conosciuto il suo undici settembre, anche se il crollo della sua struttura interna non è stato avvertito da tutti come drammatico. Che cosa è avvenuto?

La famiglia alla prova dei cambiamenti
Il sociologo Jean Stoetzei poteva scrivere nel 1954 che: da più di mille anni, l'essenziale della struttura che caratterizza l'istituzione familiare occidentale è rimasto inalterato: la parentela è bilaterale, l'organizzazione matrimoniale resta monogamica; il gruppo familiare è sempre composto dalla coppia sposata e dai loro figli.
Ora qualcosa di inedito è avvenuto.
Nello spazio di tre decenni, la famiglia è stata colpita da tre rivoluzioni che non hanno precedenti nella storia della nostra cultura:
1. la rivoluzione contraccettiva (1965) che separa sessualità da procreazione;
2. la rivoluzione sessuale (1975), che separa l'esercizio della sessualità dalla esperienza coniugale;
3. la rivoluzione genetica (1985), che permette forme di manipolazione che scalzano la coppia e la famiglia dal suo essere luogo originario ed esclusivo della generazione della vita umana.
Due di queste rivoluzioni - fa osservare Evelyne Sullerot -, quella contraccettiva e quella genetica, sono irreversibili.
Di fronte a tale situazione, la Chiesa ha cercato di interloquire criticamente con dei precisi interventi sul piano etico, allo scopo di illuminare le coscienze sui valori che erano in gioco. Alla rivoluzione contraccettiva ha risposto nell'Humanae vitae (1968) di Paolo VI, un intervento sofferto e assai discusso anche all'interno della comunità cristiana. Nei confronti della rivoluzione sessuale e di quella genetica, è intervenuta la Congregazione per la Dottrina della Fede, con due documenti, il primo ha per titolo: Persona humana. Dichiarazione circa alcune questioni di etica sessuale (1975), il secondo è l'Istruzione: Donum vitae (1987).
Le risposte a cui abbiamo fatto accenno sono di tipo strettamente etico.
La Chiesa oggi, con papa Benedetto, sembra voler prendere la strada della proposizione positiva del messaggio evangelico, mostrando che il cristianesimo non è un cumulo di divieti, ma una opzione positiva, e questa dovrebbe essere la prospettiva prioritaria della pastorale: mostrare il sì a Cristo, prima dei no, che comunque bisogna anche dire per poter realizzare il proprio stile di vita.

I gruppi familiari
La Chiesa esiste per evangelizzare. L'evangelizzazione è un impegno che attraversa tutta la storia della Chiesa. Oggi l'evangelizzazione richiede il coraggio di "un dinamismo nuovo".
In forza del suo ministero profetico, la famiglia è una comunità credente ed evangelizzante. L'incontro e il dialogo della parrocchia (ultima localizzazione della Chiesa) con il mondo passa attraverso la famiglia. La famiglia rivela il contenuto centrale della evangelizzazione: l'amore (FC 17).
Veniamo ora al tema specifico dei gruppi familiari, contestualizzandoli all'interno della missione della Chiesa e nello specifico rapporto tra parrocchia e famiglia, che ha carattere sacramentale e non è riducibile all'ambito di una semplice strategia pastorale dettata dall’attuale contesto storico.

I pochi che vanno ai molti
Certamente quello dei Gruppi Famiglia (GF) è un tema spinoso e intrigante, perché in realtà - nonostante che l'associazionismo tra famiglie sia stato costantemente raccomandato dal magistero - i GF non sono mai del tutto decollati come una struttura pastorale ordinaria di formazione permanente della coppia. E dove sono sorti vivono un po' ai margini della comunità parrocchiale, poco integrati nella sua struttura, in qualche caso tollerati quando non addirittura sopportati. Su di essi grava spesso il sospetto di esprimere una pastorale di élite o di salotto.
Il sospetto, riconosciamolo, non è del tutto infondato, perché è reale il rischio del GF di chiudersi in se stesso, quando invece la parrocchia sente la spinta di annunciare il Vangelo a tutti.
Ma che cosa significa "a tutti"? Come andare a tutti, soprattutto ai più lontani che sono i preferiti da Gesù?
Se è vero che Gesù ha mandato i suoi discepoli ad annunciare il Vangelo "ad ogni creatura" (Mc 16,15), è altrettanto vero che è stato nel suo stile e nel suo metodo andare a tutti attraverso alcuni pochi che Egli aveva adeguatamente preparato alla missione.
La pastorale dovrebbe forse far proprio questo stile e metodo missionario di Gesù: i GF potrebbero costituire proprio quei pochi, che si associano e si formano per andare a tutti.
Il GF, infatti, attua una tensione missionaria che è del Vangelo, ma che è anche radicata nella persona e nella coppia. Sia la persona umana, sia la coppia unita dal patto coniugale, infatti, hanno una struttura comunicativa e rivelativa. Esistono per comunicarsi e rivelarsi all'altro nella esperienza dell'amore oblativo (dono sincero di sé). Ogni forma di narcisismo è sempre mortale!

La qualità del rapporto Chiesa-famiglia
Una riflessione sui gruppi familiari, sulla loro conformazione, sulla loro identità di struttura permanente di formazione della coscienza familiare, sulla loro collocazione all'interno dell'azione evangelizzatrice della Chiesa oggi, e quant'altro, comporta un'analisi sui rapporti che intercorrono tra la famiglia e la Chiesa.
Un passo della Familiaris consortio è al riguardo assai istruttivo: "Per meglio comprendere i fondamenti, i contenuti e le caratteristiche di tale partecipazione, occorre approfondire i molteplici e profondi vincoli che legano tra loro la Chiesa e la famiglia cristiana, e costituiscono quest'ultima come "una Chiesa in miniatura" (Ecclesia domestica), facendo sì che questa, a suo modo, sia viva immagine e storica ripresentazione del mistero stesso della Chiesa.
E anzitutto la Chiesa Madre che genera, educa, edifica la famiglia cristiana, mettendo in opera nei suoi riguardi la missione di salvezza che ha ricevuto dal suo Signore.[…] A sua volta la famiglia cristiana è inserita a tal punto nel mistero della Chiesa da diventare partecipe, a suo modo, della missione di salvezza propria di questa: i coniugi e i genitori cristiani, in virtù del sacramento, "hanno, nel loro stato di vita e nella loro funzione, il proprio dono in mezzo al popolo di Dio"
.[…] In tal modo, mentre è frutto e segno della fecondità soprannaturale della Chiesa, la famiglia cristiana è resa simbolo, testimonianza, partecipazione della maternità della Chiesa (n. 49).
Alla luce di quanto fin qui esposto, è possibile ora individuare tre brevi piste di approfondimento, allo scopo di comprendere come i GF dovrebbero costituire una espressione pastorale privilegiata del reciproco rapporto Chiesa-famiglia in ordine alla missione di comunicare il Vangelo di Gesù Cristo all'uomo d'oggi:

Chiesa e famiglia
La radice teologica
Riflettere sul rapporto tra Chiesa e famiglia significa innanzitutto essere consapevoli che la famiglia non è solo un ambito della sua azione evangelizzatrice, ma è anche una realtà che tocca la Chiesa nella sua struttura teologica per il fatto che il matrimonio è un sacramento. La modalità a partecipare all'essere della Chiesa e non soltanto al suo agire missionario è data dal fatto che il sacramento del matrimonio inserisce all'essere della Chiesa e tramite essa all'essere di Cristo non solo come singolo (battesimo), ma come coppia, vale a dire secondo la modalità dell'una caro.
La sacramentalità del matrimonio risulta, quindi, decisiva e rilevante per pensare il rapporto tra Chiesa e famiglia.
La partecipazione alla missione
A motivo del sacramento, la partecipazione della coppia e della famiglia alla missione della Chiesa avviene nella sua specificità di soggetto ecclesiale, non in quanto singoli, ma in quanto comunità legata da vincoli umani e cristiani (FC 50).
Il gruppo familiare
II gruppo familiare dovrebbe diventare la modalità ordinaria attraverso cui la Chiesa cura la formazione permanente dei cristiani "coniugati" (la maggior parte) e li prepara alla missione, il cui contenuto fondamentale non è altro da ciò che la famiglia è. La famiglia annuncia il vangelo rimanendo se stessa, con il suo stesso essere-coppia-famiglia.
*docente di Teologia Morale e del Matrimonio.
Sintesi della redazione, testo non rivisto dall'autore.

4-I GF: un cammino di formazione permanente

I Gruppi Famiglia possono aiutare la coppia a coltivare tre fondamentali relazioni.
La relazione con Dio.
Alla luce della fede nella creazione, tale relazione costituisce il fondamento di ogni altra relazione. L'uomo e la donna sono stati creati ad immagine e somiglianza di Dio. Tale immagine è iscritta nella nostra struttura, fa parte del nostro DNA, è il principio di quella inquietudine del cuore di cui parla sant'Agostino nelle sue Confessioni.
La relazione con il coniuge.
Tale relazione nasce da un atto di libertà. È il mio "sì" all'altro/a, detto pubblicamente di fronte al ministro della Chiesa e ai testimoni, che genera il vincolo coniugale. Esso è certamente favorito dall'esperienza dell'innamoramento, ma poi deve essere nutrito dall'impegno personale a considerare il proprio coniugo come parte di sé, ad amarlo come si ama il proprio corpo, a servirlo come Gesù ha servito noi di un servizio di carità (agape).
La relazione con le altre coppie.
In forza del sacramento del matrimonio, la coppia cristiana viene inserita nella comunità cristiana. La Chiesa è fatta soprattutto di coppie. La relazione con le altre coppie esprime così la dimensione comunitaria della propria esperienza coniugale e familiare. Dopo un incontro con altre coppie su temi di vita spirituale si ritorna alle proprie case ristorati, corroborati, rinnovati, con la voglia di ricominciare.
Gianfranco Grandis

5-Sussidi e metodologia per i GF

Vorrei qui fornire alcuni suggerimenti di carattere generale per quanto riguarda i sussidi che i GF devono essere aiutati ad elaborare e la metodologia ormai sperimentata e collaudata da molti gruppi.
Essi, però, possono essere solo orientativi; ogni gruppo, infatti, dovrà scegliere le tematiche più consone alle proprie esigenze e la metodologia più appropriata. I sussidi, co-munque, dovrebbero essere elaborati con lo scopo di tenere insieme le due prospettive: quella della fede che richiede ascolto e quella della vita che richiede impegno.
Per quanto riguarda la metodologia, si tenga presente innanzitutto il numero delle coppie che costituiscono il gruppo. Esse non dovrebbero superare le quindici coppie (NdR anche se l’ottimale resta di sette-otto coppie): questo numero permetterebbe di realizzare una buona relazione tra di loro.
L'obiettivo che un GF si propone, infatti, non è mai soltanto contenutistico (trasmettere la dottrina), ma soprattutto esperienziale (favorire il sorgere dell'amicizia e della fraternità che scaturisce dal vangelo).
Il momento più adatto per la riuscita della proposta non sempre è la sera infrasettimanale, in cui si è sovente stanchi, ma può essere la domenica pomeriggio, quando il tempo non è tirato e si possono portare anche i figli, per intrattenere i quali il gruppo sposi o la parrocchia dovrebbe provvedere a coinvolgere dei giovani animatori.
La proposta dovrebbe inoltre permettere l'azione congiunta del sacerdote per la parte che gli compete (la spiegazione della Parola di Dio) e di una coppia guida (l'attenzione al vissuto coniugale e alle modalità con cui la parola può trovare attuazione in esso).
Gianfranco Grandis

Questi testi sono tratti dall’introduzione dell’autore al volume: Famiglie in cammino, edito da Effatà Editrice, e curato da don Valter Danna, direttore dell’Ufficio Famiglia dell’arcidiocesi di Torino.
Il libro offre quattro tipologie di percorsi per gli incontri dei GF. Il primo è dedicato alle coppie giovani, il se-condo propone un percorso di fede per la famiglia, il terzo è più rivolto alla coppia, il quarto può essere utilizzato dai gruppi che vogliono confrontarsi con la Parola di Dio.
Per ulteriori informazioni: Effatà Editrice, tel. 0121 353 452, info@effata.it, http://www.effata.it/Libri/Famigliaedintorni/famiglieincammino.html

 

6-Strumenti per la riflessione di coppia e di gruppo
LA CHIESA E LA PASTORALE FAMILIARE
Il cammino compiuto dal Vaticano II ad oggi

Partendo dal concilio Vaticano II, vorrei proporre un breve schizzo del cammino che la Chiesa italiana ha percorso riguardo alla pastorale familiare.

Il concilio Vaticano II (1965)
Pur non affrontando sistematicamente il capitolo della pastorale familiare, o forse presupponendola, il concilio Vaticano II ha individuato nella famiglia uno dei luoghi fondamentali e decisivi per istituire un fruttuoso dialogo Chiesa-Mondo; la Gaudium et spes nella seconda parte esordisce affermando che tra le fondamentali questioni "che oggi [siamo negli anni '60] destano la sollecitudine di tutti" la famiglia deve essere collocata al primo posto, dal momento che "il bene della persona e della società umana e cristiana è strettamente connesso con una felice situazione della comunità coniugale e familiare" (n. 47).

Matrimonio e Famiglia oggi in Italia (1969)
La prima e significativa attenzione da parte della Chiesa italiana alla famiglia l'abbiamo con il documento Matrimonio e Famiglia oggi in Italia. In questo intervento i Vescovi italiani sottolineano la necessità di un radicale rinnovamento della pastorale rivolta alla famiglia. La famiglia, infatti, costituisce - e qui si richiama quanto detto dal Concilio - il crocevia dei rapporti tra la Comunità cristiana e quella civile e sociale: "È necessario che la famiglia divenga il centro unificatore dell'azione pastorale" (n. 16).
Sinteticamente:
* si deve giungere ad una pastorale familiare organica e sistematica;
* che abbia per "oggetto" la famiglia come comunità;
* allo scopo di promuoverne la specifica "soggettività".
La famiglia quindi deve essere considerata non soltanto l' "oggetto" della sollecitudine della Chiesa, ma promossa come uno specifico "soggetto".
A partire dagli anni '70, la Chiesa italiana di decennio in decennio ha cominciato a darsi un progetto pastorale organico e progressivo in risposta al nuovo contesto culturale della società letto alla luce delle grandi trasformazioni e della parola di Dio, secondo il metodo messo a punto dalla Gaudium et spes ("alla luce del Vangelo e dell'esperienza umana", n. 46). La pastorale familiare entra a pieno titolo in questa progettualità trovando una sua armonica collocazione all'interno della globale azione pastorale della Chiesa.

Evangelizzazione e sacramento del Matrimonio (1975)
La famiglia diventa soggetto tramite la promozione della sua "ministerialità". A tale riguardo questo intervento dei vescovi degli anni '70 costituisce una specie di pietra miliare della pastorale familiare italiana che precede di qualche anno quanto poi la Familiaris consortio dirà per tutta la Chiesa universale. Nel contesto dell'azione evangelizzatrice della Chiesa nel mondo moderno, alla famiglia deve essere riconosciuto uno specifico ministero, il "ministero coniugale":
Nella Chiesa particolare vivono le famiglie cristiane che, come Chiese domestiche, hanno un posto e un compito insostituibile per l'Annuncio del Vangelo. I coniugi perciò in forza del loro ministero non sono soltanto l'oggetto della sollecitudine pastorale della Chiesa, ma ne sono anche il soggetto attivo e responsabile in una missione di salvezza che si compie con le loro parole, la loro azione, e la loro vita (n. 89).
Questo documento fa parte di un piano pastorale più vasto che ha come centro il tema del rapporto tra evangelizzazione e sacramenti.

Comunione e comunità nella Chiesa domestica (1981)
II piano pastorale degli anni Ottanta propone come punto focale di attenzione il tema della comunione, tipico della ecclesiologia del concilio Vaticano II. La famiglia è la prima e principale forma di comunione di persone e si caratterizza come esperienza di "chiesa-domestica". In questi interventi dei Vescovi si afferma che
il ministero di comunione della Chiesa arriva fino a riflettersi e a essere realmente partecipato, sebbene a suo modo, da quella piccola comunità che è la famiglia cristiana, dal Concilio chiamata "Chiesa domestica" (n. 5).

La Familiaris consortio (1981)
Accanto a questo cammino della Chiesa italiana, anche la Chiesa universale stava maturando una rinnovata coscienza dell'importanza della pastorale familiare. Essa ha trovato la sua articolata elaborazione dei contenuti nell'Esortazione Apostolica post-sinodale Familiaris consortio, di cui si è celebrato nel 2001 il XX° anniversario con una grande manifestazione a Roma il 20-21 ottobre dello stesso anno, promossa dalla CEI. Presentandola ai cardinali, il Papa l'ha definita "una "summa" dell'insegnamento della Chiesa sulla vita, i compiti, le responsabilità, la missione del matrimonio e della famiglia nel mondo d'oggi". La Familiaris consortio costituisce il punto di non ritorno. Essa risulta essere una decisiva fonte di alimentazione a cui ricorrere per la formazione della coscienza dei coniugi credenti, ma anche dei pastori e degli operatori pastorali, sulla centralità della famiglia nell'azione pastorale della Chiesa.
Un operatore di pastorale familiare dovrebbe assimilarla fino a possederla quasi a memoria. Il documento si struttura in quattro parti:
1) una lettura della situazione della famiglia oggi per individuarne luci ed ombre (si applica qui il criterio conciliare della lettura dei "segni dei tempi") [nn. 1-10],
2) una presentazione sintetica della antropologia e teologia del matrimonio [nn. 11-16];
3) la descrizione dei compiti specifici della famiglia [nn. 17-64];
4) le varie articolazioni della pastorale familiare secondi i tempi, le strutture, gli operatori, le situazioni [nn. 65-85].

La Lettera alle famiglie (1994)
Collochiamo qui anche un ulteriore importante intervento del Sommo Pontefice pubblicato in occasione dell’Anno Internazionale della Famiglia promosso dalle Nazioni Unite nel 1994. All'inizio della lettera, Giovanni Paolo II si richiama alla sua prima enciclica, Redemptor hominis, dove scriveva che l'uomo è la via della Chiesa. E continua:
Con questa espressione intendevo riferirmi anzitutto alle molteplici strade lungo le quali cammina l'uomo, e in pari tempo volevo sottolineare quanto vivo e profondo sia il desiderio della Chiesa di affiancarsi a lui nel percorrere le vie della sua esistenza terrena. La Chiesa prende parte alle gioie e alle speranze, alle tristezze ed alle angosce del cammino quotidiano degli uomini, profondamente persuasa che è stato Cristo stesso ad introdurla in tutti questi sentieri: è Lui che ha affidato l'uomo alla Chiesa; l'ha affidato come "via" della sua missione e del suo ministero (n. 1).
E prosegue:
Tra queste numerose strade, la famiglia è la prima e la più importante: una via comune, pur rimanendo particolare, unica ed irripetibile, come irripetibile è ogni uomo; una via dalla quale l'essere umano non può distaccarsi (n. 2).
La famiglia è così collocata al cuore della cura della Chiesa nell'esercizio della sua missione evangelizzatrice. A chi obiettasse che tale collocazione può costituire una emarginazione delle persone che oggi, soprattutto nella società occidentale, vivono sole, senza il calore di una famiglia, si deve rispondere che l'assunzione della famiglia a "via" della Chiesa non ha significato sociologico, ma teologico/esistenziale, in quanto la famiglia costituisce sempre nell'esistenza della persona l'orizzonte di senso di riferimento. E lo stesso Papa a ricordarlo:
Persino quando [l'uomo] sceglie di restare solo, la famiglia rimane, per così dire, il suo orizzonte esistenziale, come quella fondamentale comunità nella quale si radica l'intera rete delle sue relazioni sociali, da quelle più immediate e vicine a quelle più lontane. Non parliamo forse di "famiglia umana" riferendoci all'insieme degli uomini che vivono nel mondo? (n. 2).

Il Direttorio di pastorale familiare (1993)
Negli anni '90, il cammino della Chiesa italiana approda all'elaborazione del Direttorio di pastorale familiare nazionale. Presentandolo, il cardinale Ruini afferma che
i Vescovi italiani, approvando e pubblicando il testo [...], con realismo, con coraggio e nel rispetto di ogni Chiesa locale, intendono rilanciare e rinnovare la pastorale familiare. Desideriamo cosi sollecitare ogni nostra Chiesa perché cresca sempre più nella consapevolezza delle priorità della famiglia nell'azione pastorale e riprenda slancio e dinamismo nella sua missione a favore della famiglia.
Il compito di tradurre gli indirizzi della pastorale familiare è ora nelle mani della comunità cristiana e soprattutto delle famiglie che sono le prime responsabili (soggetto) di questa pastorale. Alla fine dell'introduzione si dice:
le pagine del Direttorio vorrebbero costituire quasi un "vademecum" o "manuale", affidato alle chiese locali e, in esse, innanzitutto ai diversi operatori pastorali, per favorire un cammino più unitario e condiviso e per orientare la formazione degli stessi operatori, quale esigenza prioritaria di tutta la pastorale familiare (n. 3).

La Familiaris consortio e il Direttorio dovrebbero costituire come i due polmoni con i quali la pastorale familiare può pienamente respirare e poter così vivere e crescere nelle nostre comunità.
Giancarlo Grandis, docente di Teologia Morale e del Matrimonio.

Questo testo è tratto dall’introduzione dell’autore al volume: Famiglie in cammino, edito da Effatà Editrice, e curato da don Valter Danna, direttore dell’Ufficio Famiglia dell’arcidiocesi di Torino.
Il libro offre quattro tipologie di percorsi per gli incontri dei GF. Il primo è dedicato alle coppie giovani, il secondo propone un percorso di fede per la famiglia, il terzo è più rivolto alla coppia, il quarto può essere utilizzato dai gruppi che vogliono confrontarsi con la Parola di Dio.
Per ulteriori informazioni: Effatà Editrice, tel. 0121 353 452, info@effata.it; http://www.effata.it/Libri/Famigliaedintorni/famiglieincammino.html

 

7-GRUPPI FAMILIARI E SPIRITUALITÀ CONIUGALE
È una spiritualità che esprime il "vissuto" dei coniugi cristiani

Di Maria Pia Ghielmi*
I primi Gruppi familiari
I primi "Gruppi di spiritualità coniugale" nascono negli anni Trenta e Quaranta, ispirati da un'esigenza spirituale fortemente sentita, quella di coppie che, dopo una giovinezza impegnata nei movimenti giovanili, non intendono rinunciare all'ideale di una fede viva, attiva, alla ricerca della "santità" cristiana anche nel matrimonio. Questa esigenza si accompagna al nuovo clima culturale e teologico che andava definendosi in quegli anni.
Tra i primi e più noti gruppi familiari vanno segnalate le Equipes Notre Dame, sorte a Parigi nel 1938 per opera dell'abbé Caffarel e di alcune giovani coppie con lo scopo di aiutarsi a vivere il Vangelo nella vita coniugale e familiare.
Lo sviluppo del movimento e la sua influenza furono rilevanti, cosi da ispirare anche altri gruppi e associazioni familiari.
In Italia il movimento di spiritualità familiare raggiunse una sua relativa autonomia intorno agli anni '50: nel 1948 si formarono a Milano i primi Gruppi di spiritualità familiare, nati nell'ambiente dei Laureati di AC, per iniziativa di don Carlo Colombo.
Alla base vi fu la riscoperta della sacramentalità del matrimonio, idea che consentì di superarne una visione riduttiva (solo giuridica o moralistica) e di fondare invece proprio sul sacramento la spiritualità coniugale.
I Gruppi cercarono fondamento alla loro intuizione in una rinnovata concezione teologica, che considerava il matrimonio come situazione permanente di grazia, grazia che non è limitata al momento del consenso, ma rende presente continuamente nella vita degli sposi l'amore tra Cristo e la Chiesa.
Il matrimonio poté così essere compreso come "via alla santità", con un proprio ruolo e una propria missione specifica nella Chiesa, affidata dal sacramento agli sposi.
A differenza delle Equipes Notre Dame, i Gruppi di spiritualità familiare, sempre più diffusi in tutta Italia, hanno quasi sempre rifiutato una rigida strutturazione in movimento. Talvolta collegati alle parrocchie, i Gruppi hanno preferito non impegnarsi in quanto tali in attività comuni, anche se le singole coppie trovarono modo di dedicarsi al servizio ecclesiale (preparazione dei fidanzati, catechesi) o sociale, aprendosi largamente a esperienze di adozione e affido.
La riflessione dei coniugi trovò ispirazione e sostegno in una letteratura che intendeva approfondire la spiritualità familiare e ripensare alla teologia del matrimonio. La nuova prospettiva si basava sull'affermazione della piena santità del matrimonio, fondata sul sacramento.

La spiritualità coniugale
Alla base della spiritualità coniugale c'è l'idea base, ricavata dalla teologia del matrimonio, per la quale il sacramento non è più inteso come atto che comunica la grazia al momento del consenso, ma come sacramento permanente. Tutta la vita cristiana diviene così sorgente di grazia e i coniugi sono fonte di grazia l'uno per l'altro.
Il dono della carità non si sovrappone né snatura le caratteristiche dell'amore coniugale, ma lo assume, lo anima, lo trasfigura a misura della carità di Cristo, rispettandone la struttura e le molteplici dimensioni psicologiche, affettive, sociali.
In questo senso la carità coniugale ha un suo proprio e specifico modo di porsi, che non può essere costruito a priori, ma viene creato e declinato nella vita degli sposi stessi.
La teologia è oggi più consapevole che solo la vita quotidiana, storica degli sposi, quindi la loro esperienza cristiana nel matrimonio, può portare a dare volto a una spiritualità coniugale.
La riflessione sulla carità di Cristo, partecipata a tutti i cristiani nella vocazione battesimale e culminante nel dono di sé che Cristo compie nell'Eucaristia, conduce a un'ulteriore osservazione: la sottolineatura della specificità della vocazione matrimoniale non deve mai portare a dimenticare di inquadrarla nella più universale vocazione cristiana. Il matrimonio trova il suo senso solo in riferimento all'Eucaristia, dove Cristo si dona nella carità a tutta la Chiesa: la coppia non può comprendersi che nel quadro di una comunità più ampia, rischiando altrimenti la chiusura e una sterile autoreferenzialità.

Partire dal "vissuto"
Se i gruppi di spiritualità coniugale furono all'inizio visti con una certa diffidenza, il Concilio Vaticano II ne costituì invece un'approvazione e un incoraggiamento.
La fase post-conciliare costituì una lunga stagione che portò alla nascita di varie e preziose esperienze, dai gruppi legati ad associazioni e movimenti a quelli parrocchiali.
Importanti documenti del magistero da allora ad oggi hanno incoraggiato la famiglia ad assumersi un ruolo di testimonianza nella Chiesa.
Mi pare, in conclusione, di poter così sintetizzare alcune linee di riflessione: essere cristiani oggi comporta anzitutto il discernimento della condizione nella quale ci si viene a trovare, situazione storica che richiede di essere interpretata con attenzione e competenza, per poter dire sempre e di nuovo la parola della carità.
"Spiritualità coniugale" significa, a mio giudizio, vivere la carità cristiana nel matrimonio con un atteggiamento di fedeltà alla Parola, ma anche con la capacità di comprendere "i segni dei tempi": la spiritualità non consiste dunque in un insieme di principi da dedurre a tavolino, ma esprime anzitutto il "vissuto" dei coniugi cristiani.
Un vissuto che, certamente, pur chiedendo risorse di interpretazione alla riflessione teologica, non potrà essere costruito a priori: la creatività e l'originalità dell'esperienza di vita degli sposi, guidata dallo Spirito, saprà realizzare e "inventare" la "spiritualità coniugale".
Senza inoltre dimenticare che, poiché il carisma dei coniugi cristiani è quello di rappresentare l'amore di Cristo per la Chiesa, il riferimento al sacramento del matrimonio alimenta una dinamica di apertura che impedisce alle famiglie di chiudersi nella peculiarità della loro esperienza.
Il rimando fondamentale al Battesimo e all'Eucaristia deve ricordare agli sposi che essi sono anzitutto cristiani che, nella fede, nella speranza e nella carità, nel riferimento a una comunità più ampia, cercano di rivivere l'esperienza filiale di Cristo nella storia e nella vicenda complessiva degli uomini che essi incontrano.
Ogni famiglia ha dunque il suo dono, nessuna esclusa, e può diventare anima del mondo, anzi lo è già. Ma ancora inespresse appaiono le risorse di umanità che la famiglia può dispiegare all'interno della Chiesa e della società intera.
E questo appare l'orizzonte entro il quale poter ridefinire fisionomia e compiti di quei credenti che, in quanto sposi, hanno deciso di attraversare insieme i giorni della propria vicenda.
* docente di Teologia Spirituale presso la Facoltà Teologica di Milano
Testo tratto da: Gruppi di spiritualità familiare. Testimonianze ticinesi, edito in proprio. Sintesi della redazione, testo non rivisto dall'autore. http://www.famiglieinrete.ch/

 

8-SPIRITUALE MA "INCARNATA"
Non spiritualità monastica ma coniugale

La condizione matrimoniale, fino al Vaticano II, era considerata uno "stato di vita" inferiore rispetto alla via più perfetta rappresentata dal sacerdozio o dalla vita religiosa.
Non a caso la stessa spiritualità coniugale tendeva generalmente a mutuare i propri modelli dalla spiritualità monastica. Tale situazione era conseguenza di un retaggio culturale e teologico antico che considerava con diffidenza la sessualità, giustificandola solo nella prospettiva della procreazione e considerandola in qualche modo come un ostacolo alla piena comunione con Dio.
Lo sforzo dei primi gruppi familiari fu orientato proprio nel tentativo di superare questa concezione riduttiva del matrimonio, giungendo a proporre una dinamica spirituale più adeguata e autentica. Ma il cammino non era semplice, bisognava superare molti preconcetti.
Un'ambiguità che segnò i primi passi di questa riflessione concerneva l'accezione di "spirituale", concepito come sinonimo di "disincarnato" o "interiore": così che "spiritualità", per gli sposi, veniva a significare "comunione di anime", sottolineando gli aspetti della preghiera e dell'interiorità, e tralasciando gli aspetti corporei, sociali, quotidiani della vita.
Una riflessione teologica più attenta ha progressivamente chiarito l'autentico senso cristiano dei termini "spirituale", "spiritualità", riscoperto in particolare attraverso san Paolo.
L' "uomo spirituale" non è da interpretare in senso dualista : l'uomo in quanto spirito in contrapposizione ad un corpo, ma intende descrivere l'uomo che vive secondo lo Spirito di Cristo e quindi interpreta e costruisce la propria vita in riferimento a Cristo e alla Sua carità. Questa carità, che è l'universale vocazione di ogni cristiano, si declina poi nelle diverse situazioni di vita, in tutti i loro aspetti.
In questo modo è possibile leggere e vivere alla luce del Vangelo la concreta situazione vitale in cui ci si viene a trovare.
Maria Pia Ghielmi
Testo tratto da: Gruppi di spiritualità familiare. Testimonianze ticinesi, edito in proprio. Sintesi della redazione, testo non rivisto dall'autore.

 

9-DAI FIDANZATI AI GRUPPI FAMIGLIA AL COLLEGAMENTO TRA GRUPPI
Oltre venticinque anni d’impegno a favore delle coppie e delle famiglie

Di Anna e Guido Lazzarini
Dopo anni di impegno nella preparazione dei fidanzati al Matrimonio, nel 1983 ci è sembrato logico e doveroso creare qualcosa che li accompagnasse anche dopo.
La nascita dei Gruppi Famiglia
Facevamo parte del CPM e avevamo sperimentato come nel gruppo, nella piccola comunità, ci si potesse aiutare a ri-vivificare continuamente, nel quotidiano, il progetto di coppia in un cammino di fede.
Nella conduzione dei primi campi estivi abbiamo ascoltato il vissuto di coppie che, nella loro normalità, desideravano vivere da credenti: sono così nati i moduli di formazione e le scuole per i Gruppi Famiglia che hanno proposto un metodo ben preciso.
Fin da subito si è voluto dare il carattere di Gruppi Famiglia perché anche i figli fossero considerati fratelli nella Fede e coinvolti nel cammino.
L’esigenza del Collegamento
È emersa molto presto la necessità di mantenere i contatti tra i gruppi che si andavano costituendo per evitare che, ad una nascita più o meno rapida, seguisse una lenta agonia… ed è nato il Collegamento che, per l'avvio e la vitalità dei gruppi, offre alcuni strumenti essenziali: la rivista trimestrale di riflessione e scambi d'esperienza, le scuole di formazione a livello locale, i campi estivi interdiocesani, il sostegno all'intergruppo tra responsabili, le giornate di apertura e chiusura del cammino annuale sia a livello locale che nazionale.
La realtà di oggi
Oggi i gruppi famiglia sono un'esperienza acquisita nella pastorale familiare e sono diffusi nelle parrocchie di molte Diocesi con modalità varie sia di metodo che di contenuti.
Secondo noi è importante mantenere vivi, nei nostri Gruppi Famiglia, il metodo, essenzialmente basato su lectio divina e revisione di vita, il radicamento nelle comunità parrocchiali e il Collegamento nazionale.
Non sappiamo quanto del seminato in questi anni sia vivo e dia ancor oggi frutti.
In alcune realtà sembra tutto scomparso, in altre, come dal fuoco che cova sotto la cenere, riappaiono faville vive… in altre ancora il seme è cresciuto ed è diventato un albero carico di frutti: solo così si spiega che quattro coppie giovani, cresciute nei gruppi, si siano da poco assunte il compito di essere responsabili del Collegamento: una a livello nazionale, tre a livello regionale, ma ben decise a camminare insieme… e questo è fonte di profonda gioia.
guido.lazzarini@unito.it

10-Il Collegamento Regionale tra GF del Piemonte

di Paolo Albert
Ogni coppia ha bisogno ogni tanto di ascoltare, riflettere su "cose nuove", su ideali che ci stacchino un po' dal quotidiano e ci aiutino a guardare alla nostra vita con occhi diversi e più obbiettivi. Abbiamo bisogno di pensieri che scaldino il cuore e rinnovino la bellezza del nostro vivere l'amore di coppia, che ci facciano sentire partecipi di quella realtà grande in cui l'amore di Cristo per l'Uomo e la Donna si rispecchia nell'amore di coppia.
È questo il senso della giornata di maggio che ormai da tre anni organizziamo come GF del Piemonte. Abbiamo sempre fatto in modo che l'appuntamento possa essere l'incontro di chiusura dell'attività dell'anno.
Il momento più bello del nostro incontrarsi è forse l'accoglienza quando, arrivando, ritroviamo gli amici con le loro famiglie, i figli cresciuti, i volti sorridenti che riflettono la gioia del ritrovarsi.
Ascoltiamo sempre con interesse i relatori; mettono in ciò che annunciano la forza della fede vissuta e la maturità dell'esperienza e dello studio. Mi viene sovente spontaneo ringraziare il Signore perché continua a suscitare uomini che si dedicano a capire, approfondire la sua Parola per aiutare noi a cogliere i significati più profondi e più adatti alle situazione ed ai tempi in cui viviamo.
famigliaalbert@gmail.com

Le nuove coppie responsabili del Collegamento tra GF si presentano
11-La nuova coppia responsabile nazionale
Nicoletta e Corrado Demarchi

Siamo Nicoletta e Corrado Demarchi da Pinerolo (TO). Sposati da 18 anni, abbiamo tre figlie, Elisabetta (14 anni) Emanuela (11) Elena (5). Entrambi lavoriamo nel campo bancario e ci sentiamo molto "figli" dei GF.
Dodici anni or sono abbiamo iniziato il nostro cammino partecipando alla scuola dei Gruppi Famiglia: costituito un gruppo nella nostra parrocchia (Madonna di Fatima a Pinerolo) abbiamo continuato a lavorare nell'ambito familiare.
Siamo cresciuti come coppia e come famiglia partecipando ai collegamenti ed ai campi estivi, esperienze estremamente arricchenti di cui abbiamo fatto ampiamente tesoro.
Questo impegno è poi continuato all'interno dell'Ufficio per la pastorale familiare della nostra diocesi di Pinerolo, dove da tre anni ne siamo la coppia responsabile.
In quell'ambito, tra i primi progetti, abbiamo lavorato con fiducia per le famiglie in difficoltà, promuovendo la costituzione di un gruppo di accompagnamento spirituale per chi vive la separazione ed il divorzio.
Inoltre la nostra azione si è sviluppata con corsi di preparazione matrimoniale, incontri formativi e di approfondimento, un cammino mirato per i neo-sposi ed ovviamente la promozione dei Gruppi Famiglia nelle varie parrocchie.
Ed ora ci troviamo con questo nuovo incarico che affrontiamo con spirito di servizio e grande entusiasmo.
Quando il 7 marzo scorso ci siamo incontrati a Ronco Briantino, per l'elezione della coppia responsabile del collegamento nazionale dei Gruppi Famiglia, non avevamo alcuna intenzione di candidarci, visti i nostri impegni a Pinerolo: sovente però lo Spirito Santo ci conduce dove noi non immaginiamo ed alla fine di una lunga riunione abbiamo dato la nostra disponibilità, sicuramente con una buona dose di incoscienza, alla base alle volte, di scelte importanti.
Succedere ad Anna e Guido Lazzarini ed alle coppie storiche che hanno costituito i GF è sicuramente un'impresa ardua.
A loro va un grazie particolare perché tutto ciò che noi ereditiamo è frutto del loro lavoro e impegno.
Sappiamo di poter contare sull'aiuto e la collaborazione dei nuovi responsabili regionali, i Durante per il Veneto, i Brambilla per la Lombardia e i Rostagno per il Piemonte. Lavoreremo assiduamente e con grande entusiasmo: con loro vogliamo visitare tutte le realtà locali, ascoltare i suggerimenti e i consigli che di volta in volta ci verranno mossi, con un atteggiamento di massima condivisione.
curra@email.it

12-La coppia responsabile per il Veneto
Antonella e Renato Durante

Siamo Antonella e Renato Durante e abbiamo accolto l'invito a coadiuvare i nuovi responsabili nazionali dei gruppi famiglia, facendo da riferimento per le diocesi trivenete.
Ci siamo sposati nel 1995 e la nostra famiglia è formata da Anna di 13 anni, Giorgia di 11, Giordano di 7 e Tobia di 2. Abitiamo a Trevignano in provincia di Treviso ed entrambi siamo insegnanti
La nostra esperienza con i gruppi famiglia ha inizio nel 1998 con l'allora nostro gruppo famiglie parrocchiale, a cui è seguita subito l'esperienza delle settimane estive che ci hanno conquistato il cuore... e cambiato la vita.
Il nostro tempo libero ci vede attivi nella comunità civile, in parrocchia con la catechesi e con la scuola materna, e nei gruppi famiglia come corresponsabili della zona di Vallà (TV), a cui fanno riferimento gruppi famiglia di diverse parrocchie, fra cui il nostro.
La nostra storia nasce attorno all'impegno ecclesiale in Azione Cattolica prima come educatori ACR e poi responsabili di gruppi giovani; ad essa siamo debitori per la bella stagione giovanile.
Crediamo che i GF siamo una opportunità unica per tutta la nostra famiglia, vissuta in un clima di vera accoglienza senza riserve verso tutti.
È un’esperienza che vorremmo almeno far provare alle persone a cui vogliamo bene. Per questo da qualche anno a questa parte mettiamo a disposizione le nostre estati per offrire ad altre famiglie l'opportunità di vivere sette giorni con altre famiglie, animatori super e qualche sacerdote mettendoci in ascolto della Parola e delle realtà del nostro tempo.
Si tratta di camminare insieme tra famiglie per poter vivere la nostra famiglia sempre più come chiesa domestica, non solo la domenica o la festa, ma ogni giorno della vita feriale, dal lunedì al venerdì.
Il nostro essere a servizio nasce dall'incontro con Lui, non possiamo non dirlo forte a quanti incontriamo, la forza del suo annuncio per noi ha avuto ed ha il volto e la voce di molte persone che incontriamo e che ci hanno fatto a loro volta dono della loro esperienza, prima di tutto di fede, di fiducia in Lui che fa grandi cose: a loro siamo grati, a loro siamo fraternamente legati come se si trattasse di un debito inestinguibile.
A tutti buon cammino!
ren-anto@libero.it

13-La coppia responsabile per la Lombardia
Ernesta e Gianprimo Brambilla

Semplicemente, ci presentiamo...
Siamo i coniugi Brambilla, Gian-primo ed Ernesta, sposati da diciannove anni e durante il nostro cammino abbiamo avuto il dono di cinque figli: Eleonora, Ilaria, Francesco (che ci guida dal cielo), Emanuele e Daniele.
Viviamo da sempre a Ronco Briantino un paese della grande diocesi di Milano ed ora nella provincia di Monza e Brianza. Gianprimo lavora in una cooperativa di solidarietà sociale in paese, Ernesta è casalinga.
Siamo sempre stati impegnati in parrocchia fin da giovani, Ernesta come catechista ed educatrice ACR, Gianprimo come animatore liturgico.
Dopo il nostro matrimonio abbiamo mantenuto gli impegni che avevamo in precedenza, nel limite del possibile, anche con l'arrivo dei figli.
Da subito, abbiamo iniziato a seguire dei gruppi di spiritualità familiare, in quanto come coppia ci sembrava importante portare avanti un impegno insieme, desiderosi di intraprendere un cammino di fede comune.
Dopo qualche anno ci siamo attivati nell'organizzare degli incontri in parrocchia, ma non mancarono le difficoltà nel trovare lo "stile" che coinvolgesse diverse coppie.
Poi, nell'estate del 2002, casualmente, ci siamo soffermati su un trafiletto di "Noi, genitori e figli" (il mensile di "Avvenire" dedicato alla famiglia) in cui venivano proposte delle "vacanze" speciali sui monti del Piemonte o del Trentino con altre famiglie. Abbiamo intuito che quella era l'occasione che da tempo aspettavamo, abbiamo telefonato e prenotato la nostra prima settimana ai campi estivi dei Gruppi Famiglia.
Di questa settimana ci è piaciuto il clima, lo stile, l'animazione dei nostri figli... e così una volta ritornati in parrocchia abbiamo pensato di impostare il lavoro del nostro gruppo secondo le indicazioni dei Gruppi Famiglia.
Il nostro impegno a livello di pastorale familiare si è così rafforzato, perché sentiamo vivo il legame con gli altri gruppi che come noi si sentono parte di una comunità di famiglie; pertanto comprendiamo e crediamo nell'importanza di avere un collegamento fra i gruppi sparsi nelle varie diocesi. È per questo motivo che abbiamo accettato questo nuovo impegno di referenti per la Lombardia, anche se per ora conosciamo solo la nostra piccola realtà.
ernesta.gianprimo@virgilio.it

14-La coppia responsabile per il Piemonte
Emilia e Elvio Rostagno

Ci siamo sposati 21 anni fa dopo cinque anni di fidanzamento.
Facevamo parte di un gruppo giovanile parrocchiale. Ci siamo occupati di volontariato e di animazione giovanile. Abbiamo tre figlie: Alice di 20 anni, studente universitaria al primo anno, Beatrice di 13 anni e Matilde di 8 anni. Alice è animatrice parrocchiale, Beatrice e Matilde partecipano alle attività scout.
Io Emilia sono laureata in scienze biologiche e da anni, con una società, mi occupo di recupero scolastico.
Io Elvio sono architetto libero professionista e con altri soci gestisco un'attività professionale con una quindicina di collaboratori.
Abbiamo iniziato ad occuparci di tematiche della coppia circa dieci anni fa al servizio della Diocesi di Pinerolo, dapprima come coppia di riferimento in un gruppo di giovani fidanzati, poi come coppia animatrice di un gruppo di giovani sposi.
Oggi, facciamo parte dell'Ufficio della pastorale famigliare diocesana e siamo responsabili di un progetto per le coppie in crisi. Da alcuni anni facciamo parte della giunta del Collegamento Nazionale dei Gruppi Famiglia.
Io Emilia sono impegnata socialmente sulle problematiche scolastiche, faccio parte di un coordinamento di genitori e insegnati del pinerolese che si è mobilitato per affrontare tematiche relative alle riforme dell'insegnamento. Sono
anche membro della Giunta di un Consiglio di Circolo Scolastico.
Io Elvio da anni sono impegnato in campo politico nell'amministrazione a livello locale, ho rivestito la carica di assessore ai servizi sociali in un comune di 35.000 abitanti e per alcuni anni sono stato consigliere comunale.
Presiedo la consulta urbanistica dell'ANCI per la Regione Piemonte e mi interessa l'animazione politica nella speranza che, con il tempo, nuove leve si affaccino alla politica in senso attivo.
Viviamo in una casa di campagna a Roletto, un paese poco distante da Pinerolo. Dire "viviamo" con gli impegni che abbiamo potrebbe sembrare eufemistico, ... sarebbe più corretto dire che ogni tanto la nostra casa ci dà ospitalità!
Ora ci troviamo con questo nuovo impegno, che condividiamo con Céline e Paolo Albert, e con i quali siamo certi di poter collaborare al meglio per far crescere la realtà del Collegamento tra GF in Piemonte.
libro_aperto@tiscali.it , elvio.rostagno@libero.it

15-VENT’ANNI DI COLLEGAMENTO VISTI DAL VENETO
Un impegno costante di fedeltà ai principi che formano l’identità dei Gruppi Famiglia

Nel giugno del 1989 a Castenuovo Fogliani (PC) prese il via ufficialmente il Collegamento nazionale tra Gruppi Famiglia. Sei mesi dopo usciva il primo numero di questa rivista su cui già compare il nome dei Piccin. Sono loro, infatti, che organizzarono il campo scuola di Casteltesino del 1990 animato dai Lazzarini. Sono loro che, ancora oggi, organizzano campi estivi per i GF, e non solo. È per questo che li abbiamo scelti per parlarci di questi vent’anni di Collegamento visti dal Veneto.

di Valeria e Tony Piccin
È quasi impossibile per noi fare una carrellata dei molti anni di attività svolti nei Gruppi Famiglia, un po' per le tante vicende che hanno accompagnato questo lungo periodo, un po' per i continui cambiamenti di situazioni, sedi, persone che si sono susseguite. Tuttavia crediamo che alcune costanti per noi siano sempre rimaste fisse sia nelle scelte che nell'impostazione del lavoro.
Si potrebbero sintetizzare in alcuni punti principali:
•    l'inserimento nella chiesa locale nonostante talvolta contrattempi e difficoltà;
•    l'impegno del collegamento con le altre realtà dei Gruppi Famiglia;
•    la disponibilità a far nascere altre realtà in regioni, zone vicine e lontane;
•    la cadenza mensile degli annunci seguiti dalla relativa formazione nella riflessione in gruppo, lectio e R.d.V.;
•    le settimane estive organizzate e sostenute anno dopo anno;
•    l'attività formativa rivolta a tutta la famiglia attraverso il cammino parallelo dei figli.
È chiaro che mantenere fede a questi principi, che a nostro avviso formano l'identità dei Gruppi Famiglia, ci ha procurato non pochi contrasti, rifiuti, sofferenze ma non ci siamo sentiti di cedere a facili semplificazioni, distorsioni e confusioni con altre realtà che non rispecchiassero queste idee di fondo.
Abbiamo vissuto tanti momenti di grande ricchezza ed entusiasmo, ne sono una piccola prova gli ultimi incontri di collegamento di Carpi e Pavia. Ci sono stati anche momenti di difficoltà e incomprensione sia nei rapporti con la realtà locale, sia all'interno dell'organizzazione stessa dei Gruppi Famiglia.
Ora sembra il tempo più adatto per una ripartenza con persone nuove in una realtà totalmente cambiata.
A coloro che ricevono, dopo la nuova recente elezione, questa eredità facciamo i nostri auguri per la nuova stagione che inizia.
segninuovi@alice.it

 

16-Non sottovalutiamo mai il ruolo dei nostri figli
COSA C’È DIETRO UN CAMPO ESTIVO?
Serve trovare il don, i cuochi, gli animatori, la coppia responsabile, la casa... e affidarsi al buon Dio!

Dove andiamo in vacanza quest'anno? Certo che mettere d'accordo tutti è proprio un'impresa: piccoli e grandi, e poi metteteci anche degli adolescenti... ed i conti con il portafoglio!
A casa nostra le vacanze si discutono a partire dalle settimane che i figli lasciano libere dai loro impegni; scout, oratorio, campi scuola.... e il campo famiglie? ALT! Fermi tutti!
È sorprendente sentire da amici che il campo famiglie, una volta provato, per i figli diventa il termine di paragone per tutte le altre vacanze, miniclub del Mar Rosso compresi, per chi se li può permettere.
Sarà strano ma sono i nostri figli che ci chiedono di tornare al campo famiglia, ed ogni anno è la stessa storia.
Allora quando si apre la stagione e si decidono per la nostra famiglia le vacanze, è tutto un susseguirsi di telefonate. - Tu vieni? Certo che ci vengo! - Vieni a darci una mano? - A fare cosa? - Non ti preoccupare, c'è l'imbarazzo della scelta!
L'impasto della settimana estiva inizia a lievitare presto, già nel corso degli ultimi incontri dei nostri gruppi famiglia. Si ricercano gli ingredienti fondamentali:
•    il don, il più difficile da trovare (ad agosto ferie per tutti e le parrocchie scoppiano di iniziative);
•    i cuochi, certo la tavola è fondamentale perché tutto vada bene, mica è una settimana di digiuno o alla beauty farm (tutt'al più si tratta di un centro bellezza per l'anima, ma di tutta la famiglia);
•    gli animatori, perché senza di loro come si dice... "no animator, no party" (non si parte nemmeno, c’è poco da fare). I figli scelgono i campi dei loro animatori preferiti, a cui danno appuntamento loro stessi dall’anno prima;
•    i responsabili del campo, una famiglia che tenga le fila di tutto, magari d'esperienza oppure semplicemente coraggiosa (che forse è meglio);
•    e il luogo, mica è secondario; spazi ampi, anche per i ragazzi, cappellina, salone per le serate e autogestione obbligatoria, per poter ridurre i costi e per poter vivere la gioia di darci una mano l'un l'altro e scambiarci le nostre storie mentre laviamo i piatti.
Tutto ciò che vale però è l'attesa operosa di questa settimana: gli animatori si incontrano 5-6 volte con noi a preparare le attività (anche 4 o 5 attività separate per le diverse età), le famiglie che cerchiamo di accogliere già con la prima telefonata, e poi i menù, la spesa...
Se non ci si affidasse al buon Dio, come sarebbe possibile tutto questo? E Lui invia tanti amici che si prestano per fare ognuno qualcosa!
È proprio un'impresa... che si ripaga con il calore delle amicizie che nascono e non sono mai banali, con il sorriso dei nostri bimbi e ragazzi che ci richiedono, appena saliti in macchina sulla via del ritorno al termine della settimana famiglie: ma il prossimo anno ci torniamo, vero? Altrimenti scendiamo e noi restiamo qua!
Ernesta e Gianprimo Brambilla & Antonella e Renato Durante

17-CAMPI ESTIVI PER FAMIGLIE 2009
Il calendario definitivo

31 luglio-8 agosto S. Giacomo di Entraque (CN)
Tema da definire.
Relatore: Angelo Fracchia, biblista.
Possibilità di partecipare anche al solo week-end INIZIALE (dalla cena di venerdì 31 luglio a domenica 2 agosto).
Info: Angela e Tommy Reinero, 347 5319786, tommy.angela@libero.it

8-15 agosto Col Perer (BL)
Tema: Sia fatta la tua volontà... Difficoltà e gioie della famiglia.
Relatori da definire.
Sacerdote: don Alesssandro Dussin.
Info: Laura e Valerio Agnolin, 0423 476184, vaagnolin@libero.it

9-16 agosto San Giovanni di Spello (PG)
Tema: L’accoglienza come dimensione essenziale per la vita della famiglia.
Relatori vari di alcune comunità umbre.
Sacerdote: don Egidio Dal Magro.
Info: Antonella e Renato Durante, 0423 670886, ren-anto@libero.it

9-16 agosto Pollenza (MC)
Tema: L'amore è in mezzo a noi. La famiglia nella Chiesa e nel mondo.
Relatore: dott. Pietro Boffi, CISF.
Sacerdote: don Claudio Morganti.
Info: Ernesta e Gianprimo Brambilla, 039 6079037, ernesta.gianprimo@virgilio.it

16-20 agosto Chiappera (CN)
Tema e relatori da definire.
Info: Isabella e Stefano Tomatis, 0174 329404, costacalda@libero.it

16-23 agosto Tramonti di Sopra (PN)
Tema: Cambio di stagione. Trasfor-mazioni, sfide e risorse della famiglia.
Relatori: Gloria e Antonio Garofalo.
Sacerdote: Padre Francesco Pellizzer.
Info: Valeria e Tony Piccin, 0423 748289, segninuovi@alice.it

16-23 agosto Val Sella (TN)
Tema: Il Figlio dell'uomo troverà ancora la fede? Il rischio di credere, la fatica di sperare, la paura di amare.
Relatori da definire.
Info: Piamaria e Andrea Antonioli, 0423 483032, andrea_antonioli@libero.it

 

18-Dalla comunità alla famiglia, dalla famiglia alla comunità
Prisca e Aquila, Andronico e Giunia e tanti altri

di Angelo Crivelli*
"Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù… salutate anche la comunità che si riunisce nella loro casa… Salutate Andronico e Giunia…" (Rm 16,3-16).
Leggendo per intero questo particolare brano dei "saluti" c'è da sorridere alla lettura dei nomi dalle strane as-sonanze che vi compaiono: eppure da questa pagina del Nuovo Testa-mento emana una luce particolare di cui colgo due raggi che possono illuminare il sentiero della Pastorale Fa-miliare.

Le relazioni umane
Il primo è il calore e la bellezza delle relazioni umane, dell'amicizia, fraternità e collaborazione nel Signore che caratterizza le prime comunità cristiane e l'attività pastorale di Paolo: dall'immenso, confuso e anche ostile magma dell'impero, emergono volti cari e nomi vibranti di persone semplici. Nella trama di relazioni evidenziate, il riferimento costante è a Cristo: è in lui, è per lui che è stato originato il legame che si fa affetto, aiuto reciproco, collaborazione, comunione capace di rigenerare persino il tessuto sociale.
Forse noi, travolti oggi dalla fretta e dall'insignificanza di relazioni utilitaristiche, funzionali e superficiali caratterizzanti la nostra società, nelle nostre comunità cristiane non sappiamo più chiamarci per nome, e le persone non sono più volti concreti ma numeri e casi astratti e le famiglie disperse e sole come in un arcipelago di isole senza ponti.

Famiglia, chiesa "domestica"
Il secondo aspetto che colpisce nel brano paolino è quello della presenza di coppie: Prisca e Aquila, Andro-nico e Giunia e altre, sono testimonianza di quella chiesa "domestica" in cui si celebrava l'Eucaristia e da cui si irradiava la forza missionaria.
Le famiglie che si radunano "nella casa di...", sono la sede del primo annuncio cristiano: dallo Spirito del Risorto che scende su quelle case, Gruppi Famiglie ante litteram, scaturisce la nuova fraternità innestata nell'Eucaristia che investe la semplicità dei rapporti quotidiani e diventa capace di rendere ragione della bella speranza cristiana davanti al mondo.
Di questo abbiamo bisogno: che la comunità diventi "famiglia di famiglie" e che dall'anonimato che uccide emergano volti cari, persone, coppie, famiglie in Cristo che si incontrano, con il loro carico di amore, di fede e di sofferenza condivisa.

Fare "comunità" oggi
Forse l'ambiente in cui Paolo si trovava ad operare non è poi cosi dissimile dalla situazione in cui siamo chiamati oggi a calare e a vivere il Vangelo.
Mi rendo sempre più conto che la fatica più grande del prete oggi è quella del fare di una "comunità" una "famiglia di famiglie", lottando contro l'esasperato individualismo che si nasconde talvolta sotto il nome di "rispetto della privacy" e contro il riflusso nel privato, offrendo vere esperienze di incontro e comunione.
Il Vangelo passa attraverso le relazioni: ma se le relazioni sono frettolose e insignificanti, al limite del disumano, non avviene nulla.
Non possiamo più dare niente per scontato: sperimento sulla mia pelle che un parroco non si può più limitare a gestire strutture e infittire calendari, ma deve dare tempo e energie agli incontri personali, alla visita alle famiglie, cogliere ogni occasione "opportuna e non opportuna" direbbe Paolo, per essere presente alle soglie importanti della vita delle persone e delle famiglie, come il nascere e il morire, il soffrire e il gioire, trasformare la preparazione ai sacramenti dell'iniziazione cristiana dei figli in momenti di incontro umano e evangelizzazione degli adulti e della famiglia.
Dobbiamo essere realisti e concreti, dicendo che è difficile fare comunità, uscire dal proprio guscio, riconoscere d'aver bisogno di incontrare altre coppie e famiglie. Eppure mai come oggi c'è bisogno di questo.
In questo contesto i Gruppi Famiglie possono essere un segno e uno strumento provvidenziale, a condizione che non nascano da una pura strategia di efficienza pastorale ma dal desiderio sincero e profondo di incontrarci in Cristo, aperti alla sua Parola e al suo Spirito, di camminare insieme attenti alle gioie e alle fatiche degli altri... per giungere a scrivere come Paolo i nostri "saluti" calorosi e veri, anzi a diventare noi stessi una "Lettera" d'amore leggibile da tutti.
* assistente della Commissione diocesana per la Pastorale Familiare di Lugano (CH)
Tratto da: Gruppi di spiritualità familiare. Testimonianze ticinesi, edito in proprio. Sintesi della redazione. http://www.famiglieinrete.ch/

 

19-I Gruppi Familiari a Milano
La missione della famiglia al servizio del Vangelo

In questi ultimi tre anni il cardinal Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo di Milano, ha proposto alla diocesi lombarda un percorso pastorale triennale centrato proprio sulla "missione della famiglia al servizio del Vangelo".
L'attenzione della Chiesa milanese alla realtà dei gruppi familiari si è manifestata già da tempo, ad esempio con la pubblicazione, nel 1997, di un utile sussidio, a cura dell'Ufficio famiglia della Diocesi, intitolato I Gruppi familiari parrocchiali.
Il libretto intendeva chiarire lo scopo e la fisionomia dei Gruppi familiari, con particolare ma non esclusiva attenzione al loro radicamento parrocchiale, offrendo ispirazione riguardo ai loro compiti e attività, suggerimenti pratici sul metodo di lavoro, ma anche itinerari di riflessione. Il contributo sottolineava un importante criterio: prima di impegnare le famiglie in un servizio pastorale o sociale, si deve ricordare che ruolo primario dei Gruppi è aiutare gli sposi a comprendere e vivere la loro vocazione, che è in se stessa già un dono per la Chiesa, in quanto testimonianza vivente dell'amore di Cristo.
Il cammino intrapreso dalla diocesi di Milano con l'elaborazione del percorso pastorale triennale sopra citato, parte da una scelta coraggiosa, quella dell'ascolto: "II primo contenuto o luogo (dell'ascolto) è la considerazione dell'esperienza concreta della vita e della realtà umana dell'amore nella vita familiare, così come si presenta nel contesto sociale e culturale del nostro tempo. [...] Il secondo contenuto o luogo è, invece la considerazione di quanto affermano la parola di Dio e la sapienza cristiana sul matrimonio e sulla famiglia".
Il lavoro di ricerca si è dunque avviato attraverso l'ascolto delle comunità, delle famiglie e delle loro esigenze, convinti che non si tratta di calare dall'alto progetti pastorali prefabbricati, ma di ascoltare le vere esigenze delle persone e le concrete esperienze dei cristiani e nello specifico degli sposi.
Senza dimenticare che il sacramento del matrimonio alimenta una dinamica di apertura che impedisce alle famiglie di chiudersi nella peculiarità della loro esperienza.
Questa direzione viene confermata dal terzo momento del percorso pastorale che, richiamando il ruolo insostituibile della famiglia nella società, ricorda quanto già la famiglia offre di testimonianza reale e quotidiana del Vangelo, semplicemente con l’essere se stessa, nella sua quotidiana vita di amore e di relazione.
La famiglia di cui si parla, ricorda l'Arcivescovo, non è necessariamente una famiglia "ideale": ogni famiglia, in qualunque condizione si trovi, di gioia e di serenità, ma anche di sofferenza e di lutto, o "ferita nel cuore", è degna di rispetto, stima, ammirazione e ha "qualcosa di bello, di grande, di unico da testimoniarci e da trasmetterci".
Senza pretendere di essere esaustivo, il contributo del cardinal Tettamanzi richiama l'attenzione della famiglia ai propri compiti, proponendo tra l'altro a tutte le parrocchie una revisione della pastorale familiare capace di coinvolgere la famiglia come soggetto, ma soprattutto come oggetto di specifica attenzione.
Maria Pia Ghielmi
Sintesi della redazione, non rivisto dall’autore

20-UN SEGNO BELLISIMO E FORMIDABILE

A fine febbraio l'ufficio stampa dell'arcidiocesi di Milano ha comunicato che una coppia di sposi, i coniugi Colzani, avrebbero assunto la responsabilità del Servizio diocesano per la Famiglia.
Milano è la prima grande diocesi italiana in cui quest'incarico è affidato ad una coppia di laici.
La notizia è stata così commentata dal cardinal Tettamanzi: "Ad animare e guidare la pastorale familiare in una Chiesa grande come è la diocesi di Milano sono due coniugi con figli, due coniugi che hanno, per così dire, a disposizione, come luce e come forza per questa animazione pastorale della famiglia, un sacramento specifico: il sacramento del Matrimonio.
Quando ho potuto incontrare questa coppia, ho chiesto la loro disponibilità e mi è stata data, ho detto che il 50% del loro compito lo realizzano con la loro testimonianza di vita. Sono sposi, sono sposi cristiani, questo è il titolo più bello per impegnare le loro risorse e la loro intelligenza nella problematica della famiglia oggi".
Tratto dal sito: www.chiesadimilano.it

 

21-Crescere nello Spirito
LA DIREZIONE SPIRITUALE
Avere un maestro nello Spirito è una grazia da chiedere

di Lucio Casto*
La scelta del direttore spirituale deve essere fatta nello Spirito santo. Come tutti i doni di Dio, anche questo va chiesto con la preghiera.
La grazia di un maestro e padre nello Spirito va chiesta con insistenza.

È lui la guida giusta?
Grazie allo Spirito possiamo anche capire se la persona che abbiamo scelto è davvero attendibile. Nelle circostanze che ci hanno portato ad incontrarlo abbiamo ravvisato l’azione dello Spirito? Questa guida è veramente un uomo spirituale?
Se ci sono queste condizioni siamo chiamati a credere che, attraverso quella persona, è Cristo stesso che svolge la sua missione di maestro e pastore.
Il padre spirituale non comunica una dottrina sua, ma quella di Cristo, anzi, non dice mai nulla che lo Spirito non abbia già incominciato a far maturare nel cuore del discepolo.

Non è l’oracolo
Il direttore spirituale non è l’oracolo, non ha il dono di leggere dentro il cuore, ma è colui che aiuta a fare discernimento. Per questo è necessario che gli apriamo il nostro cuore con sincerità e fiducia, dicendo ciò che sentiamo dentro di noi.
C’è in questo una regola naturale psicologica e un principio teologico.

L’aspetto psicologico
Dal punto di vista naturale, il padre spirituale vede e capisce nella misura in cui il discepolo si apre a lui. Ma non è raro che capisca prima dell’interessato quali sono i suoi veri problemi, anche se deve avere pazienza e non precedere troppo la persona da lui guidata.
Il padre spirituale è allora chiamato a fare le opportune domande, senza mai eccedere e senza disorientare l’interlocutore.
Non ci può essere spazio per la fretta: serve una paziente pedagogia in positivo per portare il discepolo a scoprire da solo quelle verità morali a cui non era ancora arrivato. Lo Spirito santo sa fare bene il suo lavoro!

Il principio teologico
Quanto più ci apriamo al nostro padre spirituale, tanto più questi sarà in grado di discernere e di soccorrerci con giusti giudizi.
La reticenza non è mai buona. Se nella confessione sacramentale è sufficiente indicare specie e numero delle colpe gravi commesse, nella direzione spirituale non ci si può limitare ai vizi e alle cadute gravi ma è necessario manifestare anche quelle situazioni di peccato meno gravi che però si ripetono spesso e possono essere di pregiudizio alla crescita spirituale.
La direzione spirituale non verte solo su virtù e vizi, ma anche su tutto ciò che riguarda la vita di preghiera, la risposta da dare a Dio nel proprio stato di vita, in un crescendo di generosità.

Aspetti pratici
Come rispondere ai consigli e alle raccomandazioni del padre spirituale? È consigliabile docilità e obbedienza, anche se la sua autorità non è di natura giuridica ma morale.
Normalmente non si cambia direttore spirituale salvo gravi motivi o per l’impossibilità di continuare con lui il cammino.
Infine, ma forse è il primo punto, siamo chiamati ad avere amore e rispetto per chi ci guida. Dopo Dio, infatti, bisogna amare prima di tutto coloro che ci conducono a Dio.
*docente di Teologia Spirituale presso la Facoltà Teologica di Torino.
Testo tratto dal libro dell’autore: La direzione spirituale come paternità, Effatà Editrice 2003, p. 140-147. http://www.effata.it/Libri/Temipastorali/ladirezionespirituale.html
Info editore: 0121 353 452, info@effata.it Sintesi della redazione, non rivisto dall’autore.

 

22-Dai corsi per fidanzati ai gruppi sposi
Come promuovere i GF in parrocchia

Ormai la Pastorale Familiare è una scelta ben precisa della Chiesa italiana. Ma a livello delle singole parrocchie non sempre è così. Quali strumenti di stimolo possono usare le famiglie per promuovere e far accettare i gruppi parrocchiali?
Walter

Risponde don Gianfranco Grandis, dottore in Teologia Morale, vicario episcopale per la cultura della diocesi di Verona

In forza del sacramento del matrimonio, tra la Chiesa (di cui la parrocchia, "chiesa tra le case", è la sua ultima localizzazione) e la famiglia nasce uno speciale vincolo di reciproca appartenenza.
La Chiesa, come Madre, genera la famiglia cristiana, e la famiglia cristiana, così generata, partecipa al mistero della Chiesa e alla sua missione in una sua specifica modalità ministeriale.
Come la parrocchia può aiutare la famiglia a rendersi consapevole di tutto ciò, così da stimolarla a partecipare attivamente alla vita della comunità parrocchiale, arricchendola dei valori familiari e relazionali che gli sono propri? È questo un punto nodale della pastorale familiare.
Il "Direttorio di Pastorale Familiare" invita a promuovere e valorizzare nelle parrocchie i "gruppi familiari" come una via ordinaria di cura della famiglia. Essi, però, faticano non poco a decollare, anche per un investimento pastorale inadeguato in questo settore.
Una via da seguire, per farli sorgere, potrebbe essere quella di agganciare la pastorale della preparazione al matrimonio alla pastorale delle giovani coppie.
La pastorale prematrimoniale, anche se con molti problemi di rinnovamento, è già una tradizione. Dai gruppi di fidanzati che si costituiscono per prepararsi al matrimonio potrebbero nascere e crescere gruppi di coniugi che continuano la loro formazione cristiana, una volta sposati.
Non tutti rimarranno, ma il "piccolo resto" che sopravvivrà potrebbe costituire un punto di partenza e un segno di speranza che nel tempo darà certamente i suoi frutti.
gianfrancograndis@tin.it

23-CONDIVIDERE IN COPPIA
Più che le parole, contano i fatti

Vivo una bella esperienza di Gruppo Famiglia ma non riesco poi a condividere con mio marito, che pure partecipa, i temi che trattiamo. Come posso fare per creare un po' di "Chiesa domestica"?
Giovanna

Cara Giovanna,
Il tuo desiderio di approfondire con tuo marito quanto affrontato negli incontri è del tutto legittimo, ma non ne farei un problema.
Per alcune persone è naturale riflettere e discutere, per altre è importante portarsi dentro le proprie riflessioni; c'è chi è più aperto e chi fa fatica - e spesso è l'uomo a fare più fatica ad esprimersi a parole -, ma questo non limita affatto il vostro essere Chiesa domestica perché questa non nasce solo dalla condivisione di idee, ma dalla vita concreta e dal cuore!
È dal cuore che nascono accoglienza e perdono veri, profonda accettazione dell'altro anche quando il suo comportamento non ci gratifica e lo vorremmo diverso…
Credo che la santità di una famiglia, perché questa è la nostra vocazione anche se la parola santità ci fa impressione, si esprima, pur nella sua "miseria", nella preghiera, nell'ascolto della Parola, nel farsi prossimo a chi è debole: familiari, prossimo vicino e anche quanti vengono qui da noi a cercare di migliorare le proprie condizioni di vita e si trovano spesso sfruttati o addirittura respinti.
Se i temi che trattate sono vita per te allora li puoi condividere nella vita quotidiana, senza bisogno di parole e probabilmente anche tuo marito, pur non esprimendosi a voce, sta tentando di vivere i valori che via via scoprite.
A volte, per condividere le idee, bastano poche parole o addirittura uno sguardo… Comunque se tu senti il bisogno di esprimerti manifesta quello che senti: anche se tuo marito resta in silenzio comunque sente! E se il suo sentire è un vero ascolto c'è condivisione di fatto…
Attenta, però, a non diventare noiosa; tieni sempre presente la pazienza del Padre che rispetta i modi e i tempi delle sue creature!
Anna Lazzarini

 

24-UFFA! DI NUOVO UN’ALTRA ESTATE AI CAMPI...
Cosa ci va a fare un adolescente ad un campo famiglia?

Questi genitori! Sono proprio degli impallinati. Ogni anno una settimana di ferie bisogna dedicarla ad un campo famiglia. Loro si divertiranno pure, ma io che ci vado a fare? Cari ragazzi, vediamo se Eleonora vi farà cambiare idea!

La prima volta che ho partecipato ad un campo famiglia ero in quinta elementare. Alla fine della settimana la prima cosa che ho chiesto ai miei genitori è stata: "l'anno prossimo ci ritorniamo, vero?".
Ora che partecipo ai campi come animatrice, questo desiderio nasce ogni volta che sto tornando a casa.
Qualcuno di voi che mi legge si potrebbe chiedere perché continuo a 18 anni a partecipare ai campi insieme alla mia famiglia, quando potrei andarmene in vacanza per i fatti miei o starmene a casa da sola approfittando della casa libera.
I campi non sono solo per gli adulti che si incontrano per pregare e confrontarsi, né solo per i bambini che trascorrono la settimana tra attività e giochi insieme. I campi sono per tutta la famiglia, figli adolescenti compresi! E noi ragazzi abbiamo un ruolo davvero importante in questa settimana: siamo animatori! Essere animatori è un'esperienza stupenda perché è un modo per mettersi al servizio di altre persone trasmettendo gioia e voglia di stare insieme.
La prima regola dei campi-famiglia è divertirsi; questo vale anche per noi animatori naturalmente! Ci è infatti richiesta un po' di fatica nel preparare le serate e i giochi e attività per bambini , ma ci sono anche molti spazi per riposarsi e stare insieme.
La cosa più bella è infatti la possibilità di conoscere tante persone nuove, dai genitori, alcuni più riservati e silenziosi altri più simpatici e con una gran voglia di mettersi in gioco, ai bambini, che sono sempre felici di stare con te. Da piccola gli animatori erano per me come dei super-eroi, perché bravi in tutto, ora spero che i bambini ci vedano allo stesso modo, infatti sono contentissimi quando gli doniamo un po' del nostro tempo.
Ma soprattutto incontri altri ragazzi e ragazze che si mettono in gioco come animatori per una settimana. Noi ragazzi, che partecipiamo ai campi con le nostre famiglie come animatori, non siamo super-eroi, non siamo i migliori ma neanche gli sfigatelli; noi siamo semplicemente dei ragazzi che hanno scelto di vivere un'esperienza di vacanza diversa dal solito, ma non per questo non possiamo non esserne soddisfatti. Provare per credere!
E quando tornerete a casa avrete il cuore pieno di nuove facce, di nuove persone, di bei momenti trascorsi insieme, di nuovi giochi, canzoni, bans imparate, di nuove storie ascoltate. E avrete la pancia sicuramente piena di nutella, perché quella non manca mai nei campi e per gli animatori c'è una scorta speciale per la sera (ssshhh, questo i genitori non lo devono sapere!). E se vi viene in mente una domanda non abbiate paura a chiedere: "mamma, papà, l'anno prossimo ci ritorniamo?"
Eleonora Brambilla

 

25-I MUSICANTI DI BREMA
Anche se non vali niente, in gruppo diventi una “forza”

C'era una volta un vecchio asino che non era più capace di portare pesi. Per questo il suo padrone aveva deciso di venderlo al macellaio.
L'asino però non voleva finire in bistecche e decise di andarsene a Brema, dove sperava di poter vivere facendo il musicista.
Si era incamminato da poco quando incontrò un cane, magro e ansante.
"Sono dovuto scappare per salvare la pelle" gli disse il cane, "Il mio padrone voleva uccidermi, perché ho perso il fiuto e non riesco più a stanare la selvaggina. Come farò ora?".
"Vieni a Brema con me" suggerì l'asino. "Laggiù faremo fortuna con la musica: io suonerò il liuto e tu mi darai il ritmo con il tamburo"
Il cane accettò e s'incamminò con il nuovo amico.
Poco dopo s'imbatterono in un gatto che miagolava disperato. "Sono vecchio e soffro d'artrite" miagolò il gatto, "non riesco più a dare la caccia ai topi. Così sono stato cacciato da casa e non so dove andare!". "Allora vieni a fare il musicista con noi a Brema" gli dissero insieme l'asino e il cane.
Il gatto non ebbe esitazioni e si unì a loro.
Passando davanti ad una fattoria, furono distratti da un gallo che schiamazzava rincorso da una massaia. "Mi vuole tirare il collo!" urlava terrorizzato. I tre compari gli gridarono: "Vieni con noi! Con la tua bella voce conquisteremo Brema!"
Il gallo non se lo fece ripetere due volte e si appollaiò sulla schiena dell'asino e, tutte e tre, scapparono di gran carriera per il bosco.
Ormai si era fatto buio e dovevano cercare qualcosa da mangiare e un posto per dormire. Rifocillati e riposati, l'indomani sarebbero ripartiti per Brema.
Fu allora che videro una lucina in lontananza.
Si avvicinarono e scoprirono una casa: ora sentivano anche un brusio, risate e… un ottimo profumo d'arrosto! Cercando di non fare rumore si avvicinarono e, senza farsi scorgere, guardarono all'interno attraverso la finestra.
Non potevano credere ai loro occhi! In mezzo alla stanza c'era un tavolo colmo di ogni ben di Dio.
Volevano chiedere ospitalità quando videro avvicinarsi al tavolo quattro ceffi paurosi, armati fino ai denti. Dunque quello era il covo dei briganti!
Come fare? Bisognava trovare il modo di far scappare i briganti. Così studiarono un piano diabolico. Si avvicinarono alla finestra, l'asino appoggiò le zampe sul davanzale, il cane balzò sul dorso dell'asino, il gatto si arrampicò fin sulla testa del cane e il gallo si appollaiò sulle spalle del gatto.
Quindi, ad un cenno dell'asino, diedero inizio al loro primo concerto: … e fu tutto un ragliare, abbaiare, miagolare e schiamazzare.
Un inferno! Terrorizzati, i quattro briganti cercarono la salvezza fuori dalla casa, ma all'uscita furono investiti da un essere che calciava, graffiava, mordeva, beccava! Così scapparono per non tornare mai più in quel luogo maledetto!
I quattro amici non ci pensarono due volte: si precipitarono all'interno della casa, senza esitare si sedettero intorno al tavolo… e … credo che siano ancora lì che mangiano e ridono, che ridono e mangiano…
Tratto dal sito: www.pinu.it/musicanti_brema.htm

26-I GRUPPI FAMILIARI

Con vera saggezza pastorale e in docile obbedienza a Cristo Signore, nella comunità cristiana siano, innanzitutto, promossi, riconosciuti e valorizzati i gruppi familiari e ci si adoperi perché siano sempre più “luogo di crescita nella fede e nella spiritualità propria dello stato coniugale; momento di apertura alla vita parrocchiale e comunitaria; stimolo al servizio pastorale nella Chiesa a all’impegno nella società civile”.
Costituiti dal libero trovarsi insieme delle comunità coniugali e familiari in quanto tali, sotto la guida responsabile di coppie animatrici adeguatamente preparate e mantenendo un costante e fraterno confronto con i presbiteri, questi gruppi non sono solo il frutto di pur legittime esigenze di natura psicologica e sociologica, ma affondano le loro radici in motivazioni di natura tipicamente ecclesiale e profondamente cristologica: sono, a loro modo, segno e realizzazione della Chiesa e frutto di una risposta delle coppie e delle famiglie cristiane ad una chiamata del Signore; introducono “nella comunità ecclesiale uno stile più umano e più fraterno di rapporti personali che rivelano la dimensione familiare della Chiesa”.
I gruppi familiari, quindi, vengano proposti a tutte le famiglie e se ne stimoli la diffusione e l’incremento presso tutte le fasce sociali e culturali.
Dal Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia, n. 126-128