L’ADOLESCENZA INTERROGA IL MONDO ADULTO
Come adulti siamo responsabili non solo di come facciamo funzionare il mondo
ma anche di come lo presentiamo ai nostri ragazzi

di Giovanni Capello*
Parlare di adolescenti significa parlare soprattutto degli adulti che li circondano.
Trattando dell'infanzia ho tralasciato un altro errore che possono commettere le madri, legato al ruolo che ha assunto la donna nel mondo del lavoro: quello di voler rendere al più presto autonomi i figli, per potersi impegnare in carriera senza provare sensi di colpa. Si vuole che i figli diventino grandi in fretta e loro ci riescono benissimo. Ma quando sono adolescenti hanno esigenze e atteggiamenti da adulti che i genitori e gli insegnanti non riescono più a gestire.

Il bullismo
Ricordate certo lo scandalo sollevato dal filmato apparso su You Tube in cui si mostravano alcuni adolescenti che maltrattavano un loro compagno di scuola handicappato. Interrogati in provveditorato gli interessati hanno risposto: "ma cosa abbiamo fatto di male?". Non c'era in loro alcuna percezione del male compiuto, delle sofferenze procurate.
Questo non è un modo di pensare isolato, molti giovani sono incapaci di mettersi nei panni dell'altro, pur senza arrivare a compiere così grosse sciocchezze. Questa incapacità non dipende solo da loro ma anche da come noi adulti - e qui intendo tutti i soggetti interessati: genitori, insegnanti, educatori, TV, ecc. - li abbiamo educati.
I nostri ragazzi vivono lo stessa realtà che viviamo noi, i loro valori sono quelli che noi viviamo. Se sono così è perché noi adulti, per primi, facciamo fatica a cogliere il punto di vista dell'altro, siamo individualisti. Infatti, il bullismo è un fenomeno molto esteso e riguarda anche gli adulti, p.e. l'ambiente di lavoro, anche se non lo chiamiamo così.

Una questione di giustizia
Il bullismo non è un problema di regole ma di giustizia. Ciò che scatena l'aggressività nelle persone e le autorizza a fare i propri comodi a scapito degli altri è un diffuso sentimento d'ingiustizia. Quello che manca oggi è una giustizia che funzioni e che le regole civili siano rispettate.
Ma per far giustizia bisogna che gli adulti siano giusti, coerenti, affidabili. Che influenza abbiamo sugli adolescenti? A prima vista nessuna; perché loro fanno di tutto per farcelo credere. Invece, noi adulti siamo molto importanti per gli adolescenti, le nostre scelte, il modo con cui facciamo funzionare il mondo, ha una ricaduta sul loro modo di vedere il mondo e sul loro modo di vivere la giustizia.

Proteggere i figli
Penso che siamo tutti d'accordo se affermo che una delle azioni più importanti che un genitore possa fare verso i figli sia quella di proteggerli.
Proteggere può voler dire soccorrere, difendere e molti lo intendono così, per cui alla prima nota che il figlio riceve si va subito è dall'insegnante a protestare.
Proteggere, però, può anche voler dire favorire un'attività cercando di incrementarla.
Cosa va incrementato nei giovani perché diventi un fattore di protezione? L'autonomia! Dobbiamo insegnare loro ad uscire dalla famiglia, ad avere relazioni esterne, aiutarli a sentirsi cittadini del mondo.

E la sicurezza?
Ma il mondo è da molti sentito come ostile, pericoloso. Mai come oggi c'è stato un forte bisogno di sicurezza.
La sicurezza è un bene stabile quando ci si sente in compagnia di amici e non di nemici. Ma se si popola il mondo di nemici non si potrà che avere più paura e non ci saranno mai abbastanza poliziotti. I poliziotti possono dare protezione ma la sicurezza è un'altra cosa. È uscire di casa senza temere di essere aggrediti, rapinati, ecc. Come adulti siamo responsabili non solo di come facciamo funzionare il mondo ma anche di come lo presentiamo ai nostri ragazzi.

Le responsabilità degli adulti
Hannah Arendt, una filosofa tedesca, in un libro dedicato agli insegnanti del 1960, fa questa affermazione - che vale per tutti gli adulti che si misurano con dei giovani: "Gli educatori rappresentano di fronte al giovane un mondo del quale devono dichiararsi responsabili, anche se non l'hanno fatto loro e anche se lo desiderassero diverso. Questa responsabilità è implicita nel fatto che gli adulti introducono i giovani in un mondo che cambia di continuo - figuriamoci oggi! -. L'insegnante si qualifica per conoscere il mondo e per essere in grado di istruire altri in proposito mentre è autorevole in quanto di quel mondo si assume la responsabilità".
Quanti si lamentano di non essere più autorevoli, come se questa dote ce la potessero dare solo gli altri e non dipendesse da noi!
Quello che ci rende autorevoli verso i ragazzi è il farsi carico del mondo degli adulti e di presentarlo loro.
Mi ricordo, durante i funerali dei bambini dell'asilo crollato a San Giuliano di Puglia di una donna che alla fine della cerimonia ha preso il microfono e ha detto: "io sono la mamma di Luigi ma anche la mamma di tutti questi bambini, di tutti i bambini, e queste cose non devono più succedere".
Questa donna, semplice, ha compiuto un salto di responsabilità notevole, ha parlato non solo come mamma di Luigi ma come mamma della generazione di suo figlio.

I figli ci ascoltano
Siamo, seppure inconsapevolmente, mediatori tra gli adolescenti e la realtà. Quando siamo a tavola i figli sembra che non ci ascoltino, ma colgono i nostri commenti su quanto passa in TV, su quello che diciamo tra noi adulti.
Non si tratta di stare zitti ma di essere più responsabili.
Quando giocano a calcetto in un campo di periferia ascoltano quanto noi diciamo - o urliamo - ai genitori dell’altra squadra, all’allenatore, all’arbitro. Questo sovente è un adolescente che viene apostrofato nei modi peggiori.
Non è una questione etica, ma educativa: attraverso quanto dico e faccio trasmetto ai giovani il mio modo di intendere il mondo, lo stile dei miei rapporti con gli altri.

Suggerimenti
Cambiare la situazione non è cosa facile ma non impossibile. Il sociologo De Rita suggerisce: le soluzioni possono venire solo dalle minoranze, e la famiglia è minoranza.
Quando una famiglia si mette con altre famiglie, di parenti o di amici, non solo per far festa ma anche per confrontarsi, si creano occasioni.
Coltivare relazioni buone, positive è un vero investimento educativo.

* psicologo e psicoterapeuta
Tratto da "Scuola di famiglia", organizzato dall'ass. Spazio Genitori di Torino, incontro del 9 febbraio 2008