Foglio di collegamento tra Gruppi Famiglia
GF82 – dicembre 2013
MEDIA E FAMIGLIA
Rischi, sfide e opportunità dei nuovi Media

1-LETTERE ALLA RIVISTA
Un Papa che "cinguetta" è troppo moderno?

Forse sono vecchio ma secondo me, il Papa su Twitter è un errore perché toglie al pontificato la distanza e il mistero che era meglio mantenere.
Pierluca

Risponde don Giancarlo Grandis, vicario episcopale per la cultura della diocesi di Verona
Lei, signor Pierluca, non è l'unico a nutrire più di un dubbio sulla adeguatezza di questo nuovo mezzo di comunicazione che sta sbancando nel Web come conveniente al magistero della Chiesa. Il carattere di chiacchiericcio (cinguettio) che lo connota suggerirebbe di sconsigliarne l'uso. Che cosa dire? Sta di fatto che sia papa Benedetto sia papa Francesco hanno cominciato a frequentare Twitter e sembra con molto successo. Lei teme che alla lunga ciò potrebbe risultare un errore.
Su questo suo timore si possono fare almeno due considerazioni di carattere generale.
La prima concerne il rapporto tra annuncio del Vangelo e mezzi per comunicarlo. La questione è stata affrontata dal Concilio nel Decreto sui mezzi di comunicazione sociale. L'atteggiamento è di grande apertura. Si afferma che tra le meravigliose invenzioni tecniche del nostro tempo la Chiesa "segue con particolare cura materna quelle che hanno offerto nuove possibilità di comunicare" (n. 1). La Chiesa quindi non ha pregiudiziali nei confronti dei mezzi di comunicazione in se stessi.
La seconda considerazione riguarda la ragione a cui lei allude: toglierebbe distanza al pontificato e offuscherebbe l'alone di mistero che lo dovrebbe circondare.
Qui si tocca un punto nodale della rivelazione cristiana, il mistero dell'incarnazione. Incarnazione significa decisione di Dio di farsi vicino all'uomo (Emmanuele). Il Dio vicino, che ha lasciato "la sua condizione di Dio assumendo la condizione di servo" (Fil 2, 6-7) umiliando se stesso, ha aperto all'uomo una insperata via di comunicazione, ma ha pure continuato a suscitare scandalo da chi può pensare Dio solo come distante e misterioso.
Per la Chiesa vivere il mistero dell'incarnazione vuol dire non aver paura di assumere tutto ciò che è compatibile con ciò che ha assunto Cristo. L'unica cosa radicalmente incompatibile con l'incarnazione è il peccato. Insomma, con San Paolo, che ha cercato farsi tutto a tutti, potremmo dire: "Purché Cristo venga annunciato" (Fil 1,18).
giancarlo.grandis@tin.it

2-DIALOGO TRA FAMIGLIE
Sempre più davanti ad un video

Penso che oggi, nel discorso sui Media (tv, PC, videogiochi), prevale un orientamento al tema di tipo pragmatico: come limitarne l’uso, impedire l’accesso a certi tipi di contenuto, proteggere il minore da abusi.
Scarseggiano invece le riflessioni su questa nuova pervasiva modalità di vivere che è il passare molto tempo davanti a un video, radicata ormai attraverso varie forme (smart phone, tablet, tv, social network, videogiochi).
Barbara

Condivido il tuo pensiero. Anche un uso compulsivo dei media comporta problemi, sia fisici sia mentali, che possono compromettere la salute.
Siamo, per certi aspetti, generazioni "cavia": vista stressata dai video, cervello soggetto ad un eccesso di stimoli, un organismo immerso in campi elettromagnetici più o meno intensi, un orecchio "cotto" dalle microonde emesse dai cellulari...
Le conseguenze di tutto ciò le sapremo fra anni, fra decenni (penso al tema dell’amianto!).
Purtroppo, da quando è iniziata la rivoluzione industriale, questo è sempre accaduto: le malattie respiratorie legate alla polvere di carbone, l’aria delle città inquinata dai riscaldamenti e dai gas di scarico dei veicoli a motore, i terreni e le acque inquinate da sistemi fognari insufficienti o mancanti, da rifiuti e concimi pericolosi.
Per non parlare degli OGM, un altra realtà che ci vede "cavie", il surriscaldamento dell’atmosfera, le mutazioni climatiche.
Credo che quanto scriviamo in questo numero per i Media valga anche per tutti gli argomenti che ho sommariamente elencato.
E, come per i Media, serve essere consapevoli, preparati e competenti, e quindi educatori efficaci e autorevoli.
Franco Rosada

3-EDITORIALE: NOI E LA REALTÀ MULTIMEDIALE
Un mondo molto articolato ed in continua evoluzione il ruolo della famiglia, della scuola, della Chiesa

Una caratteristica della rivoluzione continua nel campo dei Media è data dalla nostra adattabilità.
Il passaggio dal telefono fisso al cellulare è stato "naturale", un po’ più faticoso imparare ad usare la rubrica e a inviare "messaggini". Idem per quanto riguarda la TV digitale: la lamentela più forte è che non si prendono tutti i canali!
Il discorso cambia per quanto riguarda i personal computer: per molti l’uso del mouse è risultato un problema notevole ma ora, con gli schermi touch screen del tablet lo si sta superando... e tra un po’ vi saranno dispositivi in grado di eseguire comandi vocali.

Nativi digitali
Se poi se è nati quando questa rivoluzione è esplosa con il passaggio al nuovo secolo, tutto ciò che per un adulto può essere novità per un bambino è l’ovvia realtà.
Questo fatto, come genitori, ci sconcerta e ci allarma, cogliamo i molti possibili pericoli (che ci sono e non vanno sottovalutati) e meno le opportunità e le potenzialità dei nuovi Media. Ma è sempre stato così.

I fumetti
In una recensione del libro "La storia dei miei fumetti" di Antonio Faeti ho letto questo gustoso aneddoto: "C'è stato un tempo in cui i fumetti facevano paura. Lunghi anni in cui accademici, educatori e uomini di giustizia facevano a gara nel condannare, mettere all'indice, sequestrare albi e giornaletti di quella che nessuno aveva ancora avuto l'ardire di definire ‘letteratura disegnata’.
Il fumetto era accusato di tutto, colpevole di tutto. Sul finire degli anni Quaranta, il figlio di un piccolo imprenditore venne ucciso da un giovanissimo dipendente di suo padre.
Nella grotta dell'assassino che, senza genitori, viveva come un cavernicolo accanto al fiume Reno furono trovati tantissimi fumetti. Aderendo alla crociata internazionale che, dagli Stati Uniti, si andava diffondendo in vari paesi, il quotidiano Resto del Carlino esortò i bambini a bruciare i loro fumetti".
Quando andavo all’oratorio, alla fine degli anni ‘50, poco era cambiato: avevano via libera Il vittorioso e Topolino, sconsigliati Intrepido e Monello.

I libri
Oggi sgridiamo i ragazzi perché stanno troppo inchiodati ai video giochi, "ma anche mia mamma, quando ero ragazzino, mi sgridava perché leggevo troppo" - così scrive Bruno Gambarotta - "Allora si pensava che leggere facesse male, così come oggi pensiamo che faccia male stare troppo davanti a uno schermo. ‘Smettila che diventi cieco, gobbo e rachitico’, mi diceva mia mamma. E io di notte leggevo Salgari di nascosto, sotto le lenzuola, con una pila. Da allora la passione per la lettura non mi ha più abbandonato".

Questo numero
E adesso entriamo nel merito del numero. Come scrivo altrove (p. 21) è da molto tempo che ho in mente questo tema, di conseguenza la sua preparazione è stata piuttosto laboriosa.
L’idea iniziale era di focalizzarsi soprattutto sul rapporto genitori-figli-media (p. 4-11) ma poi ho ritenuto opportuno allargare l’orizzonte anche perché le pubblicazioni su questo primo tema sono tante ed interessanti.
Così ho esteso la prospettiva al rapporto tra noi, inteso come famiglia ma anche come singolo, e la realtà multimediale e al rapporto tra Chiesa, intesa come Vaticano ma anche come comunità cristiana, e i Media (p. 12-19).
Ho cercato, nella realizzazione del numero che queste tematiche venissero trattate evitando sia la demonizzazione sia l’incondizionato ottimismo.
A numero finito, mi sembra, grazie anche a coloro che hanno collaborato a questo numero (e siete stati in tanti), a rispettare questo obiettivo.

Un invito
A questo punto mi permetto di fare un invito: cari redattori, perché non trasformiamo, almeno per un giorno, i nostri contatti virtuali in un incontro "reale"? L’incontro di Collegamento del 2 marzo p.v. (vedi p.23) potrebbe essere l’occasione non solo per eleggere la nuova Coppia responsabile del Collegamento ma anche per presentare la Redazione della Rivista. Veniteci pensando...

Una proposta
In un mondo dove la produzione è sempre più dematerializzata, quindi fuggevole, volatile, manipolabile, un minimo di competenza sui Media è indispensabile.
Chiudo allora con un suggerimento ricavato da una vostra testimonianza: avete mai sentito parlare di ANICEC (Animatore della Comunicazione e della Cultura)? È una bella iniziativa CEI; provate a visitarne il sito!
Franco Rosada

4-LA POTENZA DELLA "RETE"
Internet 2.0 spinge alla partecipazione attiva, alla condivisione, al dialogo... con tutti i rischi connessi

di Patrizio Righero
Un paio di anni fa ho partecipato ad un convengo su "WEB 2.0 ed educazione". In uno dei gruppi di lavoro, dopo l’esposizione di una dotta conferenza sul tema, una mamma ha esternato le proprie perplessità e i propri timori circa i pericoli della rete. Ne è seguito un emblematico botta risposta col coordinatore del gruppo.
- Signora, lei lascia usare il coltello a suo figlio?
- Certo.
- Però anche il coltello è pericoloso.
- È vero, però io so come si usa un coltello, mentre non conosco il funzionamento dei social network…
- Signora, allora cerchi di impararlo.
- Lavoro tutto il giorno e quando arrivo a casa la sera devo anche sbrigare le faccende di casa. Quel poco tempo che ho a disposizione mi piacerebbe usarlo per stare con i miei figli…
Probabilmente la mamma in questione, travolta dalla complessità del quotidiano, è in buona compagnia. Eppure qualcosa occorre imparare del WEB se non si vuole correre il rischio di mettere nelle mani dei propri figli un "oggetto misterioso".

WEB, questo sconosciuto
Una premessa, anche se apparentemente scontata, è necessaria: il WEB è uno strumento di comunicazione. Un "media" come tanti altri ma profondamente diverso da tutti gli altri. Convegni e studi di esperti hanno evidenziato come i "nativi digitali" (cioè le generazioni che nascono a stretto contatto con le nuove tecnologie e che, con facilità, imparano ad utilizzarle) risentano notevolmente di questo strumento anche nella definizione della propria identità.
I due estremi che occorre evitare sono quelli della demonizzazione dello strumento, da una parte, e di un suo uso indiscriminato dall’altra.

I rischi
Che l’utilizzo del WEB possa esporre, soprattutto pre-adolescenti e giovanissimi, ad alcuni rischi è innegabile. Conoscerli è un primo passo per evitare che diventino problemi seri.
Ne segnalo alcuni.
Malesseri psico-fisici
Le cosiddette "malattie mediali" in realtà sono comuni anche ad altri strumenti (Tv, play-station…).
Vi è un lungo elenco di malesseri dovuta ad una scorretta o prolungata fruizione di schermi tv e monitor: a livello visivo (stanchezza, irritazione oculare, alterazioni del film lacrimale, aumento dei fattori pro-infiammatori… ), mentale (disturbi del sonno e stanchezza diurna, calo delle performance della memoria…), acustico e ortopedico (dolori lombari e cervicali, artrosi precoci e dolori alla colonna…).
Un discorso a sé merita la questione della dipendenza. Diversi ospedali di grandi città (Roma, Torino…) hanno attivato addirittura dei centri per la "disintossicazione da Facebook". La dipendenza porta ad assuefazione, astinenza, estraniamento dalla realtà, perdita di autocontrollo… La complessità e la serietà della questione (soprattutto quando si tratta di dipendenza da gioco d’azzardo) richiede certamente una consulenza specialistica.
Condivisione di informazioni
Parliamo di dati riservati, come carte di credito, password, materiale fotografico privato… e chi più ne ha più ne metta.
Truffe
Sono sempre in agguato (come nel mondo reale del resto!) al momento di fare acquisti on line (musica, giochi…).
Contenuti inadatti
I numeri la dicono lunga: i siti di gioco d’azzardo sono secondi solo a quelli di contenuto pornografico. Più di nicchia, ma altrettanto pericolosi, i siti che inneggiano alla violenza, al razzismo o incitano all’anoressia (i cosidetti siti pro-ana).
Chat selvaggia
Quella di incontrare in chat o sui social-network personaggi dagli intenti equivoci è una possibilità tutt’altro che remota. Anche perché le piattaforme offrono la possibilità di camuffare la propria identità. La cronaca riporta, di tanto in tanto, episodi conclusi in modo più o meno tragico, soprattutto quando gli incontri virtuali diventano reali.

Questi rischi sono spesso sottovalutati perché molti genitori hanno la percezione di poterli controllare. Una frase ricorrente è: "Sono tranquillo, mio figlia è in camera sua col computer (o con lo smartphone)". Invece il ragazzo non è in camera sua. Perché il WEB, e i social network in particolare, non sono solo strumenti ma luoghi. Mentre i media tradizionali (giornali, radio, Tv) portavano il mondo a casa nostra, i social network portano noi in un altro mondo.

La potenzialità
I rischi messi in evidenza non devono, però, trarre in inganno sulle potenzialità che il WEB offre anche in campo educativo. La logica del WEB 2.0 è quella della partecipazione attiva, della condivisione, del dialogo. Pertanto l’utente non resta passivo di fronte ad un univoco fluire di contenuti ma è chiamato ad essere protagonista.
Una delle potenzialità del WEB 2.0 è anche quella di annullare, in un certo qual modo, spazio-tempo-peso. Chiaramente lo strumento è un’arma a doppio taglio.
Da un lato il rischio è quello della fuga in un mondo fantastico (ma lo sono anche i libri, la Tv, etc…), dall’altra si aprono enormi possibilità soprattutto per chi è limitato a causa della distanza o di handicap. Sono numerosi i disabili, anche giovanissimi, che attraverso il WEB possono restare nel giro degli amici o farsene di nuovi.
Tra i social network certamente Facebook emerge per il suo vastissimo utilizzo, soprattutto in Italia. Rispetto a piattaforme analoghe si presenta con alcune caratteristiche positive che, tuttavia, spesso restano non esplicitate.
Faccio qualche esempio.
FB ha rilanciato i valori della condivisione e dell’amicizia, fino a qualche anno fa relegati in famiglia o negli ambienti ecclesiali. Si presenta, inoltre, come un luogo accogliente, dove si è incoraggiati a valorizzare il buono che gli altri sono e offrono (c’è il pulsante "mi piace" ma non quello "non mi piace"). Ricorda i compleanni degli amici, offrendo l’opportunità di mantenere vive o rianimare relazioni lasciate in sospeso.
Anche per FB, però, come per la TV e gli altri media "tradizionali" vale la regola di "fare insieme", genitori e figli. In questo senso stabilire alcune regole, soprattutto con gli adolescenti, è fondamentale affinché lo strumento sia utilizzato correttamente.
Sono importanti, ad esempio, i tempi di permanenza (non si può stare quattro ore di seguito a chattare!), le impostazioni della privacy, l’accettazione e le richieste di amicizia.
La presenza dei genitori diventa così una presenza educativa che rifugge dall’invadenza (spiare i figli con falsi profili!) o dal disinteresse (tanto sono solo i suoi amichetti).

Per il lavoro di coppia e di gruppo

• Se conosciamo Internet dedichiamo del tempo per affiancare i nostri figli in rete?
• Se siamo "ignoranti informatici" ci facciamo insegnare qualcosa dai nostri figli?
• Siamo consapevoli dei rischi, ma anche delle potenzialità della rete?

5-LA FAMIGLIA: DA SPETTATRICE A PROTAGONISTA
Serve saper comprendere i linguaggi dei Media

La famiglia è il primo luogo dove un individuo cresce, si forma, matura una sua personalità.
Ma proprio questo luogo subisce la presenza massiccia e incisiva dei media.
Determinando i ritmi della giornata, occupando spazi e organizzando il tempo all’interno della casa, i media s’impongono come potente agenzia di trasmissione di modelli culturali.
Ai genitori, e in generale alle presenze adulte nella famiglia, tocca dunque farsi carico d’una responsabilità in gran parte nuova: attrezzarsi culturalmente per comprendere i linguaggi dei media, imparando a distinguerne gli influssi positivi e negativi, sottraendo loro potere – meno spazio e meno tempo loro consegnato – quando risultasse eccessivo.
Se veramente "i genitori desiderano che quanto entra nelle loro case attraverso i media sia nell’interesse dei loro figli", proprio in famiglia occorre riappropriarsi del ruolo attivo di utenti capaci di valutare, attrezzati criticamente.
Ancor più, occorre favorire un clima in cui crescere autonomamente nei giudizi e nelle scelte.
Nei corsi di preparazione al matrimonio e nella pastorale ordinaria occorre affrontare questo aspetto della vita familiare e le giovani famiglie devono essere aiutate, anche con opportuni sussidi, perché possano darsi "criteri per sane abitudini nel vedere" e trovare un sapiente equilibrio nel governo del mezzo televisivo e degli altri media.
Tratto da: CEI, Comunicazione e missione. Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa. n.77

6-NATIVI DIGITALI
I nipotini sempre avuto la capacità di sorprendere i nonni. Oggi li sorprendono anche a livello tecnologico!

di Maria Rosa e franco Fauda
Gli anni 2000-2013 ha visto nascere la nuova generazione dei "Nativi Digitali", bambini che succhiano latte e tecnologie digitali fin dal primo vagito.

Nonni e nipoti
Noi nonni siamo completamente spiazzati di fronte ai nipotini tecnologici, orientati ad ampliare le loro conoscenze usando fin dalla prima infanzia il tablet o il computer. Qui o ci diamo una svegliata digitale o rischiamo di essere obsoleti nel giro di pochi anni.
L’età matura ci permette una consapevolezza maggiore nell’affrontare la vita e le sfide educative di oggi: siamo consapevoli che non basta parlare coi nostri nipotini per farci capire, occorre veicolare il messaggio in modo visivo e se possibile mediato da computer o smartphone.
Talvolta sono proprio loro che ci anticipano e ci sorprendono: a otto mesi di vita Matteo era nelle mie braccia e continuava a indicare una libreria sulla quale era posto un computer portatile, sul quale aveva seguito col padre una gara motociclistica e quando infine mi avvicinai all’oggetto delle sue brame finalmente con un ditino riuscì ad accendere il computer e restare incantato dalle moto che sfrecciavano sul video.
Ora che ha quasi dieci anni riesce a scaricarsi i giochi digitali direttamente dal nostro computer e caricarseli su quello di casa.

Nonni digitali
Io all’alba dei miei 50 anni ho dovuto imparare ad usare correttamente un computer per scopi professionali ed è stata molto dura, ma penso che ne sia valsa la pena , sia per me stessa che per non perdere il treno dei nostri nipoti.
Ormai la vita in tutto il mondo è inconcepibile senza un collegamento Internet, i nostri nipotini ne sono consapevoli forse più di noi, per questo cerchiamo insieme a loro di sperimentare le nuove tecnologie ma dando una priorità al rapporto personale diretto lasciando la realtà virtuale alla portata di mano, senza permetterle di interferire più di tanto.

Seduti e in movimento
Abbiamo la fortuna di avere un giardino ed un acero americano sul quale farli arrampicare per distoglierli dal tablet o dal videogioco.
L’acero ha la sua attrattiva ed è un ottimo elemento di divertimento per i grandi (nonni compresi) e per i piccoli l’incontro con la natura ci permette di veicolare tutte le loro energie, sopite da un immobilismo di tastiera, verso un sano esercizio fisico che serve a scaricare le tensioni che vengono accumulate quando dopo 30 minuti si contendono il tablet o il turno nel gioco elettronico.
Per ora anche la piccola Daniela di 4 anni subisce il fascino del digitale ma lascia perdere tutti i video se la portiamo ai giardini o a nuotare.

Demoni o angeli?
Non pensiamo che si debba esaltare né demonizzare un tablet o un videogioco, purché ci siano vicini degli adulti consapevoli che sappiano scegliere ciò che è accettabile e ciò che può essere dannoso per loro, ciò che fa perdere il contatto con la realtà e ciò che aiuta a comprenderla.
In ogni caso l’adulto che affianca il piccolo deve sapersi imporre per la gestione dei tempi: tot minuti dedicati al gioco virtuale e maggior tempo dedicato allo svago reale: una corsa, una nuotata, un giro in bicicletta, un gioco con la palla, un’arrampicata sull’acero!

Un futuro mediale
Il domani sarà sempre più tecnologico, i nostri nipoti ne sono l’esempio vivente, ormai ci sono sia licei che scuole elementari con l’obbligo di tablet e sala computer annessa alle aule, qualsiasi lavoro si avvale dell’aiuto di robot, da quelli più semplici ad uso domestico, a quelli più complessi che sostituiscono l’uomo in ambienti pericolosi, o dell’aiuto di programmi informatizzati capaci di archiviare e selezionare milioni di dati.
Tutto ciò per far sì che la tecnologia sia doverosamente al servizio dell’uomo, ma non il contrario.
Il nocciolo della questione è proprio quello di trasmettere alle generazioni future la giusta scala di valori: l’uomo e la sua umanità in situazione preponderante a ciò che è tecnologico.
francomaria.fauda@libero.it

È necessario garantire ai più giovani, in presenza di una vorticosa accelerazione dei tempi e di una rovinosa perdita del passato e della memoria, la possibilità di entrare in contatto con le proprie radici, la propria eredità culturale e il senso vivo della tradizione.
CEI, Comunicazione e missione. Direttorio sulle Comunic... n.79

7-"DIPENDERE" DA INTERNET
I genitori sono preoccupati dell'isolamento dei figli e della mancanza di amici

Il motivo principale per cui i genitori si rivolgono ad uno specialista è perché il figlio trascorre tante ore davanti al computer. Si tratta, in genere, di figli che vanno dai 12 anni ai 22 anni, la maggior parte dei quali si colloca nella fascia di età tra i 16 e i 19 anni.
I genitori che ci cercano sono, di solito, preoccupati per quello che individuano come un uso eccessivo del computer da parte dei loro figli e ci chiedono un aiuto: si domandano se ciò rappresenti un problema e se debbano fare qualcosa; sono preoccupati anche del loro isolamento e della mancanza di amici e si chiedono cosa ci sia nel figlio per cui non riesca a stringere amicizie.
Solo una minoranza dei genitori che ci contattano risulta preoccupata in modo eccessivo, nella maggior parte dei casi la percezione del problema appare realistica: il problema c'è.
Capita, in questo secondo caso, di ascoltare genitori esasperati e arrabbiati, che le hanno provate tutte senza successo e che sono alla ricerca di soluzioni pratiche.
Temono di poter perdere la pazienza, magari si sono trovati in più di un'occasione a perdere le staffe.
Hanno provato a essere gentili, hanno provato ad alzare la voce, hanno provato a urlare, a gridare e, talvolta, a essere violenti, minacciando di togliere l'abbonamento telefonico; sono entrati all'improvviso nella stanza del figlio, furibondi, staccando la spina del pc: tutto inutile!
Federico Tonioni, Quando Internet diventa una droga, Einaudi editore, Torino 2011.

8-Testimonianze: GENITORI, FIGLI E MEDIA
Tra timori, regole e contrattazioni

Senza TV
Anche se i nostri bimbi non possono guardare i programmi TV ma solo video cassette o DVD preregistrati non c’è una grande differenza rispetto ai loro amici coetanei. Saranno meno capaci di "smanettare" su Internet o con lo smartphone ma la curiosità è la stessa e parlando a scuola con i compagni si confrontano alla pari con Pokemon, Winx e simili.
Fabrizio e Francesca Bertrand

Meglio il PC
La TV per noi è poco importante, al punto che ne possediamo solo una, ancora con il tubo catodico, arrivata di fortuna.
Per quanto riguarda il PC invece, possiamo dire che siamo più "interessati", anzi, a volte "litighiamo" per chi lo deve usare. Per questo me possediamo tre.
Il primo, più nuovo, si trova in salotto ed è il più "gettonato", poi c’è un portatile e, infine, un PC un po’ più vecchio che abbiamo in camera nostra, dove ci sono le scrivanie per studiare in un contesto più silenzioso.
Ernesta e GianPrimo

Nonni, nipoti e TV
Noi cerchiamo giornalmente, per quanto possibile, di limitare l'uso sia della TV che del computer, anche se a volte non ci riusciamo.
Ma la cosa ci sfugge completamente di mano quando i pargoli sono accuditi dai nonni i quali usano sovente la TV come baby-sitter, oppure mettono a disposizione dei nipoti il loro pc per giocare su on-line, senza rendersi conto dei danni che possono provocare (abbiamo due cyber-nonne che, purtroppo, non conoscono la potenzialità sia nel bene che nel male di Internet).
Il cruccio che abbiamo riguarda il prossimo futuro dei nostri figli, in quanto ora non sono mai a casa da soli, ma tra qualche anno cosa succederà? Noi speriamo che gli insegnamenti e l'educazione impartiti loro in questi anni siano un investimento anche per il futuro.
Maurizio e Marzia

Cercare "accordi"
Purtroppo per noi, nostro figlio Alessandro, 3 anni, usa normalmente la televisione e il cellulare, anche se abbiamo fatto ben poco per insegnargli come funzionavano. Cerchiamo appena possibile di distrarlo su altri giochi , oppure iniziamo a cercare "accordi", responsabilizzandolo su quanto tempo sia possibile spendere davanti alla tele o facendo promesse.
Comincia già da ora quel tira e molla genitori-figli che andrà avanti fino… alla sua maturità!
Paolo

I pericoli della Rete
I nostri figli sanno che in Rete ci possono essere dei rischi, perché comunque ne abbiamo parlato, ma sono certo che nessuno sia in grado di capire fino in fondo i rischi che si corrono, perché in casa propria ci si sente al sicuro. Quindi di tanto in tanto ritengo sia opportuno ripetere alcune cose.
Per fortuna i miei ragazzi non frequentano i social network...
Alessandro

Videogiochi!?
L’attaccamento ai videogiochi da parte dei bambini e dei ragazzi mi preoccupa.
La preoccupazione corre giustamente ai contenuti del gioco ma, secondo me, viene tralasciato il mezzo particolare che li trasmette: lo schermo. Nei video prevale su tutti gli altri il senso del vedere e si stimolano emozioni a cui non corrisponde alcuna esperienza.
Poi ci sono gli effetti: il tempo, per chi gioca, scivola via senza lasciare traccia, consumato avidamente e freneticamente come fosse un grande pasto che non sazia mai. Il giocatore sembra in apnea, non ha quasi tempo di prendere fiato, tanto è profonda l’immedesimazione che arriva a coinvolgere il suo corpo, come quando si schiva un colpo). Tutto ciò mi dà molto da pensare...
Barbara

9-PROPOSTE DI MEDIA EDUCATION
Genitori e figli, televisione, videogiochi e Internet

di Barbara Bruschi*
L'obiettivo principale di ogni educatore, nel campo dei media, consiste nell'evitare quelle che possono essere definite, a tutti gli effetti, delle vere e proprie "indigestioni" elettroniche.
Che si tratti di videogiochi o di televisione, l'importante è "maneggiare con cura" o meglio assumere con un certo controllo, non solo per evitare abusi più o meno nocivi, ma soprattutto per esaltare il potenziale educativo e formativo delle tecnologie.

Genitori e media
Anche se si è d'accordo sull'opportunità di agire secondo una certa programmazione, non è sempre facile definire interventi efficaci. Questo vale soprattutto per i genitori che, a differenza degli insegnanti, si trovano spesso sprovvisti degli strumenti necessari per organizzare le attività "tecnologiche" dei figli.
Ne deriva che gli interventi rischiano di risolversi solo in proibizioni e limitazioni che non sempre costituiscono la risposta adatta alle esigenze dei minori.
Proviamo quindi a suggerire una breve serie di proposte operative per l'impiego quotidiano delle tecnologie.

Parliamo della TV
Un luogo comune e ricorrente è che la televisione "uccide" il dialogo interpersonale.
Ma noi preferiamo pensare che non in tutte le situazioni la televisione costituisca un elemento critico: in alcuni casi, essa può trasformarsi anche in uno stimolo al dialogo, alla conversazione, al confronto. Ciò non può accadere "naturalmente", ma è necessario progettare situazioni che, avendo a base la visione televisiva, portino a forme diverse di interazioni tra i componenti del nucleo familiare.
Poniamo una serie di indicazioni d'aiuto in tal senso.
- Quante TV abbiamo in casa? Dove sono collocate?
Se ne abbiamo più di uno per evitare ogni sera "patteggiamenti" sul programma da guardare qualche problema forse c’è; se invece ci piace guardare la TV sia in cucina sia in salotto o abbiamo gusti differenti (calcio o fiction) non c’è da preoccuparsi.
- Palinsesti e programmazione.
Cosa ne sappiamo dei programmi che lasciamo guardare ai nostri figli? Non fidiamoci della fascia oraria né del fatto che sono cartoni animati: una cosa sono "Tom e Jerry" e un’altra i "Simpson".
- Non tutti i gusti sono uguali.
Un programma può piacere ad alcuni bambini ma ad altri no. Negoziamo con loro le scelte in modo che non diventino spettatori passivi.
- Guardare la TV per parlare un po'.
La Tv può essere uno stimolo al dialogo: dipende da come ci poniamo di fronte ad essa. Se guardiamo la TV per "staccare" con il mondo il dialogo sarà difficile, se la guardiamo per divertirci insieme il gioco è fatto.
- Chi gestisce il telecomando.
La scelta dei programmi da vedere dovrebbe rappresentare un momento di forte interazione tra i membri della famiglia, e non la scelta del "più forte".

La gestione dei videogiochi
La gestione dei videogiochi costituisce forse uno dei più grandi problemi generati dall'introduzione delle tecnologie nel focolare domestico.
Spesso si ha scarsa conoscenza di come essi funzionino, di come siano realizzati, delle modalità secondo cui si deve giocare, di quali siano gli obiettivi del gioco. La prima cosa da fare è cercare di partecipare e di giocare insieme ai figli per approfondire la conoscenza di questi oggetti e per arrivare anche a comprenderne i meccanismi del successo
In ogni caso, per migliorare la gestione delle attività concernenti questo tipo di tecnologie, possono essere utili alcuni suggerimenti. Vediamoli:
- Concorrere direttamente alla scelta dei videogiochi.
Quando i bambini sono piccoli la scelta deve essere dei genitori anche se i figli sono informatissimi sulle ultime novità.
- Verificare sempre il livello di violenza e di difficoltà
Attraverso le indicazioni PEGI è facile ottenere informazioni di questo tipo.
- Discutere sui soggetti preferiti.
Quando i figli crescono è importante conoscere questo dato, anche per cogliere il fascino emanato da queste tecnologie.
- Giocare con i ragazzi.
Anche il solo restare seduti accanto a loro costituisce un atteggiamento formativo.
- Disporre il computer in un'area pubblica della casa.
Questo è un discorso orientativo che va legato alle strategie educative.
- Definire alcune regole per l'uso dei videogiochi "violenti".
Una certa dose di violenza è sovente inevitabile, conta lo "spirito" del gioco, quanto la violenza sia legata ad un mondo fantastico o vicino al reale (p.e. uccidere pedoni).
- Regolare il tempo di impiego dei videogiochi.
Servono regole chiare, per evitare ripercussioni negative sul rendimento scolastico o sul sonno.
- Controllare i costi.
I giochi elettronici sono molto costosi!
- Proporre attività alternative come pratica sportiva,.passeggiate, ecc.

Il WEB e i giovani
Che cosa significa essere coinvolti nelle scelte tecnologiche dei propri figli?
Spesso la risposta a questo quesito porta alla sola indicazione di regole o di limiti, escludendo oppure dando scarsa rilevanza alla questione del coinvolgimento. Di seguito è proposto un percorso per entrare in sintonia con le attività telematiche dei più giovani.
- Quando tuo figlio è collegato alla Rete, sai sempre che cosa sta .facendo o con chi sta conversando?
- Tuo figlio ti interpella prima di svolgere attività particolari in Rete (fornire informazioni private, acquistare on-line, aderire a richieste)?
- In casa sono state stabilite delle regole circa l'uso della Rete (orari, modalità, tempi)?
- I tuoi figli navigano da soli o ti lasci coinvolgere?
- Hai mai parlato con i tuoi figli delle regole che occorre seguire per navigare correttamente nella Rete ?
- Tuo figlio ha un indirizzo privato di posta elettronica?
- Se sì, quali atteggiamenti hai nei confronti della posta che riceve ?
- Discuti mai con tuo figlio dei problemi connessi alla Rete (pedofilia, diffusione di stereotipi razziali, pornografia, vendita di tarmaci e sostanze illecite)?
- Se hai dei figli piccoli hai pensato di collocare il computer in uno spazio che ti permetta di monitorare facilmente le loro attività?
- Hai cercato di trasmettere a tuo figlio le conoscenze necessario per assumere un comportamento responsabile in Rete (non usare la posta per fare scherzi, non scaricare materiale illegale, non cercare di entrare nel sistema degli altri, non cedere la propria password a nessuno, utilizzare in maniera consapevole gli strumenti, ricorrere a un linguaggio appropriato)?
Tutte queste domande non vogliono impedire l’uso libero della rete ma rappresentano un possibile codice per valutare il tipo di educazione telematica realizzata in famiglia.
* tratto dal libro dell'autrice: Figli dei media, Società Editrice Internazionale, Torino 2005. Sintesi redazionale.

Per il lavoro di coppia e di gruppo
• Alla sera riusciamo ad avere un po’ di tempo da dedicare ai nostri figli?
• Siamo capaci a giocare con loro? Anche con un video gioco?
• Riusciamo a negoziare i tempi e i programmi da seguire?
• Siamo in sintonia tra noi genitori sull’uso dei media?

 

10-LA LAVAGNA È DIVENTATA MAGICA!
La LIM, Lavagna Interattiva Multimediale

di Emanuela Davanzo
Quando noi adulti pensiamo ad un’aula scolastica, una cosa che ci viene in mente la lavagna nera.
Oggi non è più così: in molte scuole è entrata una tecnologia che promette grandi innovazioni.
Questa tecnologia si chiama LIM, e consiste in uno schermo touch screen delle dimensioni di una lavagna tradizionale, collegato ad un computer, ad un videoproiettore e a due amplificatori: il tutto crea un sistema che permette all’insegnante di realizzare lezioni molto diverse da quelle tradizionali.
Con la LIM, che i bambini chiamano "lavagna magica", si può scrivere con le dita o con una penna, si può vedere un filmato, si può leggere un testo e modificarlo, si può giocare utilizzando attività appositamente predisposte dall’insegnante, si può verificare quello che si è imparato, ci si può collegare ad Internet… insomma si può rendere più interessante, piacevole, divertente e motivante l’apprendimento.
La caratteristica principale della LIM è quella di andare incontro agli stili di apprendimento tipici dei bambini di oggi, definiti "nativi digitali", che imparano prima e ricordano meglio tutto ciò che viene loro presentato in modo dinamico, veloce, interattivo; faticano, invece, a prestare attenzione per tempi lunghi come quelli delle classiche lezioni frontali.
Come ogni altro media, però, ha i suoi lati deboli: i costi, piuttosto alti, e l’aggiornamento dei docenti che spesso non ne comprendono le potenzialità effettive o sono restii a cambiare il proprio modo di insegnare.
Io ho avuto la possibilità di imparare ad usare la LIM, la sto sperimentando con le mie classi e sono molto soddisfatta Sono convinta però che ciò rende un insegnante migliore resta sempre ma la sua capacità di interagire con i suoi alunni e di capire i loro bisogni e le loro potenzialità.

11-SCUOLA, FIGLI E MEDIA
I nostri figli studiano usando Internet, libri digitali, fanno i compiti e se li scambiano su Facebook

di Antonella e Renato Durante
LIM, Smartphone, tablet, libro digitale, espansioni online, ecc.: a scuola più che a casa si sta consumando una trasformazione epocale, i nostri figli studiano usando Internet, libri digitali, fanno i compiti con Facebook in cui postano i risultati delle equazioni e le foto dell’ultima uscita con gli amici. Sembra di stare su una giostra che promette divertimento e apprendimenti a costo zero o quasi senza fatica. Si tratta di opportunità, di moda, oppure d'imbroglio?
Come sempre il vero sta nel mezzo, anche se questi nuovi strumenti ci inquietano e spaventano.
Eppure chi di noi rinuncerebbe all’uso del computer in ufficio o di Internet per il proprio tempo libero, per non dire del telefonino?

Nativi digitali
Ma cosa cambia per i "nativi digitali", cioè i nostri figli?
Per la nostra esperienza di insegnanti e di genitori di adolescenti, abbiamo idee contrastanti. Oramai il cellulare si regala alla Prima Comunione o a Natale e fa parte delle cose indispensabili, sembra, accanto ai videogiochi e al computer: "non vorrai che nostro figlio si senta diverso da tutti gli altri, vero?".
Nonostante vivano sempre con il telefonino, serve anche per i giovani e i bambini la necessità del dialogo e del gioco per sperimentare dal vero cosa succede, per vivere le relazioni dal vivo, in modo tangibile.
Mai il mondo virtuale potrà sostituire quello reale e, attenzione, anche il mondo digitale/virtuale è parte del mondo reale. Piuttosto quello virtuale assume sempre più le caratteristiche di un prolungamento, di un persistere dell’esperienza anche quando è passata. Per esempio: ci si trova a scuola o al lavoro, si vivono intensamente tutti i momenti insieme ai compagni o colleghi, eppure appena salutati ci si scambiano SMS con naturalezza.

La giostra dei Media
Usando i Media siamo convinti, lo sono soprattutto i giovani, che tutto possa essere una benedizione, un’opportunità, ma non è sempre vero. Prendiamo alcune parole chiave.
Essere in contatto.
Per i nostri figli la comunicazione si serve molto della tecnologia, telefonini o social network, ciò in modo del tutto normale, senza alcuna differenza con il dialogare uno di fronte all’altro.
Privacy.
Lo spazio virtuale in cui scrivo, scambio foto, musica ecc. è percepito come spazio privato, mio e di chi scelgo io; ma spesso non lo è. Cerco una comunicazione non superficiale e vuota, parlo di me e mi confido in un luogo che diventa intimo solo perché non ho nessuno attorno. Ma in realtà sono in una piazza, che anche è virtuale rimane pur sempre una piazza.
Opportunità.
Come posso rinunciare a offerte, alla sicurezza di poter chiamare in qualsiasi momento, essere sempre in contatto annullando l’attesa e lo spazio? Tutto è a mia portata quando voglio: basta cliccare. È un sogno di onnipotenza di ciascuno che si realizza.
Esclusività.
Mi creo da solo le opportunità, in modo libero, grazie all’ubriacatura delle innumerevoli possibilità che ho davanti. Inoltre ho l’impressione che tutto il mondo sia a mia misura, fatto per me: tutto è un prodotto consumabile, a mia portata.

A che prezzo?
Ce lo stiamo chiedendo e non sappiamo bene dove tutto questo ci porti; di sicuro è in atto un grande cambiamento che già modifica le esperienze dei nostri figli.
Quindi, per prima cosa, siano studenti o figli, non dobbiamo rinunciare a comunicare con loro con ogni mezzo. Con umiltà ma anche con la certezza che i valori non vengono sminuiti dai mezzi ma vengono riconosciuti nell’esempio, nello stile di vita, nelle esperienze.
Anche noi abbiamo qualcosa da imparare e da dire: se non altro che il dialogo è fatto di gesti, sguardi, presenza che trova nuovi modi di esprimersi nei media.
I giovani, come noi, in fondo cercano ovunque le risposte alle domande fondamentali della vita e su queste strade cercano se stessi: chi sono, da dove vengo e dove vado.

12-"APPRENDISTI" DIGITALI
Passare dalla censura alla curiosità

La famiglia diventa capace di affrontare la questione dei Media a patto di passare dalla censura alla curiosità, e poi acquisendo un minimo di competenze.
I passi che possiamo fare, se sappiamo almeno accendere un computer e scrivere un testo o leggere una mail, sono molto semplici.
La nostra proposta si basa su due step: il primo riguarda la sperimentazione di alcuni ambienti che spesso giudichiamo senza avere mai sperimentato, il secondo riguarda la presentazione di alcune risorse utili per capire qualcosa in più del mondo digitale.
Primo step: cerchiamo di capire il significato dei social networks e come operare su Facebook attraverso due video dimostrativi (video1 e video 2).
Secondo step: vediamo un filmato che ci racconta il Web 2.0 spiegandoci come si è passati da una Rete basata solo sulla fruizione dei dati ad una basata sulla condivisione.
Visitiamo poi un sito in inglese che mette a disposizione dei genitori e degli educatori informazioni, testi e suggerimenti sempre aggiornati sul tema dei nuovi Media in famiglia.
In questo modo possiamo diventare genitori informati e coinvolti, cosa fondamentale per affiancarci ai nostri ragazzi, soprattutto dei più piccoli, e guidarli all’uso costruttivo delle nuove tecnologie.
Tratto dal libro di Aglieri-Carenzio: Media e dintorni, San Paolo Editore, Cinisello Balsamo (MI) 2011.
Sintesi della redazione.

13-Testimonianze: MEDIA EDUCATION
New Media: tra rischi e opportunità

Evviva le e-mail!
Il primo PC è stato comprato da nostro figlio maggiore ed è stato utile soprattutto al secondogenito che ci ha fatto poi la tesi universitaria.
Ora i nostri nipoti esperti di giochi, anche se lo usano bene, e il PC è in soggiorno e a vista. Il maggiore ha uno smartphone, scambia messaggi con gli amici e oggi ci ha fatto un cigno origami, con la spiegazione che era sul suo telefono (ma si può ancora chiamarlo telefono?).
Il computer io l’ho usato da subito, senza corsi, forse perché il mio lavoro e l’uso della macchina da scrivere mi ha facilitato le cose. Poi siamo diventati responsabili della Pastorale Familiare del Decanato che comprendeva ventinove Parrocchie, e le mail erano il modo più pratico per tenerci in contatto, organizzare incontri ecc.
Franca e Mariano

Imbambolati o informati?
I Media sono strumenti e come tali vanno utilizzati per il meglio.
L'importante è imparare ad usarli sia concretamente (come si impara a guidare un'auto), sia dal punto di vista etico (anche se ho la patente non guido se sono ubriaco). Penso che alla società manchi molto soprattutto questo secondo aspetto e la famiglia dovrebbe riuscire a supplire dando valori, ponendo interrogativi e delimitandone l’uso.
In casa, con i nipotini, contingentiamo molto l'uso della TV preferendo fare altre attività (giochi da tavolo; suonare e cantare; giocare nel cortile quando è possibile, ecc.). Anche quando incontrano gli amici preferiamo dare la precedenza ai giochi attivi (macchinine, bambole, costruzioni) che non a videogiochi o alla TV.
Ho notato che ascoltare la radio aumenta il grado di attenzione, soprattutto sul più grande. Mentre quando guarda la TV è imbambolato, quando ascolta la radio si informa, chiede, è curioso su quello che dicono. Commentare un film o una notizia ascoltata alla radio sono tutte azioni per rendere lo strumento Media utile a crescere e a cercare risposte.
Francesca

Essere "dipendenti"
Sono contraria all’uso dei Media da parte dei piccoli perché la presenza pervasiva degli schermi nella vita di tutti i giorni induce nel bambino abitudini rischiose: dipendenza (le aree cerebrali coinvolte nel videogioco sono quelle connesse al piacere, le stesse interessate dai vari tipi di dipendenze), immobilità, "autismo" (inteso come capacità di soddisfarsi autonomamente, senza il bisogno di relazione con gli altri).
Proprio perché ciò che è a rischio è l’ "umano", le posizioni che si prendono sul tema dipendono in larga misura dalla nostra idea di umano. Io penso che l’uomo non possa riassumersi sotto la categoria del mentale, dimenticando il corpo. È questo che mi fa più rabbia quando vedo bambini ipnotizzati dai videogiochi.
Barbara

Scuola e Media
L’incontro tra Media e scuola non è facile. Media e scuola rappresentano infatti due tradizioni diverse, alle volte contrapposte.
La scuola ha un'attenzione privilegiata alla tradizione, fa uso prevalente di testi scritti e di comunicazione faccia a faccia, si basa sull’oggettività e sui valori, si costruisce sulla durata.
I Media si rivolgono invece all’attualità, fanno leva sull’emozione e il piacere, si costruiscono sull’effimero, esaltano la soggettività, sono condizionati da pesanti fattori economici e ideologici.
Tuttavia oggi scuola e Media sono chiamati non solo a confrontarsi, ma a collaborare a vantaggio dell’alunno e della società.
La scuola dovrà sviluppare nello studente una nuova dimensione, la "quarta competenza" oltre quelle tradizionali del "leggere, scrivere, far di conto": la competenza mediale.
I Media, dal canto loro, dovranno interrogarsi se giovano, a chi giovano, se offrono realmente un contributo per la costruzione dell’uomo e della società, o se sono al servizio di interessi particolari, economici e ideologici.
Roberto Giannatelli

14-FAMIGLIE, PERSONE E MEDIA
Noi adulti siamo oriundi digitali che vivono in un mondo che sembra pensato solo per nativi digitali. Come orientarsi.

di Franco Rosada
Quello che segue è frutto di una serie di pensieri che ho raccolto mentre cercavo spunti e argomenti di riflessione per questo numero. Spero che vi possano essere utili.

Famiglia e media
Anche come singoli, come adulti, come cittadini ci dobbiamo confrontare con i media, sia i 'vecchi', che sembrano sempre gli stessi, ma si sono molto banalizzati nei contenuti, sia i nuovi, o perché ci sono diventati 'indispensabili', penso ai cellulari, o perché possono far 'risparmiare' tempo e code.

Cellulari e Internet
Qual è quella nonna ancora attiva che ha dovuto imparare ad usare, suo malgrado, il telefonino perché la figlia voleva essere sicura che fosse andata a prendere il nipotino a scuola?
Per fortuna la maggioranza delle nonne non deve iscrivere i nipotini a scuola perché ormai si fa tutto via Internet! E le ricerche scolastiche? Le vecchie Enciclopedie su cui si era, ai nostri tempi, studiato non le ritirano nemmeno più i rigattieri, anche se glieli regali: finiscono nella carta da riciclare. Ora c'è Wikipedia!

La pubblicità
Ma il confronto con i media non è di ieri: penso al libro di Packard del 1958, "I persuasori occulti". Il testo presenta, con ampiezza di contenuti, le insidie della pubblicità, l'uso spregiudicato che questa fa della sessualità e del corpo femminile, il suo uso per la cattura del consenso, anche politico, e la manipolazione delle informazioni. Le opposte visioni che sono state fornite sulla guerra civile in Siria ben testimoniano l'uso strumentale di dati e informazioni.
Le nuove tecnologie, che ci sembrano 'gratis' in realtà sono un nuovo e potente veicolo pubblicitario. Il business in questo settore non sta solo nel numero degli utenti, ma soprattutto dalla quantità di pubblicità che si riesce a veicolare, in modo molto mirato.
Molto banalmente, ho constatato che, se cerco notizie, p.e. di un box doccia, mi trovo per settimane inseguito da annunci pubblicitari mirati.

Le notizie
I Media sono la nostra fonte di informazioni di ciò che accade a casa nostra e nel mondo. Posso comprare un quotidiano, scorrere un giornale gratuito in metropolitana, sentire in auto un giornale radio, guardare la sera il telegiornale.
L'elemento che caratterizza molti di questi media è la presenza di una sorta di "agenda setting", una grande omologazione in fatto di notizie e di loro rilevanza.
Se notate quasi tutti i Telegiornali danno le stesse notizie, la nuova notizia scalza la precedente anche se importante, l'estero è praticamente assente.
Sono interessanti programmi come TG/TG su TV2000 dove si confrontano e si commentano i titoli dei TG e si aggiungono notizie non citate.

Cercare le notizie
"A leggere il 44° Rapporto del Censis - scriveva tempo fa Umberto Folena su Avvenire - risulta che scendono gli spettatori dei TG e si sintonizzano altrove. Questo perché le notizie sono poco significative, sono non-notizie.
Le persone si sono accorte che le notizie sugli eventi davvero decisivi, quelli che si sviluppano magari lontano da noi ma stanno segnando un’epoca, devono cercarseli su quei quotidiani (pochi) che non imitano i TG.
Se li cercano anche sul Web, sempre che siano naviganti dal polso sicuro e dall’occhio esperto, capaci di leggere la rotta nel firmamento di Internet e di schivare le permanenti cariche delle 'bufale' ".
Un discorso leggermente diverso, come nota Folena, va fatto per i quotidiani: dato il numero delle testate e delle posizioni economiche e politiche che rappresentano, considerati nel loro insieme permettono di avere un quadro più esaustivo della realtà.
Ma chi ha il tempo - e i soldi - per leggerli tutti? Una buona rassegna stampa, p.e. Prima Pagina su RAI Tre, può essere una soluzione.

La morale corrente
La morale che i media diffondono è sovente estremamente discutibile.
Il rischio per chi ha meno di vent'anni, è quello di essere influenzato seriamente dalle regole morali dei media. "Una morale che passa - come afferma il sociologo Gili - attraverso la proposizione di 'modelli' a volte molto discutibili. Questi modelli vengono assorbiti facilmente proprio perché non sono imposti o raccomandati ma fatti passare col fascino del prestigio che emana dai media stessi".
Uno di questo 'modelli' è quello di famiglia. La famiglia vista dai media è una famiglia o in crisi, o allargata, o ricomposta, mentre le famiglie normali che vengono presentate sono rarità (anche se, per avere pubblico, bisogna puntare sui momenti critici che vive una famiglia e non sulla normalità, che non fa notizia e annoia).
"Su questo tema - sostiene il Forum delle Associazioni Familiari - le famiglie sono chiamate ad esercitare un cittadinanza 'attiva' "interagendo con gli operatori dei media e con le emittenti anche attraverso le associazioni che le rappresentano".

Le nuove generazioni
Abbiamo parlato dei rischi di chi ha meno di vent'anni, la generazione dei nativi digitali.
La presenza dei nuovi Media quanto inciderà sulla loro formazione, sui loro valori? Su questo tema vi sono pareri discordanti.
Scrive Antonio Spadaro: "Sappiamo bene quanti sospetti circondino le tecnologie informatiche e il loro impatto sulla vita sociale, e sappiamo quante perplessità, anche a livello educativo, Internet abbia posto e ponga. E tuttavia le tecnologie in se stesse sono un dono dallo straordinario potenziale".

Una generazione senza 'futuro'
Su un'altra linea si muove invece Vittorino Andreoli che sul Corsera, tempo fa, scriveva: "La digital generation non ha radici: è come se il mondo fosse iniziato con la loro venuta e inoltre è come se tutto finisse tra un attimo, proprio perché la percezione del futuro è miope se non addirittura cieca".
L'elemento educativo si pone a questo punto con forza: anche se siamo, come genitori, oriundi digitali, non possiamo ignorare la realtà che vivono i nostri figli (p.e. se non sono mai andato in una discoteca come posso dire la mia su questo svago?).

Nativi digitali e scuola
Questo vale anche per la scuola.
Sempre Spadaro, in un'intervista, evidenzia un problema che i nativi digitali incontrano: i loro insegnanti, an-che se conoscono e usano i new media, sono delle persone che sono state educate con un pensiero lineare, che è quello che si ha dai libri.

Conclusioni
Non mi sento di trarre conclusioni. Mi auguro, invece, che dalla lettura di questo numero possiate ricavare una maggiore consapevolezza riguardo al tema dei media.
formazionefamiglia@libero.it

Per il lavoro di coppia e di gruppo
• Siamo consapevoli delle insidie della pubblicità, sia esplicita sia implicita, presente sui Media?
• Da dove attingiamo, in famiglia, le notizie sul mondo che ci interessano?
• Quanto siamo influenzati dalla "morale" corrente che ci circonda? E i nostri figli?

15-NOI E BIG DATA
Come regalare le nostre informazioni personali

Le ultime lezioni politiche americane sono state vinte da Obama anche grazie a Big Data.
Scrive Gianni Riotta su La Stampa: "In ogni istante oggi nel mondo si svolge una fitta e intensa conversazione sociale, ciò avviene facendo una ricerca su un sito Web, aprendo una pagina Facebook, mandando una mail a un’amica, registrando il proprio parere su Twitter, seguendo certe notizie su Google News.
Ognuno di noi passa al cellulare o al computer una parte della vita, di lavoro e personale, online e l’enorme massa di testi, immagini, dichiarazioni, pollici versi su Facebook e click su Google monta la fotografia istantanea del nostro mondo, in diretta, senza segreti".
Questa massa enorme di dati (Big Data) viene analizzata in dettaglio con sofisticati algoritmi e utilizzata per fini statistici, per scoprire i nostri gusti, le nostre preferenze, il nostro orientamento politico e sessuale, ecc.
Precisa Riotta: "Qualcuno teme, sbagliando, una sorta di Grande Fratello, ma non è così. Big Data non spia, raccoglie solo le informazioni che ciascuno di noi ha, spontaneamente, messo in rete, senza forzare.
Abbiamo reso pubblica la nostra privacy e chi lavora nei media lo sa".
Di fronte a tutto ciò mi permetto di dare un modesto suggerimento: siate ben consapevoli di cosa dite, scrivete, cercate. Di tutto ciò potremo essere chiamati a ‘rendere testimonianza’.
Franco

16-ESSERE INFORMATI OGGI
Come fare a destreggiarsi tra Media e New Media

Di Mario Costantino*
Si narra che nel 1821 la notizia - pur sensazionale - della morte di Napoleone, avvenuta in uno sperduto isolotto dell’Atlantico, impiegò almeno un mese per arrivare in Europa. Oggi facciamo fatica ad immaginare un mondo senza giornali, radio, TV, telefoni e Internet.

Notizie e "notizie"
L’aumento esponenziale della velocità con le quale ci arrivano le informazioni è stata una delle caratteristiche degli ultimi decenni. Vale anche nel senso inverso: il processo di "invecchiamento" delle notizie ha subìto un’impressionante accelerazione.
Annullate le "ultime notizie" e le "edizioni straordinarie" dei quotidiani, la carta stampata è stata bruciata sui tempi dai telegiornali, a loro volta surclassati dalle news che viaggiano in tempo reale su Internet.
È un flusso ininterrotto che lascia sempre meno spazio alla riflessione e soprattutto alla memoria.
Questo è il rischio!
Una generazione che vive un mutevole oggi virtuale, non è più in grado di mettere in ordine i pezzi del proprio passato, quello di pochi mesi fa… figuriamoci la Storia!
Nel giro di poche ore fatti, anche rilevanti, sono scalzati dalle successive ondata e finiscono irrimediabilmente nel dimenticatoio. Non sempre però questo accade. Talvolta una notizia tiene banco per settimane o addirittura mesi, amplificata e rilanciata in un’infinita gamma di variazioni.
Da dove partono questi tam tam mediatici? Chi sono i Grandi Fratelli?
In famiglia vale la pena porsi interrogativi come questi, in un’ottica di "consumo consapevole" anche nella fruizione dei media, perché - non dimentichiamolo - qui è proprio la famiglia, spesso a sua insaputa, ad essere nel mirino.
Solo in parte vale la regola domanda/offerta. I media servono in tavola quello che la gente chiede combinandolo, beninteso, con i corrispondenti tornaconti: l’aumento delle vendite, degli abbonamenti e soprattutto delle quotazioni degli spazi pubblicitari.
A questo proposito sarà bene notare che il confine tra messaggi pubblicitari (tradizionalmente di intermezzo) ed altri contenuti "principali" sta diventando sempre più labile, fino a scomparire.
Occorre poi prendere coscienza che negli ultimi decenni, parallelamente alla velocità di trasmissione, è cresciuta in modo esponenziale la "quantità" di informazioni a disposizione.
Potenzialmente attraverso il normale telecomando domestico chiunque è in grado di sintonizzarsi con centinaia, anzi migliaia di emittenti televisive e radiofoniche di tutto il mondo. Per non parlare del volume di fuoco scatenabile dalla tastiera di un computer collegato a Internet.

Educarsi al discernimento
Si tratta quindi di darsi delle regole e dei tempi: educare a questo i figli, ma anche se stessi. Perché altrimenti il tempo libero della famiglia è destinato a diventare un perenne navigare senza meta.
La molteplicità di fonti, talvolta solo apparente, alimenta l’illusione - se non una sorta di delirio - di poter conoscere la realtà in modo libero e completo.
Addirittura si tende a confonde il possesso dello strumento con l’effettiva capacità di utilizzo. "… Ho l’ultimo modello di tablet e dunque sono a posto su tutti i fronti".
Caro ragazzo, è bene che tu sappia che se non ti impegnerai a capire e se non ti applicherai nello studio il tuo bel tablet ti servirà a poco.
Abituiamoci a sollevare qualche dubbio in più su questo mondo dell’informazione.
Se guardiamo i telegiornali (Rai, Mediaset, LA 7, ) e ci accorgiamo che le immagini del "circuito internazionale" sono per tutti le stesse, rileviamolo, chiediamoci perché, facciamolo notare ai figli più grandi, discutiamone.
Su questo tema i nostri figli, nativi digitali, sono senz’altro in grado di fornirci preziosi rilievi su certi meccanismi che governano i nuovi media: ammennicoli che a noi adulti sfuggono completamente, ma tutt’altro che insignificanti.
Questo "mare magnum" dell’informazione non deve obnubilare il pensiero critico e intorpidire le coscienze. Dunque aiutiamoci a stare molto svegli. È un’occasione imperdibile per esercitarci in famiglia nel discernimento.
* direttore responsabile della rivista

17-BAMBINI E TV
I bambini sono ottimi promotori commerciali

L'emergere della televisione come un mezzo di seduzione è stato il più grosso cambiamento da quando il libro è uscito. È diventata la baby-sitter per i piccoli di età prescolastica, la compagna quasi inseparabile dei più grandicelli, specialmente se la madre lavora, come è il caso di milioni di donne oggi. Una quantità di bambini negli Stati Uniti hanno il loro apparecchio in camera. E molti sono ancora in ascolto a mezzanotte.
È stato calcolato che attualmente (1980) negli Stati Uniti i bambini vedono 20.000 film commerciali all'anno, cosicché in realtà questi diventano un secondo metodo educativo. La pubblicità si interessa più che mai ai bambini perché essi ora sono in America consumatori per 100 milioni di dollari.
Si è scoperto che i bambini di età prescolastica, almeno, non fanno alcuna distinzione tra i film pubblicitari e i programmi normali.
Un agente pubblicitario ha osservato: "Se volete delle vendite veramente cospicue, servitevi del bambino come aiuto commesso. Il bambino fa vendere, egli secca il padre o la madre finché ne vince la resistenza a comprare".
In tutta l'America ci sono decine di agenzie di consulenza per la ricerca motivazionale specializzate nel sondare le reazioni dei bambini ai film pubblicitari, ai programmi e ai prodotti. Lo scopo è di rendere i bambini in generale consumatori più assidui oltre che zelanti propagandisti del prodotto sponsorizzato.
Vance Packard, I persuasori occulti, Einaudi editore, Torino 1958 e 1989.

18-Testimonianze: FAMIGLIA E MEDIA
Cogliere il "particolare" nel mare magnum dell’informazione

Scegliere l’informazione
Un ambito in cui in casa nostra è utilizzata la rete è come mezzo d’informazione.
Per diversi motivi non si riesce mai a seguire un telegiornale, mentre su Internet è possibile avere on-line a qualsiasi ora del giorno (e della notte) le notizie dell’ultima ora, con la possibilità di scegliere tra diverse agenzie, da quelle nazionali a quelle locali.
Ernesta e GianPrimo

Il "particolare"
Tempo fa sono andato a vedere una mostra di arte contemporanea e una in particolare mi ha fatto pensare. Era un’installazione di 30.000 fotografie, un’enorme esplosione di immagini, 7 pareti di 20 metri per 7. Nella stanza accanto un video dell’artista spiegava che per non farsi soffocare da questo nostro mondo zeppo di immagini bisognava fermarsi sul particolare.
Sono ritornato nella stanza dell’installazione e e ho cercato questo particolare: era la foto di un disegno fatto da un bambino attaccato ad un tronco d’albero: a quel punto è sparito tutto il resto. Adesso per me c’era solo quel disegno e la mia attenzione era tutta per quel piccolo "particolare".
Questo è quello che dobbiamo cercare nei media!
Luigi

Pubblicità occulta
La TV se usata con intelligenza può anche essere utile come momento di aggregazione familiare, a patto che non ci siano programmi imbottiti di pubblicità, occulta e non, e che non durino per più di un paio d'ore, se viste in prima serata. L'importante è non lasciare i figli soli nella scelta ma cercare di indirizzarli verso programmi non volgari o di buon livello.
Questo è il compito più difficile perché anche un programma considerato magari buono, in realtà nasconde insidie difficili da individuare a priori, anche perché il messaggio negativo viene dato senza preavviso con la scusante della diretta TV.
Maurizio e Marzia

Bufale in rete
Non abbiamo esperienza diretta di social network, non ci fidiamo delle notizie che vi si trovano perché possono essere scritte da chiunque ed essere manipolate ad arte. Usiamo solo la posta elettronica e ricerchiamo su Internet quello che ci serve (biglietti aerei, vacanze, hotel), oppure leggiamo qualche articolo interessante se ne abbiamo conosciuto l’esistenza.
In realtà abbiamo poco tempo a disposizione e spesso non riusciamo a leggere nemmeno i giornali a cui siamo abbonati.
Franca e Mariano

Informazione a basso costo
Vedo che ultimamente molti si sono abituati a costruirsi un'idea (politica, sociale, etc. su vari argomenti) solo dopo esser stati impregnati d'informazioni dai media, senza leggere un approfondimento, senza sentire un commento di persone esperte/mature/del ramo.
Se da una parte i media cercano di "utilizzarci" a loro piacimento è anche vero che siamo noi utilizzatori a chiedere dei servizi a basso costo e così, invece di comprare il Corriere della Sera per leggere un commento riguardo di un avvenimento, ce lo facciamo raccontare come vogliono "loro".
Paolo

Media in famiglia
Davanti a me in questo momento ci sono il computer su cui sto digitando il testo, uno smartphone che vibra ad ogni messaggio o chiamata, neanche avesse la febbre a 40. Attaccato ad una delle porte USB del computer c’è il lettore MP3 che sta caricando musica, in fondo alla stanza mia figlia Aurora guarda la tv programmata su un canale per "giovani".
Nell’altra stanza mia moglie sta preparando, sul portatile, la lezione del giorno dopo per la sua classe, da svolgere sulla Lim, la lavagna elettronica, infine, sul divano, mio figlio sta sfogliando un quotidiano (inteso come giornale di carta).
Gigi

19-CHIESA E MEDIA
Fin dalle sue origini la Chiesa si è servita dei media

di Paolo Brugnera
"Inter mirifica technicae artis inventa". "Tra le meravigliose invenzioni tecniche..." Così inizia il testo del decreto che i Padri Conciliari approvarono il 4 dicembre 1963 sugli strumenti di comunicazione sociale.

I padri conciliari
È molto significativo che i vescovi, all’inizio del Vaticano II, abbiano riconosciuto con un documento ad hoc la ‘novità’ dei media considerandola di grande aiuto per la propria missione evangelizzatrice.
Grande fu allora la fiducia dei vescovi rispetto alla risorsa rappresentata da tutti i mezzi di comunicazione sociale. Infatti, tutto il documento tratta, pur non nascondendo i pericoli in agguato, tutta la tematica guardandola come un’opportunità: moltissimi sono i riferimenti ai benefici e i vantaggi che derivano dall’uso adeguato ed efficace di questi strumenti che la Chiesa "ha diritto innato di usare e di possedere, nella misura in cui essi siano necessari o utili alla formazione cristiana e ad ogni altra azione pastorale".
Anche alcuni pontefici precedenti l’assise conciliare avevano usato, e quindi legittimato, l’uso dei mezzi di comunicazione sociale. In particolare ricordiamo l’inaugurazione della Radio Vaticana e i messaggi radiofonici iniziati da papa Pio XI e culminati sicuramente con il famoso "discorso della luna" di Giovanni XXIII dell’11 ottobre 1963, nel giorno dell’apertura del Concilio.

Fin dalle origini
La Chiesa da sempre si è servita degli strumenti di comunicazione per annunciare il Vangelo: già lo stesso san Paolo, grande comunicatore, si era servito degli strumenti mediatici dell’epoca per diffondere il Vangelo. E non dimentichiamo l’opera significativa di diffusione della Bibbia mezzo stampa a caratteri mobili realizzata da Gutenberg a metà del quindicesimo secolo.
Insomma, la Chiesa da sempre ha ritenuto importante e fondamentale per la sua missione usare i mezzi, dai più semplici ai più tecnologici, nessuno escluso, compreso Internet - su cui da tempo la Chiesa Cattolica è presente con un potente portale - compreso Twitter - dove dal 12 dicembre 2012 prima Benedetto XVI, e poi papa Francesco, inviano quasi ogni giorno 140 caratteri al mondo intero.

Tutta la Chiesa?
Tuttavia la sensazione di chi scrive è che se da un lato la Chiesa, rappresentata dai pontefici, abbia cercato di valorizzare, usare e stimare gli strumenti di comunicazione sociale, dall’altro le chiese locali e le parrocchie abbiano recepito sia le indicazioni papali sia la sollecitazione dei documenti in modo molto diversificato e a macchia di leopardo.
Di questa difficoltà di ricezione troviamo ampia traccia nell’Istruzione Pastorale Aetatis Novae, (1992) in cui si raccomanda alle diocesi e alle Conferenze o le Assemblee episcopali di vegliare affinché il problema dei Media sia affrontato in ogni piano pastorale, redigendo piani specifici riguardanti le comunicazioni sociali e di cui si forniscono direttive ben precise e articolate.

Il Direttorio CEI
Siamo così arrivati, è il 2004, a Comunione e missione, Il Direttorio CEI sulle comunicazioni sociali.
Sono passati cinquant’anni dal Concilio ma la ricezione è quella che è, al punto che i vescovi invitano a recuperare la figura del "diffusore della stampa cattolica" in parrocchia (n.137).
Più in generale dedicano un intero capitolo (il VI) a delineare le caratteristiche dell’animatore della comunicazione e della cultura.
Questa figura, a dieci anni dall’uscita del Direttorio, è presente nella vostra parrocchia, vi sono corsi sul tema nella vostra diocesi?
È questa , a mio avviso, una questione cruciale: che ruolo hanno concretamente i laici nella Chiesa?
Quanti hanno fatto p.e. i corsi per diventare operatori pastorali e poi sono riusciti ad avere un ruolo significativo in parrocchia? Quanti si sono laureati presso l’Istituto Papa Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia e si sono visti riconosciuti i loro studi a livello diocesano?

Chiesa e Internet
La riflessione di cui sopra si può applicare anche al tema della Rete.
Negli ultimi anni con l’avvento di Internet molte sono le diocesi, le parrocchie e le associazioni, laicali e non, che si sono avvalse delle potenzialità di questo nuovo strumento per portare ad extra l’annuncio cristiano o migliorare la comunione e la comunicazione nella Chiesa.
Ma spesso sono state delle iniziative legate all’intraprendenza di singoli, appassionati ed esperti, più che esperienze nate dalla comunità, da progetti condivisi e concordati.
Si sono così affermate realtà che a volte hanno dato la precedenza alla presenza in rete più che alla qualità del prodotto offerto, all’esigenza di coprire un vuoto più che alla possibilità di creare veramente strumenti di comunità.
In queste situazioni, con il venir meno dell’esperto o del fascino del nuovo, tutto è stato abbandonato.
È evidente la fatica di fare rete insieme e di rendere questi strumenti realmente efficaci, efficienti ed economicamente sostenibili.
Di questo forse non tutta la comunità cristiana è consapevole.
Ho l’impressione che alcuni cristiani ritengano che questi strumenti siano opere diaboliche e, come tali, vadano abbandonati.

La comunità credente
Probabilmente dobbiamo interrogarci come comunità cristiana - con molta serenità, competenza e preparazione - su che cosa possiamo fare perché questi strumenti siano effettivamente al servizio dell’evangelizzazione e utilizzati al meglio.
Non sono argomenti che possano essere trattati e discussi solo da esperti o tecnici, o decisi dall’alto.
È importante che facciamo comunità e ci interroghiamo se davvero riteniamo che la pastorale, la vita della comunità, la fede delle persone possano essere in qualche modo aiutate dagli strumenti di comunicazione di massa.
In caso affermativo vanno prese delle decisioni, di impegno personale ma anche di natura economica.
E "lo Spirito, così come ha aiutato gli antichi profeti a comprendere il piano di Dio attraverso i segni del loro tempo, aiuti oggi la Chiesa a interpretare i segni del nostro tempo e a realizzare il proprio compito profetico con lo studio, la valutazione e il buon uso, diventati ormai fondamentali, delle tecnologie e dei mezzi di comunicazione" (Aetatis Novae, n.22).

Per il lavoro di coppia e di gruppo
• Per la comunicazione della fede serve la parola, oppure basta solo l’esempio?
• Come facciamo, come coppia, a trasmettere la fede ai nostri figli?
• Sappiamo annunciare la Verità, in mezzo alle tante false verità che ci bombardano?
• Come si comunica in parrocchia?

20-MEDIA E VERITÀ
Serve un’ecologia dell’informazione

di Fabrizio Floris
Non esistono modalità di comunicazione neutre. Tra ciò che accade e quello che effettivamente il pubblico capta di ciò che accade, vi è una lunga serie di intermediari.
Tutti questi hanno, chi più chi meno, la facoltà di mettere in circolo la notizia o tacerla, di darle un taglio o un altro, di metterla in luce o in ombra.
La sola scelta delle notizie (tra le tante disponibili) con cui riempire le pagine di un quotidiano o la scaletta di un telegiornale, è un'inevitabile restrizione pregiudiziale della verità.
In questo modo le agenzie informative non solo manipolano la realtà, ma ci nascondono gran parte della realtà del mondo.
Ormai la comunicazione (estesa all'informatica, all'elettronica e alla telefonia) è diventata l'industria pesante del nostro tempo e i grandi gruppi che la controllano cercano di espandersi attraverso incessanti acquisizioni, che riducono sempre più lo spazio per le agenzie indipendenti.
Si riduce sempre più la distinzione tra cultura di massa, la pubblicità e la propaganda, l'informazione.
Le notizie così diventano merce, e quello che conta non è che siano vere o false, ma che si vendano, si consumino; il risultato è che siamo sempre meno informati e sempre più bombardati da idee che non ci appartengono.
Siamo chiamati ad attuare quella che si potrebbe definire un'ecologia dell'informazione. Per pulire l'informazione, per liberarla dalla marea nera delle bugie.
Tratto dal sussidio: La comunicazione, Ass. Formazione e Famiglia, Torino 2004.

21-MEDIA E CHIESA OGGI
Come si può parlare di fede all’uomo contemporaneo

di Stefano Di Lullo
Il tema Chiesa e media è complesso e al centro di molti dibattiti attuali, ma anche materia che costantemente interroga tutta la Chiesa, dal Papa, ai vescovi, ai sacerdoti e ai laici, impegnati attivamente nelle diocesi e nelle parrocchie in particolare nella catechesi e nelle diverse attività pastorali, in campo formativo ed educativo.
È dunque interessante analizzare il modo di comunicare della Chiesa oggi, ma anche il modo di essere della Chiesa, il suo rapporto con il mondo e la modernità.

Chiesa, giovani e media
Sull’argomento vorrei proporre ai lettori alcuni passaggi di una riflessione presentata da don Antonio Sciortino, direttore di "Famiglia Cristiana", in un pubblico dibattito tenutosi lo scorso aprile a Bari nell’ambito della manifestazione "la Repubblica delle idee".
"Se la Chiesa non usa i media, non riuscirà a comunicare con i giovani - ha osservato don Sciortino - I ragazzi oggi vivono gran parte del loro tempo in rete ed è lì che bisogna raggiungerli".
"La Chiesa non può fare a meno di confrontarsi con la rete e con i social network", osserva inoltre don Sciortino nel libro-intervista "La morale, la fede, la ragione", pubblicato da Aliberti.
"Basterebbe solo questo dato per giustificare l’affermazione: oggi il 90% dei giovani tra i quattordici e i ventinove anni è iscritto a Facebook, il più diffuso dei social network, dove i ragazzi si costruiscono un profilo e un'identità". Ed è certamente con il mondo di internet che la Chiesa deve instaurare un rapporto, se vuole raggiungere le nuove generazioni.
"Tuttavia - sottolinea il direttore di ‘Famiglia Cristiana’ - occorre entrare nella loro logica, adeguarsi, e questo presuppone una seria professionalità. Non sempre nella Chiesa c’è cognizione di cosa vuol dire fare informazione. Un articolo non è un’omelia. Spesso è più efficace un ‘Twitter’ del Papa rispetto ad un’enciclica". E su ciò i dati parlano chiaro: il 27 ottobre scorso l’account @Pontifex di Papa Francesco ha superato i 10 milioni di "followers".

Una "pillola" di speranza
È interessante a questo proposito osservare il fenomeno del "re-tweetting", ovvero i tweet del Papa vengono rilanciati e condivisi dai suoi "amici" e in questo modo "secondo un calcolo per difetto - come ha osservato mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunica-zioni sociali - più di 60 milioni di persone ricevono il ‘tweet’ del Papa che il presule definisce come una pillola di spiritualità e di speranza".
E ancora tutti noi siamo testimoni della rivoluzione dei gesti di Papa Francesco che si presenta ai fedeli con un semplice "Buona sera!", saluta la folla con un comune "Buongiorno!" e si congeda con "Buon pranzo!".
"Non è ‘un’ubriacatura della Chiesa', come è stata definita - la difende don Sciortino - ma l'unica possibilità di avvicinarsi realmente alla gente".

Un Vangelo per l’oggi
"La Chiesa deve dunque stare al passo coi tempi - ha sottolineato - certo, non può cambiare il suo messaggio, ma, talvolta, si pone più attenzione alla forma che al cuore di esso".
Il Vangelo non cambia, è evidente, ma secondo il direttore della rivista cattolica il modo di comunicarlo deve tener presente i nuovi linguaggi.
"Siamo noi che dobbiamo adeguarci agli uomini di oggi - ha evidenziato - Il Vangelo deve contaminare la cultura moderna e viceversa affinché sia meglio compreso".
Il Concilio Vaticano II, concilio pastorale, ha cercato di introdurre nuovi modi per parlare all’uomo di oggi.

Non ci devono essere tabù
"La grande rivoluzione del Concilio – ha affermato don Sciortino - è il concetto di Chiesa come ‘popolo di Dio’ dove tutti hanno la stessa dignità, e il ruolo di corresponsabilità dei laici".
Il Concilio infatti non solo riprese e sviluppò il dialogo con il mondo contemporaneo ma lo fece facendo i conti con il mondo della comunicazione.
Di fronte agli oltre 1.200 giornalisti interessati, la Chiesa cattolica il 6 ottobre 1962 creò la vera e propria Sala Stampa, che oggi registra 400 giornalisti accreditati di cui solo 70 di testate cattoliche.
"Dopo i primi momenti di ‘arroccamento intimorito’ - scrive il vaticanista Gian Franco Svidercoschi - il Concilio obbligò la Chiesa ad un generale ripensamento dei tradizionali metodi di approccio con la realtà religiosa".
E dunque a questo proposito secondo don Sciortino nessun argomento deve essere "tabù", ma va sempre affrontato con competenza.
"La prospettiva cristiana - commenta - aggiunge un di più di responsabilità, occorre allora trovare dei criteri per discernere tra la pula e il grano". Alla verità, insomma, bisogna sempre cercare di avvicinarsi il più possibile.
ste.dilullo@libero.it

22-CYBERTEOLOGIA
La rete non è solo uno strumento ma uno spazio antropologico

La rete, Internet, è uno spazio di esperienza che sempre di più sta diventando parte integrante della vita quotidiana come fosse un "nuovo contesto esistenziale".
Dunque la rete non è affatto un semplice 'strumento' di comunicazione che si può usare o meno, ma si è evoluta in uno spazio, un 'ambiente' culturale, che determina uno stile di pensiero e crea nuovi territori e nuove forme di educazione, contribuendo a definire anche un modo nuovo di stimolare le intelligenze e di stringere le relazioni, addirittura un modo di abitare il mondo e di organizzarlo.
Dunque non è un ambiente separato, ma sempre più integrato, connesso con quello della vita quotidiana.
Dunque non è più solo un 'luogo' specifico all'interno del quale entrare in alcuni momenti per vivere on line, e da cui uscire per rientrare nella vita 'vera', off line.
In effetti una delle sfide maggiori, specialmente per coloro che non sono 'nativi digitali', è quella di saper vedere nella rete uno spazio antropologico interconnesso in radice con gli altri della nostra vita.
Antonio Spadaro, Cyberteologia, Vita e Pensiero, Milano 2012.

23-Testimonianze: CHIESA E MEDIA
Essere protagonisti attivi della comunicazione

Esperti in comunicazione
La Chiesa è sempre stata dentro ai media propri del periodo storico (pensiamo a quanto ha fatto don Bosco a Torino nell'ottocento) ed anche ora si sta dando anche molti strumenti per meglio operare: gli uffici delle comunicazioni sociali, i vari siti, il corso di Animatore della Comunicazione e della Cultura (ANICEC), il direttorio delle comunicazioni sociali...
Fabrizio e Francesca Bertrand

Comunicazione e GF
Penso che utilizzare i media come strumento di comunicazione sia importante (per ricordare una riunione, per far girare del materiale, per scambiarci opinioni) ma che sia ancora fondamentale il contatto fisico, la relazione personale, il vedersi a quattr'occhi.
Nella nostra esperienza i gruppi famiglia hanno funzionato quando c'era il contatto diretto per coinvolgere le persone ma che, soprattutto per le parti organizzative, si potevano condividere via mail moltissime cose riducendo il tempo, gli spostamenti, gl’incontri.
F. & F.

Il sito parrocchiale
La nostra Parrocchia sta tentando di utilizzare i nuovi media per incrementare l’efficacia della trasmissione del messaggio cristiano.
Qualche tempo fa è stato avviato un sito parrocchiale, pensando di coinvolgere i giovani e tutti coloro che fossero interessati a dare fiato ad uno strumento con grandi potenzialità.
Ad oggi però anche la nostra parrocchia soffre il fatto che a gestire le innumerevoli attività alla fine siano sempre le stesse persone, le quali, oberate di troppi impegni, non riescono a dare continuità ad un progetto quale quello del sito.
In generale pensiamo che sia necessario che il Parroco decida di inserire la comunicazione con i new media tra le priorità e questo non sempre accade.
Fabio e Silvia Cavallin

Diocesi e Media
Noi dipendiamo dalla Diocesi di Milano che ha un sito con tutte le informazioni che servono, poi c’è anche un sito della Comunità Pastorale che comprende sei Parroc-chie e ci si può trovare l’articolo del Parroco relativo al Notiziario mensile e le notizie più importanti per la comunità.
È vero però che, se le notizie possono essere utili, la comunità si fa incontrandosi, avendo la pazienza di ascoltarsi e la possibilità di dire ciò che abbiamo nel cuore per poter portare insieme i pesi gli uni degli altri.
Franca e Mariano

Media, Vaticano e clero
Secondo noi anche all'interno della Chiesa, intesa come Clero, è in atto un cambiamento dovuto al cambio generazionale tra preti di vecchio stampo e i nuovi presbiteri, più aperti alle novità tecnologiche, come è giusto che sia.
Il Vaticano, da parte sua, riesce a stare al passo con i tempi, soprattutto grazie alla rivoluzione mediatica avviata da Giovanni Paolo II e continuata egregiamente dai suoi successori.
Maurizio e Marzia

Parrocchia in rete
La nostra esperienza è racchiusa nel sito parrocchiale che permette a tutti di conoscere un po’ meglio come è nata la nostra comunità ed il cammino che sta percorrendo. Per l’organizzazione degli incontri ordinari e degli eventi che si svolgono in parrocchia, usiamo la posta elettronica e Facebook.
Infine, qualche tempo fa, è stata creata una mailing list con la quale gli iscritti (anche ex-parrocchiani) ricevono comunicazioni sui vari appuntamenti della liturgia e quelli più "mondani"
Anche se Facebook è oggetto di innumerevoli critiche, per noi è invece determinante per l’oratorio e l’organizzazione degli animatori, è come il prolungamento naturale degli incontri per scambiarsi idee, appuntamenti ed opinioni.
Silvia e Andrea

Non si tratta solamente di esprimere il messaggio evangelico nel linguaggio di oggi, ma occorre avere il coraggio di pensare in modo più profondo, come è avvenuto in altre epoche, il rapporto tra fede, la vita della Chiesa e i mutamenti che l’uomo sta vivendo.
Benedetto XVI

Uomini e donne nella Bibbia
24-MOSÈ, UN GRANDE INTERLOCUTORE DI DIO
La grande comunicazione di Dio con il suo popolo

Di Vincenzo Salemi IMC
Premetto che tutta la Bibbia è comunicazione. Dio si manifesta al suo popolo tramite le persone di sua scelta, Abramo, Mosè, i Profeti, fino ad arrivare alla comunicazione completa tramite il suo Figlio, Gesù.
La Trasfigurazione (Cfr Mt 17,1-8; Mc 9,2-8; Lc 9:28-36; 2Pt 1,16-18) è il momento supremo nel quale Gesù manifesta ai tre apostoli prescelti la sua vera persona. Dio Padre invita loro ad ascoltare il suo Figlio prediletto. Ecco, proprio allora Gesù ha al suo fianco Mosè ed Elia.

Mosè
Ho scelto Mosè come mediatore della comunicazione divina, perché c’è qualcosa di speciale nella sua figura.
Sappiamo come Mosè viene salvato dalle acque dalla figlia del faraone, cresce alla corte del faraone ma, per aver ucciso un aguzzino del suo popolo, è ricercato e fugge. Nel deserto del Sinai è a casa di Ietro, sposa sua figlia e pascola le sue pecore. Sotto il monte Sinai vede un roveto ardente che non si consuma. Li` Dio lo chiama.
Che cosa si dicono in realtà Dio e Mosè?
Rivelando il suo nome a Mosè (Es 3, 14) Dio non solo mette in chiaro che Lui è, ma che è anche interessato alla situazione del suo popolo (3,16), il che è parte integrale del nome.
"Yahweh": significa: "Io sono"... Io sono colui che fece un alleanza con Abramo, Io sono colui che vede la miseria del suo popolo, Io sono colui che vi farà uscire dalla terra di schiavitù e vi introdurrà nella Terra promessa. (Es 3,14-17).
Questa è la grande comunicazione che Dio svela a Mosè.

La missione
Dopo essersi rivelato, Dio chiede a Mosè di andare dal Faraone e chiedergli di liberare il suo popolo.
Mosè non sa come reagire e presenta quattro obiezioni:
1) Chi sono io? (rivela, insicurezza, timore, umiltà?) (Es 3,11).
2) Io che cosa risponderò loro? (è una domanda giusta che avrà risposta) (Es 3,13).
3) Non mi crederanno (timore realisticamente fondato) (Es 4:1).
4) Io non sono un buon parlatore (sembra che Mosè fosse balbuziente) (Es 4,10).
E poi dà la sua risposta:
"Perdona Signore, manda chi vuoi mandare!" (cioè qualcun altro). (Es 4,13)
Mosè in pratica rinuncia e Dio potrebbe rinunciare pure Lui, se fosse un uomo e non Dio.
Anche con Giona e con Geremia Dio insisterà, perché Dio non guarda all’apparenza ma al cuore (1Sam 16,7).
Dio conosce Mosè fino in fondo.
Di fatto l’insistenza di Dio si comprende perché Mosè non conosce le sue qualità e non ha ancora capito quanto può essere grande l’aiuto di Dio. Calcola solo le sue forze.
Il nocciolo della questione da parte di Dio è:
1) Liberare il suo popolo perché possa servirlo, non si può servire se non si è liberi (Es 4.22-23).
2) Di fare un’alleanza, un patto, dove Dio e il suo popolo si mettono d’accordo per decidere il da farsi dopo la liberazione.

L’Alleanza
Mosè e il popolo sono pronti per l’Alleanza. Il centro di tutto l’Antico Testamento è l’alleanza sancita al Sinai (Es 19-24).
Mosè è Mediatore. L’alleanza del Sinai (Es 24,3-8) è il cardine sui cui si poggia il Primo Testamento, solo Gesù potrà a pieno titolo rimpiazzarla con la nuova alleanza.

La Visione di Dio
"Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico" (Es 33.11). Mosè per Dio è sempre Mosè, nonostante i suoi sbagli torna sempre a essere colui che fa da Mediatore tra Dio e il Popolo.
Personalmente Mosè chiede di vedere il volto di Dio, è l’aspirazione più grande di ogni essere umano. Da una parte Dio gli dice che nessuno può vederlo e continuare a vivere (Es 33,20), d’altro canto la Bibbia non esita ad affermare che non ci fu uomo come Mosè che Dio conobbe faccia a faccia. Anzi la sua faccia diventava radiante di splendore (Es 34,27-35). Si doveva velare il volto tanto era lo splendore che emanava dopo aver "visto" Dio.

Rinnovo dell’Alleanza
Dopo l’episodio del vitello d’oro (Es, Cap. 32) Mosè prega per il popolo, si rivolge a Dio e Dio si rivolge a Mosè perché parli al suo popolo.
Nonostante il tradimento la Grande Comunicazione continua.
Dio parlerà al popolo non solo tramite Mosè ma in seguito anche tramite gli altri profeti, in un’alternanza di promesse da parte di Dio e tradimenti da parte del popolo.
Si dovrà aspettare Geremia per avere la promessa di un’alleanza nuova indistruttibile (Ger 33,31-34).
Gesù Figlio di Dio, unico Mediatore tra Dio e l’umanità intera (1Tim 2,5) sigillerà nella Nuova Alleanza un cammino che Dio vuole intraprendere non solo con Israele ma con l’umanità intera.

25-PER APPROFONDIRE IL TEMA
Alcuni libri usati per realizzare questo numero

Federico Tonioni, Quando Internet diventa una droga, Einaudi Editore, Torino 2011
Sul tema "Genitori, figli e Media" la scelta è caduta, tra le tante possibili, su un libro che tratta un lato ‘oscuro’ della Rete: quella della dipendenza: dai giochi di ruolo, dai social network, dai giochi d’azzardo, dai siti pornografici.
Da questa premessa sembra un testo scritto per confermare la negatività intrinseca della Rete.
In realtà il libro, dopo aver presentato Internet, i suoi vari contesti con le loro caratteristiche, individua le possibili patologie in cui i nostri figli (ma non solo) possono incorrere.
Dopo di che tratta diffusamente delle azioni da intraprendere per prevenire o porre rimedio ai disagi fisici e mentali che un uso compulsivo della rete può generare.
L’autore è uno psichiatra che coordina, tra l’altro, l’ambulatorio di Internet Addition Disorders presso il policlinico Gemelli di Roma.

B. Bruschi - A. Parola, Figli dei media, Società Editrice Internazionale, Torino 2005.
Ho conosciuto la professoressa Bruschi anni fa ad un incontro per genitori sul tema dei Media organizzato dal Comune di Torino.
Sono poi andato ha trovarla in Facoltà e da allora ho in mente questo numero.
Il libro, anche se un po’ datato per la velocità con cui i Media cambiano e si aggiornano, ha lo scopo di aiutare i genitori ad affiancare i bambini nell’uso dei Media, per trasformare i videogiochi, la rete e i programmi TV in un’occasione d’incontro più che di separazione.
Interessanti le riflessioni finali sulla media education da cui abbiamo tratto, con il consenso dell’Editore, l’articolo di pag. 8-9.
Nel frattempo l’autrice ha collaborato al libro: Crescere digitali e: Per imparare c’è un App (entrambi editi da Aracne), quest’ultimo sull’uso intelligente degli smartphone.

M. Aglieri - A. Carenzio: Media e dintorni, San Paolo Editore, Cinisello Balsamo (MI) 2011
Miela Fagiolo D’Attilia: Ragazzi, genitori, internet, Editrice La Scuola, Brescia 2011
Si tratta di due libri semplici ed agili su come, da genitori, accompagnare i figli nell’uso di Internet e della Rete.
Il primo si può leggere tutto in un fiato e offre le nozioni di base per passare a successivi approfondimenti.
Il secondo può essere un utile approfondimento, poiché parla anche di cellulari, videogiochi, scuola, normative comunitarie, ecc.
Entrambi i testi sono forniti di un vocabolarietto sui termini più comuni utilizzati in rete.

Vance Packard, I persuasori occulti, Einaudi Editore, Torino 1958 e 1989
A cosa può servire un libro scritto nel 1958, cinquantacinque anni fa? Per farci capire che da allora le cose, in fatto di comunicazione e manipolazione dell’informazione, non sono cambiate, anzi sono solo peggiorate.
Il limite del libro non è quindi tanto l’età (si tratta di un long-seller ancora in commercio) quanto la focalizzazione su un tema prevalente, la pubblicità. Anche se ormai ci vendono (e noi compriamo) di tutto, comprese le idee che formano l’opinione pubblica e il consenso elettorale. Si tratta di un saggio, pieno di notizie e particolari, ma molto interessante (p.e. sapete secondo quale criterio viene disposta la merce nelle corsie dei supermercati?)
Ho letto la prima volta questo libro all’inizio degli anni ‘70 ma a distanza di quarant’anni me lo ricordo ancora: per questo ve lo propongo.

Antonio Spadaro, Cyberteologia, Vita e Pensiero, Milano 2012
P. Righero, Hai un momento, Dio?, Effatà Editore, Cantalupa (TO) 2010
Per "Chiesa e Media" abbiamo scelto due libri, uno l’opposto dell’altro.
Il testo di Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica, e autore della prima intervista a papa Francesco è un po’ da specialisti. Propone molti suggestivi accostamenti tra la realtà di Chiesa che conosciamo e le similitudini che possiamo trovare in rete e creare con la rete.
Il testo di Righero, nostro assiduo collaboratore, è invece una raccolta di preghiere nate e cresciute sul Web di cui trovate un esempio a p. 24.

26-LA NOSTRA ESTATE
Campi estivi, Medjugorie, a Roma in pellegrinaggio

GRAZIE!!!
La nostra esperienza a Spello 2013 è stata semplicemente fantastica!!!
Siamo una famiglia che si è recentemente avvicinata ai Gruppi Famiglie e questa è stata la nostra prima partecipazione ai campi.
Cosa ci ha fatto decidere ad affrontare questa esperienza ancora non ce lo spieghiamo, nelle nostre menti c’era solo l’idea di provare a passare una vacanza diversa dal solito con la preoccupazione di essere in compagnia di persone mai conosciute.
L’attenzione con la quale siamo stati accolti a San Giovanni di Spello, noi nuovi e sconosciuti a tutti, ci ha fatto immediatamente capire che la gioia e l’accoglienza sarebbero state le parole d’ordine di tutta la settimana.
Abbiamo passato delle giornate immersi nel ritmo operoso del pregare e del lavorare, dove i momenti di riflessione e di testimonianza si alternavano a momenti di puro svago, circondati da luoghi di pace, dove la bellezza del creato è protagonista assoluta.
La complicità creatasi tra le famiglie è stata di grande aiuto nell’affrontare i temi proposti, aiutandoci a scoprire il senso vero del nostro faticoso cammino di famiglie.
Non si riesce a descrivere il bene che abbiamo ricevuto da questa settimana, c’è però una parola che sintetizza la settimana: grazie a tutti per esserci stati!
Famiglia Brioschi

FARE IL "TAGLIANDO"
C’era una volta la famiglia del mulino bianco, quella della pubblicità dei biscotti e delle merendine Barilla. Per parecchi anni è stata la regina della pubblicità.
La mia, come tutte le altre famiglie, poco hanno a che spartire con quella rappresentata nello spot pubblicitario. C’è bisogno di ben altro, perché ci sono nuclei familiari affamati, non di merendine, ma di nuove relazioni umane e di confronto sul proprio cammino.
Noi come famiglia, un po’ di tutto questo, da circa 10 anni lo abbiamo trovato nelle settimane estive per famiglie ed è molto importante che, oltre a noi, anche i figli abbiano respirato ogni estate questa aria nuova a contatto con ragazzi più o meno della stessa età, per poi ritrovarsi alla fine con nuovi contatti telefonici e informatici con i quali intessere un rapporto d’amicizia.
Certo non impressionano neanche i 1250 km percorsi, dal profondo sud, per raggiungere Voltago Agordino; tutti in carrozza, si parte per andare ad effettuare il "tagliando annuale dello Spirito".
Facendo ciò, sarà più facile rapportarci con Colui che bussa quotidianamente alla porta del nostro cuore e per noi, lontani, disarmati e nudi, sottratti dalle abitudini del nostro frenetico vivere quotidiano, sarà più agevole accoglierlo e riempirci di Lui.
Angela e Piero Lojacono

SENTIRE UNA "PRESENZA"
L’esperienza che abbiamo vissuto a Medjugorje è stata così profonda e rivitalizzante che quando siamo tornati ci sentivamo più leggeri, come se avessimo finalmente lasciato là le zavorre dell’anima.
Eravamo felici per aver vissuto qualcosa di spiritualmente intenso. Anche Francesco, il piccolo di casa, è rimasto colpito dallo splendido clima creato tra le varie famiglie partecipanti al campo e dalle esperienze vissute. Tant’è vero che al primo temino in classe all’avvio dell’anno scolastico ha raccontato il lungo viaggio per arrivare a Medjugorje, i giochi e le preghiere con gli altri bambini, le salite al Podbrdo e al Krizevac. Non ha raccontato delle vacanze in Provenza: non ha avuto dubbi su quale esperienza l’avesse colpito maggiormente.
Il momento più toccante è stata l’Adorazione del mercoledì sera: nonostante fossimo migliaia di persone, regnava un silenzio assoluto e si percepiva la Sua presenza. Persino i bambini si sono lasciati trasportare dal clima di preghiera e di pace e… si sono addormentati beatamente.
Un grazie speciale va a Nicoletta, Corrado, e a Padre Valentino, che hanno saputo creare un clima di collaborazione e di amicizia, nonostante per la maggior parte non ci conoscessimo e provenissimo da tutto il Nord Italia.
Nica e Andrea

A ROMA DAL PAPA
Carissimo don Cicero, carissime famiglie e parrocchia del Gesù Divin Salvatore, ancora emozionati per l'incontro con il Papa ci facciamo voce del grande grazie di tante famiglie che dal Veneto, dalla Lombardia e dalla Calabria avete accolto fra voi.
Ciò che abbiamo vissuto ha tutto il sapore dell'accoglienza in famiglia: avete aperto le vostre case a delle persone che non conoscevate, figli compresi; avete atteso il nostro arrivo fino a tarda sera, ci avete ristorato al nostro ritorno da S.Pietro.
C'è ancora nei nostri occhi la meraviglia di una fede condivisa, nel nostro cuore la gioia per aver incontrato Fratelli nella fede nel nostro cammino. C'è tutto il significato del Pellegrinaggio: il cammino, lo sperimentare il bisogno e la provvidenza, l'incontro con Il Cristo e con i fratelli.
Vi abbracciamo idealmente tutti e vi ringraziamo ancora per il calore della vostra accoglienza, anche quando è stata così discreta da offrirci un letto dopo una lunga giornata e un saluto la mattina prima di ripartire. Vi vogliamo bene e preghiamo il Signore per voi.
Per le famiglie dei gruppi famiglia di Veneto, Lombardia e Calabria: Antonella e Renato Durante, Gianprimo ed Ernesta Brambilla

27-NOTIZIE DALL'ASSOCIAZIONE

Associazione Formazione e Famiglia, Domenica 2 marzo 2014:
ASSEMBLEA DEI SOCI ED ELEZIONE NUOVA COPPIA RESPONSABILE G.F.
Carissimi,
Il prossimo mese di marzo vedrà, in contemporanea, due avvenimenti importanti per il Collegamento tra Gruppi Famiglia: l’annuale assemblea dei soci dell’associazione che rappresenta, a livello istituzionale, la nostra realtà di gruppi con il rinnovo del consiglio di presidenza e, soprattutto, l’elezione della nuova coppia responsabile del Collegamento Nazionale.
L’appuntamento è per le ore 10 di domenica 2 marzo p.v. presso il centro parrocchiale di Ronco Briantino (MB) in via Parrocchia, 39.
Sarà un’occasione per rivederci e riabbracciarci, dopo tanti incontri e contatti virtuali, e per prendere alcune decisioni importanti per il futuro della nostra esperienza pastorale.
Gli amici di Ronco sono disponibili ad ospitarvi il sabato sera se la distanza da coprire per arrivare fosse per voi, o i vostri bambini, troppo lunga. Nella speranza di incontrarvi, un caro saluto,
Noris Bottin
Note tecniche
Il pranzo di domenica sarà condiviso, dividendo fraternamente quanto ognuno avrà portato.
È previsto un servizio di animazione dei bambini e dei ragazzi.
Per ragioni di tempo la Santa Messa sarà quella parrocchiale delle ore 18.
Per ogni necessità pratica contattate Ernesta e Gianprimo Brambilla, 347 8810722 (lei) e 340 5366428 (lui).

UN PO’ DI CONTI
L’anno scorso, in questo periodo, eravamo impegnati a far quadrare i conti che non tornavano.
Quest’anno, complice la crisi, le cose non vanno molto meglio. Dei 300 contributi previsti ne abbiamo ricevuto poco più di 200: quindi vi invitiamo caldamente a sostenerci!
Però lo Stato ci ha già versato le quote del 5 x 1000 del 2011, anche se ogni anno la quota è sempre più ridotta, e abbiamo pubblicato, con questo, solo tre numeri della rivista. Il quarto, infatti, è stato il sussidio "Raccontando i campi estivi" che avete ricevuto a marzo. In questo modo le spese si sono contenute. Speriamo nel prossimo anno e nella vostra generosità!
Noris Bottin

TEMI DELLA RIVISTA 2014
A metà ottobre a tutti coloro che ricevono le nostre newsletter è pervenuto un elenco di temi tra cui scegliere quelli ritenuti più interessanti per essere trattati sulla rivista.
Ad oggi (fine novembre) le risposte non sono state molte ma secondo noi sufficienti per definire un programma editoriale per il prossimo anno.
Gli argomenti trattati con tutta probabilità saranno i seguenti:
• Adolescenti e famiglia. I rapporti difficili con i genitori, tempeste ormonali, il gruppo dei pari, fede e pratica religiosa.
• Eucaristia e famiglia. I vari momenti della celebrazione liturgica rivisitati in chiave familiare.
• Famiglia: speranza e futuro per la società italiana. I temi trattati nella 47° Settimana Sociale dei Cattolici vengono ripresi con particolare attenzione all’impegno sociale della famiglia.
• Adozione e affidamento. Al termine di un cammino iniziato quest’anno con i soci dell’associazione e alcuni gruppi familiari parrocchiali, si realizzerà un sussidio su questo tema. Si presterà attenzione non solo al "prima" ma soprattutto al "dopo": difficoltà, solitudini, rifiuti, assenza delle istituzioni, ecc.
La redazione

IL COMITATO CAMPI ESTIVI
Tra gli argomenti in discussione domenica 2 marzo a Ronco Briantino, vi sarà quello dell’istituzione di un comitato per la promozione e gestione degli eventi dell’associazione Formazione e Famiglia, con particolare riguardo ai campi estivi.
Da oltre vent’anni il Collegamento tra GF organizza campi ma, rispetto a vent’anni fa, le normative fiscali sono molto cambiate.
Si sente la necessità di regolare la contabilità dei campi, non lasciando più tutta la responsabilità fiscale sulle spalle delle coppie che li organizzano e li gestiscono.
Ci è stato suggerito di dare vita ad un Comitato, emanazione dell’associazione, che ha, rispetto alla stessa, alcuni vantaggi poiché viene disciplinato dalle norme definite dai promotori dello stesso. L’unico obbligo è quello di chiudere i conti in pari.
Il comitato ha un suo codice fiscale, può aprire e gestire un conto corrente, emettere assegni, accettare bonifici, ecc.
Gli inconvenienti sono legati al fatto che, non essendo una Onlus, i contributi versati non sono detraibili (nel caso dei campi estivo questo è ovvio) e per la loro registrazione è necessario pagare l’imposta di registro.
I vantaggi sembrano quindi decisamente superiori agli svantaggi.

28-LA PREGHIERA DEI NAVIGATORI DI FACEBOOK

In questo angolo del mondo digitale, Signore,
ci sono centinaia di nomi,
appiccicati alle pareti di una casa
che esiste solo sullo schermo
e nella mia fantasia.
Li chiamo "amici",
ma molti di loro li conosco poco,
altri solo di vista,
altri ancora sono poco più che volti
(a volte nemmeno quelli!).
Qualcuno non l’ho incontrato,
qualcun altro vive dall’altra parte del mondo;
con qualcuno condivido molto,
con altri poco o nulla.
Alcuni li ho scelti.
Altri hanno scelto me.
E ora sono qui,
sulla mia home come sorelle e fratelli,
posti sulla mia rotta virtuale.
Te li affido, Signore, uno per uno.
Ti affido le loro speranze,
le loro paure,
i loro progetti di felicità.
Rendimi, per loro,
immagine – sia pur sbiadita!-
del tuo amore paziente e misericordioso.
Rendimi amico vero,
pronto ad ascoltare,
a condividere, a esserci.
Rendimi apostolo,
capace di annunciare,
anche sul WEB
il tuo Vangelo di salvezza.
Patrizio Righero

GF82-EXTRA

A-Una traccia di approfondimento

Per realizzare questo numero, come redazione, ho raccolto nel tempo molti materiali, soprattutto articoli, e poi ho provato a farne una sintesi, utile anche per ofrire spunti ai collaboratori della redazione. Provo di seguito a presentarveli.

Genitori e media
I genitori si devono misurare soprattutto con la televisione, i video giochi, Internet 1.0 e 2.0., tutti contesti in forte e rapida evoluzione.
Con l'avvento del digitale terrestre in televisione le cose sono decisamente cambiate: se prima vi erano delle fasce orarie dedicate ai ragazzi ora ci sono canali tematici a loro dedicati: non si può dire che manchi l'offerta!
A tutte le ore del giorno puoi piazzare un figlio o un nipote davanti alla televisione e sei sicuro del risultato: viene inghiottito dal video!
Ma canale tematico non significa molto se non vi sono adulti che controllano e giudicano. Tenendo in braccio mio nipote non ho difficoltà a capire quando il programma gli piace oppure non lo capisce o lo spaventa. Anche davanti alla TV essere vicini è importante! Comunque una balia migliore della Tv non c'è!
Ma i bambini e i ragazzi possono anche guardare i programmi per gli adulti perché noi genitori non abbiamo voglia di vedere i loro cartoni. Quindi propiniamo loro programmi come i TG (quante spiegazioni servirebbero!), oppure "Paperissima" e simili, che non sono proprio il massimo. Non ci sentiamo in colpa?
Quando quest'estate avevamo i nipoti con noi in montagna ci accontentavamo di sentire i titoli del TG e poi via con i cartoni!
I video giochi una volta si collegavano al televisore, non so ora.
Onestamente ho poca esperienza sull'argomento: mia figlia non ne ha mai fatto uso, mio figlio giocava sul PC con giochi scaricati prima da floppy e poi da CD.
Segnalo solo un tipo di consolle particolare: la Wii di Nintendo (ce ne possono anche essere di altre marche) che rende il modo di giocare molto vicino alla realtà (seppure sempre in modo virtuale). In questo caso non c'è più uno joystick ma una specie di telecomando dotato di un accellerometro a tre assi (cose spaziali!) che richiede un'interazione fisica profonda tra video e giocatore. Il suo uso è stato consigliato nella cura contro la dislessia infantile (vedi: Noi, genitori e figli).
Per la classificazione dei video giochi esiste il sistema PEGI che, al momento dell'acquisto, permette di orientarsi sulle caratteristiche del prodotto (Bruschi).
Per Internet 1.0 intendo quella che permette di navigare in rete e di scambiare messaggi di posta elettronica. Nella "rete" del navigatore può finire di tutto: i virus, che ti devastano il computer e poi tanta spazzatura: porno, violenza, ecc.
Nella rete si possono cercare canzoni, filmati, e piratarli (cioé farli circolare tra amici).
La copia non autorizzata e la sua commercializzazione è un reato!
Qui ci sono dei filtri che si possono installare per evitare "pesci" indesiderati (lo stesso si può anche fare per la TV con il parental control), ma un figlio se vuole non ha problema, facendosi aiutare dagli amici, a scavalcarlo facilmente (anche per la posta elettronica vi sono filtri).
Per Internet 2.0 intendo i social network integrati da PC muniti di telecamera. Qui siamo di fronte al "principe del male", se ne sentono e se ne leggono di tutti i colori.
Si parla di cyberbullismo (ask.fm), di sexting, di sottrazione e diffusione di dati e di immagini personali (D'Avenia).
Come navigatore ci vado molto cauto, anche se ho spinto molto per aprire il profilo dei Gruppi Famiglia su Facebook e per farvi aderire al nostro Blog.

Famiglia e media
Non basta quanto scritto sui rischi che possono correre i ragazzi per inorridire? No, anche come singoli, come adulti, come cittadini ci dobbiamo confrontare con i media.
Ultima novità in ordine di tempo sono le pratiche via Internet, che mandano in difficoltà più di una persona che non sia un nativo digitale, anziani soprattutto.
Altro aspetto è il "digital divide": nelle grandi città ci si collega ad Internet con PC, tablet, smartphone, nelle aree marginali del Paese la velocità di Internet su filo non supera i 600 Kb (quando va bene) e i cellulari non si connettono.
Ma il confronto con i media non è di ieri: penso al libro di Packard del 1958, "I persuasori occulti", alle insidie della pubblicità, all'uso del corpo femminile, alla cattura del consenso, alla manipolazione delle informazioni. Le opposte visioni a livello internazionale sulla guerra civile in Siria ben testimoniano la manipolazione di dati e informazioni.
Penso all'uso mirato delle notizie dei giornali e dei telegiornali attraverso l'agenda setting. Se notate quasi tutti i Telegiornali danno le stesse notizie, la nuova notizia scalza le precedenti anche se importanti, l'estero è praticamente assente.
Sono interessanti programmi come TG/TG su TV2000 dove si confrontano e si commentano i titoli dei TG e si aggiungono notizie non citate.
Penso alla morale che i media diffondono, con il rischio, per chi ha meno di vent'anni, di conoscere solo le regole morali (sic) dei media.
Su questo tema faccio una sola considerazione: la famiglia vista dai media è una famiglia o in crisi, o allargata, o ricomposta, mentre le famiglie normali sono rarità (anche se, per avere pubblico, bisogna puntare sui momenti critici che vive una famiglia e non sulla normalità, che non fa notizia e annoia).
Tema a sé sono i nativi digitali, c'è che valuta bene questa nuova generazione (Spadaro, WEB 2.0,  introduzione) e chi ne parla male, molto male (Andreoli, Manna).
Spadaro (intervista inserita in scheda libro web 2.0) sottolinea il problema che i nativi digitali hanno per insegnanti delle persone con un pensiero lineare, che è quello che si ha dai libri, anche se conoscono e usano i new media (vedi discorso LIM).
Penso a BIG Data, alla capacità che i sistemi informatici hanno acquisito - raccogliendo e analizzando ogni passo che facciamo in rete (visita di siti, ricerca di parole, contenuto di mail e di SMS) - di conoscere i nostri gusti, abitudini, debolezze, tendenze religiose e politiche. Obama ha vinto le elezioni USA anche grazie a BIG Data (di qui nasce lo scandalo Datagate).
Molto banalmente, ho constatato che, se cerco notizie, p.e. di un box doccia, mi trovo per settimane inseguito da annunci pubblicitari mirati.
Per contro, la disponibilità di informazioni come quella fornita da BIG Data possono modificare significativamente il modo con cui la scienza, la statistica, la sociologia hanno fino ad ora operato (Riotta) (Spadaro).

Chiesa e media
La Chiesa sembra molto più confidente di noi nei confronti dei media: la radio vaticana è una vecchia istituzione (è stata inaugurata nel 1931), la TV vaticana è presente anche su Internet e ha un canale su You Tube, Benedetto XVI e Francesco cinguettano su twitter.
Su Internet si trova tutta la Bibbia con i relativi commenti (vedi la home page del nostro sito), la liturgia del giorno, in TV e in radio non mancano sante messe e rosari.
Praticamente ogni parrocchia ha il suo sito (più o meno aggiornato), idem per i movimenti. La Chiesa italiana organizza periodicamente convegni sui media, ogni anno vi è la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali.
Il cardinal Martini ha scritto nel 1991 una lettera pastorale su questo tema ponendo la domanda: "come è possibile che, mediante il mio televisore (inteso qui come simbolo di tutti gli altri mass media), io entri in contatto addirittura con la forza salvifica di Gesù?".
Oggi si parla di cyberteologia, del "valore" di un sacramento come l'eucaristia vissuto attraverso i media, si parla di rete "eucaristica" (Spadaro).

Per concludere
Serve coltivare la "saggezza digitale", cioè la capacità di prendere decisioni più sagge in quanto potenziate dalla tecnologia (Giuliodori).
Serve la "media education", come persone, come sposi, come genitori dobbiamo imparare o restare aggiornati sull'uso dei media, se non conosciamo o li conosciamo male, se non li usiamo o li usiamo male non possiamo educare al bene! (Bruschi).
Serve la "media education" anche nel mondo della scuola, come gestire l'informazione e farla diventare educazione.
Un invito finale: anche se è di qualche anno fa, andate a rileggervi quanto già pubblicato su media e famiglia dai GF:
http://www.gruppifamiglia.it/Sussidi/famiglia_e_mezzi_comunicazione_di_massa_COM4.pdf
Franco Rosada

B-La tivù vince

Perché tra stampa, radio e televisione, quest'ultima ha ancora un impatto decisamente maggiore? Flavio - Palermo

Radio, stampa e Internet si avvalgono, prevalentemente, della parola, e la parola non ha lo stesso impatto dell'immagine. E le immagini che passano in televisione oggi sono vincenti sugli altri strumenti di comunicazione per l'uso stesso che noi tutti facciamo del mezzo televisivo.
Una ricerca infatti ci ricorda che ben il 76 per cento degli utenti accende la televisione con il desiderio di rilassarsi. Cosa significa questo? Che scegliamo il dispositivo che ci assorbe senza richiedere da parte nostra particolari sforzi.
È probabilmente questo che rende il mezzo televisivo vincente rispetto agli altri media: la passività.
Ed è per questo che, nella maggior parte dei casi, le trasmissioni televisive, telegiornali compresi, sono sempre più costruiti in modo da non suscitare troppi problemi, omogeneizzando notizie e opinioni, deviando piuttosto verso l'effimero o i casi di cronaca nera (circoscritti ed eccezionali, nella loro brutalità).
Se l'utente si rende privo di pensiero critico davanti al mezzo tivù, ecco allora che questo può essere sfruttato allo scopo di lanciare messaggi senza però esplicitarli, come può essere per esempio il modello di uomo, di donna o di società vincente.
Tutto ciò ci deve far riflettere, specie come genitori ed educatori, su quanto la televisione sia un medium con un "peso" senza eguali, e che dobbiamo educarci a scegliere ciò che vogliamo guardare: questo ci permetterà un uso più critico e consapevole del mezzo.
Ai bambini e ai ragazzi serve il nostro esempio, decidere con loro ciò che guardano e il costante interesse per ciò che hanno visto!
Maria Rosa Pagliari, rubrica Bambini e media (Città nuova, 15/16 2012)

C-La fuga dai TG. Non-notizie? Fuga amara

Disinformati per scelta. Per noia. Per nausea. A leggere il 44° Rapporto del Censis sembrerebbe proprio così. Gli spettatori dei tg non calano semplicemente, se ne vanno. Tra il settembre del 2009 e il giugno scorso, i tg serali nazionali sono passati da 18 milioni 300 mila affezionati ascoltatori a poco meno di 15 milioni. Un salto all’ingiù che dovrebbe allarmare tutti gli addetti ai lavori e, soprattutto, i generali dei diversi schieramenti, ma la preoccupazione è invisibile. E le eccezioni, che pure ci sono, confermano la regola. Avete notato sostanziali cambiamenti? Macché, non si finisce mai di contare le notizie lievi e friabili come grissini. I "fatti" che fanno perfino passare per notizia ciò che un tempo era pubblicità, onesta ma pubblicità. Gli ultimi minuti del tg sono dedicati ai programmi della rete, rivelando l’ansia da prestazione delle tv generaliste: il traino, datemi il traino; e voi gentili telespettatori non cambiate canale o saremo perduti.
"Fuga dalle notizie", dunque, in uno sprofondamento del Paese nel disimpegno e disinteresse? Non esattamente. Gli italiani – per scelta meditata, consapevole o inconsapevole o perché distratti dalle sirene dei contemporanei quizzettoni che dovrebbero trainare i tg e in realtà si cannibalizzano a vicenda – cambiano aria perché l’aria che respirano in troppi dei tg che costellano le nostre giornate sa incredibilmente di poco (e se la tecnica cronistica riesce a essere persino impeccabile, la scelta dei temi vanifica tutto). Scappano, dunque, gli italiani. Eccome se scappano. Ma dalle non-notizie. Si accorgono che gli eventi davvero decisivi, quelli che si sviluppano magari lontano da noi ma stanno segnando un’epoca, quegli eventi devono cercarseli su quei quotidiani (pochi) che non imitano nei loro autolesionismi certi tg. Se li cercano anche sul web, sempre che siano naviganti dal polso sicuro e dall’occhio esperto, capaci di leggere la rotta nel firmamento di internet e di schivare le permanenti cariche della "bufale".
Ammoniva J. R. R. Tolkien: ci sono due generi di fuga. La fuga del disertore, la fuga del prigioniero. Qualcuno forse sì, "diserta" dall’impegno civile e rinuncia a tenersi informato sulle vicende dell’umanità, prossima o remota... come se nel villaggio globale tutti, assolutamente tutti non ci fossero prossimi. La stragrande maggioranza, invece, scappa dalla prigione di un’informazione insipida, insopportabilmente prona al gossip e all’autocelebrazione di se stessa. Scappano dalle non-notizie in cerca d’una boccata d’aria. Scappano come in tempi non sospetti aveva preconizzato un maestro di giornalismo come Ryszard Kapuscinski. Nella seconda metà del Novecento, spiegava il grande inviato polacco, "improvvisamente il grande mondo degli affari scopre che la verità non è importante, ciò che conta è l’attrazione. E, una volta che abbiamo creato l’informazione-attrazione, possiamo vendere questa informazione ovunque. Più l’informazione è attraente, più denaro possiamo guadagnare".
Forse il giochino tanto redditizio non funziona più tanto bene. A tutto c’è un limite, anche alla voglia di troppa gente di farsi abbindolare. "Il passaggio dal criterio della verità a quello dell’attrattiva – scrive ancora Kapuscinski – rappresenta la grande rivoluzione culturale di cui tutti siamo i testimoni, i partecipanti e, in parte, le vittime".
Ma forse il Censis ha registrato il segnale d’una inversione di tendenza. I prigionieri dell’informazione-attrazione, delle fandonie ben infiocchettate, del nulla elegantemente impacchettato, fuggono. Fuggono per salvarsi l’anima e il cervello. E fanno benissimo.
Umberto Folena, AVVENIRE 6 12 2010

D-Chiesa, comunità educante. Il ruolo dei mass media

I mass media non decisivi, ma influenti. Tra gli ambiti educativi, il documento dei vescovi pone grande attenzione al vasto mondo della comunicazione e dei media.
Il docente di sociologia Gili ha affrontato il tema a partire da uno sguardo generale per una chiesa che vuole dialogare e interagire con la società di oggi.
I cambiamenti di questi anni sono stati molti e delicati.
Secondo Gili, viviamo in un mondo di "identità mobili, fluide o reversibili. Si afferma un'etica della contingenza e le scelte che si compiono sono sempre provvisorie, reversibili, legate al contesto". Si affermano "valori civici", una sorta di "metavalori" come il rispetto, la tolleranza e la legalità. Tali valori spesso diventano l'unico punto di incontro tra le varie visioni di vita e i valori personali, che potrebbero essere conflittuali. Prevale l'essere "eterodiretti", come anche l'omologazione, anche se sottolineata da piccole differenze. In altre parole, domina lo slogan "tutti alla moda. Ma ciascuno con la sua griffe".
"L'educazione - ha continuato Gili - avviene sempre in un rapporto interpersonale. in cui sono implicate tutte le dimensioni della relazione: l'intelligenza, l'affettività, la libertà, ma anche i suoi aspetti concreti, materiali. dai quali non si può prescindere". Le istituzioni, ma soprattutto i media, non possono essere soggetti educativi e non sono dei poli nel rapporto educativo, perché i media non prevedono alcun rapporto interpersonale diretto, si rivolgono a un pubblico indistinto e a una collettività anonima presa nel suo insieme. Il destinatario è l'idem di un sondaggio o di un indice di gradimento, non una persona con cui interagire, anche se oggi si moltiplicano le interazioni, ma sempre in una sorta di sostanziale anonimato.
È importante sapere che "nulla di ciò che si apprende, in qualsiasi modo lo si apprenda, è privo di influenza sulle concezioni di sé e del mondo: quindi, anche ciò che apprendiamo dai media finisce per influenzare e interferire sul processo educativo, sulla relazione concreta tra le persone: può assecondarlo, facilitarlo, ma anche metterlo a rischio e renderlo difficile".
Il punto decisivo di questa interferenza sono i "modelli" con cui si devono per forza fare i conti. Sono modelli di persone che mettono in campo personaggi immaginari o reali, vincenti o perdenti, che vengono legittimati o delegittimati a parere del conduttore di programmi, modelli di valore e di comportamento con determinate idee di giustizia, di lealtà, di moralità, di legalità. Essi costituiscono un'ideologia ben organizzata che è l'ideologia del consumo. Questi modelli vengono assorbiti, proprio perché non sono imposti o raccomandati. ma fatti passare col fascino del prestigio che emana dai media stessi.
Tutto questo interferisce nell'educazione. nel rapporto personale tra genitori e figli, insegnanti e alunni, adulti e giovani,
rendendo ora più facile ora più problematico quel momento fondamentale assolutamente indispensabile per l'educazione, cioè il rapporto tra persone.
Va ribadito in ogni caso che i media non sono soggetti di educazione e non vanno sopravvalutati investendoli di poteri e di funzioni che non hanno. In questa maniera, essi diventano un buon alibi per giustificare nostri fallimenti educativi o il nostro non applicarci all'educazione.
Nel rapporto personale acquista importanza la "reciprocità" cioè quella condizione per cui chi educa e chi è educato stanno all'interno di un processo e di una relazione che li comprende entrambi. L'educazione, anche quella più "verticale" e più asimmetrica. come tra adulto e giovane, tra padre e figlio, avviene in una reciprocità necessaria, che coinvolge entrambi. pur nella differenza di ruoli.
Insomma. educare è mettersi in gioco tutti come persone in relazione. Dicono i vescovi: "Sarà importante aiutare le famiglie a interagire con i media in modo corretto e costruttivo e mostrare alle giovani generazioni la bellezza di relazioni umane dirette" (n. 51).
Spesso, se non si è capaci di dimensione orizzontale, vedi tra papa e mamma, non c'è capacità e responsabilità educativa nei confronti dei figli: se non c'è un luogo in cui educarsi, un luogo di amicizia, di ascolto e di riconoscimento anche da adulti e tra adulti, non è possibile essere bravi educatori. Uno di questi luoghi è sicuramente la comunità cristiana, dove l'adulto "impara a stare di fronte alla propria umanità e alle sue domande ed esigenze fondamentali".
Il discorso allora richiama a garantire quelle immagini di chiesa suggerite dal teologo Tangorra: una chiesa discepola, madre, maestra e testimoniale. in vista di una convergenza sulla persona di Gesù e per una prospettiva trascendente dell'educazione integrale.
Domenico Sigalini, Settimana 30 gennaio 2011 n.4 p.3

E-Segnalazione articoli

Pier Cesare Rivoltella: Il difficile compito della scuola, Famiglia Oggi, 5/6 2007
I nuovi media stanno imponendo nuovi stili cognitivi e nuove forme di comportamento. La cronaca degli ultimi tempi riporta casi eclatanti di un uso distorto soprattutto da parte degli adolescenti. Quali possono essere le risposte di chi educa?

Maria Angela Masino, L'amore ai tempi di Internet, Noi, genitori e figli, supplemento ad Avvenire, aprile 2012
Attaccati al pc, viaggiano su siti ambigui e finiscono intrappolati nelle chat. Inventandosi identità fasulle e perdono il senso della reaItà. È allarme sulle abitudini “virtuali” degli adolescenti.

Aurelio Molè, Svagarsi - Divertirisi - Distendersi, Città Nuova, n.9 2012
In Italia il mercato offre 36 canali televisivi per bambini e ragazzi. I programmi più importanti e le tendenze del mercato. Parlano i protagonisti.

Luca Rolandi, Il silenzio e la Parola, Missioni Consolata, maggio 2012
Animo e mente hanno bisogno si silenzi e riflessioni individuali e comunitarie. Il silenzio è parte integrante della comunicazione e favorisce il discernimento. le nuovoe forme di comunicazione aiutano la Chiesa a dialogare con l'uomo moderno.

Nicoletta Martinelli, Due pillole di videogiochi, Noi, genitori e figli, supplemento ad Avvenire, aprile 2013
Uno studio itialiano dimostra che i videogiochi possono potenziare le capacità dei bambini dislessici.

Nicoletta Martinelli, Come moda comanda, Gli adolesenti e il corpo, Noi, genitori e figli, supplemento ad Avvenire, aprile 2013
Sneakers, frangetta, tacchi e tatuaggi. Gli adolescenti stanno diventando oggetti di consumo. Il motto? "Divento come vuoi, in modo che tu scelga di comprarmi".

Associazione Matura, La TV in età prescolare, istruzioni per l'uso, Progetto didattico per le scuole dell'infanzia

Antonella Mariani, Felici e connessi, Noi, genitori e figli, supplemento ad Avvenire, settembre 2009
Sorpresa: cellulare & Internet non più nemici ma alleati nella crescita dei figli.

Antonella Mariani, Cellulari a luci rosse, Noi, genitori e figli, supplemento ad Avvenire, dicembre 2006
Sactti osé rubati a compagni/e e poi "girati" agli amici, prof paparazzate, fimini semi-porno che passano di telefonino in telefonino

Elena Seno e Cosetta Zanotti, La vita è tutta un telefilm, Noi, genitori e figli, supplemento ad Avvenire, aprile 2006
La TV e gli adolescenti, cosa c'è dietro il successo di sceneggiati come "The O.C."? I consigli ai genitori: attenzione ai messaggi che arrivano ai figli.

Family and media, Il potere dei videogiochi, Intervista al prof. Giuseppe Romano
Abbiamo intrappreso con lui un viaggio all'interno di questo mondo, affascinante e in continua evoluzione, ma anche pieno di rischi e incognite.

CEI, Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, I media in famiglia, un rischio e una ricchezza, Roma 21-22 maggio 2004
ATTENZIONE: L'accesso ai documenti è un po' laborioso!

CEI, Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, Testimoni digitali, Roma 22-24 aprile 2010

CEI, Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, Diocesi in rete, Chiese locali, Internet e social network, Roma 23-24 novembre 2010

F-Rivoluzione digitale, globalizzazione e trasformazioni del legame sociale

Il titolo delinea bene quali saranno i contenuti del mio intervento.

Iniziamo dal primo: la rivoluzione digitale.

Web 2.0: cosa vuol dire? Che Internet come la usiamo ora è più interattiva di 10 anni fa? Che è più facile da usare? Sì e no. La caratteristica del web 1.0 era legata al SW che si installava sui computer, con il web 2.0 è il web stesso che diventa la piattaforma, tutto è “cloud”, tutto ciò che l’utente ha bisogno si trova su Internet, nella “nuvola”.

Transmedialità: è qualcosa di più che multimedialità, il messaggio è diventato multipiattaforma, vi posso accedere da PC, da TV, da tablet, da smartphone.

Portabilità: ormai gli strumenti digitali sono diventati indossabili, il cellulare ce lo portiamo sempre con noi, ma stanno arrivando i telefoni da polso, gli occhiali per vedere la realtà “aumentata”, ecc.

Connettività: è questo il grande tema della rivoluzione digitale, ovunque mi trovo mi posso connettere, ora attraverso gli smartphone ma in prospettiva molto più semplicemente attraverso la rete wi-fi che coprirà capillarmente tutte le aree urbane.

Autorialità: parola un po’ strana che vuol dire che tutti abbiamo la possibilità di diventare autori, tutti possiamo pubblicare in rete testi e foto, ma anche video.

La comunicazione sta diventando demedializzata, le notizie arrivano prima attraverso i canali informali che attraverso i media classici (TV e radio). Con un telefonino si può produrre materiale da pubblicare su you-tube o si può creare una e-radio.
In prospettiva non serviranno più giornalisti, l’informazione verrà deprofessionalizzata, con tutti i problemi deontologici conseguenti.

Il secondo punto è la globalizzazione.
Faccio qui riferimento a quell’aspetto della globalizzazione che riguarda la comunicazione. Con una premessa legata alla definizione di spazio pubblico.
Lo spazio pubblico nasce nel ‘700 con la stampa e la diffusione dei primi giornali, in esse trovavano spazio le notizie che riguardavano la società nel suo insieme. Era uno spazio selezionato, solo alcuni ne avevano accesso. Oggi invece chiunque può occupare lo spazio pubblico. Vediamo come.
Oggi con i nuovi media è difficile definire dove finisce lo spazio pubblico e inizia quello privato: su un metrò sentiamo gente che ci racconta, parlando al telefonino, i suoi affari privati, sui social network la gente si racconta e mette in pubblico i suoi affari privati. Oggi la delimitazione dello spazio è legato alla mia capacità di essere riservato (telefonino) o di controllare gli accesi a ciò che pubblico (social network).

Il terzo punto è la trasformazione del legame sociale.
Delocalizzazione: oggi è quasi indifferente essere a Roma o a New York, in entrambi i luoghi posso avere, tramite i media, le stesse interazioni con gli altri.
Glocalizzazione: i mezzi globali posso essere usati per usi locali, per dare risalto ad avvenimenti che resterebbero altrimenti ignoti.
La vita: la vita reale e quella virtuale sono in continuità, ormai i new media fanno parte della nostra esistenza, li portiamo sempre con noi, li consultiamo continuamente.
Presentismo: siamo sempre connessi, sempre raggiungibili, non c’è quasi più differenza tra casa e ufficio perché quest’ultimo può fare irruzione nel privato in qualsiasi momento.
Identità: chi siamo? Siamo come che ci pensiamo o come mi pensano gli altri? Non sembra esserci quasi più intimità, tanto siamo estroflessi verso l’esterno.
Pratiche sociali: la tecnologia è sia un attore sociale - il telefonino è una presenza che non si può abbandonare – sia un surrogato delle nostre pratiche sociali: la usiamo per quelle cose che non ci piace fare (p.e far finire una storia d’amore).
È ora di conclusioni.
Tutto quanto ho brevemente descritto procurerà uno sfilacciamento delle nostre pratiche sociali, in altre parole dei nostri legami, ma rivela anche un bisogno di contatto, di relazione, seppure con un nuovo approccio, che deve essere colta come un’opportunità.

Pier Cesare Rivoltella, 19 marzo 2014, Torino, Facoltà teologica.

 

Ultimo aggiornamento: 5 aprile 2014