RACCONTANDO I CAMPI ESTIVI
Manuale per la riuscita di un campo estivo per famiglie

1-PRESENTAZIONE
Questo sussidio è frutto dell'esperienza che, in quasi trent'anni di attività, il Collegamento tra Gruppi Famiglia - espressione dell'associazione Formazione e Famiglia Onlus - ha maturato realizzando campi estivi per famiglie.
Trent'anni sono un periodo di tempo molto lungo, molte cose sono cambiate, ma non la necessità di sostenere l'istituto familiare.
Ora ci troviamo, come associazione, di fronte ad un ricambio generazionale: le coppie che avevano iniziato quest'esperienza sono ormai anziane e realizzare un campo è un'esperienza entusiasmante ma molto impegnativa, sia dal punto di vista mentale che fisico.
Questo passaggio di testimone è diventato, quindi, l'occasione di realizzare una "memoria" scritta, che raccoglie le esperienze maturate in questi anni e si apre al futuro attraverso i suggerimenti forniti dai volontari e dalle famiglie che hanno partecipato ai campi estivi tenuti la scorsa estate in provincia di Torino.
Colgo l'occasione per ringraziare il Centro Servizi V.S.S.P. che, attraverso lo strumento fondamentale dei Bandi di Progettazione Sociale, ci ha permesso di realizzare questo sussidio, a cui pensavamo da alcuni anni, senza riuscire a concretizzarlo.
Ma il grazie più grande va alle famiglie che hanno partecipato ai campi e che, mediante questi, hanno dato vita nelle loro realtà locali a gruppi di mutuo aiuto familiare (gruppi famiglia) e hanno mantenuto il contatto e il sostegno all'associazione.
Torino, febbraio 2013
Noris Bottin
Presidente dell'associazione Formazione e Famiglia Onlus

2-INTRODUZIONE
L'esperienza delle settimane estive o invernali è diffusa in tutta Italia, a livello di diocesi, parrocchia, movimento.
Molte di queste realtà possiedono una casa "alpina" o "marina" utilizzata nel corso dell'anno per incontri, ritiri o vacanze per i diversi gruppi parrocchiali.
In generale queste case sono frequentate soprattutto dai giovani, che si lasciano con più facilità entusiasmare e coinvolgere. Un periodo, anche breve, lontano da casa è sempre una sfida che attira gli adolescenti.
È decisamente più difficile motivare le famiglie. Muoversi tutti insieme, figli al seguito, è sempre faticoso e impegnativo, le case sovente non offrono strutture alberghiere, una settimana libera è difficile da trovare, ecc.
Ci si orienta allora su due proposte sovente alternative: o un campo vacanza, dove l'impegno è modesto e i figli sono al centro, o un campo formativo, dove si privilegia la coppia e le sue tematiche, lasciando i figli in accudimento ad altri generosi giovani.
I campi famiglia si rivolgono invece all'intero gruppo familiare, non lasciando nessuno ai margini.
Per la coppia si propone un coinvolgimento "adulto". Si cerca di far leva sul suo "desiderio" di crescita, di apertura, di rinnovamento.
Per i figli si propone un cammino parallelo, sotto la guida di animatori preparati, che in più momenti della giornata incontra quello dei genitori.
Si tratta di campi che coinvolgono tutta la famiglia, si tratta di campi esperienziali.
Senza sminuire il valore della cultura, la formazione proposta tocca la mente e il cuore della persona; più che far apprendere nozioni si punta a ad un lavoro su sé stessi e sulla coppia.
L’adulto, infatti, non ha bisogno solo di copiare modelli ma di un confronto serio e aperto per crescere nella propria unicità e originalità.
Per questo sono necessari un atteggiamento di sollecitudine discreta da parte di chi promuove ed anima i campi e una ricerca accurata di tematiche che abbiano una profonda rispondenza nella vita.
II campo è un momento intenso di riscoperta dell'unità tra fede e vita; di sperimentazione di fraternità, di comunione, di amicizia con e per altre famiglie.

3-OBIETTIVI DEL CAMPO
La settimana del campo è orientata alla esperienzialità.
- Le famiglie che vi partecipano hanno la possibilità di sperimentare come si può vivere la fede nella normalità della vita quotidiana, in modo più profondo e vivo.
- Fanno esperienza di "gruppo famiglia": provano in concreto come stare in gruppo, come dialogare, come pregare con altri adulti e altri giovani e bambini, come condividere le proprie ansie, dolori e gioie, come condurre un'attività di gruppo.

Questa impostazione è stata una scelta precisa, infatti:
- Le famiglie che partecipano o sono di estrazione sociale semplice, di fede e pratica religiosa spontanee e sovente tradizionali, oppure non si accontentano di quanto proposto nel loro contesto ordinario di vita di fede.
- Una fede profonda nasce dalla mente ma anche dal cuore, in special modo nelle famiglie dove si vive in profondità l'affettività.
- I messaggi passano più facilmente (sia tra gli adulti sia tra i bambini o giovani) quando si sperimenta un clima accogliente, libero, sincero, sereno, fatto di realtà concrete.
- Siamo nell’epoca dell’immagine; le persone sviluppano la capacità di vedere e di sperimentare più di quella di ascoltare o leggere. Per questo l’esperienza di gruppo è ricca di segni.
Esperienziale significa inoltre che il campo vuole andare oltre i messaggi culturali e spirituali ascoltati o letti, privilegiando il vissuto concreto dei presenti, ricco di forme e sfaccettature.

4-IMPOSTAZIONE DI BASE
Lo scopo del campo è quello di proporre per una settimana una situazione di famiglia allargata, aperta a famiglie di varie provenienze, sensibilità, abitudini.
È una proposta di vita "insieme" che privilegia alcuni valori o virtù familiari, forse presenti in tempi passati nel tessuto sociale di paesi e contrade, e oggi scomparsi quasi del tutto dal "vivere" delle grandi città.
Questa proposta si fonda su:
- Accoglienza: è fiducia nei confronti di ognuno e di tutti. Ai campi sono presenti una grande varietà di persone; ciascuno con la propria povertà e la propria ricchezza contribuisce alla "buona riuscita del campo".
- Rispetto: è rispetto della persona. Se qualcuno è arrivato al campo è perché la Provvidenza lo ha portato lì per essere "bene" per tutti.
- Attenzione: in particolare delle famiglie che arrivano al campo per la prima volta, e sono spaesate. Deve essere un'attenzione particolare della coppia responsabile, che eventualmente è chiamata a contenere disagi o malumori con profonda umanità.
- Capacità di ascolto: in particolare di chi è venuto con indicazioni e aspettative diverse. Ci si accoglie come fratelli nella fede in Cristo, non si è venuti al campo in villeggiatura, ma per parlare del Signore.
- Servizio: il campo ha bisogno in concreto dell'attività di tutti, dalle pulizie al servizio a tavola, dall'animazione delle serate alla liturgia.
Ma ancora di più lo spirito di servizio deve essere presente nel modo di porsi delle famiglie e delle persone.
- Gratuità: è una delle caratteristiche di fondo nella famiglia. Il servizio è tale se è gratuito, prestato senza attendere un ritorno.
- Sobrietà e semplicità: si privilegia il vissuto. Il campo ha tutto ciò che è neces-sario, ma si evita il superfluo. Ci lasciamo guidare dallo Spirito. Non siamo noi che sappiamo tutto, forse noi riusciamo a dare qualcosa, ma è il Signore che parla per noi.
- Genitorialità aperta: essere papà e mamma di tutti i figli del campo, in partico-lare di quelli che fanno più difficoltà ad entrare nell'atmosfera, avendo sempre un occhio di riguardo agli animatori che accompagnano i nostri figli.

5-LA PREPARAZIONE REMOTA
Per fare un campo ad agosto occorre attivarsi almeno con dieci mesi di anticipo, nel tardo autunno.

La coppia responsabile
Sembra ovvio, ma l’organizzazione di un campo deve avere una coppia di riferimento: la coppia responsabile.
Non è pensabile un campo senza qualcuno che se ne faccia carico, se ne assuma la responsabilità della gestione e distribuisca i compiti necessari.
Questo significa che, per preparare e gestire un campo, bisogna essere un gruppo di famiglie affiatate, che decidono di mettersi a disposizione di altre famiglie

La casa
La prima cosa da trovare è la casa. Fatto un campo, se ci si è trovati bene in quella sistemazione e i prezzi sono stati ragionevoli, conviene fissarla subito per l'anno successivo.
Se invece non si ha una casa, occorre trovarla per tempo. Le case per i campi sono generalmente di parrocchie o di diocesi, ma per avere la casa non è sufficiente conoscere il sacerdote. Questa conoscenza è utile ma le case di solito sono gestite da laici, su incarico del parroco, ed è con loro che bisogna trattare.
Nella ricerca di una casa si può anche utilizzare Internet: suggeriamo il sito www.campiscuola.it, il "grande libro delle case".

I sopralluoghi
Chi organizza il campo deve conoscere a menadito la casa. Serve una piantina dettagliata, i letti disponibili in ogni singola stanza, l'eventuale spazio per brandine o culle aggiuntive, la posizione e il numero dei servizi e il loro buon funzionamento.
Il sopralluogo è molto utile. Serve non solo per l’assegnazione delle camere ma anche per valutare l'attrezzatura della cucina, il numero e la dimensione delle sale comuni, gli spazi giochi al coperto e all’aperto, ecc.
In questo modo se emergono problemi si ha tempo per porvi, almeno in parte, rimedio.

I costi
Nella trattativa per la casa i costi sono un aspetto molto importante perché l’iniziativa è volta ad offrire un’esperienza che riguarda tutta la famiglia e non solo qualche membro, e dunque i costi si sommano per le persone che la compongono. Si tratta di fare in modo che vi possano partecipare sia le famiglie numerose sia quelle che hanno disponibilità economiche modeste.
Qui va fatta una distinzione importante: s'intende fare un campo autogestito o si preferisce un campo in cui la logistica (pranzi, cene, pulizia) sia a cura del gestore?
Un campo autogestito richiede molto impegno da parte degli organizzatori e una buona disponibilità e adattabilità delle famiglie sul piano della gestione.
Un campo con servizi para-alberghieri è più comodo ma i costi ne risentono.
In concreto, la quota per persona non varia molto, ma un campo autogestito ci può permettere di ospitare gratuitamente gli animatori, i relatori, il personale di servizio in cucina, mentre nel secondo caso tutti devono pagare, e i costi finali lievitano.

La data
Definire la data è semplice e complicato nello stesso tempo. Di solito si punta sul mese di agosto con una preferenza per il dopo ferragosto (le ferie tendono sempre più a slittare dopo quella data).
Se la casa è libera devono anche essere disponibili gli animatori e i cuochi (essenziali per un campo autogestito).
Bisogna poi evitare la sovrapposizione con altre iniziative legate alla famiglia che sono programmate in agosto, per evitare di vedersi sottrarre persone.

Gli animatori
Un campo famiglia è tale solo se sono presenti anche i figli (fino a quando non vorranno più venire), cosa che si verifica sovente a partire dai 14-15 anni.
Serve quindi poter disporre di alcuni adolescenti e giovani adulti che si rendano disponibili per questo servizio. Anche qui servono tempi lunghi. Non si può arrivare in oratorio un mese prima e chiedere chi è disponibile per il campo: bisogna essere conosciuti dai ragazzi, partecipare al loro cammino formativo, proporre questa esperienza per tempo.
Nel limite del possibile gli animatori dovrebbero conoscere bene lo stile con cui si conduce questo tipo di attività.
Con un gruppo di animatori affiatato è poi facile coinvolgere i ragazzi delle famiglie che partecipano al campo. Non è il caso di promettere agli animatori alcuna ricompensa economica: come il nostro, anche il loro deve essere un servizio gratuito.
Vale molto di più la nostra amicizia e disponibilità nei loro confronti, che si può manifestare concretamente con un regalino personalizzato a fine campo e una pizza tutti insieme a settembre.
Sarà quello un momento in cui rivivere insieme l'esperienza del campo con foto, filmati e ricordi vari perché questa si "sedimenti" positivamente e diventi arricchente. Occorre anche condividere e metabolizzare insieme le difficoltà avute nel rapporto con le persone o di qualsiasi altro genere.

I cuochi (campo autogestito)
Nelle parrocchie sono sovente presenti persone di buona volontà cui piace cucinare e che offrono il loro servizio durante l'anno per i momenti conviviali della comunità.
È da queste risorse che bisogna attingere.
Un'altra possibilità è avere all'interno del gruppo organizzatore o fra le famiglie che si iscrivono al campo un cuoco dilettante o di professione.
Le due soluzioni non si escludono ma vanno integrate al meglio.

Il relatore
Il relatore dovrebbe coniugare in sé la capacità di esposizione con la credibilità della sua persona e della sua fede; in particolare con la capacità di integrarsi con la vita che si conduce al campo, anche prestandosi a partecipare ai servizi come tutti gli altri.
La soluzione più apprezzata da chi partecipa al campo è di avere un relatore o una coppia che faccia da relatore per tutta la durata del campo. Possono essere previsti anche interventi di altri relatori, ma è bene che il relatore fisso sia comunque presente.
In caso di rotazione dei relatori nel corso della settimana, parte dei suoi compiti vanno presi in carico dalla coppia responsabile del campo.
Il relatore va cercato tra le persone che si conoscono e di cui è nota la competenza e la disponibilità. La parrocchia, durante l'anno, di solito organizza delle conferenze invitando relatori esterni, la scelta può cadere su quello che si è maggiormente apprezzato (se disponibile).
Non è necessario, salvo le dovute eccezioni, che il relatore sia un sacerdote o un consacrato: il campo non deve correre il rischio di essere sentito come un momento di ritiro spirituale (lo è anche, ma con uno stile familiare).
Al relatore - e alla sua famiglia - va offerto il soggiorno e il rimborso spese per il viaggio. Può succedere che non voglia nulla, allora è bene ringraziarlo con un dono sobrio, lasciandoci guidare dalla nostra fantasia.

Il tema
Il titolo del campo deve avere un certo "appeal". È sconsigliabile per esempio un titolo come "Famiglie ed economia", meglio "Le famiglie di fronte alla crisi". I contenuti degli annunci sono nella sostanza uguali ma si crea una maggiore curiosità fra i possibili partecipanti.
Il tema va in ogni caso concordato con il relatore. Se il relatore ha già sviluppato, nel corso dell'anno, un certo tema che ci può andar bene non è il caso di richiedergliene un altro, al massimo qualche adattamento o integrazione.
In base al tema conviene anche scegliere un "simbolo" che sintetizzi l’idea forte del campo e sia ben visibile su cartelloni, segna nomi, quaderni...

Il sacerdote
Un campo senza sacerdote è un campo "dimezzato", tuttavia non è facile trovare consacrati che si "adattino" a non avere un ruolo centrale nel campo.
Se il parroco segue il gruppo e ne ha assorbito lo stile, allora la sua presenza continuativa al campo facilita l'incontro autentico fra le persone; a volte però è capitato che il suo ruolo abbia reso più difficile l'esperienza, condizionando troppo i partecipanti.
Comunque anche questo aspetto va valutato attentamente e senza paura dalle coppie che organizzano.
Il consacrato che partecipa al campo deve essere disponibile a condividere una settimana con le famiglie ponendosi, pur nella diversità dei ministeri, sullo stesso piano delle famiglie, facendo il loro stesso cammino, relazioni e gruppi di lavoro compresi.

6-LA PREPARAZIONE PROSSIMA
Alcuni mesi prima dell'inizio del campo è bene iniziare a impegnarsi seriamente.

Le iscrizioni
Prima si conosce il tema e la data del campo meglio è. Queste informazioni devono incominciare a circolare nei mesi di febbraio - marzo, occorre far propaganda e raccogliere le prime disponibilità a partecipare. Il campo è un'esperienza impegnativa: è necessario "preparare" per tempo le famiglie, fare opera di convincimento. Infatti, una settimana al campo vuol dire non solo una settimana in meno di ferie, ma anche un certo esborso economico.
È meglio aver coperto la disponibilità della casa il prima possibile. Bisogna sempre ricordare che nelle famiglie vi sono sempre delle "sorprese": anche la coppia più convinta può essere all'ultimo momento costretta a rinunciare al campo per motivi familiari. Quando si è raggiunta la quota prevista conviene ancora accettare iscrizioni, seppure con riserva: l'esperienza insegna che all'ultimo momento c'è sempre qualcuno che si ritira!
Fa comodo chiedere una caparra, è un impegno in più che prende chi si iscrive e, come organizzatori, si è più sicuri sul numero dei partecipanti; nello stesso tempo però ciò crea dei problemi. "E se non possiamo poi andare?" - si chiedono le famiglie - e quindi esitano ad iscriversi. In caso si iscrivano e poi non riescano, per motivi seri, a partecipare che si fa? Bisognerebbe restituirla!
Per le iscrizioni va prestata attenzione al luogo di provenienza delle famiglie. Un campo in cui sono presenti tre-quattro famiglie che si conoscono corre il rischio di venire monopolizzato da queste; l’esperienza è molto più ricca quando si hanno famiglie che provengono da realtà diverse.

Il numero dei partecipanti
Il numero è legato, da una parte, alla capienza della casa e, dall'altro, al buon funzionamento del campo. Una casa piccola comporta costi pro-capite più elevati, una casa grande rende difficile la gestione del campo. L'esperienza ci dice che il numero ideale di partecipanti (animatori e cuoche comprese) non può superare le cento unità (meglio ottanta).
La presenza di bambini molto piccoli (sotto i due-tre anni) richiede un maggior numero di animatori.
Fino ai due-tre anni, se non provvedono direttamente i genitori, serve un animatore per bambino. Al di sopra conviene disporre di un animatore ogni cinque-sei bambini.
I ragazzi di tredici-quattordici anni presenti possono aiutare gli animatori: in questo modo sarà più facile farli partecipare ai campi successivi non più come "animati" ma come animatori.

Le quote di partecipazione
Dipende dal tipo di gestione scelto: in autogestione oppure no. Le quote vanno rese note già al momento dell'iscrizione. Va prevista una quota per gli adulti e quote ridotte per i figli (p.e. 50%). Se la gestione lo permette, è bene favorire le coppie con più figli, p.e. dal terzo figlio in avanti il soggiorno è gratuito. In ogni caso i bambini fino a due anni non pagano (ma le pappe si portano da casa!).

La preparazione delle attività per le coppie
Questa fase è abbastanza laboriosa. Se si vuole fare bene un campo ci sono alcune cose da preparare.
La più importante è il "quaderno" del campo. Si tratta di solito di un piccolo librettino autocostruito formato A5, che va usato dalle persone come una sorta di diario del campo.
Sarà composto di una copertina e da una serie di pagine stampate alternate a pagine bianche (o a quadretti) su cui prendere appunti.
La copertina deve riportare in evidenza il simbolo del campo (vedi "il tema"). Nelle pagine stampate si riporterà la data, il santo del giorno, e l'indicazione delle letture liturgiche. Vi potrà anche trovare posto un canto da usare per contrassegnare la giornata, qualche spunto del tema trattato in quel giorno, preghiere, metodi di lavoro, ecc. Insomma, tutto quello che si pensa possa essere utile: di solito in un campo non è possibile accedere facilmente ad una fotocopiatrice.
Altro elemento importante è costituito dai "pendagli", segna nomi autocostruiti da mettere al collo (molto più simpatici di quelli da taschino) che, per quanto possibile, rimandano al simbolo del campo. Sono uno strumento che permette ai partecipanti di conoscere il nome del loro interlocutore ed entrare rapidamente in confidenza.
Molti partecipanti tendono, dopo i primi giorni, a dimenticare il quaderno e il pendaglio: chi organizza non deve mai dimenticarli e ricordare agli altri partecipanti la loro importanza (possono diventare dei bei ricordi!).
Ultima cosa da preparare sono le "cassette delle lettere": qui ciascuno si può sbizzarrire. Per semplificare al massimo possono essere anche solo delle buste (un po' resistenti) che riportano il simbolo del campo e i nomi di tutti i membri di ogni famiglia partecipante. Le "cassette" vanno appese nella sala degli incontri e servono per depositare messaggi, pensieri, saluti.
Se all'inizio sono vuote a fine campo devono essere piene! Chi organizza lo ricordi agli altri ogni giorno. Queste cassette non sono usate solo dagli adulti ma anche dai ragazzi: nei campi possono nascere belle amicizie che creano "legami".
Per tutti questi aspetti tecnici potete trovare degli esempi pratici su Internet visitando il sito: www.gruppifamiglia.it, selezionando prima la voce "attività" e poi la voce "i campi estivi".
Vanno invece recuperati in Parrocchia sia i libretti dei canti sia quelli della Liturgia delle Ore. Ottenerli in prestito non dovrebbe essere difficile se si ha un po' di confidenza con il sacerdote: ad agosto non sono molto usati!
Alle famiglie va invece chiesto di portare la Bibbia, possibilmente una per adulto. Conviene in ogni caso chiedere, sempre in parrocchia, qualche copia della Bibbia in versione economica per chi ne fosse sprovvisto.

I turni di servizio
I turni di servizio non si possono improvvisare al momento: vanno definiti prima del campo, lasciando buchi liberi per le iscrizioni "last minute". Conviene separare le coppie e mettere marito e moglie in due turni diversi. In caso di bimbi piccoli uno dei due genitori è escluso dai turni.
In un campo autogestito i turni possono essere i seguenti:
- Servizio a tavola, pulizia tavoli e refettorio; primo turno: colazione - pranzo, secondo turno: merenda - cena.
- Servizi in cucina per lavaggio e asciugatura stoviglie: primo turno: colazione - pranzo, secondo turno: merenda - cena.
- Servizio di corvée: pulizia bagni e servizi in comune; una volta al giorno dopo pranzo.
- Servizi liturgici: preparazione canti per Lodi e Eucaristia, preparazione letture.
In tutto si tratta di sei turni: le persone vanno inserite nei turni a rotazione.
Conviene definire sei squadre fisse che ruotano sui diversi turni: sono più facili da ricordare, permettono un certo affiatamento tra le persone, individuano meglio i "lavativi"; questo bisogna metterlo in conto!
I turni vanno riportati su un cartellone ben visibile in refettorio.

La preparazione delle attività per i bambini
Anche per loro va prevista, in vario modo, la tematica da svolgere con relativa riflessione ed attività per non rischiare il semplice babysitteraggio.
Servono quindi delle riunioni preparatorie con gli animatori in cui si definiscono con chiarezza ruoli e compiti. I materiali di alcune attività si possono preparare durante il campo, altri vanno preparati prima.
In questa fase va lasciato ampio spazio di manovra agli animatori, che si devono sentire responsabili, anche se con la supervisione discreta degli adulti.
Se è possibile, è bene coinvolgere nelle riunioni preparatorie anche gli adolescenti delle famiglie che intendono partecipare al campo. Questo favorisce il loro coinvolgimento, il campo così diventa un'esperienza che non riguarda solo i loro genitori.
Bisogna prevedere l'acquisto di pastelli a cera, risme di carta, cartoncino, colla e tutto quanto si pensa utile per le attività previste.
Alcuni di questi materiali, i più personali come le forbicine e i pennarelli, possono essere richiesti anche alle famiglie anticipando per tempo l’elenco.
Un esempio di questo elenco lo trovate sul sito www.gruppifamiglia.it.
Come per gli adulti anche i bambini dovranno disporre di un loro quadernetto, anzi di più quadernetti: uno per le materne, uno per le elementari e l’altro per le medie.
Il contenuto sarà concordato tra la coppia responsabile per l’animazione e gli stessi animatori e si riallaccerà al tema del campo, opportunamente rivisto e adattato per fasce d’età.
Un’ultima cosa, simpatica, a cui possono pensare gli animatori è la preparazione di un inno del campo, utilizzando la musica di una canzone nota e adattandone il testo.

Gli acquisti
Siamo abituati a acquistare per la nostra famiglia, è diverso fare acquisti per soddisfare le esigenze igieniche e alimentari delle 80-100 persone presenti in un campo autogestito.
Gli ipermercati possono andar bene, a condizione di comprare le confezioni multiple e in offerta.
L'ideale è poter far acquisti dalla grande distribuzione, quella che rifornisce anche i negozi al minuto. In questo caso è utile avere qualche amico negoziante che ci accompagni o, almeno, ci fornisca la sua tessera di acquisto.
Alcuni prodotti sono facilmente deteriorabili e vanno acquistati immediatamente prima del campo o durante il campo stesso (il pane, verdura e frutta fresca).
Durante i sopralluoghi conviene prendere contatti con negozi sul posto per la fornitura quotidiana del pane e degli ortaggi.

L'assegnazione delle camere
Chi organizza deve conoscere la casa a menadito. Le stanze vanno assegnate venendo incontro alle esigenze delle singole famiglie. Se sappiamo che una famiglia teme di non trovarsi bene assegniamole una camera con bagno, o con i servizi in comune solo con un'altra famiglia, se una famiglia non ha problemi di adattamento sistemiamola in camerata.
A volte i figli vogliono dormire con i genitori, altre volte no. È bene saperlo prima. Gli animatori vanno sistemati in camerata o in camere ampie (una per i maschi e l'altra per le femmine). Conviene che in queste stanze vi siano dei letti in più: vi sono sempre degli adolescenti che, dopo il primo giorno di campo, vogliono aggregarsi agli animatori.

Le sale in comune
Per uno svolgimento ottimale del campo è bene poter disporre di più sale. Oltre al refettorio serve una sala per le riunioni degli adulti e un’altra per i giochi dei bambini e dei ragazzi. Quest’ultima potrà essere utilizzata anche per le serate.
In tutte le sale comuni, cappella compresa, è bene che sia presente il simbolo del campo.
In refettorio va posto il cartellone con i turni di servizio, l’orario tipo delle giornate e il menù del giorno, nella sala riunione il cartellone con le tematiche del campo e le "cassette delle lettere", nella sala giochi tutto quanto si ritiene utile per renderla, in modo semplice e fantasioso, calda e accogliente.
In generale, per quanto riguarda la preparazione del campo, è bene lasciare poco al caso e all’improvvisazione: i giorni del campo devono servire soprattutto per vivere al meglio le relazioni tra famiglie.

7-LA VITA AL CAMPO
Ogni giornata è incardinata su tre momenti base:
- L'annuncio ed il lavoro di gruppo e di riflessione.
- La liturgia, le Lodi, la Santa Messa, la preghiera.
- La festa.
L'annuncio e la riflessione lanciano messaggi, aprono la mente ed il cuore per esaminare la realtà di vita ed orientare le scelte in senso più cristiano.
I momenti della liturgia, ed in particolare la S. Messa, sono il punto centrale della giornata cui tutto si riconduce, le esperienze vissute e da vivere.
Sono momenti di scambio tra i vari gruppi in cammino parallelo in modo che l'esperienza sia veramente familiare.
La festa, ed in particolare la serata, è il momento di gioco comune creativo e ricreativo; è la vera testimonianza della festa che la famiglia ha come compito di trasmettere al mondo.

A questi tre cardini se ne aggiungono altri di non minore importanza.
Il "cammino parallelo": se "festa e liturgia" sono vissute assieme, la parte formativa necessita una separazione tra genitori e figli con l'aiuto degli animatori.
Non è occupare il tempo, o avere dei baby sitter, o, peggio, libero gioco. Tutti i ragazzi presenti sono coinvolti, in modo interattivo e calibrato all'età, nel cammino che faranno i "grandi". Lo scopo è fissare i concetti in modo giocoso e piacevole.

La progressività: il giusto tono della settimana è un continuo crescendo, l'ambiente iniziale sarà accogliente, ma piuttosto spoglio. Le mani e l'iniziativa di tutti andranno via via arricchendo l’ambiente di segni. La logica è del "tutto da fare", non del "tutto fatto".
Questo vale per i tre ambienti comuni del campo: la chiesa, la sala per gli incontri, la mensa (che possibilmente saranno distinti).

I simboli: ogni campo sceglie un suo simbolo, che vuole rappresentare lo spirito, l'impronta del campo stesso.
Il simbolo del campo è riportato sul pendaglio insieme al nome della persona ed è segno di unicità e dignità di ciascuno, ma anche di apertura e di disponibilità.
Il pendaglio va preparato in anticipo mentre durante il campo si realizzano via via cartelloni, oggetti per decorare le sale, oggetti da offrire durante la S. Messa.
Non mancheranno oggetti ricordo, costruiti da piccoli e grandi con materiale preparato in precedenza.

7.1-LA RELAZIONE
Abbiamo già parlato della scelta del relatore. Ora accenniamo brevemente ai suoi compiti.
Una relazione, preparata per il campo o rielaborata attingendo da temi già trattati, deve essere il più possibile colloquiale, evitando il taglio cattedratico.
Se il relatore/relatrice è accompagnato dal coniuge è bene che anche quest'ultimo abbia la possibilità di intervenire, anche solo p.e. per leggere un brano o proporre le domande per il lavoro di gruppo.
La relazione dovrà far trasparire la fede dell'oratore, anche se tratta di argomenti laici o culturali, e avere qualche collegamento con la Parola. Se possibile, questo collegamento dovrebbe attingere alla liturgia del giorno.
La durata della relazione deve essere proporzionata alla disponibilità del pubblico, in ogni caso non deve superare l'ora. Alla fine va lasciato spazio - almeno 15 minuti - per domande e richieste di chiarimenti. La preparazione della relazione deve prevedere anche le domande per i lavori di gruppo.
Il tema andrà in ogni caso ripreso brevemente alla fine della mattinata dopo le relazioni dei gruppi, prendendo spunto da queste.

7.2-I LAVORI DI GRUPPO
Al termine della relazione si formeranno i gruppi di lavoro che è bene siano casuali. Un metodo può essere quello della conta: a ognuno dei presenti si assegna in sequenza un numero (p.e. da 1 a 6) in modo da formare più gruppi.
Poiché le persone tendono a sedersi sempre nella stessa posizione la numerazione partirà una volta da sinistra e un’altra da destra in modo da ottenere, nei limiti del possibile, gruppi sempre diversi.
Si farà in modo da separare marito e moglie (p.e. con uno scambio di numeri): in questo modo gli sposi saranno più liberi di parlare di sé nel gruppo.
Il gruppo così formato resta tale per l’intera giornata.
Dopo aver scelto il luogo dove svolgere l’attività di gruppo (nella casa, fuori, al sole, sotto un albero, ecc.) e un rapidissimo giro di presentazioni (se serve) è necessario trovare il "volontario" che prenda appunti per relazionare sul lavoro fatto dal gruppo al-l'assemblea in chiusura di mattinata.
Il punto di partenza è costituito dalla relazione appena ascoltata, le suggestioni che ha fatto nascere in ciascuno dei presenti. Per evitare di andare a "ruota libera" conviene, dopo un primo scambio di opinioni, provare a rispondere alle domande suggerite dal relatore.
Di solito non è possibile, nel tempo disponibile (circa un'ora) affrontarle tutte; conviene quindi scegliere le domande più "provocatorie". È necessario che nel gruppo vi sia qualcuno che lo conduca e che abbia già esperienza in merito.
I criteri da seguire sono:
- Presentare la propria esperienza di vita, il proprio vissuto,
- Evitare interventi teorici o polemici;
- Rispettare le opinioni degli altri, anche se differiscono dalle nostre;
- Mai controbattere, salvo che per chiarire le proprie idee;
- Non interrompere chi sta parlando ma alzare la mano per chiedere la parola.
In poche parole, non seguire l'esempio dei talk show televisivi.
Questi criteri valgono, a maggior ragione, anche per i metodi di lavoro.
Cinque minuti prima della fine chi ha preso appunti rilegge quanto ha scritto e, tutti insieme, lo si integra e completa.

7.3-I METODI DI LAVORO
Di solito il pomeriggio si fa esperienza di metodi di lavoro, tipicamente la Lectio divina, la Revisione di Vita (RdV) e l'Annuncio.
Si possono seguire altri approcci, come riflessioni personali o di coppia, lavori di gruppo tra coppie, ecc. ma apprendere i metodi proposti è molto utile per l'attività delle coppie in parrocchia, nei gruppi famiglia e in genere nei gruppi di provenienza.

La Lectio divina
Si tratta di un metodo semplice, adatto a tutti, antico e moderno, per imparare a pregare con l’ascolto personale e/o collettivo della Parola di Dio. Il brano su cui lavorare è legato al tema dell'annuncio tenuto il mattino dal relatore e da lui suggerito.
La Lectio va condotta da una persona che conosce il metodo.
Si articola in un prologo e cinque passaggi:
- Si inizia con un’invocazione allo Spirito Santo, cui segue la lettura del brano e la sua presentazione esegetica da parte del conduttore;
- Lectio: cosa dice il testo in sé? Il testo viene riletto frase per frase. Su ogni frase ciascuno cerca di cogliere e condividere cosa dice il testo in sé, partendo dagli elementi portanti del brano: i verbi, gli avverbi, gli aggettivi, le qualità delle azioni;
- Meditatio: cosa dice il testo a me? È il momento di "masticare, triturare e torchiare" la Parola, perché questa interroghi in profondità la nostra vita.
Ciascuno rilegge in silenzio il testo lasciandosi interpellare dalla Parola e condivide con gli altri cosa il brano gli ha suggerito. Ne deriva: il discernimento di ciò che è bene e ciò che è male; il pentimento per il male commesso; il proposito di seguire il bene compreso ed amato; la gioia per quanto in noi e nel mondo è conforme al progetto di Dio; la conversione quando ci scopriamo lontani dalla Parola.
- Oratio: cosa dico io al testo? Dopo aver ascoltato e letto la Parola di Dio, averla compresa nel suo senso concreto, nasce la risposta viva che è dialogo, adorazione, lode, supplica, ringraziamento…
La risposta, pronunciata ad alta voce, suonerà così: "Signore ti ringrazio, ti lodo, ti domando…" secondo la situazione in cui la Parola di Dio mi ha trovato;
- Contemplatio: lasciarsi guardare da Gesù. Nel silenzio ciascuno: ascolta la voce di Dio che è risuonata nel testo della Scrittura letta e meditata; aderisce alla Parola di Dio con gusto e dolcezza, con la mente e con il cuore, così da vedere alla luce di Dio e interpretare tutto secondo il pensiero di Cristo; assapora la multiforme sapienza di Dio;
- Communicatio: condivisione e missione. Infine siamo chiamati a ritornare alla quotidianità, ma portando con noi i frutti dello Spirito. Ognuno sceglie una frase del testo biblico pregato, la scrive su un foglietto (da conservare nella Bibbia) e la condivide ad alta voce con i fratelli. Siamo chiamati a viverla prendendo un piccolo, ma concreto, impegno di conversione. Allora la nostra vita quotidiana sarà trasformata dalla forza della Parola.

La Revisione di Vita (RdV)
Questo metodo aiuta a fare ‘cerniera’ tra vita quotidiana e fede. È un metodo di preghiera che, partendo da un fatto o un atteggiamento della vita quotidiana, porta al confronto con la Parola di Dio e ad un cammino di conversione.
La RdV consiste nella lettura di un momento significativo della propria vita, fatta con gli occhi e il cuore di Gesù, insieme ad altri fratelli e sorelle.
Si articola in tre momenti distinti:
- Vedere: si analizza il fatto o l’atteggiamento attraverso le sue componenti umane e motivazionali;
- Giudicare: si ricercano le aspirazioni positive presenti nei componenti del gruppo e si tenta di darne una lettura e un’interpretazione di fede ricorrendo al Vangelo;
- Agire: ci si impegna a tradurre il frutto del "giudizio" venuto dalla Parola in cambiamento di mentalità e in azione concreta.
Dopo un’invocazione allo Spirito Santo, una persona che conosce il metodo ripropone una tematica di vita legata al tema dell'annuncio tenuto il mattino dal relatore.
Ogni partecipante espone le proprie riflessioni e giudizi di valore in merito all’argomento trattato (vedere).
Segue un momento di silenzio per riflettere ed interiorizzare quello che si è sentito e per interpretarlo alla luce del Vangelo.
Ognuno farà memoria di quegli episodi e frasi del Vangelo o della Bibbia che rimandano a quanto udito e vissuto fino a quel momento e li condividerà con gli altri (giudicare).
Concludendo ci si impegna a tradurre in cambiamento di mentalità e in azione concreta quanto compreso. Dopo un attimo di riflessione ognuno esprime a voce alta il proprio pensiero sentendo che tutti gli altri partecipano sostenendolo con la preghiera (agire). Si conclude con una preghiera di lode o di ringraziamento.

L'Annuncio
In un campo di "annunci" ce n'è uno al giorno, quello tenuto dal relatore/i che viene approfondito nei successivi lavori di gruppo. Ma quando si torna nella propria parrocchia, non è così scontato trovare con facilità un relatore e questo approccio è sovente di tipo "frontale": c'è una persona che parla e le altre ascoltano; si possono fare domande al relatore ma l'approfondimento del tema trattato è rimandato alla riflessione personale.
Quello che viene proposto di seguito è un annuncio "autogestito", più coinvolgente e facile da riproporre.
Anziché ascoltare un relatore si parte da un testo tratto da un libro, da una rivista, da un documento della Chiesa. Il brano su cui lavorare è legato al tema dell'annuncio tenuto al mattino dal relatore e da lui suggerito.
L'annuncio va condotto da una persona che conosce il metodo.
Si inizia con la lettura ad alta voce, da parte di uno dei presenti, del testo proposto. Segue la rilettura "privata" del brano da parte dei partecipanti con l'invito a sottolineare le parole e le frasi che più colpiscono.
Dopo aver permesso a tutti di rileggere con attenzione il brano, in questo terzo momento si condivide, frase per frase, ciò che si è sottolineato motivandolo.
Chi conduce il gruppo cercherà di fare sintesi, via via, su quanto viene condiviso.
Si terminerà - quarto momento - con una preghiera personale condivisa, frutto di ciò che l'annuncio ha suscitato in ciascuno.

8-LE COPPIE RESPONSABILI
Un campo famiglia vive della collaborazione di tutti, ma si basa anche su alcuni ruoli precisi. Vi sono infatti:
- La coppia responsabile del campo, affiancata da una coppia di aiuto.
- La coppia responsabile per la liturgia.
- La coppia responsabile per gli animatori.

La coppia responsabile del campo
Cura l'impostazione e la preparazione del campo in accordo con la coppia responsabile del Gruppo Famiglia che organizza l’evento.
Segue l'organizzazione logistica, pratica, in particolare per i campi autogestiti.
Definisce l'orario del campo e ne cura l’osservanza con flessibilità, ma anche con fermezza, in altre parole è "custode del tempo".
II ruolo di fondo della coppia responsabile è quello di animare, dare vita al campo coordinando ed equilibrando i contributi del relatore, del sacerdote, degli animatori, dei bambini, in modo che ogni persona e famiglia si senta accolta e sia in buona relazione con gli altri.
È suo compito riconoscere e valorizzare la dimensione di convivialità nelle diversità.

La coppia responsabile per la liturgia
Collabora con il sacerdote, perché i momenti di preghiera e la S. Messa siano veramente espressione dell'unità familiare del campo.
Sceglie ed aiuta ciascuna famiglia presente ad animare (a turno) le Lodi e la S. Messa quotidiana, scegliendo insieme e preparando i canti, coinvolgendo i figli più piccoli nell'addobbo all'altare e nel servizio come ministranti (o chierichetti).
Valorizza ed aiuta la partecipazione alla Liturgia degli animatori e dei bambini, come momento di ringraziamento e conclusione di una giornata trascorsa in famiglia, con e per altri fratelli e amici in Cristo.

La coppia responsabile per gli animatori
È opportuno che si possa incontrare con gli animatori prima dell'inizio del campo per mettere a punto e condividere il programma che sarà svolto durante il campo con i bambini. Tale programma è consigliabile sia "legato" al tema dei campo e al programma svolto dagli adulti.
La coppia responsabile è il riferimento costante per gli animatori e fa da collegamento con la coppia responsabile del campo.
È l'appoggio costante per gli animatori per problemi ed eventuali correzioni o modifiche nello svolgimento del programma.

9-LA LITURGIA
Dello stile esperienziale dei Campi Famiglia fa parte anche il "gustare e vedere quanto è buono il Signore".
La liturgia del campo è da costruirsi come il pilastro e il punto ideale di arrivo e di crescita dei campo.
Tutto il vissuto del campo si esprime nella liturgia, che ne è il centro e l'anima.
Le celebrazioni liturgiche sono il fondamento, donato dallo Spirito, della nostra comunione ecclesiale.
Gesù è il fondamento della nostra comunione, è la base su cui costruire il nostro essere insieme, la reciproca accoglienza, la nostra disponibilità all'ascolto, la gioia della partecipazione, la responsabilità della condivisione.
- Nei campi famiglia, ed in particolare nella liturgia che si celebra, si realizza una singolare esperienza di comunione ecclesiale tra famiglia "piccola Chiesa" e ministero del sacerdote o religioso, presente al campo
- Le Lodi pregate ad inizio giornata, la S. Messa celebrata di sera, le veglie, altre celebrazioni, non sono "cose da fare" ma, anzi, il punto nodale di crescita, convergenza, arrivo di tutta la giornata.
- Le celebrazioni liturgiche sono la base su cui costruire la reciproca accoglienza, la gioia della partecipazione, la responsabilità della condivisione.
Tutto ciò non dispensa certo dalla fatica che ciascuno deve fare, nell'esporsi, ascoltare, armonizzare...
- In questa comunione si manifesta la "convivialità nelle diversità" che si realizza sotto forma di condivisione dei doni presenti al campo: il ministero degli sposi, il ministero consacrato, il dono dei figli, degli animatori, delle famiglie che arrivano anche solo per una "visita".
Da qui deriva lo sforzo di coinvolgere progressivamente tutte le realtà presenti nella conduzione della recita delle Lodi e nel servizio all'altare (S. Messa, letture, canti) valorizzando ogni presenza ed esperienza.

Tutto ciò richiede alcune attenzioni in sede di preparazione e programmazione del campo come:
- Un progressivo coinvolgimento di tutte le famiglie, degli animatori...
- Aiuto alle famiglie che guidano la preghiera a non perdere il collegamento con i temi ed i vissuti del campo stesso.
- Spazi, ruoli per bambini e ragazzi che sono, come noi, soggetto vivo della Chiesa, presenza di Dio e voce dello Spirito in mezzo a noi.

Inoltre:
- I temi dell'annuncio saranno tenuti presenti nella preparazione dei momenti di preghiera (con collegamenti a versetti di Salmi, testi della Parola, canti, ecc.).
- Si cercherà anche di raccordarsi con i testi della liturgia della settimana aiutandosi con simboli, cartelloni, riferimenti al vissuto...
Tutto ciò va perseguito con un discernimento attento alla realtà concreta delle famiglie presenti, ma anche con la coscienza delle forti potenzialità che spesso si trovano in famiglie particolarmente preparate.
L'intero vissuto può diventare, da un lato, manifestazione (Epifania) e presenza di Dio e, dall'altro, motivo e contenuto della Lode: dall'esperienza delle singole famiglie, all'ambiente, alla natura che ci ospita; dai giochi alle attività; dalla quotidianità alle fatiche e alle prove.
Tutto questo diventa "pane" da presentare nell'Eucaristia.
Ma il campo può anche essere una cosciente pedagogia liturgica che ci accompagna poi nella nostra realtà di tutti i giorni.
Le celebrazioni liturgiche sono anche una consegna missionaria sia per quanti vi hanno partecipato, sia per la vita ordinaria della famiglia,

10-LA LITURGIA IN PRATICA
Quanto segue vuol essere più un esempio che non una regola.
Le forme concrete per vivere la liturgia del campo possono essere diverse ed adattarsi alle condizioni del momento o locali. Ci sembra però importante che questi momenti, comunque realizzati, siano condivisi da tutte le famiglie del campo.
Le lodi: sono pregate tutti insieme, con i figli, anche piccoli, subito dopo la colazione. Sovente l'inno di inizio è sostituito da un canto. I Salmi sono introdotti brevemente dalla coppia che guida la preghiera. Il sacerdote commenta la lettura breve. Il tutto non deve durare più di quindici minuti.
S. Messa: ogni giorno, possibilmente prima di cena, quasi a definire le giornate. È preparata con una coppia animatrice, il sacerdote, gli animatori. La presentazione delle offerte e la preghiera dei fedeli sono i due momenti che più danno l'opportunità di condividere il cammino fatto durante la giornata, a cominciare dai più piccoli.
Questa condivisione può anche essere anticipata all’omelia. In questo caso il sacerdote ascolta e al termine commenta brevemente.
La brevità della celebrazione è comunque d’obbligo: i piccoli hanno poca pazienza.
Preghiera serale: è il congedo dopo la serata in allegria, un breve momento, anche perché la giornata è lunga, i bimbi stanchi... un saluto al Signore, con la benedizione del sacerdote o di un papà.

10.1-LA GIORNATA DEL "DESERTO"
Si tratta della giornata di venerdì, dedicato dalla liturgia alla memoria della morte di Cristo, alla confessione dei peccati e alla riconciliazione.
Già a partire dalle Lodi mattutine si è introdotti nel clima penitenziale. La mattinata si svolge secondo le modalità consuete ma il pomeriggio è dedicato all'esperienza del "deserto".
Un "deserto" innanzi tutto personale, accompagnato da un confronto di coppia approfondito, sincero e sereno, cui segue la liturgia penitenziale comunitaria con la possibilità di accedere al sacramento della Riconciliazione.
Sarà cura della coppia responsabile del campo, unitamente al sacerdote, trovare altri consacrati in zona per favorire la pratica del sacramento.
Si concluderà il pomeriggio con un momento di condivisione e la celebrazione dell'Eucaristia.
Durante quest'ultima le coppie rinnoveranno i voti matrimoniali (vedi più avanti).
La serata di festa sarà più breve del solito, messi a letto i bambini giovani e adulti si troveranno insieme per un ultimo momento penitenziale, caratterizzato dall'adorazione della Croce.
Questo momento potrà essere organizzato secondo lo stile della preghiera di Taizé, comunità interconfessionale francese fondata da frère Roger (vedi più avanti).

10.2-IL RINNOVO DEI VOTI MATRIMONIALI
È spesso un momento di commozione e di tenerezza per le coppie, e di grande significato ed esempio per i figli. Si realizza durante la S. Messa, nella giornata del "deserto", a conclusione della riflessione e del dialogo di coppia.
Gli sposi sono invitati a rinnovare i loro voti matrimoniali ripetendo la classica formula:
"Io N., prendo te, N., come mia sposa/o e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita".
Per questo momento animatori e figli riescono sempre a realizzare piccoli segni significativi (fiori, ricordini...).

10.3-LA PREGHIERA DI TAIZÉ
I Gruppi Famiglia sono andati diverse volte a Taizé, luogo ecumenico per eccellenza, in cui si possono vivere alcuni giorni di ricarica spirituale.
A Taizé si può andare da soli in coppia o insieme ad altre famiglie, con amici sacerdoti o con ragazzi che sentono il bisogno di confrontarsi con altre esperienze ed incontrare coetanei provenienti da tutto il mondo.
Taizé ha regalato a sua volta ai Gruppi Famiglia il rito della Croce che i nostri fratelli ortodossi celebrano con particolare intensità il Venerdì Santo.
Per questo motivo quando si organizza un campo è bello ricreare il venerdì sera questo momento così toccante.
Innanzi tutto nella giornata del Perdono si privilegia l'introspezione, quindi alla sera non si fanno tanti giochi con i bambini, perché dopo aver rigovernato e pulito piatti e cucina, o aver messo a nanna i più piccoli, preferiamo per una sera concentrarci sul cambiamento che l'incontro col Signore ci ha regalato.
Praticamente con poco materiale - dei rotoli di carta crespa, rigorosamente arancioni, qualche lumino di cera ed una croce sufficientemente grande da poter essere messa in terra - si può ricreare il simbolismo di Taizé.
I rotoli di carta arancione si useranno come vele che partono dall'alto da un unico punto e si gonfiano dell'amore di Dio, i lumini come luce che circonda la Croce che Gesù ha portato per ognuno di noi. Il tutto sarà accompagnato dall'umiltà che viene richiesta a ciascuno nell'appoggiare il capo su quel legno, in ginocchio, mentre insieme si continuano a cantare i canoni di Taizé (oppure i ritornelli in italiano, tratti dai libretti dei canti).

11-FIGLI E ANIMATORI
Affermare che l'integrazione di figli ed animatori, nella grande famiglia che si vuole realizzare nei campi, abbia raggiunto un optimum non migliorabile, non è la verità.
Questo aspetto richiede ancora riflessione e sforzo di fantasia.
Tuttavia la concreta esperienza di tanti campi consente di registrare alcuni punti precisi di riferimento, pur nella coscienza che bisogna ancora migliorare e risolvere alcuni aspetti.
Nei campi famiglia l'attenzione è rivolta in parallelo a tutti i componenti la famiglia, con lo scopo di dar loro spazio per seguire un cammino realmente condiviso e di realizzare una grande famiglia equilibrata.

Chi sono i figli
Al campo vengono molte famiglie giovani, di solito vi sono numerosi lattanti e bimbi nella fascia scolastica della scuola materna e delle elementari. L'età della scuola media è abbastanza rappresentata, ma meno numerosa. Gli adolescenti sono assai più rari.
La sfida è quella di offrire anche a loro un’esperienza significativa, che è possibile se vi sono altri coetanei.

Gli animatori
Sono ragazzi e ragazze degli ultimi anni delle superiori e studenti universitari. Con gli animatori, di norma, collaborano i ragazzi presenti al campo di 13-l6 anni, nel ruolo di aiuto animatori.
Nell'impostazione dell'animazione dei giovani ci si propone di conseguire tre obiettivi:
- Realizzare un ascolto reale di tutte le fasce di età: materna, elementari e medie.
- Stabilire una buona relazione con i "figli" ed in particolare con i più grandi.
- Valorizzare tutti i "talenti" presenti ed aiutare i ragazzi a scoprirne in sé dei nuovi.

Come:
- Portare la fantasia, apertura, giovialità, intraprendenza dei giovani in tutte le fasi della vita del campo famiglia (serate, giochi, liturgia, musica, ecc.) quasi praticando dall'interno un innesto di gioventù.
- Far scoprire ai genitori un figlio più maturo, più indipendente ed autonomo.
- Valorizzare, per i ragazzi, da un lato la possibilità di stabilire rapporti di filialità aperta con gli altri genitori, dall'altra la scoperta di poter avere altri fratelli.
- Consentire e favorire una naturale ed indispensabile presenza dei giovani in tutti i momenti della giornata.
- Prestare grande attenzione alla comunicazione sia verbale, sia attraverso segni, per superare le difficoltà delle diverse età ed esperienze di vita.
- Tenere un annuncio specifico per i figli, parallelo a quello dei genitori, usando metodi e linguaggi adatti alle diverse età.

La preparazione
Per realizzare quanto sopra esposto serve una coppia responsabile degli animatori, che si prenda l’impegno di preparare con loro le attività, iniziando a lavorare alcuni mesi prima del campo e che poi funga da riferimento.
Di solito un nucleo di animatori, se vivono in luoghi non troppo distanti, riesce ad incontrarsi per impostare la preparazione delle attività per i figli.
Per quanto possibile si cerca anche di inserire nella preparazione i ragazzi (13-16 anni) delle famiglie che aderiscono al campo.

La realizzazione
- Si da molto spazio al gioco; attraverso il gioco i bambini fanno propri, sperimentandoli, valori come l'amicizia, la solidarietà, l'accoglienza, la gioia di fare gruppo e di stare insieme.
- Gli animatori avranno disponibilità, elasticità, capacità di "cavalcare l'onda".
- Saranno disponibili materiali e strumenti per fare piccoli lavori con cui far emergere la creatività dei bambini.
- I bambini possono essere organizzati in squadre per fasce di età omogenee, ma anche, come nelle famiglia di una volta, creando momenti in cui grandi e piccoli si aiutano tra loro.
- Il programma dei figli è anch'esso integrato con la liturgia del campo, in particolare con la S. Messa. Qui, ogni giorno, sono offerti al Signore i lavori fatti dai bambini e ragazzi.
La presenza, organizzata dagli animatori, dei figli alla S. Messa testimonia l’affiatamento tra i bambini e tra questi e i genitori.
Gli animatori si incontrano tra loro e con la coppia responsabile dell’animazione almeno una volta al giorno, ma anche più sovente, per mettere a punto, calibrare, adattare il programma alla situazione, esigenze e problemi che si presentano in concreto.

Attenzioni verso gli animatori
Gli animatori, per quanto preparati, non possono essere lasciati soli.
- La coppia responsabile di questo settore resta in contatto con gli animatori come supporto e coordinamento, in modo stabile, quasi vivendo con loro. Con questa coppia, gli animatori possono esaminare gli indirizzi, le piccole necessità, problemi, e trovare le soluzioni, ben coordinate con l'andamento del campo.
- Ogni giorno vi sarà un momento preparato solo per gli animatori. Può essere un'ora di riflessione prendendo come base un passo della Parola o un dialogo su una situazione, un problema di loro interesse. La coppia che anima questo momento ha solo il compito di facilitare le riflessioni, perché è basilare che lo scambio sia su un piano di parità e siano gli animatori ad esprimersi.
- Il giorno della gita devono avere la possibilità di raggiungere una meta loro, una cima, un colle, un loro traguardo.
- Va chiarito, e bisogna insistere, che i figli sono affidati agli animatori solo nelle ore in cui i genitori sono impegnati nell'annuncio e nei gruppi di discussione. Si inviteranno i genitori a fare attenzione che i figli non cerchino di stare sempre con gli animatori.
- Gli animatori di norma non hanno i genitori al campo. Gli altri genitori saranno attenti a non farli sentire soli.

12-LE SERATE
È uno dei momenti di maggior integrazione tra le famiglie e le diverse età dei partecipanti al campo.
Di solito sono programmate, studiate e condotte dagli animatori. È importante che la preparazione sia fatta prima del campo.
La prima serata del campo è di solito utilizzata per le presentazioni, in particolare se le famiglie presenti sono nuove. Animazione e bans sono finalizzati a far memorizzare i nomi ed i volti delle persone, ma sempre senza pedanteria.
Un sistema pratico e simpatico per le presentazioni è dividere i presenti in coppie casuali - adulti e ragazzi - , lasciare 5'-10' di colloquio, e poi ciascuno dei due presenta l'altro.
La serata di fine campo è la serata degli "Oscar". Gli animatori assegnano in anticipo a gruppi di almeno 7-8 persone (grandi e piccoli) possibilmente mescolando le famiglie, una rappresentazione di un film, di una pubblicità...
Alla fine della serata gli animatori, costituiti in giuria, assegnano gli "oscar" alle squadre e agli attori... migliori.
È incredibile la creatività, la fantasia, i miracoli di sceneggiatura che si riescono a fare in queste occasioni, con strumenti di grande semplicità e povertà.
Si crea una straordinaria occasione per mettere insieme le persone e dare a ciascuno l'opportunità di rivelarsi in un ruolo del tutto diverso dall'ordinario quotidiano.

13-AUTOGESTIONE E SERVIZIO
L'autogestione, dal punto di vista organizzativo, è la parte più impegnativa del campo.
Degli acquisti e del ruolo delle cuoche/i abbiamo già parlato all'inizio, ora serve precisare alcuni dettagli.
Il campo autogestito è caratterizzato da uno stile sobrio ed essenziale: c'è da mangiare in abbondanza per tutti ma il cibo è semplice e la sua preparazione non è ricercata.
Questo può creare qualche difficoltà: non tutte le famiglie si adattano, specie quelle che hanno bambini capricciosi. Per contenere questo inconveniente conviene esporre il menù già la mattina, in modo da poter soddisfare, almeno parzialmente, richieste particolari.
Al campo, comunque, si mangia come a casa, cioè quello che si porta in tavola.
Tocca alla coppia responsabile del campo gestire con tatto, ma con fermezza, eventuali richieste.
Problemi di questo tipo sono la cartina di tornasole circa l’andamento delle relazioni e dell’accoglienza reciproca. Se le persone si sentono bene, ben accolte, di questioni di solito non ce ne sono.
Altre soffrono invece di intolleranze alimentari e hanno necessità di cibi particolari. Qui l'unica soluzione è quella che gli interessati segnalino per tempo le loro esigenze o, nei casi più gravi, si portino il cibo da casa.
In questo caso, come in quello dei neonati o dei bimbi più piccoli, la cucina è aperta alle famiglie per la preparazione di quanto necessario.
I turni di servizio rientrano anch'essi nell'autogestione. Abbiamo già parlato all'inizio di come organizzarli, ora aggiungiamo alcuni suggerimenti.
Alcuni turni sono relativamente facili, altri sono più impegnativi, in particolare il servizio di cucina e quello di corvée.
Si devono svolgere dopo pranzo, prima del riposo pomeridiano, e questo accresce le difficoltà.
I servizi comportano fatica e impegno ma sono anche un modo semplice ed efficace per fare amicizia: servono per abbassare le spese del campo e far crescere l’armonia tra i partecipanti.
Anche in questo caso il ruolo della coppia responsabile è fondamentale. I turni non si possono esigere in modo rigido, serve un po’ di flessibilità: per esempio la mamma che deve mettere il bambino a letto può scambiare il turno con il marito, oppure questa è l'occasione per il marito di imparare a far addormentare il bambino.
Ultima considerazione: quando il campo finisce la casa va lasciata pulita e in ordine, non possono fare tutto gli organizzatori del campo; le coppie che hanno meno strada per tornare a casa vanno invitate a dare una mano!

14-LA GITA
Il giorno della gita cade di solito a metà settimana, il mercoledì tempo permettendo, ed è un punto di svolta nell’esperienza del campo.
La gita permette alle persone e alle famiglie di approfondire le relazioni e le conoscenze con gli altri partecipanti al campo in un contesto informale e di svago. Per questo la gita non è una giornata di pausa ma fa parte pienamente dell’esperienza del campo.
Chi organizza il campo deve procurarsi per tempo una cartina degli itinerari della zona. Questa a volte si può acquistare sul posto.
Dalla cartina, dalla conoscenza della zona, da informazioni raccolte sul posto si definisce la meta della gita.
Per rendere meglio la dimensione di gita si useranno le automobili (tragitti brevi per tornare rapidamente alla casa in caso di necessità) e poi si proseguirà a piedi.
La soluzione ideale deve prevedere tre diverse mete situate sul medesimo itinerario:
- Una più semplice, raggiungibile anche con i passeggini dei bambini più piccoli, che diventa il "campo base";
- Una mediana, per i ragazzi e i genitori,
- Una "impegnativa", per i più "montanari", se ci sono!
Le prime due mete si raggiungono durante la mattinata e, a mezzogiorno, si condivide il pranzo al sacco.
Per la meta più impegnativa serve più tempo e, tra andata e ritorno, non si ritorna che nel primo pomeriggio, in tempo per celebrare tutti insieme l'eucaristia "al campo".
Il pranzo è per tutti "al sacco", preparato la mattina presto da chi si occupa di cucina.
Per rendere il clima più conviviale, solo coloro che scelgono la meta più impegnativa porteranno con sé i panini pronti, per tutti gli altri i panini saranno preparati "al momento".
Nel pomeriggio vanno previsti giochi e intrattenimenti per i bambini e i ragazzi, con il coinvolgimento degli adulti.
Il rientro alla casa deve avvenire almeno un’ora prima della cena, in modo da dare a tutti il tempo di rinfrescarsi e riposarsi, e permettere ai cuochi di preparare la cena.

15-LA GIORNATA TIPO
Per fornire un'idea di massima della scansione temporale della vita al campo proponiamo la cronologia di una giornata "tipo", da non prendere troppo alla lettera.
Ore 7,30            sveglia (possibilmente con una musichetta adatta al risveglio)
Ore 8,00 - 8,30 prima colazione
Ore 8,45 - 9,00 preghiera del mattino
Ore 9,15 - 10,30 annuncio del relatore
Ore 10,45 - 11,45 lavori di gruppo
Ore 12,00 - 12,20 relazione dei gruppi e conclusioni del relatore
Ore 12,30        pranzo
Ore 13,30        gruppi di servizio
Ore 14,30 - 16,15 riposo e tempo libero
Ore 16,15 - 16,45 merenda per grandi e piccoli
Ore 16,45 - 18,00 di solito spazio per la Lectio o la RdV
Ore 18,15 - 19,15 Santa Messa
Ore 19,30        cena
Ore 20,15 - 20,45 turni di servizio
Ore 21,00 - 22,30 serata in allegria
Ore 22,30        preghiera e congedo

Dalle 13,30 alle 16,45 gli animatori sono fuori servizio e i bambini vanno accuditi dai genitori.
In questo periodo è prevista un'ora di cammino "parallelo" per gli animatori, curato dalla coppia responsabile che li segue e dal sacerdote.
Il giorno della gita e quello del "deserto" hanno invece un'altra cronologia.

La giornata del deserto
Fino alle ore 16,45 la giornata segue la cronologia normale anche se, fin dal mattino, si entra in un clima penitenziale.
Ore 16,45 - 17,30 "deserto" personale e di coppia
Ore 17,30 - 18,15 liturgia penitenziale comunitaria e confessioni individuali
Ore 18,15 - 19,15 Santa Messa con rinnovo dei voti matrimoniali
Ore 19,30        cena
Ore 20,15 - 20,45 turni di servizio
Ore 21,00 - 21,30 serata in compagnia dedicata ai piccoli
Ore 21,30 - 22,00 tempo per mettere a letto i piccoli e farli addormentare
Ore 22,00        adorazione della croce

La giornata della gita
La giornata della gita ha una sua specifica cronologia.
Ore 7,30 sveglia
Ore 8,00 - 8,30 prima colazione
Ore 8,45 - 9,00 preghiera del mattino
Ore 9,15 - 10,15 trasferimento in auto
Ore 10,15 - 10,45 raggiungimento del "campo base" a piedi
Ore 10,45        sistemazione, giochi, camminata per i volenterosi
Ore 12,00        pranzo al sacco condiviso
Ore 12,30 - 15,45 giochi all’aperto in libertà
Ore 15,45 - 16,00 merenda per grandi e piccoli
Ore 16,00 - 16,30 Santa Messa all’aperto
Ore 16,30 - 17,00 ritorno alle auto
Ore 17,00 - 18,00 viaggio di ritorno
Ore 18,00 - 19,30 riposo e tempo libero
Ore 19,30        cena
Ore 20,15 - 20,45 turni di servizio
Ore 21,00 - 22,00 serata in allegria
Ore 22,00        preghiera e congedo
La serata in allegria sarà più breve del solito perché i bambini sono stanchi.

16-COSA CI PORTIAMO A CASA?
Questa domanda - e le conseguenti risposte - riassume bene tutta la valenza del campo, rappresenta un momento di bilancio sulla settimana appena trascorsa.
La domanda è alla base dell'ultimo incontro che si tiene la mattina del giorno della partenza o prima della cena dell'ultimo giorno.
Questo momento è molto prezioso per chi ha organizzato, animato e gestito il campo: anche se le risposte raramente esprimono critiche aperte, da queste si può in ogni caso cogliere quali sono stati i punti di forza e di debolezza del campo stesso.
C'è un'altra cosa che tutte le famiglie si portano a casa: il contenuto della loro cassetta delle lettere (vedi: La preparazione prossima).
A fine campo questa conterrà i saluti, gli auguri, i pensieri delle altre famiglie verso quello specifico gruppo famigliare. I giovani e i ragazzi di solito non hanno problemi su cosa comunicare ai loro nuovi amici: numeri di cellulare, indirizzi e-mail, disegni, ecc.
Gli adulti a volte si trovano un po' in imbarazzo: certe coppie si sono conosciute poco e non si sa cosa scrivere. L'importante e scrivere qualcosa - p.e. un versetto del vangelo - e non tralasciare nessuno. Questo è un "must" per le coppie responsabili!
Da notare che spesso la scrittura permette di esprimere pensieri e sensazioni che ci hanno colpito e che mai oseremmo dire in pubblico.

17-FAR QUADRARE I CONTI
A fine campo, nel giorno che precede la partenza, bisogna far quadrare i conti. Si tratta di incassare le quote di partecipazione dalle singole famiglie, verificare quanto si è speso - mai dimenticare il costo della struttura! - e confrontarlo con le entrate.
Non sempre i conti tornano! Non parliamo qui di aritmetica, di somme sbagliate, ma dello sbilancio tra le quote e il costo della struttura. Qualche famiglia, che aveva dato l'adesione, all'ultimo momento si è ritirata, un'altra ha dovuto interrompere il campo, ecc.
Si può rimediare allo sbilancio in diversi modi: esponendo con chiarezza la situazione ai partecipanti - lo spazio dedicato a "cosa ci portiamo a casa" può essere il momento giusto - , mettendo all'asta le rimanenze della cucina, oppure chiedendo un’integrazione delle quote.
Il modo più serio è in ogni caso quello di coinvolgere nel problema le famiglie: soprattutto quelle che hanno figli piccoli - che hanno goduto di più del servizio degli animatori - di solito si sentono in dovere di contribuire.
Non si può dimenticare la necessità di venire incontro a famiglie che possono trovarsi in difficoltà economiche. L’esperienza insegna che, fidandosi della Provvidenza, i conti tornano sempre!
Per darLe una mano, è utile prima di iniziare il campo, avere un’idea abbastanza precisa delle disponibilità e delle spese da sostenere. In caso di incertezza è bene chiedere lumi a chi ha già fatto, come organizzatore, questa esperienza.
Se non sapete a chi rivolgervi, potete contattare una delle coppie responsabili del Collegamento tra Gruppi Famiglia. Trovate gli indirizzi sul sito: www.gruppifamiglia.it, selezionando la voce "Contatti".

18-LA RIMPATRIATA
È bello, ad un mese di distanza dal campo, ritrovarsi una domenica insieme per rivivere l'esperienza del campo.
Fa piacere ai bambini e ai ragazzi, che rivedono i loro animatori, fa piacere agli adulti, per riprendere le amicizie tra famiglie che erano nate al campo.
L'organizzazione di questa giornata è di solito compito della coppia responsabile del campo.
Si tratta di ricontattare tutte le famiglie partecipanti per definire:
- La data più opportuna,
- La località dell'incontro.
È quasi scontato che non tutti potranno partecipare perché le distanze non permettono lo spostamento nella giornata (anche se non va mai dimenticata la possibilità di ospitare queste famiglie per una notte).
L'incontro si dovrà tenere in una località il più facilmente raggiungibile dalla maggioranza dei partecipanti, scegliendo le strutture adatte.
Come per ogni attività anche la rimpatriata va organizzata.
Non essendoci molto tempo a disposizione non è il caso di pensare ad annunci, lavori di gruppo, ecc. meglio concentrarsi sul piacere di rivedersi, di pranzare insieme - ciascuno porterà le specialità della sua terra -, condividere le foto e i filmati girati al campo.
L'unico momento di lavoro potrà essere quello di riproporre la domanda di chiusura del campo:
- Cosa ci siamo davvero portati a casa?
- Stiamo provando a mettere a frutto quanto abbiamo ascoltato e condiviso?
- Ci impegniamo a mettere in pratica gli impegni presi?

19-PROSPETTIVE PER IL FUTURO
Durante i campi estivi realizzati nel 2012 in provincia di Torino è stato proposto ai partecipanti un questionario.
Le famiglie hanno risposto a gran parte delle domande confermando quanto presentato in questo sussidio.
Queste risposte si possono così riassumere:
- Il ruolo del sacerdote è importante ma con un ruolo di affiancamento all’esperienza che le famiglie vivono al campo. La sua presenza è molto apprezzata, ed è una ricchezza averlo per tutta la durata del campo.
- La liturgia e il coinvolgimento dei fedeli coincidono con quanto proposto.
- Lo stesso vale anche per gli annunci e per la loro durata.
- L’accoglienza e il ruolo degli animatori sono quelli proposti.
- Si condivide il metodo di formazione dei gruppi di lavoro: causali e con la rotazione dei partecipanti tra i diversi gruppi.
- Il momento penitenziale e la gita vanno bene come proposti.
- Il ruolo svolto dalla coppia responsabile è largamente condiviso.
- Anche sui costi vi è una concordanza di opinioni: va bene così.
- Viene apprezzata l’autogestione (anche se questa richiede un impegno aggiuntivo in termini di servizio) e la scelta della montagna come luogo in cui tenere i campi.

Su alcuni punti invece si sono evidenziate diversità di opinioni.
Proviamo brevemente ad elencarle.
Tipologia del relatore
Per il 70% è meglio una coppia affiatata, il restante 24% preferisce un laico esperto di tematiche familiari; il restante 6% gradirebbe un sacerdote.
Numero dei relatori
Su questo punto le opinioni si sono divise: una metà preferisce un unico relatore per tutta la settimana, l'altra metà è per avere più relatori in modo da trattare tematiche diverse.
Organizzazione animazione
Vi è una minoranza significativa , il 25%, che preferirebbe che le attività dei bambini e dei ragazzi fossero organizzate sempre per fasce di età.
Tempo libero al pomeriggio
Per il 60% va bene così com'è ora organizzato, il restante 40% è su due posizioni contrapposte: un 20% vorrebbe avere più tempo per attività turistiche, l'altro 20% ritiene che il primo pomeriggio possa essere usato meglio per le finalità del campo.
Relazione dei gruppi
Per la maggioranza va bene tenere una relazione a voce, un 20% ritiene più utile riassumere il lavoro fatto con un cartellone, solo il 7% ritiene la relazione inutile.
Metodo di lavoro dei gruppi
Una minoranza significativa, quasi il 40%, preferisce incontrarsi sempre senza alcun metodo particolare, con l'obiettivo di rispondere alle domande poste dal relatore. La maggioranza ritiene opportuno che, almeno una volta durante il campo, il gruppo segua un metodo di lavoro, come la Lectio Divina o la Revisione di Vita.
Lavori di coppia
Il 60% chiede che vi sia sempre uno spazio programmato per il confronto di coppia, il restante 40% ritiene invece che il confronto di coppia avvenga in modo spontaneo.
La logistica
Per la maggioranza, 52%, l'assegnazione delle camere va bene come attuata fino ad ora, ma il 42% vorrebbe una camera per ogni famiglia. Vi è anche una piccola minoranza, il 6%, a cui vanno bene anche le camerate.

20-PROPOSTE DI TEMI PER I CAMPI
Nell’ambito delle prospettive per il futuro ci sembra utile proporre alcuni dei temi proposti nei campi nel corso degli anni.
Possono servire d’ispirazione a chi li deve organizzare, anche se le modalità con cui il tema viene trattato vanno sempre concordate con il relatore scelto.

Uomo-donna: reciprocità-tenerezza-conflitto.
Ti amerò per sempre: un Dio fedele accanto all’uomo e alla donna.
La preghiera, la formazione e il servizio in famiglia e in gruppo.
La buona novella della resurrezione nella vita quotidiana di famiglia.
Riconciliarsi per sostenere le sfide del nostro tempo.
Comunione e famiglia: la piena realizzazione di ogni speranza.
Genitori e figli: generazioni a confronto.
La famiglia e le nuove povertà.
Famiglia cellula vitale della Chiesa.
Sul sacramento del Matrimonio.
Il valore della vita.
Sessualità e Eucaristia.
La famiglia come luogo di trasmissione dei valori.
Per una cultura della famiglia.
"…E parlerò al suo cuore". La Parola di Dio che custodisce e rinnova il nostro amore.
"Tempo di grazia" per la famiglia.
Riscoprire il valore della vita.
Le virtù più dimenticate del nostro tempo.
Per una famiglia piena di "stile".
Io non mi vergogno del Vangelo.
Una casa per la famiglia cristiana. Intimità, ospitalità, educazione.
"Punti fermi in famiglia". Per un’educazione concreta all’amore e alla fede.
Per una nuova umanità a partire dalla famiglia.
Non di solo pane vivrà l'uomo. Tentazioni e fragilità del nostro tempo.
Sia fatta la tua volontà... Difficoltà e gioie della famiglia.
L’accoglienza come dimensione essenziale per la vita della famiglia.
L'amore è in mezzo a noi. La famiglia nella Chiesa e nel mondo.
Il rischio di credere, la fatica di sperare, la paura di amare.
La sfida educativa oggi.
"Signore chi vuoi che io sia?".
Il perdono: riflesso della tenerezza di Dio.
Felici in famiglia? La famiglia e il discorso della montagna.
ComunicAmando: La comunicazione all’interno della coppia.
Un "amore" di famiglia! Quando la Carità è di casa.
La famiglia educante.
Dire, Fare, Pregare. La solidarietà possibile della famiglia cristiana.
Tempo di coppia, tempio d’amore.
In una società "liquida" quale progetto d'amore?
Molto più delle stelle. Il dono della fede per noi e per i nostri figli.

P.S: In questo documento sono state omesse le testimonianze, presenti invece nella versione pdf del sussido.
La riproduzione del documento è possibile a condizione di citare la fonte: www.gruppfamiglia.it