4° incontro dei Gruppi Famiglia nel Vicariato di C. di Godego a Vallà
26 Gennaio 2003

Famiglia e adolescenti: ricchi premi e cotillon
Gli adolescenti e le loro grandi potenzialità

Relatore: Prof. Lorenzo Zanon
Ho messo a questo intervento un titolo in po’ goliardico: ricchi premi e cotillons perché sono convinto che lavorare con i ragazzi, pur richiedendo tanto impegno e fatica, pur essendo complicato, se si vedono le cose con uno sguardo distanziato è un lavoro che dà molto.
Non vuol dire che io arrivi a casa dall’insegnamento, nel mio caso, sempre entusiasta; ci sono ore di lezione fantastiche ed ore faticose!
In queste battute che vorrei offrirvi, non da esperto, mi rifarò a esperienze personali dalle quali cercherò di trarre alcune riflessioni. In secondo luogo condivido fino in fondo con voi la sorte di essere genitore delle mie tre figlie: una di terza media, una di prima media e l’ultima di quattro anni e mezzo. Quindi ho a che fare anch’io con la preadolescenza, età che vorrei paragonare ad un fiume carsico che corre sotterraneo per alcuni anni (i primi anni di vita) senza dare grandi segnali ma poi sbuca fuori all’improvviso e fa scoppiare l’adolescenza. In realtà questi segnali c’erano già prima. Per l’età successiva, l’età dei diciottenni, ho solo esperienza di figlio, come del resto ognuno di noi ha anche la sua esperienza di figlio e credo che questa esperienza incida molto poi nel rapporto con i figli da educare.
E, siccome quanto vi sto per dire non è "vangelo", mi è piaciuto dare questo titolo di ricchi premi e cotillons, frase che si usa come slogan quando si va ad una festa. Sarebbe come dire che lavorare con i ragazzi è sempre una festa, una novità anche se non è spesso né semplice né senza difficoltà. Credo di essere nato per lavorare con i ragazzi e i giovani, e il fatto di insegnare mi dà la possibilità di rapportarmi con i ragazzi senza il coinvolgimento affettivo ed emotivo del genitore.
La moglie me lo dice sempre che se avessi con le figlie tre quarti dell’atteggiamento paziente che ho con gli alunni sarei un padre quasi perfetto. Ma le mie figlie sono qualcosa di me e con loro ho un rapporto di una tale intensità e coinvolgimento affettivo che non ho can i ragazzi della scuola. Non riesco con loro a guardare i segnali del fiume carsico con un po’ di lontananza. Infatti per poter vedere bene le cose, se vogliamo leggere un foglio, non ce le possiamo attaccare al naso ma lo dobbiamo mettere a fuco un po’ più lontano. Per poter leggere bene un fatto bisogna distanziarlo, è questo il problema che hanno spesso i genitori, fanno fatica a capire perché la realtà ce l’hanno troppo vicina e non riescono a distanziarsi.
Riporto un fatto di questi giorni.
Mia figlia Chiara, come tutte le ragazzine di quell’età ha le amiche, tre amiche, ma da alcune settimane stanno litigando. I maschi hanno più facilità a sistemare le cose magari con quattro pugni ma le femmine sono più introspettive, più sensibili. La questione è con una di loro, la Claudia. Questa sta male da morire, piange,… la madre telefona alle altre mamme perché è preoccupata; le altre mamme sembrano dar ragione alle proprie figlie. Le tre decidono ad un certo punto di andare dalla madre di Claudia a dirle che il comportamento di Claudia non va. Io come genitore faccio fatica ad intervenire sia perché mi pare che la cosa non sia poi così grave, in secondo luogo perché sarei visto come genitore, cioè difficilmente ascoltato. Ho cercato di sdrammatizzare e di consigliarle a parlarne tra loro quattro. Siccome la lotta risultò impari, una contro tre, l’unica cosa era ricorrere a persone della sfera degli educatori (animatori preparati, il sacerdote, …) capaci di risolvere il caso, non solo ma di farlo diventare una straordinaria opportunità di crescita e di maturazione. Noi genitori abbiamo la difficoltà di guardare le cose con un po’ di obiettività per cui siamo portati o ad ingigantire o a sminuire il problema. In realtà noi coviamo dentro delle paure e colleghiamo queste paure con i nostri figli: paura della droga, della violenza, che facciano sesso, ecc. Sono paure legittime, non sono paure campate per aria, basta guardarsi attorno, però noi tendiamo a leggere la vita dei nostri figli con questi occhiali e non con gli occhiali adatti a mettere a fuco i problemi veri.
Alcune cose sulle difficoltà maggiori che i nostri ragazzi incontrano oggi. Alcune difficoltà le vedo come genitore, altre come insegnante.
Il primo problema è quello di scegliere e mi viene spontaneo parlarvene perché proprio ieri si sono chiuse le iscrizioni alle scuole superiori. Per i ragazzi di terza media e per i loro genitori quando si tratta di scegliere la scuola spesso è un dramma e comunque per i ragazzi è la prima volta che scelgono veramente. Di scelte ne hanno fatto a migliaia ma non si sono mai resi conto di scegliere, invece questa volta si trovano di fronte ad un bivio della vita e si chiedono come fare questa scelta.
In più i genitori "democratici" d’oggi si esprimono così: "Scegli quello che vuoi basta che poi non ti lamenti!". Davvero un gran aiuto che diamo loro!? Una volta magari il genitore era più portato a consigliare ed a volere per il figlio qualche progetto che aveva in mente, perciò non gli consigliava l’IPSIA se pensava che poteva esserci la possibilità di frequentare medicina, lettere o legge.
Del resto anche per gli insegnanti diventa difficile orientare, non solo per i genitori. Non basta certo portare i ragazzi alla mostra sull’orientamento, non basta che sappiano quali sono le scuole per saper scegliere, perché occorre tutta una serie di valutazioni e ragionamenti.
È in questa occasione che i genitori si rendono conto di aver dato ai figli tanti ordini ma non li hanno in realtà mai aiutati a scegliere, perché scegliere è sempre faticoso, è complicato perché si tratta prendersi delle responsabilità e mantenervi fede.
Così succede che a quattordici anni ci si rende conto che un ragazzo non è capace di leggere come sarà la sua vita, tanto è vero che ci sono progetti per spostare le scelte scolastiche più avanti. Questo è solo un segnale, una spia di un disagio più profondo della difficoltà che hanno le nuove generazioni di scegliere.
I ragazzi oggi sono molto più insicuri di come eravamo noi, ma è anche più difficile per loro scegliere, basti pensare che oggi un ragazzo ha quaranta possibilità di scelta di scuola mentre noi alla loro età ne avevamo quattro o cinque.
Tutte le nostre scelte, piccole e grandi di ogni giorno alla fine si riducono a tre (secondo un vecchio schema usato dal compianto don Lino Pellizzari): scelta esistenziale, scelta professionale, scelta di vita.
Scelta esistenziale = che tipo di persona voglio essere?
Del mio carattere quali aspetti voglio sviluppare, a chi vorrei assomigliare?
I nostri ragazzi mettono un sacco di poster in camera, che tipo di personaggio sognano? Quale personaggio televisivo, dello sport,…? Quanto tempo danno agli altri, come si vestono, …? Sono tante piccole scelte che obbediscono all’orientamento di fondo.
Scelta professionale. In fondo è la più semplice da un certo punto di vista anche se ha una notevole importanza perché assorbe circa il 50% del nostro tempo (una volta tolte le ore di sonno). Se la professione è vissuta male metà della nostra vita è rovinata, se invece nel lavoro una persona si realizza la sua esistenza è serena e diventa interessante.
Scelta di vita. Possiamo anche definirla scelta vocazionale. Nei temi dei ragazzi non è raro trovare ideali di famiglia, desiderio di avere dei bambini,…
L’insieme delle scelte obbediscono all’obiettivo finale che è: IO VOGLIO ESSERE FELICE.
L’unica cosa che unisce tutti gli uomini di ogni razza, di ogni tempo, di ogni religione è in realtà il desiderio di essere felici. Tutto quello che noi facciamo, vogliamo ammetterlo o no, in realtà lo facciamo per essere felici. Essere felici non significa essere allegri ma qualcosa di ben più profondo. Vuol dire sentirmi in pace, in armonia, soddisfatto nel senso vero del termine.
Il problema è: ma come faccio a sapere se una scelta che ho fatto è giusta o sbagliata? Semplice, la risposta è: se dopo averla vissuta ti senti felice la scelta è giusta. A questo punto l’obiezione che ogni persona può fare è: "Ma io vorrei saperlo prima di fare la scelta altrimenti è troppo facile!"
Come allora si fa ad aiutare i ragazzi a scegliere prima? È proprio il fatto di decidere sapendo prima, o con una discreta probabilità, che quello che sto per fare mi renderà felice. Come si fa? Qui entra in campo un’altra urgenza, davvero importante che hanno i ragazzi a quell’età: il bisogno di trovare il tempo per guardarsi dentro.
I ragazzi, se gli si da l’occasione, sono bravissimi a guardarsi dentro.
In terza media, per chiudere in bellezza, io faccio fare un lavoro dal titolo: scegli una canzone che parla di te, in cui ti identifichi e poi prova a raccontarti come sei.
Vi dico qualche titolo delle canzoni scelte: Mai nata (Tiziano Ferro), Io ci sarò (Cesare Cremonini), Vivi davvero, Ci sono anch’io, La vita non è un film, Blu (Zucchero), Ho voglia di innamorarmi, Incancellabile.
Noi siamo convinti che ascoltino solo rumore invece sono perfettamente in grado di osservare e ragionare, e noi non li aiutiamo affatto in questo lavoro perché, proprio noi adulti, permettiamo od addirittura siamo noi stessi che organizziamo la loro vita in modo tale che non ci sia mai, nell’arco della giornata, un momento in cui possano fermarsi. Noi non li aiutiamo a fare silenzio nella loro vita per cui perdono la capacità importantissima di farsi due semplici domande alla fine della giornata: "Oggi quando sono stato felice? Oggi quando sono stato male?".
In fondo le cose che ci fanno felici non sono molte e sono sempre le stesse. Possiamo dire che siamo felici quando siamo amati e quando riusciamo ad amare.
A questa conclusione però ci devono arrivare da soli, se glielo spieghiamo non serve a nulla. Non glielo devo proprio dire perché rovinerei tutto, ci devono arrivare con la loro esperienza ragionata.
Gesù dice che c’è più gioia nel dare che nel ricevere e se guardiamo bene nel nostro vissuto dobbiamo ammettere che è vero.
Insomma occorre sprecare 180 secondi al giorno, tre minuti, per scegliere, meglio se alla sera, invece di addormentarsi con la TV accesa.
Proprio come oggi voi genitori avete scelto di essere qui, cioè di fermarvi a riflettere, lasciando tanti altri impegni, ed avete capito che è una cosa grande e che è ancora più bella perché lo fate sistematicamente da anni, così aiutate anche i figli a fermarsi.
Che triste vedere i ragazzi addormentarsi sul divano senza mai dare un tempo a se stessi. Oggi i ragazzi conducono una vita micidiale con mille cose da fare: la scuola è esigente, poi ci sono le associazioni, poi lo sport,… e quelli non si fermano mai. Quando però li facciamo pensare dicono cose fantastiche, ma per pensare occorre fermarsi.
Riporto qualche saggio:
"È il 25 Aprile, sono tornata da una scampagnata con i parenti, adesso sono tutti in casa mia però io ho preferito venire in camera anche se giù mi sarei divertita, non capisco perché lo ho fatto, è stato più forte di me, qualcosa mi ha spinto a sfogarmi con me stessa, forse sono venuta per riflettere su di me".
"Ultimamente non mi riconosco quasi più, non so più chi sono e talvolta sento il bisogno di stare un po’ da sola, in pace, per farmi tutte queste domande e cercare invano di darmi una risposta. Ecco perché ho scelto questa canzone (Labirint); sinceramente la canzone mi fa schifo ogni volta che la sento, perciò cambio subito canale. Stavo dicendo che Labirint rispecchia il mio stato d’animo, mi sono praticamente persa".
"È da un bel pezzo che sono in questa situazione, non mi capisco, non crediate però che io sia solo una persona debole e insicura, diciamo che per il momento ho una doppia anzi tripla personalità, allora fate conto di dividermi in tre parti: una si trova nel profondo, è la Marianna seria e riflessiva, responsabile, sensibile, tanto testarda e tutt’altro che insicura; una è più superficiale, è quella che conoscete tutti, è la Marianna scherzosa, spensierata, quella che si mostra sempre a chiunque, credo che non sia tanto strano anzi penso che tutti nascondiamo qualcosa che pochi o nessuno conosce…; la terza è la personalità che va e che viene, ma quando si fa vedere prende il sopravvento su tutto, quando si manifesta invade tutto dentro di me e il resto viene momentaneamente messo in un angolo, e pochissimi conoscono veramente questo mio aspetto…è la Marianna insicura, indecisa, paurosa, una persona con tanti dubbi e un gran casino in testa, è una ragazza debole che si sente spesso sola".
Frèr Roger Schulz, il fondatore della comunità di Taizé, dice cose che assomigliano a quelle di Marianna: "In ogni uomo si trova una parte di solitudine che nessuna intimità umana può colmare, nemmeno l’amore più forte tra due esseri, chi non consente a questo luogo di solitudine, conosce la rivolta contro gli uomini e contro Dio stesso e tuttavia tu non sei".
Questo lo abbiamo sperimentato tutti: c’è una parte di noi di cui neanche mia moglie ci arriva e neanche io forse ci arrivo, solo alle volte ho qualche intuizione. Lì posso arrivarci solo io, in questa parte profonda di me, soltanto dando del tempo al silenzio, alla riflessione ogni giorno sistematicamente. Non tanto le giornate di deserto, anche quelle servono, ma solo come esperienza forte per imparare lo stile.
Ragazzi che sembrano pensare solo a pantaloni firmati hanno una loro profondità anche se noi genitori facciamo fatica a capirli.
Scrive un altro ragazzo: "Devo contare solo sulle mie forze eppure va a finire che sono proprio gli amici a farmi uscire da questo momento di desolazione, intanto tra una crisi e l’altra, mi tirano su di morale con le loro battutine, certo che senza saperlo mi aiutano moltissimo. C’è una frase della canzone che dice: il mio senso d’orientamento s’è perduto come il suono dei miei passi."
Bisognerebbe a volte farsi la domanda: "Che cosa dei miei figli mi da fastidio? Che cos’è che mi fa saltare i nervi?
Non crediate che i ragazzi non lo sappiano soltanto che noi, dei nostri figli, spesso riusciamo a vederne solo i problemi che ci creano preoccupazioni.
Mi è capitato di litigare con una mamma per convincerla che aveva una figlia in gamba, guardate l’assurdità.
Con ciò non voglio dire che abbiamo degli angeli in casa però dobbiamo anche pensare che non sono solo esteriorità e che è possibile far leva su aspetti buoni ed importanti dei figli.
In fondo a quell’età i ragazzi sono esagerati nelle loro cose per cui quando ci sono situazioni problematiche vanno orientati ed aiutati.
L’adolescenza è l’età delle domande esistenziali, ci si accorge che dentro alcune domande, dentro alcuni loro problemi ci sono delle eco grandiose. E se vogliamo possiamo anche metterci la religione e la fede; anche il Vangelo si può leggere molto bene se si prepara opportunamente il clima.
Oltre alle grandi domande sono presi forse molto di più dalle persone significative che possono dare un senso alla loro vita, non solo i personaggi frivoli della TV.
Sicuramente quello che i ragazzi vogliono è che noi comprendiamo la positività che c’è in loro e le loro aspirazioni, poi se i genitori sono un po’ rompiscatole va molto bene, perché non vogliono genitori amiconi o complici delle loro cavolate. Hanno bisogno di genitori anche severi, però che siano capaci di guardare il bello che c’è in loro e non si fermino solo al negativo, ai limiti, ma ai tanti premi e cotillons.

Per la riflessione: