Haggadà di Pasqua
La celebrazione della Pasqua ebraica rivisitata alla luce del Cristo risorto

Perché proporre un simile rito? Perché è probabilmente molto simile a quello che Gesù ha presieduto il giovedì santo, poche ore prima di morire, e in cui ha istituito l'eucaristia.
Celebrando questo rito, i partecipanti hanno la possibilità di fare esperienza di quanto siamo debitori agli ebrei, nostri fratelli maggiori nella fede e, nello stesso tempo, di constatare quanti momenti sono simili a quelli presenti nella seconda parte della nostra eucaristia.
Il rito si compone di tre parti:
- La cena rituale con la frazione del pane
- La cena vera e propria
- Le preghiere di ringraziamento con l'offerta del vino
Il piatto per la cena rituale (vedi foto) prevede:
- 3 piccole azzime
- 1 spicchio di uovo sodo
- 1 pezzo di sedano e una foglia di prezzemolo
- l'haroseth (impasto di frutta, vedi ricetta)
- 1 piccola costoletta di agnello
- 1 pallina di erbe amare (catalogna lessa o indivia cruda)
Il celebrante ha, oltre al piatto rituale:
- la caraffa del vino e il calice
- un'azzima grande (vedi foto).
La tavola imbandita si può presentare come in questa foto (vedi).
Accanto ad ogni piatto sono stati posti:
- 1 libretto contenente la descrizione puntuale del rito (vedi allegati pdf e word)
- 2 bicchierini di vino che costituiscono le due coppe iniziali
- 1 tovagliolo per asciugarsi le dita dopo la lavanda delle mani
- 1 bicchiere per la cena che sarà usato anche per le altre due coppe durante il ringraziamento.
Sulla tavola imbandita sono presenti:
- più contenitori con acqua per la lavanda delle mani
- diverse coppette contenti aceto e acqua per il prezzemolo.
Nella pratica non è stato usato vino ma succo di mirtillo, per permettere a tutti, bambini compresi, di bere le coppe.
Per il rito, al di là degli adattamenti necessari per cristianizzarlo, si è proceduto ad una notevole semplificazione rispetto alla tradizione ebraica evitando il più possibile interruzioni (vedi le due coppe iniziali già pronte).
Si è ritenuto opportuno far presiedere il rito da un sacerdote, poiché alcuni passaggi sono molto "eucaristici", anche se si tratta di una "memoria" e non di un "memoriale".