PER UN PERCORSO DI FEDE DELLA PERSONA

É estremamente difficile presentare questo itinerario in modo tanto conciso e tutto in una volta: cercherò di prendere solo alcuni punti fondamentali, in sequenza.

IO SONO SOGNO DI DIO
Dio, quando crea l'uomo, lo fa "a sua immagine", e l'immagine di Dio è una realtà di comunione: Dio è in tre, non da solo! Quando l'uomo è uscito dalle mani di Dio, il Padre aveva in mente il Figlio: Gesù e il prototipo dell'uomo riuscito, totalmente libero e totalmente obbediente. Invece il sogno dell'uomo è stato quello di andarsene per conto suo.
Ecco perciò parliamo di:

FUGGIASCO, MA NON ABBANDONATO
Uscito dalle mani di Dio, l'uomo ha voglia di vivere e cerca di diventare più grande di quello che è correndo dietro alla proposta che promette l'uscita dallo stato di dipendenza creaturale... e si ritrova nudo, timoroso, capace solo di accusa anziché di comunione. Allora Dio lo insegue e gli chiede dov'è.
È una domanda che il Signore fa sempre ad ognuno di noi; tutte le volte che ci lasciamo porre questa domanda, ci rendiamo conto che siamo sempre dove non dovremmo essere. Dovremmo essere in Sua compagnia, dentro la Sua vita, invece spesso siamo per conto nostro, a fare tante cose, magari in suo nome, ma senza una profonda intimità: Lui sta con noi 24 ore il giorno, noi per quanto tempo, gli facciamo compagnia?

INSERITO IN UN'ALLEANZA ETERNA
A questo punto il discorso riparte da Abramo. Quest'uomo ha il coraggio di abbandonare tutto e di partire senza sapere assolutamente dove sarebbe andato; Dio, poi, via via gli mostrerà la strada. Ad un certo punto gli viene regalato un figlio e quest'uomo ha il coraggio di restituirlo a Dio senza chiedere alcuna spiegazione; noi, invece, cerchiamo spesso sicurezze preventive, vogliamo sapere dove andremo a finire; di fronte al dolore o a quanto ci turba perché "incomprensibile", interroghiamo Dio e lo giudichiamo ingiusto o, almeno, strano!
Nel Nuovo Testamento uno dei momenti in cui l'Alleanza emerge è il Battesimo di Gesù. Il Padre proclama tre grandi verità che pure noi abbiamo "ricevuto" nel nostro Battesimo: "tu sei mio figlio" cioè tu mi appartieni e io appartengo a te; "tu sei il mio diletto" cioè ti ho amato e ti amerò per sempre; "sei il mio compiacimento" e lo sarai nella misura in cui farai quello che piace a me!
È chiaro, allora, il passaggio al quarto punto:

IO SONO DESIDERATO DA DIO
La nostra Fede deve sempre più vivere radicata in questa certezza: Gesù ha detto "ho ardentemente desiderato mangiare questa Pasqua con voi" e Pasqua è ogni Eucarestia! In ogni Eucarestia, in ogni Tabernacolo, abita una Persona che mi dice continuamente "desidero stare con te, sempre!" e Dio non mi desidera perché sono bravo o buono, ma semplicemente perché ci sono.
Se ripercorriamo tutta la Bibbia, già fin dal Vecchio Testamento emerge questo forte desiderio di Dio di vivere in intimità col suo popolo. Spesso si avverte lo struggente lamento di Dio che chiede al popolo che cosa gli ha fatto, in cosa lo ha deluso, perché è ancora cosi incredulo, cosi freddo... e questo lamento di Dio vale anche per noi!
Gesù, dopo la resurrezione, vuole convincere i suoi amici che e vivo e appare loro, e continua ad apparire a noi, con la sua Parola e la sua Eucarestia, per ridirci tutto il Vangelo, ma spesso, esattamente come i discepoli, noi lo trattiamo come "un fantasma" e usciamo dall'Eucarestia esattamente come ci siamo entrati. E Gesù sa che la fonte della vita o solo lì, in Lui, e noi sfioriamo la vita senza entrarci.
Noi, desiderati da Dio, inseguiti dal suo amore, riceviamo come dono continuo il Figlio e lo Spirito e siamo per i nostri fratelli:

LE SUE MANI
Un esempio di come Dio desidera che siamo sue mani è Mosè. Quest'uomo quando è ormai vecchio vede un roveto che arde e non si consuma: è curioso, nonostante l'età, si muove e mentre si avvicina si sente chiamare per nome e gli viene affidato il compito che egli avrebbe voluto assolvere ben prima, quando era nel pieno delle forze. Mosè soffrirà, piangerà, intercederà e condurrà il popolo non con le proprie forze, ma per la potenza di Dio.
Quando Gesù inizia la sua vita pubblica inizia a far nascere la Chiesa, un popolo in cammino. Gesù fatica a tirarsi dietro le persone che associa a sé, perché è più faticoso camminare assieme che da solo, ma Gesù, poiché persona trinitaria in comunione perfetta, non conosce il fare le cose da solo. Dice però ai suoi discepoli "Vi farò pescatori di uomini" perché il modo di pescare non lo potranno scegliere loro, glielo insegnerà Lui, passo dopo passo.
Di qui nasce il desiderio di essere in ascolto perenne, di lasciare che lo Spirito ci trasformi in fratelli di Gesù: non avremmo mai il coraggio di dire "Padre, ti voglio bene", se lo Spirito non ce lo suggerisse; è questo che ci fa, già adesso,

FIGLI ED EREDI
Siamo già figli ed eredi, ma davanti a noi c'è come una porta chiusa ed abbiamo paura di aprirla: varcare la porta vuol dire entrare nella vita definitiva, vita in cui siamo già e ci stiamo bene nella misura che amiamo. San Paolo dice: "per me vivere è Cristo e morire un guadagno" cioè che senza Gesù la sua vita non avrebbe senso e desidera l'incontro con colui che ama. Credo che un po' alla volta saremo portati dallo Spirito a guardare con serenità alla morte, perché sarà l'incontro, la figliolanza definitiva, l'eredità divina. E l'eredità sono "i cieli nuovi e la terra nuova" di cui parla l'Apocalisse. Nel salmo 131, vediamo un bimbo vivo, ma pacifico, sereno... totalmente affidato: possiamo essere come lui.
Credo che nel nostro mondo, abitato da un esasperato individualismo, abbiamo il compito, come credenti, di vivere l'intercessione, di essere laboriosi, ma senza affanno, con la stessa pace di quel bambino, altrimenti la nostra vita dirà che non abbiamo incontrato Dio, anche se ne parliamo e ci diciamo suoi amici.
Anna Lazzarini (sintesi a cura della redazione)