LA PREGHIERA

PERCHÉ PREGARE
II Signore è sempre con noi, non ci lascia mai soli, ma ci chiede di stare anche noi un po'' con Lui.
La preghiera è stare in compagnia del Signore, a volte ci costa molto, a volte è una noia, una fatica in più, in ogni caso è sempre la risposta ad un amante che sta alla nostra porta e bussa.
Impariamo a pregare ignorando i nostri stati d'animo, sia nella gioia che nella tristezza, sia nella salute che nella malattia, poiché il Signore ci accoglie per quello che siamo in quel preciso momento.
Non c'è un momento adatto, un posto adatto, un'ora adatta per pregare poiché è sempre il momento giusto per raccoglierci in preghiera.
La nostra preghiera cambia come la nostra vita: come non ci sono mai nella nostra vita due giorni uguali, un giorno sono riposato e l'altro stanco, un giorno sono oberato di lavoro e l'altro sono in ferie, così la nostra preghiera è ogni giorno diversa.
Non c'è un modo eccellente per pregare, c'è il fatto che Dio mi ama e io Lo amo, l'importante è stare insieme a Lui, consapevole di essere una creatura abitata dallo Spirito, quello Spirito che, come dice S. Paolo, grida in me "Padre".
Allora non ha importanza dove prego e quando prego, posso pregare in automobile, in bagno, quando lavoro e quando mi riposo, ciò che conta è far diventare la preghiera un atteggiamento, un'apertura del cuore, la certezza di una presenza.

COME PREGARE
La preghiera spontanea è molto importante all'inizio di un cammino di fede: ad esempio è molto importante per i ragazzi perché con essa si rendono meglio conto che Gesù è un loro compagno di giochi, di vita; con la sola preghiera spontanea corriamo però il rischio di rimanere noi al centro della nostra spiritualità e non lasciare spazio al Signore e a quello che è il dono di tradizione che la Chiesa ci offre.
Siamo infatti arrivati alla fede guidati dalla fede di altri ed è la loro preghiera quella che mantiene la fede nel mondo.
Pregare con le formule, con i salmi o con il rosario ci aiuta a capire meglio cosa vuoi dire essere Chiesa perché le stesse formule sono usate da tantissime altre persone per incontrare il Signore, ci aiuta a prendere consapevolezza che siamo tutti sulla stessa barca che, o sta a galla per tutti, o affonda per tutti.

PREGARE LA S. MESSA
Troppe volte viviamo la S. Messa come un rito o come un nostro inserirsi dentro la preghiera di Gesù; è necessario che ci lasciamo coinvolgere di più in questa struttura di preghiera.
La S. Messa è un sacrificio in cui noi entriamo nella misura in cui sappiamo offrirci come il Cristo si offre: quando il sacerdote dice "Fate questo in memoria di me" non si limita a ripetere le parole dell'Ultima Cena e quindi a rinnovare quel sacrificio, ma ci invita a diventare noi stessi corpo donato, sangue donato e sparso per i fratelli.
Permettiamo al Signore, di Eucarestia in Eucarestia, di cambiarci, di farci diventare persone eucaristiche, cioè donate, offerte; permettiamo a Gesù di entrare in noi e fare di noi quello che Egli vuole.

PREGARE CON LA PAROLA
Siamo abituati a pregare con le formule, in modo spontaneo ma abbiamo poca confidenza con la Parola, eppure non esiste preghiera migliore a nostra disposizione che non sia quella che usa direttamente la Parola di Dio.
Se per pregare usiamo le parole che il Signore ha trasmesso agli uomini attraverso i Profeti prima e gli Apostoli poi, certamente usiamo le parole che al Signore piacciono di più.
Impareremo cosi a lodare Dio perché è Dio, a ringraziare Dio perché è Dio, a parlare a Dio di Dio.
Questa preghiera non esclude affatto la possibilità di rivolgere a Dio le nostre richieste ma queste risulteranno inserite nel piano di Dio, nel contesto della lode e del ringraziamento.
Per pregare con la Parola possono essere utili alcune indicazioni di metodo: ripetiamo nella mente e nel cuore le parole che ascoltiamo o leggiamo, mentre le ripetiamo facciamo in modo che la parola faccia eco dentro di noi.

PREGARE CON I FIGLI
È molto importante per una coppia cristiana pregare con i propri figli: è infatti uno degli strumenti di trasmissione della fede.
Evitiamo però di pregare "per insegnare": i nostri figli ci possono essere maestri nella fede e l'attenzione alle loro esigenze ci permetterà di rispettare con spontaneità i loro tempi di preghiera quando diventeranno più grandi.
Non pretendiamo dai nostri figli preghiere di lode e di ringraziamento, ma guidiamoli a questo con delicata pazienza: infatti per loro è molto più naturale la preghiera di richiesta perché per loro Dio è innanzi tutto Padre affettuoso e tendono quindi ad avere con Lui lo stesso atteggiamento che hanno con noi.
Da questo capiamo anche quanto è importante l'esperienza di paternità e maternità che i nostri figli fanno in famiglia perché è su questa esperienza che modelleranno da adulti il loro rapporto con Dio.
Presentiamo ai nostri figli l'incontro con Dio in modo gioioso: è un discorso che recepiscono con estrema facilità.
In questo modo la S. Messa è la festa del Signore che sta con noi, non si può festeggiare nessuno per obbligo, per amore e amicizia sì.
Portiamo rispetto nei confronti dei figli che si allontanano dalla fede, almeno da quella che noi abbiamo loro insegnato, evitiamo la benevola costrizione.
Gesù non ha mai usato con nessuno la benevola costrizione, scoprendo l'eventuale male in qualcuno Gesù se lo è assunto, se ne è fatto carico.
Anche noi quindi non giudichiamo, continuiamo a vivere la nostra fede in maniera molto intensa, lasciando trasparire la sofferenza per l'allontanamento da essa dei nostri figli come testimonianza.

VIVERE LA PREGHIERA
Qual è il fine della preghiera? Quello di lasciarci amare da Dio rispondendo al suo amore e nel contempo imparando ad amare e a lasciarsi amare dai fratelli.
Tutto il nostro cammino di fede, il nostro rapporto con Dio trova il suo compendio, la sua concretizzazione, in questa frase: "Vi riconosceranno da come vi amerete". Amen.