Studio e preghiera del testo sacro
LA BIBBIA: ISTRUZIONI PER L’USO
Suggerimenti, spunti, provocazioni e stimoli

Il testo che segue è la sintesi di parte delle conclusioni di fra Giorgio Vigna, biblista, al Campo Invernale per Gruppi Famiglia del 1997: conclusioni centrate sulle metodiche d’approccio al testo sacro.

STUDIARE O PREGARE?
Vi sono due grandi modalità di accostarsi alla Bibbia: la modalità studiata e la modalità pregata o vitale.
Questi due piani operativi molto spesso sono presentati in alternativa: lo studio della Parola, con i mezzi che ciascuno ha a disposizione, è considerato qualcosa di completamente diverso dalla lettura della stessa Parola per pregare, per fare la Lectio, per fare la RdV; a mio avviso questa impostazione è profondamente sbagliata.
Dobbiamo farci una mentalità nuova che preveda che un piano entri nell’altro e viceversa perché questa è la lettura più saggia. Infatti, questo tipo di lettura è stato il modo usuale di accostarsi alla Parola per almeno i primi sei secoli della Chiesa, poi si è andato perdendo fino a scomparire.
A partire dal 1700 si è scoperto che gli studi biblici sono d’importanza fondamentale e la modalità studiata è ritornata alla ribalta con prepotenza. Successivamente ci si è accorti che per la vita la Bibbia non è poi così inutile, quindi si è ripreso a leggere la Bibbia per pregare, per fare la Lectio, ma tenendo separate le due modalità.
Fare come si faceva alle origini vuol dire far sì che i due piani s’incontrino. Che cosa significa in pratica?
Primo aspetto: far precedere alla lettura studiata la preghiera perché senza preghiera non posso capire; la Bibbia non è soltanto letteratura ma è soprattutto Parola di Dio.
Secondo aspetto: la Parola che io cerco di pregare, che viene ad interrogare la mia esistenza, che deve orientare le mie scelte, è una Parola che io devo comprendere. Se voglio orientare le mie scelte sulla base della Parola di Dio devo fare in modo che la Parola mi dica quello che Lei vuole e non quello che io credo o aspetto che mi dica.
Una volta che ho compreso la Parola posso pregare in modo diverso, c’è una sorta di circolarità continua, dalla preghiera passo alla conoscenza e da questa torno alla preghiera, in un cerchio continuo.
A questo punto mi domanderete: tutto questo ci sta bene, ma noi non abbiamo studiato!
Ed ecco quindi un secondo principio da chiarire.

SERVE FEDE E PREGHIERA
Mi rifaccio a S. Agostino che ha detto, in un suo libro diventato famoso e restato tale fino al 1300, una cosa meravigliosa: quando leggo la Parola questa mi prospetta una meta, come posso arrivarvi? Ci sono due strade per arrivare ad una meta: c’è una strada diretta e ce n’è una contorta, tortuosa, ma in ogni caso alla meta ci arrivo.
La strada diretta è quella che è più breve, più facile, meno rischiosa, è quella percorsa da chi dispone di una serie di strumenti per leggere la Parola, la strada più lunga è quella che percorre chi non è attrezzato; entrambi però arrivano alla meta.
Detto in altri termini: la comprensione della Bibbia non è legata alla conoscenza che uno ha.
Io sono biblista e voi no, ma il risultato è comunque assicurato per entrambi perché la conoscenza della Scrittura non è legata alla competenza scientifica, perché è Parola di Dio e Dio dà a ciascuno ciò che è necessario per arrivare alla meta.
Io possiedo strumenti scientifici che voi non avete ma questo non significa che per me la lettura sia più profonda, almeno non necessariamente; su una parola, con i miei strumenti, posso darvi tutte le indicazioni storiche, geografiche, linguistiche ma, alla fine, avreste solo più cultura e per la vostra vita potrebbe non cambiare nulla!
Quindi non è questione di scienza; io posso saperne molto di più ma non avere la vostra profondità. Dio parla oltre la scienza anche se si serve della scienza.
Ci può essere una persona molto semplice, ma con una grande saggezza, un grande buon senso, un grande spirito di Dio, che ha delle profondità che certamente io non ho.
Anche se uno conosce solo l’italiano, è già in grado comunque di comprendere ciò che è essenziale; non conoscendo il greco non coglierà certi particolari, ma ne vedrà degli altri, perché la Parola di Dio ci parla lo stesso.
Quindi è responsabilità di tutti, di là del grado di cultura, leggere la Scrittura. Chiunque lo deve fare e lo può fare, con una sola condizione: essere persone di fede e di preghiera.

CRESCERE NELLA COMPETENZA
La lettura vitale, profonda, non è legata alla cultura ma questo non significa che ne è indipendente.
Ogni cristiano oltre alla fede e alla preghiera deve mettere in gioco il suo livello d’istruzione, la sua intelligenza, ciascuno è invitato a mettere in gioco gli strumenti umani a sua disposizione, cioè cercare di aumentare le competenze, la "malizia", in modo da coltivare l’intelligenza, altrimenti ci ritroviamo al punto di partenza: i due piani, scienza e fede, rimangono separati.
Che cosa significa per un laico aumentare la competenza, diventare più smaliziati?
Vi suggerisco un principio di fondo che io cerco di osservare per me stesso e per il "mestiere" che faccio ma che anche voi dovreste osservare: tenere presente la differenza che c’è tra il significato, il contenuto delle cose e il metodo per arrivare a questo contenuto.
Ogni testo può essere organizzato in capitoli, paragrafi e ogni capitolo, paragrafo può avere un suo titolo. Ogni volta che affrontate un testo cercate prima una traccia di questo genere.
Questo è il metodo da imparare. Se domani decidete di leggere il Vangelo di Marco non iniziate subito a leggere dalla prima parola, ma prima chiedetevi: Marco ha delle divisioni interne? Se prendete l’introduzione ai Vangeli nella Bibbia di Gerusalemme troverete queste suddivisioni.
Non accontentatevi mai dei soli contenuti che il biblista, il parroco, il libro vi dà, ma cercate di farvi una mentalità, un metodo. Se non vi fate questa mentalità sarete sempre paurosamente dipendenti da qualcun altro!
Ricordatevi che siete cristiani, battezzati, e quindi avete l’autorizzazione a tenere in mano la Bibbia e a leggerla: non si tratta di essere protestanti ma cristiani.
Una Bibbia ben commentata deve essere il vostro strumento di riferimento; imparate ad usare le note e, quando decidete di leggere un testo per intero, leggete prima l’introduzione. Leggete il testo secondo uno schema, leggete le note, andate a vedere tutti i rimandi, perché, attraverso i rimandi, scoprirete un principio che è molto bello: la Bibbia si commenta con la Bibbia.
Questo metodo non è nuovo, anzi! C’era già prima di Cristo: l’hanno inventato i rabbini.
Non accontentatevi quindi di una Bibbia dozzinale, scegliete edizioni di un certo valore come potrebbero essere la Bibbia di Gerusalemme o la Bibbia TOB.
E, se volete approfondire, si trovano in commercio anche dei commenti: alcuni di questi sono relativamente facili, ma non cercate cose facilissime perché non servono!
Questi libri richiedono un po’ d’impegno ma vale la pena consultarli.
Un libro che vi consiglio, anche se ha alcuni limiti ma ha dalla sua un costo relativamente contenuto e il commento a tutti e quattro i Vangeli, è "I quattro Vangeli. II volume. Commento sinottico" di fra Angelico Poppi, Editrice Messaggero Padova, V edizione, 1997, Lit. 50.000.
Buona lettura!

Brani per la Lectio Divina:

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