LUCA E LA SUA CHIESA

a cura di Franco Rosada
Il Vangelo che la liturgia ci propone quest’anno è il Vangelo di Luca.
Luca, autore anche del libro degli Atti, scrive queste due opere per parlarci di Gesù, del suo messaggio di salvezza e la storia della Chiesa delle origini, ma senza ignorare la realtà della chiesa locale in cui vive - una chiesa costituita in gran parte da cristiani provenienti dal paganesimo.

Il tempo della Chiesa
La chiesa lucana ha fatto esperienza del trascorrere del tempo dalla resurrezione di Gesù, la parusia tarda a venire e la comunità vive un affievolimento della tensione escatologica.
La denuncia pacata di questo rilassamento è allo stesso tempo un invito pressante alla conversione: il verbo "convertirsi", poco usato altrove, da Luca è invece usato 15 volte.
Questo verbo è presente soprattutto nella sezione del viaggio verso Gerusalemme (proprio di Luca) e quindi è un verbo tutto suo.
In Luca vi sono molti racconti che parlano di conversione: la pesca miracolosa (Lc 5), la peccatrice (Lc 7), Zaccheo (Lc 19) le parabole della misericordia (Lc 15), tra questi anche i racconti pasquali (il ravvedimento di Pietro Lc 22,32).
Sempre nei racconti pasquali emerge il tema del perdono: verso i suoi crocifissori (Lc 23,34), verso il buon ladrone (Lc 23,41-43).

Conversione e perdono
L'insistenza di Luca su conversione e perdono è motivato dal desiderio dell'evangelista di fare alla sua Chiesa una catechesi che la aiuti a capire che è peccatrice. Perché la Chiesa di Luca deve chiedere perdono?
• Per la rilassatezza della fede (Quando il Figlio dell'uomo tornerà troverà ancora la fede? Lc 18,18);
• Per la rilassatezza a ricercare il regno di Dio (L'amministratore disonesto, Lc 16,8).
Sono ormai dei discepoli incoscienti e superficiali (La parabola della guerra e della torre, Lc 14,28-32) e per alcuni la trasandatezza nella fede ha comportato il ritorno al paganesimo (Satana che ritorna con altri sette demoni, Lc 11, 24-26).
A questo si aggiunge uno scarso senso di responsabilità da parte dei capi della comunità ((il servo che non vigila in assenza del padrone, Lc 12,42-46).
Luca però non si limita alla denuncia, ma offre alla sua chiesa proposte concrete di "conversione". Sono queste le piste che percorreremo nei prossimi numeri.

Spirito Santo e Vangelo
Lo Spirito Santo ha agito in tutta la storia di Israele come Colui che apre la mente dell’uomo per capire la realtà e le Scritture, abilitandolo a compiere la sua missione regale e profetica.
Egli è più che mai presente nella storia di Gesù: nel vangelo dell’infanzia, nel battesimo al Giordano, dove Giovanni annuncia un battesimo in acqua e fuoco (3,16), che avverrà dopo l’Ascensione (At 2,1-4).
È l’esperienza che gli apostoli fanno a Pentecoste e viene vissuta come dono escatologico (cioè definitivo) dello Spirito. L’effusione universale dello Spirito santo costituisce un momento costitutivo della Chiesa. Attraverso essa, gli Apostoli prima e Paolo poi riceveranno la forza di essere testimoni della resurrezione.

Spirito Santo e Chiesa
Questa effusione è un momento essenziale della comunità ecclesiale, poiché lo Spirito è il principio vivificante della comunità cristiana.
Il problema che vive la chiesa di Luca è l’assenza di esperienza dell’azione dello Spirito.
Questo lo si deduce dall'insistenza che Luca pone sul tema della preghiera, che deve essere incessante (18,1) e ricalcare la preghiera di Gesù nel Getzemani (22,42) e sulla croce (23,46).
Luca sembra dire alla sua chiesa che deve imparare di nuovo a pregare come a suo tempo hanno fatto gli apostoli ("Signore, insegnaci a pregare" 11,1), deve invocare con passione quello Spirito che il Padre non manca di donare "a coloro che glielo chiedono" (11,13). In questo modo Luca chiede alla sua chiesa di tornare ad essere il popolo di Pentecoste.

Il ruolo della Parola
La Chiesa, per Luca, è convocata dalla parola degli apostoli, che trova conferma nei segni che essi compiono (At 2).
Questa parola che convoca è nello stesso tempo Parola di Dio e parola degli apostoli (At 4,31).
È una Parola che non può essere esclusiva di qualcuno, né degli apostoli, né dei carismatici (1Cor 12), ma entrambi sono chiamati ad essere al Suo servizio.
Questa Parola è per Luca quasi un entità autonoma, è anche a Lei che Paolo affida gli anziani di Efeso (At 20, 32).
Il contenuto di questa Parola è tutto il mistero di Cristo, con al centro la sua resurrezione (At 17,18).
A fianco della Parola troviamo i segni come il miracolo delle lingue (At 2) o le varie guarigioni.
L’episodio dove queste due realtà si confrontano è l'episodio di Marta e Maria (Lc 10, 38-42).
Per Marta si parla di diaconia (è l’unica volta che nel vangelo Luca usa questo vocabolo), per Maria si parla di ‘logos’, di parola. Luca non vuole svalutare Marta ma ricordare che la Parola è la ‘parte buona’ di ogni diaconia, senza di essa la Chiesa rende vuoto il suo servizio.
L’ascolto è una beatitudine evangelica (Lc 11,28) e la Parola udita deve essere meditata e custodita (Lc 3,51).
La Chiesa a cui Luca si rivolge è quindi una chiesa missionaria ma che ha fatto esperienza del fallimento.
Di fronte all’insuccesso Luca l’invita a ricentrarsi sull’ascolto della parola per poi poter tornare ad esercitare una missione veramente efficace.

Chiesa e comunione
La Chiesa, per Luca, è una comunità che si raduna all’inizio nel Tempio (Lc 24,53) e poi nelle case private. Infatti, non è il luogo a creare la Chiesa, ma la Parola che viene annunciata (At 6,7).
Le caratteristiche di questa Chiesa sono: l’insegnamento degli apostoli, la comunione fraterna, lo spezzare il pane e la preghiera (At 2,42-47).
Questa comunione fraterna non è una forma di comunismo, essere fratelli non significa essere tutti eguali, ma la fratellanza serve a conciliare le diseguaglianze.
Il tema della fraternità preoccupa Luca, lo cogliamo dall’accento che pone sul pericolo delle ricchezze (Lc 12,16-21: il ricco stolto; Lc 16,19-31: il ricco epulone e il povero Lazzaro; Lc 18,18-23: il notabile ricco; Lc 19,1-10: Zaccheo).
Altro tema centrale è la scelta dei poveri, il dovere dell’elemosina, che per Luca diventa un programma di vita per il discepolo (Lc 12,33 e soprattutto Atti: 3,2ss; 24,17; 9,36; 10,4).
La chiesa di Luca ha perso la comunione fraterna, i poveri non sono soccorsi dai ricchi, questo è purtroppo un fenomeno naturale in una Chiesa che si avvia a diventare chiesa di massa.
Ma questa non è la Chiesa voluta da Gesù. Luca intende quindi suggerire alla sua chiesa un minimo di condivisione, libero e spontaneo, in una prospettiva che non vuol essere sociologica, bensì teologica ed escatologica.
Luca compie un vero capolavoro di prudenza pastorale ritoccando profondamente il concetto di distacco dai beni e trasformandolo in un atto di amore verso i fratelli bisognosi. L’elemosina diventa segno escatologico della presenza del Regno.

Sintesi da: Laconi M., Luca e la sua chiesa, Gribaudi Editore, Torino 1986.