Al di là della Teologia

Di Carlo Maria Martini

Le domande di senso
Mi sento spinto alla teologia come pensante, per dare senso alle mie domande che sono molte. Non a caso la prima parte della mia ultima Lettera pastorale Parlo al tuo cuore, è fatta di domande che entrano nel cuore del Vescovo. Scrivevo:

Provo a mettere in gioco fino in fondo me stesso, ad aprire il mio cuore: se vi guardo dentro, trovo tante gioie e dolori e tante domande aperte, che forse sono anche le tue. Come stanno insieme i dolori e le gioie della vita? Quando si pensa, a tante sofferenze della gente (e me ne giungono gli echi ogni giorno e ogni ora), qualunque godimento, anche il più legittimo e semplice. sembra scolorire, appare stonato. Perché invece ha senso? come si conciliano le gioie autentiche di questo mondo con le prospettive della morte? perché la morte nel mondo? perché, se è vero che Dio ci ha salvato, non ci ha liberato dalla necessità di morire? E, dietro la morte, tutti i dolori e le angosce dell'esistenza umana: perché questo immenso cumulo di violenze, ingiustizie e solitudini? (n. 2).

Qui nasce il pensante, il pensante come Vescovo, il pensante come credente, colui che ha bisogno della teologia per essere aiutato a pensare. E notate: il pensare prima ancora di essere credente, perché ogni pensante, anche non credente, si pone tali domande e cerca chi gli possa rispondere.

Credente e non credente
Sono interessato alla teologia nel pormi come credente di fronte al non credente che è in me. E il principio che ho messo a base della Cattedra dei non credenti: c'è in ciascuno di noi un credente e un non credente: in colui che alla fine si decide a credere, il credente ha la voce più alta. ma la voce del non credente continua a farsi sentire. È allora necessario andare a fondo, sostenere, chiarire, nutrire il mio credere, e anche dopo l'atto di fede mi è necessaria la teologia per sostenere, nutrire l'atto di credere, per dargli sostanza, fondamento, chiarezza.

Credente e pensante
Infine, mi colloco davanti alla teologia per essere credente e pensante. Non basta essere giunti alla fede. credere, accettare i misteri di Dio e la sua rivelazione; occorre quotidianamente cercare di comprendere il senso globale e l'ordine di quanto accade intorno a me, che in maniera rivelata può essere chiamato "il disegno di Dio", e che faccio molta fatica a capire.
Ho bisogno di essere aiutato a capire perché ciò che accade è disegno di Dio. in quale modo fa parte di un piano di salvezza.
Cosi leggo la necessità che il Vescovo ha della teologia e quindi, come cristiano, si pone anch'egli in ascolto e in dialogo con i teologi per essere pensante, per essere credente di fronte al non credente che è in me e per essere credente pensante.

Al di là della teologia
Oltre alle tre ragioni che ho richiamato, quasi in sintesi e in prolusione a quanto voi potrete approfondire in seguito, ritengo ci sia una quarta ragione ed è la forza ultima e più vera che spinge me e ogni battezzato alla teologia. Potrei chiamarla Val di là della teologia, la tensione verso il termine di essa. Che muove l'intelligenza ad una contemplazione più degna e riverente del mistero.
Mi spiego con un esempio che traggo dagli ultimi mesi della vita di uno dei più grandi teologi della storia del cristianesimo, Tommaso d'Aquino.
A partire dalla Messa celebrata il 6 dicembre 1273, quel maestro che fino al giorno prima aveva scritto e dettato contemporaneamente a più segretari. Tace, diviene come muto e non scriverà ne detterà più nulla fino alla sua morte avvenuta il 7 marzo 1274.
Entra in un silenzio che nessuna spiegazione medica riuscirà del tutto a chiarire, anche perché Tommaso conserverà lucidità piena nell'attendere agli impegni spirituali e nel prendere decisioni.
Che cosa è accaduto a questo uomo. grande maestro di scienza e di fede?
Il suo amanuense Reginaldo. che non capiva tanto silenzio, insisteva affinché il maestro riprendesse a dettare e gli diceva: "Padre, perché hai messo da parte un lavoro così grandioso, iniziato per lodare Dio e istruire il mondo?".
Tommaso rispondeva: "Non posso". E dopo varie insistenze, finalmente il maestro confidò: "Non posso. Tutto ciò che ho scritto mi sembra paglia".
Dunque c'è un al di là della teologia, che Tommaso cercava.
Al di là della teologia cercava il Dio vivente, il Dio amico, il Dio fattosi vicino all'uomo, il Dio crocifisso, il Dio nascosto sotto i veli eucaristici, abisso di Verità e di Bellezza.
Lo cercava anche nella teologia, ma sempre attratto da quell'al di là che. una volta raggiunto, presagito, non gli permette più di parlare perché è troppo grande. È quel "troppo più grande" che attira continuamente verso la teologia.
C'è quindi un al di qua della teologia, che e la pazienza della ricerca e dell'ascolto da parte del discente; c'è un al di là della teologia che è il silenzio adorante.

Liberamente tratto da: Al di qua e al di là della Teologia, in: AA.VV, Un invito alla teologia, Glossa, Milano 1998.